Un operaio muore in azienda e, nonostante la presenza in cantiere del capocantiere (il quale tuttavia non aveva nessuna delega in materia di sicurezza sul lavoro), la Cassazione Penale con la sentenza n. 46747 del 2009, ha ritenuto responsabile il legale rappresentante dell’azienda. In sostanzia, la presenza di un capocantiere non esclude il ruolo di garanzia del datore di lavoro in mancanza di una delega espressa in tema di sicurezza ed inoltre non esclude l'obbligo di controllo in ordine all'applicazione delle regole previste dal piano di sicurezza per fronteggiare i rischi del lavoro che veniva svolto a settanta metri di altezza. In tal modo, la giurisprudenza ha ribadito un importante e consolidato principio ossia la responsabilità dell'imprenditore per la mancata adozione delle misure idonee a tutelare l'integrità fisica del lavoratore discende o da norme specifiche o, quando queste non siano rinvenibili, dalla norma di ordine generale di cui all'art. 2087 c.c., la quale impone all'imprenditore l'obbligo di adottare nell'esercizio dell'impresa tutte quelle misure che, secondo la particolarità del lavoro in concreto svolto dai dipendenti, si rendano necessarie a tutelare l'integrità fisica dei lavoratori. Quindi, le norme dettate in tema di prevenzione degli infortuni sul lavoro, tese ad impedire l'insorgenza di situazioni pericolose, sono dirette a tutelare il lavoratore non solo dagli incidenti derivanti dalla sua disattenzione, ma anche da quelli ascrivibili ad imperizia, negligenza ed imprudenza dello stesso, con la conseguenza che il datore di lavoro è sempre responsabile dell'infortunio occorso al lavoratore, sia quando ometta di adottare le idonee misure protettive, sia quando non accerti e vigili che di queste misure venga fatto effettivamente uso da parte del dipendente, non potendo attribuirsi alcun effetto esimente, per l'imprenditore, all'eventuale concorso di colpa del lavoratore, la cui condotta può comportare, invece, l'esonero totale del medesimo imprenditore da ogni responsabilità solo quando presenti i caratteri dell'abnormità, inopinabilità ed esorbitanza, necessariamente riferiti al procedimento lavorativo "tipico" ed alle direttive ricevute, così da porsi come causa esclusiva dell'evento.
Recuperando l'evasione fiscale nel 96. Figuratevi ora sono 685.000.000.000.000 lire/anno
RispondiEliminaRiepilogando velocemente la proposta avanzata si basava:
nel 1996 l'evasione stimata era dai 250.000.000.000.000 ai 350.000.000.000.000 di lire, che recuperandola avrebbe dato le risorse per dare:
250.000.000.000.0000 / 4.000.000 (nuovi posti di lavoro) con uno stipendio lordo di 62.500.000 con la ?mano? destra:
62.500.000 - 13,5 % = 4.629.000 (accantonamento T.F.R.)
62.500.000 - 4.629.000 = 57.871.000 il 32,6% di I.N.P.S. = 18.866.000
57.871.000 - 18.866.000 = 39.005.000
39.005.000 - 10.130.000 (imponibile I.R.P.E.F. del 1996)
39.005.000 - 10.130.000 = 28.875.000 (stipendio netto)
Con la mano sinistra avrebbe ritirato:
18.866.000 X 4.000.000 (nuovi occupati) = 75.464.000.000.000 di I.N.P.S./anno
10.130.000 X 4.000.000 (nuovi occupati) = 40.520.000.000.000 di I.R.P.E.F./anno
Ed ora lo Stato avrebbe a disposizione :
75.464.000.000.000.000 + 40.520.000.000.000 = 115,984.000.000.000
115,984.000.000.000 X 13 anni (Dal 1997 ad oggi) qualcosa come 1.507.792.000.000.000 di lire pari a oltre 778.000.000.000 di euro con i quali ora saremmo qui a ridercela della crisi con una economia alle stelle con un debito pubblico quasi dimezzato, questo senza tener conto dei nuovi stipendi che avrebbero fatto da propulsore all'intera economia.
Inoltre ci sarebbe stato l'accantonamento:
T.F.R. 4.629.000 X 4.000.000 (nuovi occupati) = 18.516.000.000.000/anno x 13 anni = 240.708.000.000.000 di lire coi quali, era suggerito nella proposta, di far partecipare i dipendenti nella propria azienda, e non solo per i nuovi occupati, (quello che ha detto di voler fare il ministro Tremonti in questi giorni), per mezzo dei quali i lavoratori avrebbero avuto ulteriori introiti e un attaccamento maggiore ai destini della propria azienda mentre gli imprenditori avrebbero avuto denaro fresco, personale motivato e una fortuna immensa avendo maggiori clienti che avrebbero acquistato i lori prodotti. Comunque non appena tolto il Paese dall?emergenza del disavanzo pubblico una graduale riduzione di tasse per tutti, e come veniva suggerito: partendo da quelli che le tasse le avevano pagate tutte, per non prenderli per il "naso".
NB. Questi sono conteggi fermi al 1996 quindi non tengono conto del raddoppio o del triplicarsi dei prezzi per effetto del mancato controllo con l'introduzione dell'euro, altrimenti queste cifre sarebbero ancora più alte e ancora più difficili da leggersi.
Il modo per recuperarla è ancora più semplice del conteggio, cioè: permettere ai lavoratori dipendenti ed ai pensionati di portare in detrazione l'I.V.A.. In tutti questi anni ho bussato tutte le porte ma nessuno vuole risolvere il problema, d'altra parte stiamo parlando d'interessi che sono un oceano di miliardi, se poi tutti gli anni ci sono centinaia di persone che si suicidano per aver perso il lavoro o comunque per precarietà economica, altri 1400 sul lavoro, 6000/7000 sulle strade, senza contare quelli che muoiono per "mal sanità", sotto scuole che crollano, dissesti ed esondazioni varie. Tutto perché ci dicono che non ci sono risorse economiche?????
Postato da: Giuseppe Vitali