Testo di Enrico Pasini – nella foto Carlo Soricelli
Incontro Carlo Soricelli tutte le mattine in edicola poco prima di andare al lavoro. Arriva da Ceretolo e passeggia fino a Riale per prendere il giornale. Non di rado ci fermiamo a fare due chiacchiere. Si parla di tutto con lui in quei pochi minuti, si spazia dalla politica al calcio, fino all’arte. E’ un ex metalmeccanico in pensione ed è un artista ancora in attività. Abita a Casalecchio, è originario di Benevento, in cima all’Appennino, dove sono più i lupi che gli esseri umani, nascosta nella foresta tra Emilia e Toscana, ha una casa. E’ allestita anche a museo, abitata dalle sue opere, spesso di denuncia, che negli anni ha realizzato e che gli sono valse anche diversi riconoscimenti.
Circa 12 anni fa Soricelli ha aperto l’Osservatorio Indipendente morti sul lavoro, (http://cadutisullavoro.blogspot.com/?m=0)e in questo lasso di tempo i morti che ha monitorato sono stai più di 17 mila, padri, madri, figli, nipoti, che si guadagnavano da vivere e invece hanno trovato la morte.
Questo numero impressionante lo definisce: Strage ! E in questa strage il suo grido più forte, profondo e inascoltato è quello per le morti di centinaia di agricoltori arrivate per ribaltamento del trattore che guidavano e dal successivo schiacciamento sul terreno che stavano curando.
Un problema che nel solo 2019 ha causato già 117 morti, 13 nel solo settembre quando l’attività di aratura è nel pieno del suo svolgere.
Carlo denuncia da anni questo problema portando questi tristi, ma freddi e precisi numeri nelle aule parlamentari e negli uffici tecnici, eppure il contatore del suo osservatorio non si ferma e le famiglie distrutte dalla più grande incoerenza di questo mondo, morire sul lavoro, non si ferma.
Nessuno ancora è riuscito a fermare questa strage.
La notizia del ragazzo di 21 anni morto mentre stava aiutando il fratello nei campi a Monte San Pietro, mi ha obbligato a contattare Carlo per capire come sia possibile morire in questo modo nel 2020.
Arturo stava guidando il trattore su un pendio che probabilmente anche quel potente mezzo non poteva affrontare. Il trattore si è rovesciato e l’ha trascinato sotto di lui schiacciandolo su quella terra che lui stesso stava curando e portandoli via la sua vita. Aveva solo 21 anni.
Era in sicurezza Arturo? Le cinture erano allacciate? Il mezzo poteva affrontare quel lavoro? Arturo aveva l’esperienza necessaria per quel genere di lavoro?
Le autorità competenti lo stanno accertando, ma quel che è certo che un ragazzo di 21 anni è morto mentre lavorava.
Carlo cosa ti ha spinto, ormai 12 anni fa, ad aprire l’Osservatorio Indipendente delle Morti sul Lavoro? Quando ti sei accorto dell’elevato numero di agricoltori che morivano ribaltandosi con il trattore mentre lavoravano i campi?
Ho cominciato a monitorare i morti sul lavoro 20 giorni dopo la tragedia della ThyssenKrupp di Torino dove morirono 7 operai.
Cercavo notizie aggiornate sul numero di morti e quelle più recenti andavano dai sei mesi ad un anno addietro.
Erano le statistiche INAIL che allora diffondeva solo dopo diversi mesi. Mi chiesi com’era possibile, coi mezzi tecnologici che c’erano, non sapere quanti morti c’erano stati nel 2007. Con l’aiuto dei miei due figli cominciai a farlo io: da allora i morti sul lavoro sono tutti registrati su tabelle Excel, divisi per anno, giorno della tragedia, località della morte, anni della vittima, identità, professione, nazionalità e modalità della tragedia.
Mi sono accorto di questa strage degli agricoltori schiacciati dal trattore nel 2010 quando ho cominciato a vedere sulle tabelle Excel in quanti morivano in agricoltura guidando questo mezzo. Sui luoghi di lavoro un morto su cinque, (escluso itinere), muore schiacciato dal trattore e nel comparto agricolo sono il 60% ogni anno.
Non lavoro nell’agricoltura ma personalmente ho già partecipato a diversi corsi obbligatori pagati dalla mia azienda riguardanti la sicurezza sul lavoro. È realmente un problema di norme e leggi oppure è anche e soprattutto un problema culturale, e del nostro sfrenato modo di vivere, quello del morire mentre si lavora?
E’ un problema culturale e di norme non rispettate.
In questi anni la politica ha sempre fatto leggi per far diminuire la Sicurezza dei lavoratori: pensa che l’obbligo di aver un patentino per guidare i trattori, una legge europea del 2003, è entrata in vigore in Italia da pochi mesi, con tra l’altro un esame annacquato come capita spesso qui in Italia.
