A Fasano si cade ma……in piedi.
di Fulvio Fornaro
Accade anche questo (i miracoli non finiranno mai di stupirci). Nella mattinata del 3 luglio scorso, nella cittadina di Fasano, in provincia di Brindisi, un operaio di 43 anni era impegnato in lavori di ristrutturazione di una costruzione quando, per cause in corso di accertamento, il solaio dell’immobile ha ceduto e così è precipitato nel vuoto finendo sui ponteggi che erano al di sotto del solaio medesimo. Verrebbe da commentare: nulla di nuovo sotto questo cielo! Di infortuni mortali per cadute dall’alto il comparto dell’edilizia ne stima, ad oggi, dall’inizio dell’anno, ben il 28% sul totale dei casi (Osservatorio indipendente di Bologna di Carlo Soricelli). Il poveretto praticamente è finito infilzato dai tubi in metallo della impalcatura. Un tragico incidente sul lavoro, uno dei tanti che quotidianamente consolida la lista di lutti e tragedie del mondo del lavoro e di tante famiglie. Ma la Sorte questa volta ha riservato al malcapitato un epilogo molto suggestivo. Fortuna ha voluto infatti, che il tubo della impalcatura si sia infilzato a pochi millimetri dall’arteria femorale, senza tranciarla. Altrimenti questo incidente sarebbe stato fatale. Forse il primo soccorso immediato e ben fatto dei suoi colleghi di lavoro, forse che all’Ospedale di Fasano (anche qui la Sorte ci ha messo la sua perché era uno dei nosocomi che il Piano Regionale aveva dismesso e…invece) il personale è riuscito a tamponare l’emorragia con dovuta perizia; “quién sabe”. Certo è che ora giace nel reparto di Chirurgia vascolare dell’Ospedale Perrino di Brindisi dove versa sì, in gravi condizioni, ma non è in pericolo di vita. Alla fine ciò che sconvolge di questa vicenda è appunto l’epilogo: una tragedia a lieto fine. In queste ore immediatamente successive all’accaduto nessuno di noi sa come realmente siano andate le cose in quell’attimo fatale, sul quel solaio, quando è crollato: di certo lo sa la vittima e credo, qualche altro (almeno si spera, ci sia chi abbia capito!). Voglio dire: una circostanza il cui roseo finale manco a Roma troverebbero come meglio definire, deve essere motivo di gratitudine perenne verso il PadrEterno, ma al tempo stesso deve far riflettere su cosa rappresenta il valore della vita e della incolumità di ognuno, sul posto di lavoro. Dal primo gennaio le vittime SUI LUOGHI DI LAVORO sono all’incirca 310 (a giugno un numero impressionante!), e ci avviciniamo (per l’Osservatorio Indipendente di Bologna il dato è già superato) ai 600 se si aggiungono i lavoratori deceduti in itinere e/o sulle strade. Si continua a crepare fra i campi, sui solai, sulle strade; anche quando il mondo del lavoro è in crisi con l’occupazione e il lavoro che scarseggiano. Sempre l’Osservatorio di Bologna ha pubblicato un dato che mi ha stupito (per il fatto stesso di averlo reso noto): il 2,65 % dei numeri sopra riferiti, appartiene alla Polizia di Stato (agenti morti in servizio sulle strade). E diciamo della Polizia, ma nulla sappiamo di altre forze dell’ordine. Non si parla mai di questi lavoratori; un po’ abbandonati al loro destino ed ecco perché riporto questa notizia. A Fasano la Buona Sorte ha voluto regalare, alla fine, un sorriso a quel lavoratore di 43 anni e alla sua famiglia, ma nella stragrande maggioranza dei casi, non finisce così. Prima di salire su di un ponteggio, prima di iniziare opere di demolizione, prima di salire alla guida di un trattore, tutto ciò che è stato detto nei corsi di formazione, che sta scritto sulla Valutazione dei Rischi, le raccomandazioni fatte dal medico competente, il bagaglio di informazioni di cui i lavoratori, oggi, sono a conoscenza, nella stragrande maggioranza delle aziende (Benedetto Iddio!), deve essere rimandato alla mente considerando e riflettendo sui possibili fattori di rischio presenti. Il tutto prima che venga dato inizio alle fasi di lavorazione. E se non si é certi di ricordare bene le regole impartite, chiedere: chiedere ai preposti, chiedere all’RSPP, ai compagni di lavoro, ma mai prendere iniziative inusitate e soprattutto mai, disattendere gli ordini ricevuti. Indossare l’elmetto, imbracarsi, non sostare in aree dove la sosta non è consentita o ci sono mezzi in manovra vogliono dire non vanificare la propria vita: perché molto spesso si cade dall’alto, ma non tutti cadono a….Fasano.
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