Succede a Treviso Il povero lavoratore era arrivato al Pronto Soccorso il 22 gennaio scorso: lamentava mal di testa e mal di schiena. A provocarla la tragedia sarebbe stato, infatti, un infortunio sul lavoro non denunciato. Probabilmente la caduta da un’impalcatura che gli avrebbe provocato lesioni mortali da ucciderlo in pochi giorni. Due giorni dopo è morto. Nessuna telefonata al 118, nessuna richiesta di aiuto è arrivata per il muratore ma solo i colleghi che, in auto, lo hanno portato in ospedale. E ora la procura di Treviso vuole vederci chiaro. L’ipotesi di reato a carico della titolare dell’impresa edile è per ora quella di omicidio colposo. Ma potrebbe aggravarsi con la più pesante contestazione di omissione di soccorso se l’autopsia, che sarà eseguita nei prossimi giorni, dovesse chiarire che, con un soccorso e cure tempestive, il muratore si sarebbe salvato. Ma che Paese è diventato il nostro se un lavoratore è costretto addirittura a nascondere un grave infortunio sul lavoro
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