Nelle aziende piccole o piccolissime le normative non sono mai rispettate, dove c’è il sindacato e un rappresentante della Sicurezza i morti sono quasi inesistenti. Ma il Sindacato non riesce ad arrivare in queste aziende molto piccole. Prima di far lavorare un operatore in agricoltura, o ancor peggio in edilizia, dovrebbe essere obbligatorio un corso dove si addestra chi svolge lavori pericolosi, sui rischi, sui diritti e soprattutto sui doveri.
Nel 2020 come è possibile morire ancora ribaltandosi con un trattore. Quali sono le norme che ne regolano la guida e il lavoro? Quali le tecnologie che si usano o si potrebbero e dovrebbero usare?
Schiacciati dal trattore in questi 12 anni sono stati oltre 1600.
Già 117 quest’anno e tre negli ultimi due giorni, una strage nella strage di cui nessuno si occupa. Occorrerebbe una grande campagna informativa sulla pericolosità del mezzo che uccide anche se non commetti errori.
Il terreno collinare è infido, soprattutto dopo alcuni giorni dall’ultima pioggia, sembra asciutto poi invece a mezzo metro sotto terra è cedevole e quando in collina, o vicino a un canale, fai una manovra, cede di lato e travolge il guidatore. Occorrerebbe mettere a disposizione soldi VERI per rinnovare il parco trattori. Quelli dell’ultima generazione sono molto più sicuri, ci sono quelli che addirittura si guidano da terra, così il guidatore non viene travolto.
Ci vorrebbero degli incentivi per acquistare nuovi mezzi, invece, in un settore che vive già di guadagni minimi, gira voce che si voglia aumentare l’aliquota sul gasolio per agricoltura. L’agricoltura potrebbe essere un volano importante per la nostra crescita, invece sembra la si voglia limitare il più possibile. Non sembra anche a te così?
Sì, è cosi. Fanno trasmissioni in RAI dove si parla sempre delle eccellenze in agricoltura, ma mai delle numerosissime tragedie che ci sono sui campi. Se l’agricoltura desse da vivere bene ci sarebbe un forte ricambio generazionale e si risolverebbe il problema della disoccupazione giovanile.
Ma gli agricoltori sono strozzati sui prezzi dalle grandi catene di distribuzione che impongono prezzi stracciati per i prodotti agricoli compresi carne, latte e formaggi.
Non ci sono leggi? O sono troppe e quelle che ci sono non captano la realtà e le sue problematiche?
Le leggi ci sono, ma quasi nessuno le rispetta. Solo dove ci sono un controllo sindacale e un rappresentante della Sicurezza si è abbastanza sicuri. Certo si può anche morire per una serie di coincidenze sfortunate, ma in questi 12 anni ne ho viste ben poche.
Lo Stato può fare tantissimo, aumentando i controlli e gli ispettori, le leggi ci sono e molto avanzate, solo che non vengono rispettate. Si potrebbe dimezzare la disoccupazione se si prendessero di petto queste tragedie che sono dovute soprattutto al menefreghismo di chi ci ha governati.
Se ci fosse la volontà politica le morti sul lavoro si dimezzerebbero in poco tempo, ma della vita di chi lavora alla politica non interessa.
Carlo lo urla, il suo è uno sfogo di pura rabbia, dopo anni di denunce inascoltate.
TUTTI COLORO CHE SI SONO SUCCEDUTI AL GOVERNO DEL PAESE IN QUESTI 12 ANNI HANNO AVUTO LO STESSO ATTEGGIAMENTO, LA STESSA INDIFFERENZA. E questo capita perché i lavoratori, pur essendo decine di milioni, non hanno nessuna rappresentanza in Parlamento.
Le parole di Carlo sono chiare, non lasciano spazio ad equivoci. La politica non deve limitarsi a dare il compitino e poi lavarsene le mani, deve anche controllarlo e correggerlo dove occorre. L’Italia è piena di leggi, ce ne sono anche troppe, spesso creano un intricato gomitolo che è impossibile districare e questo gomitolo si è creato perché tutte quelle leggi non sono controllate.
Lo Stato e la politica sono viste dal cittadino come il professore cattivo che impone e non spiega, giudica e non educa, invece dovrebbero essere visti come quel professore, rigido e intransigente, che però con i suoi modi riesce a farti studiare e che una volta finito il corso di studi rimane legato a te tutta la vita.
La politica deve riprendere a fare cultura, senza paura ed eliminando quello stato di perenne campagna elettorale in cui ci fa vivere. Solo così si potranno evitare tragedie come quella di Arturo, solo così potremmo rispettare l’articolo 1 della nostra Costituzione.
Perché uno Stato che è fondato sul lavoro e lascia morire i propri figli mentre lavorano, è uno Stato Anticostituzionale.
Proprio pochi minuti prima di scrivere questo articolo Carlo Soricelli mi ha chiamato per informarmi dell’ennesimo morto schiacciato dal trattore. È un sessantenne di Bolzano. A Bolzano, in questo 2019, è il quinto morto, il secondo è stato un bimbo di 18 mesi investito dentro il suo passeggino da un ottantenne alla guida di un trattore che, svoltando, non si era accorto della presenza della mamma con il passeggino.
Il tempo passa e il contatore non si ferma.
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