venerdì 11 marzo 2011

Pubblichiamo il bell'intervento di Santo Della Volpe sulle morti per infortuni sul lavoro scritto su "Articolo 21"

di Santo Della Volpe

Meno morti sul lavoro nel 2010, ma diminuiscono solo le vittime sulle strade

Il numero di morti sul lavoro del 2010 è ufficialmente diminuito, rompendo la soglia delle 1000 vittime; secondo l’Inail,sono 980 i morti sul lavoro del 2010, con una flessione ufficiale del 6,9% rispetto all’anno precedente: più contenuto invece il calo degli incidenti in generale, che si attestano a quota 775mila,15mila in meno rispetto al 2009 (-1,9%). Queste le prime cifre che potrebbero finalmente indurre all’ottimismo. Ma purtroppo, scomponendo i dati anticipati dall’Inail, la realtà appare meno rosea: perché a diminuire sono stati soprattutto le vittime sulle strade andando o tornando dal lavoro. Lo stesso Presidente dell'INAIL, in una recente intervista, ha dichiarato che nel 2010 il 53,5% delle vittime è in itinere e sulle strade: detraendo il 53,5% da 980, sono in tutto 456 i lavoratori che secondo l'INAIL sono morti sui luoghi di lavoro, con un aumento del 6,8% rispetto al 2009. Inoltre l’Inail non conteggia nei suoi dati le vittime sul lavoro che non pagano i contributi Inail, cioè i pensionati, ad esempio, in agricoltura ed i militari e forze dell’ordine , non assicurati Inail. Le vittime monitorate dall’”Osservatorio sui morti sul lavoro “ di Bologna che non sono deceduti in “itinere”ma sul lavoro,lo scorso anno sono state 595; comprendendo 51 autotrasportatori e 75 vittime che hanno più di 65 anni e che si presume siano già pensionati , più i 15 i militari morti nel 2010.
Tornando alle vittime censite secondo il metodo dell’INAIL, la diminuzione del 2010 è dovuto a più fattori: anche al miglioramento del parco auto di chi va a lavorare ( per effetto di anni di rottamazione delle auto vecchie). A soprattutto all’aumento della cassa integrazione e della disoccupazione che nel 2010 è salita alla cifra di 2 milioni e 621.000 di persone, pari al 10,2% della forza lavoro effettiva (secondo la CGIA di Mestre). Anche l’INAIL riporta il fatto che (dati Istat) il calo occupazionale nel 2010 è stato dello 0,6%,rispetto al 2009 nel quale c’era già stato un calo dell’occupazione pari all’1,6%.
A questi dati va sommato il monte di ore lavorate in tutti i settori dell’industria, dell’agricoltura,del terziario e del lavoro in Italia, ancora diminuito nel 2010 rispetto all’anno precedente, nonostante la ripresa del lavoro a fine anno.
E non è un buon risultato, perché ci si poteva aspettare una più decisa diminuzione di morti ed invalidi nei luoghi di lavoro, che invece sono più o meno gli stessi del 2009. Le variazioni sono interessanti anche considerando i vari settori di lavoro: nell’industria , dove cassa integrazione e disoccupazione hanno colpito a fondo, il calo degli infortuni mortali è stato del 6,1%. Ma il problema che emerge dalla lettura dei dati nell’agricoltura (dove il calo di infortuni è stato del 4,9%) e nell’edilizia (-7,3%) , riguarda il lavoro nero: poiché nei due settori il lavoro regolare ,secondo l’Istat, è rimasto invariato, è probabile che sia aumentato il lavoro nero e di conseguenza sia diminuito il numero di denuncie di infortuni all’INAIL e quindi il sommerso “dannoso”, il sommerso degli incidenti tragicamente più sofferenti con l’abbandono della vittima al Pronto Soccorso o sul ciglio di una strada, senza assistenza e senza aiuto.

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