sabato 10 febbraio 2024

Grazie all'Ing.Langella per questa bellissima lettera che mi ha indirizzato dopo l'emozianante ascolto della canzone di Stefano Massini e Paolo Jannacci L’uomo nel lampo https://www.youtube.com/watch?v=C_bS0AG6y4Y

 

Caro Carlo,

 

voglio scrivere una lettera proprio a te che porti il nome di mio fratello che non c'è più da troppi anni. Lo devo fare appena sveglio, alle 5 di mattina, solo qualche ora dopo aver sentito a Sanremo la bellissima, dolorosa “canzone” di Paolo Jannacci e Stefano Massini. Nella presentazione, Amadeus, legge il numero dei morti sul lavoro dell'anno scorso ed è quello che proprio tu hai pubblicato sull'Osservatorio nazionale morti sul lavoro. Sono quelle 1485 persone che, nel solo 2023, sono andate a lavorare e non sono tornate a casa. Inghiottite dal silenzio dell'indifferenza, del “tanto succede”, del “sono errori umani, non si può fare niente”. Tu, noi sappiamo che non è così e che dietro a quegli errori ci sono cause precise che non sono mai state risolte e spesso neppure contrastate da chi avrebbe il potere di farlo.

 

Carlo, in quel momento ho pensato che, anche senza aver citato la fonte, il riportare quel numero delle donne e degli uomini uccisi nel lavoro era comunque un riconoscimento al lavoro che stai facendo da oltre 16 anni. Finalmente, ho pensato, non vengono riportati i dati delle denunce a INAIL, ma quelli che diffondi tu e che sono molto più reali. Finalmente, mi sono detto, la strage di lavoratrici e lavoratori in Italia appare, di fronte a una platea immensa, in tutta la sua crudele e drammatica realtà.

 

Hai vinto una battaglia, ma bisogna restare con i piedi per terra.

 

Noi sappiamo che la pratica del silenzio, direi dell'omertà, diventa cosa normale quando si parla di morti sul lavoro. È così da tanto, troppo tempo. E abbiamo anche coscienza che in pochi siamo riusciti a non abituarci a questo “soffocante silenzio”.

 

Forse già domani chi muore sul lavoro tornerà nell'ombra, sarà dimenticato, annullato dall'indifferenza di chi, più di noi, ha la possibilità, direi il dovere, di tentare, almeno, di risolvere la questione della mancanza di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Di agire, insomma, per cancellare il lavoro precario e malpagato, quello nero e tutte le cause di una strage che sembra non avere fine. Noi abbiamo la forza della nostra volontà e, senza chiudere occhi, orecchie e bocca, continueremo nella nostra lotta.

 

Forse è la nostra condanna ma noi dobbiamo scontarla fino in fondo. Non possiamo fare altrimenti.

 

E allora, carissimo Carlo, andiamo avanti senza tentennamenti. Ce lo impongono tutte le lavoratrici e i lavoratori che non ci sono più. Uccisi non “dal lavoro” ma da un sistema che sfrutta il lavoro altrui e che considera i diritti di lavoratrici e lavoratori nient'altro che costi negoziabili in nome del profitto.

 

Grazie Carlo, a presto.

L’uomo nel lampo  https://www.youtube.com/watch?v=C_bS0AG6y4Y

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