Bologna 24 novembre 2016. E' morto in modo atroce e dopo giorni di agonia Danilo Poggioli, aveva solo 22 anni. Non ce l'ha fatta il giovane operaio imolese rimasto
vittima di un terribile incidente sul lavoro lunedì scorso mentre era impegnato
nell'azienda cartaria Italmicro, a Borgo Tossignano . Il giovane è morto
oggi all'ospedale Maggiore di Bologna dove era ricoverato in rianimazione.
Poggiali era
rimasto schiacciato da un macchinario nell'azienda dove lavorava, una pressa a
rulli che serve per incollare il cartone ondulato. Era rimastoincastrato con la testa. Soccorso, era stato
trasportato d'urgenza in ambulanza al Maggiore di Bologna dopo che le pessime
condizioni atmosferiche avevano impedito l'utilizzo dell'elisoccorso del 118,
ma le sue condizioni erano apparse subito gravissime. In questi giorni si è
tentato in vari modi di tenerlo in vita ma è stato tutto inutile. La famiglia ha deciso l'espianto degli
organi. Povero giovane, morire così a 22 anni. La stessa sorte è toccata anni fa nelle Marche a un altro giovane della sua età, Andrea Gagliardoni. Qui sotto la testimonanza della madre
Andrea aveva solo 23 anni, amava la vita e il lavoro. Un ragazzo bello
come il sole, calmo come il mare d’estate, d’indole fin troppo buona,
aveva sempre un sorriso per tutti e cercava di aiutare i più deboli.
Andrea lavorava nello stabilimento Asoplast di Ortezzano (A.P.), azienda
dell’indotto Merloni con un centinaio di operai, florida e moderna come
poche, specializzata nello stampaggio di materiali in propilene, PVC e
tampografia. Peccato che Andrea in quello stabilimento così moderno è
morto a soli 23 anni il 20-06-2006 mentre stava lavorando alla Mag 1000,
una macchina tampografica che imprime icone colorate sui frontalini di
elettrodomestici, la testa colpita da due tamponi capaci di spezzargli
l’osso del collo nello schianto minimo di pochi secondi. L’hanno trovato
così, sgomenti, gli altri operai, in una pozza di sangue che usciva
copioso da un orecchio. Un lavoro da operaio semplice, un ragazzo senza
troppi grilli per la testa, indomito suonatore di chitarra, leader del
gruppo Nervous Breakdown. Un lavoro eseguito per un misero stipendio e
la sicurezza un optional; quella macchina tampografica era una macchina
killer, non aveva i giusti sistemi di sicurezza e l’unico presente era
stato rimosso per velocizzare la produzione. Vengono definite “Morti
Bianche” e non si capisce il perché. Queste morti hanno variegati
colori: rosso, come il sangue che sgorga dalle ferite profonde,nerocome
il buio e il dolore in cui piombano i familiari che restano e oro, come
il denaro accumulato dagli imprenditori che giocano con la vita della
classe più debole. Queste morti non sono mai incidenti, sono frutto
dell’avidità di chi rifiuta di rispettare le norme sulla sicurezza e
sono frutto del disprezzo per la vita, la vita degli operai
naturalmente, la vita di chi è costretto a lavorare anche 10-12 ore al
giorno su di una impalcatura senza protezione o di chi deve manovrare
macchinari con sistemi di sicurezza disabilitati per aumentare la
produzione. Oggi il valore assoluto in questa società è il DIO PROFITTO e
non la VITA UMANA in quanto un operaio è considerato solo un numero che
può essere facilmente sostituibile. Mi hanno strappato un figlio nel
fiore degli anni e per una mamma è il dolore più atroce che possa
provare nella vita. In casa ora regnano il vuoto , un silenzio
assordante e, ogni tanto, guardo la porta d’ingresso sperando che si
apra e Andrea torni a casa come sempre. Ma la realtà è cruda e capisci
che tutto ciò non sarà mai più possibile perché quel figlio che hai
tanto amato e cresciuto, se ne è andato per sempre. Quando si prende
coscienza di questo il cuore si lacera sempre di più! Spero vivamente
che questa guerra termini perché la statistica dice che muore un operaio
ogni sette ore. E’ inaccettabile che una persona parta al mattino per
andare a lavorare e non faccia più ritorno a casa. L'Inail, come ogni
anno, dirama il suo Rapporto Annuale sugli infortuni e le morti sul
lavoro e ,per l'anno 2010 ci comunica, che per la prima volta le morti
sul lavoro sono scese a 980, quindi sotto quota mille, con un calo del
6,9% rispetto alle 1053 del 2009:quindi i commenti da più parti sono
positivi….ma nessuno si rende conto che i dati sono sottostimati perché
molti infortuni non vengono denunciati perché lavorano in nero e quindi
non sapremmo mai il nome di questi sconosciuti…..quindi per valutare i
veri dati statistici bisogna far riferimento all’Osservatorio
Indipendente di Bologna dove la situazione è completamente diversa da
quella che ci prospetta l’Inail.Vorrei inoltre ricordare che i nostri
cari non sono numeri ma persone con i loro affetti, la voglia di vivere e
soprattutto hanno una famiglia che cade nella disperazione più profonda
e nessuno si preoccupa di dare un sostegno…un aiuto…si cade nel baratro
più profonda della disperazione!!! Per questi motivi, chiedo ai
familiari di tutte le vittime sul lavoro di unirci e collaborare per
poter dare voce ai nostri cari e per far sì che tutto questo sangue non
scorra più! L’unione fa la forza quindi cerchiamo di formare questa rete
on- line per poter ottenere anche dei piccoli risultati….insieme ce la
possiamo fare. Tutto ciò è possibile grazie a Carlo Soricelli che
gestisce con molta dedizione l’Osservatorio Indipendente di Bologna.
Portiamo avanti questa battaglia sulla sicurezza nei luoghi di lavoro
affinchè tragedie come le nostre non si ripetano più!! Graziella Marota,
mamma di Andrea Gagliardoni.
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