mercoledì 14 dicembre 2011

Maria Antonietta Farina Coscioni su Articolo 21

Morti sul lavoro, il nuovo governo volti radicalmente pagina


di Maria Antonietta Farina Coscioni*

Una strage. In che altro modo può essere definita la carneficina che si consuma giorno dopo giorno nel mondo del lavoro, e che con ipocrisia che da sola si qualifica vengono chiamate “morti bianche”? Dall’inizio dell’anno sono almeno 500 le persone che hanno perso la vita mentre lavoravano; a queste morti occorre poi aggiungere altre cifre spaventose: duemila invalidi, e 846.877 infortuni. Ho parlato di 500 morti, ma Carlo Soricelli, che meritoriamente anima l’Osservatorio Indipendente di Bologna sulle morti sul lavoro, parla di 638, e arriva a 1110 se si sommano i lavoratori morti in itinere e sulle strade. La recente tragedia a Trieste, il gravissimo incidente che si è verificato al Pala-Trieste alla vigilia del concerto di Jovanotti, ha giustamente colpito l’opinione pubblica.

Abbiamo letto, in queste ore, su Facebook e su Twitter messaggi di dolore e di commozione di tanti artisti e dello stesso Jovanotti; ma tragedie come quelle di Trieste si consumano, spesso tra indifferenza e noncuranza, tutti i giorni. Per restare a Trieste e in Friuli: il 23 novembre Renato Del Fabbro, un cittadino sloveno di 59 anni e residente a Vogrsko, è morto schiacciato da un masso del peso di quattro tonnellate, cadutogli improvvisamente addosso da un’altezza di dieci metri; il giorno prima quattro operai sono rimasti gravemente feriti mentre stavano lavorando all’interno di una scuola di Monfalcone. Effettuavano lavori di ristrutturazione all’interno dell’istituto, quando il soffitto improvvisamente è crollato; ma si potrebbe parlare dell’operaio trentasettenne stritolato dagli ingranaggi di una gru in movimento, e potrei fare decine di altri casi.

Da un paio d’anni ho deciso di presentare un’interrogazione al ministro del Lavoro per ogni persona che muore sul lavoro. Ne chiedo conto al ministro, che – parlo di Maurizio Sacconi – spesso non ha risposto; e quando lo ha fatto, sarebbe forse stato meglio il silenzio, perché si tratta di una risposta fredda e burocratica, notarile: di chi non avverte la gravità della questione, e comunque ha deciso che non è affar suo, e ne viene tirato per i capelli. Insisto, caparbia, nel presentare interrogazioni perché voglio che in un atto parlamentare resti comunque una traccia di queste tragedie. Quando si parla di 500 morti sul lavoro nel solo 2011 ancora non terminato, non si richiama l’attenzione solo sull’enormità della cifra. Dietro quel numero ci sono storie di donne e uomini che ogni giorno facevano spesso lavori duri e pesanti per poche centinaia di euro; spesso sono extracomunitari clandestini impiegati in lavori che a noi italiani non garbano più, e sono pagati in nero e vittime di ogni tipo di ricatto…
La tragedia di Trieste, le tante tragedie come quella di Trieste che non fanno “notizia” e non commuovono se non le famiglie e gli amici delle vittime, ripropongono l’annosa questione della sicurezza nel mondo del lavoro. Mi guardo bene dall’anticipare giudizi e risultanze di inchieste della magistratura, ma ho il fondato sospetto che all’origine di tante di queste tragedie vi sia l’inosservanza delle norme sul lavoro. E’ una amara realtà che si sia più sensibili alle ragioni del risparmio e del guadagno da conseguire a ogni costo, che alla sicurezza dei lavoratori.
Mi chiedo, per esempio, quante ispezioni gli ispettori del lavoro riescono a realizzare nelle imprese, nei cantieri, nei luoghi di lavoro. Ispezioni, voglio dire, a sorpresa, senza preavviso; per quei 500 morti (o 638), per quei duemila invalidi, per quegli 846.877 infortuni, quanti sono stati chiamati a rispondere? E in che modo? Soricelli avverte che in quest’anno non ancora terminato, abbiamo comunque superato le morti degli anni precedenti. Voglio sperare e credere che il nuovo governo Monti e il nuovo ministro del Lavoro voglia, sappia voltare radicalmente pagina, si mostri più solerte e attivo; voglia e sappia raccogliere i richiami più volte lanciati dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Quella delle cosiddette “morti bianche” è una strage che deve finire.

* Deputata radicale, segretario commissione Affari Sociali della Camera

Umbria Olii, "la sentenza dimostra che le che le morti sul lavoro non sono mai tragiche fatalita'" - di Paolo Pacifici (sindaco Campello sul Clitunno) / Palatrieste: "governo annunci provvedimenti straordinari" - di Redazione / Morti sul lavoro, superate anche le stime del 2008 - di Carlo Soricelli*

1 commento:

  1. Purtroppo è una realtà drammatica e le morti sul lavoro sono quelle indicate dall'Osservatorio, tutte documentate e archiviate in appositi file. Speriamo che il Governo Monti e il Ministro Fornero dimostrino maggiore sensibilità di quello passato. Carlo Soricelli

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