mercoledì 5 gennaio 2022

Muore a 25 anni padre di due figli: già 4 i morti sui luoghi di lavoro nel 2022 3 sono morti in Veneto


 

Se il 2021 è finito con il "bilancio" spaventoso di 695 morti a causa di infortunio nel luogo di lavoro (sono 1404 considerando anche i decessi in itinere - fonte Osservatorio Nazionale morti sul lavoro curato da Carlo Soricelli), il 2022 inizia anch'esso con notizie (come spesso accade rare e nascoste) di persone che perdono la vita mentre lavorano.
Ultima in ordine di tempo è quella di oggi, 5 gennaio che si può leggere sul Giornale di Vicenza on line:
"Ancora una tragedia sul lavoro. A perdere la vita, questa mattina a Tezze sul Brenta, un operaio di 25 anni, sposato e padre di due figli. Andrea Soligo viveva a Vedelago in via Carducci con la moglie Giorgia Nicole e i figli ed era dipendente della Veneta impianti elettrici di Riese Pio X. Il giovane stava lavorando in via Sole 27, nella proprietà della Fen Impianti in zona industriale-artigianale di Belvedere di Tezze. L'operaio, secondo i primi accertamenti, sarebbe caduto da una scala da un’altezza di circa tre metri, mentre stava effettuando un intervento. Le sue condizioni sono apparse subito gravissime a causa di un trauma cranico."
L'ennesima vita spezzata, un'altra famiglia distrutta dall'ennesimo dramma del lavoro.
Non è ammissibile che possa continuare "l'olocausto dei lavoratori" (un vero e proprio sacrificio di persone a favore di un mercato assunto al ruolo di divinità) senza che vengano assunti provvedimenti che possano effettivamente contrastare e cancellare la morte per e nel lavoro.
Si prenda coscienza che centinaia di "omicidi bianchi", senza contare i morti a causa di malattie professionali e di covid contratto nei luoghi di lavoro, non possono essere dovuti al caso o alla tragica fatalità.
Sono il tragico risultato di un modello che impone da ormai troppo tempo l'abbattimento dei diritti di chi lavora, l'aumento dell'età pensionabile, la precarietà come forma diffusa di lavoro, la competitività tra lavoratori, salari e retribuzioni che calano, la sicurezza considerata un costo ... il profitto obiettivo prioritario rispetto a tutto e tutti. Non si può far finta di niente né rassegnarsi. Bisogna denunciare l'assenza del governo e delle istituzioni, la loro sostanziale indifferenza.
Stanziare esigue risorse che si sanno insufficienti non vuol dire "fare qualcosa" (o come dice qualcuno "tra piuttosto e niente, meglio piuttosto"), significa essere assenti, favorire l'indifferenza, non considerare che quella della salute e della sicurezza sul lavoro è la questione prioritaria del paese. La vera "questione morale" che deve essere affrontata con ogni mezzo e risolta a qualsiasi costo. Perché, ad esempio, non si aumentano le aliquote fiscali ai redditi altissimi? E perché non si introduce una tassa strutturale e progressiva sulle quelle enormi ricchezze possedute da una sparuta minoranza di miliardari (si sappia, a proposito, che i 49 più ricchi italiani possiedono una ricchezza complessiva pari a 211,1 miliardi di dollari con una crescita di 29 miliardi rispetto a un anno prima - fonte forbes.it, dicembre 2021)? Perché?
Non sono in gioco le briciole delle grandissime ricchezze di pochi miliardari, quella che è in gioco è la vita e la salute di chi lavora.

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