sabato 2 febbraio 2013

Lettera di un figlio distrutto dal dolore....GIUSEPPE MARCHESE

LETTERA APERTA A MIO PADRE, UCCISO SUL LAVORO A te, padre, morto per non farci mancare un pezzo di pane; a te, che hai preferito sin da fanciullo la strada del lavoro a quella del malaffare; a te, che hai costruito una famiglia ed hai permesso che noi fossimo; a te, che sei partito da casa stretto dal dovere, che hai svolto con onestà e dedizione totale il lavoro in cui credevi e sei tornato nella stessa... casa in una fredda bara; a te, dotato di una forza leonina nel servire alla buona causa della professione e ridotto a corpo esanime; a te, che non hai risparmiato sacrifici per la tua azienda anche nei giorni festivi; a te, vittima sacrificale dell'altare dell'insicurezza, di un sistema perverso che ha adorato il denaro; a te, che avrai digrignato i denti in una espressione di dolore estremo e così hai salutato la terra; a te, spesso maltrattato da coloro ai quali hai donato tutto e non gratificato per le tue fatiche; a te, vittima di colpevoli distrazioni e valutazioni superficiali; a te, caduto nella trappola della disonestà troppo giovane e reso schiavo di preoccupazioni per un tetto; a te, che piangevi perché non arrivavamo a fine mese; a te, padre che ha garantito la sua presenza a costo di viaggi defatiganti; a te, marito che ci ha dato l'esempio della fedeltà coniugale; a te, che hai rinunziato ad ogni divertimento per il necessario; a te, capace di salutare ogni piccola gioia come una grande sorpresa della vita; a te, che hai preferito alla piazza ed alle sue chiacchiere il lettone di casa e un po' di musica folk con i tuoi figli; a te che hai fatto coincidere la tua felicità con la realizzazione scolastica ed umana dei tuoi figli; a te, che hai condiviso con noi la tua insoddisfazione con lacrime di sincera amarezza; a te, che ci hai insegnato a superare le offese ricevute per riconciliarci con noi stessi; a te, capace di coltivare amicizie genuine e disinteressate; a te, vissuto nell'ombra della quotidianità e sconosciuto ai più; a te, esempio luminoso per i giovani di paternità, intessuta di gesti feriali; a te, che hai praticato la giustizia le cui ossa, forse, non otterranno mai una vera giustizia; a te, che quest'anno non hai potuto festeggiare con noi il tuo cinquantesimo compleanno: GRAZIE! Il nostro paese non può assistere impotente a queste tragedie e al tremendo stato di dolore in cui oltre 1000 famiglie ogni hanno si ritrovano a piangere un proprio caro. carlo soricelli

Nessun commento:

Posta un commento