Cari visitatori, il regista Gianluca Marcon girerà un film documentario sull'Osservatorio e la sua attività che ormai conclude 17 anni di monitoraggio e ovviamente su di me come artista sociale da oltre 50 anni Stiamo raccoglendo fondi dal basso (Crowdfunding) per non avere condizionamenti, se vuoi dare una mano alla realizzazione del progetto e dare anche un piccolo contributo vai al link https://sostieni.link/36551 se sei al computer inquadra e clicca sul qrcode col cell. e vai al link
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giovedì 22 dicembre 2011
Razzismo anche sui morti sul lavoro?
Cari amici, ormai si è tracciata bene la situazione complessiva delle morti sui luoghi di lavoro del 2011 in Italia. Su questo fronte, in tutto il paese, partendo dal Trentino Alto Adige, fino alla punta estrema della Sicilia, c’è la stessa tragica situazione. Si può dire con amarezza che sulle morti sul lavoro l’Italia è un paese unito. Amministrazioni di centro-sinistra o di centro-destra, regionali e provinciali, al centro-nord come al sud hanno la stessa mancanza d’attenzione verso categorie che non hanno una forte organizzazione sindacale che esercita controlli sui luoghi di lavoro. Si muore per oltre il 60% in agricoltura e in edilizia (sub-appalto) e spesso in nero in eguali percentuali sia al centro-nord sia al sud, e per un altro 30% nelle altre categorie. L’industria, con oltre un milione di lavoratori con lo Statuto dei Lavoratori e Articolo 18, ha pochissimi morti sul lavoro. La Camusso e Landini, come del resto anche Bonanni e Angeletti hanno ben evidente che l’Articolo 18 ha un valore straordinario anche sotto questo aspetto: della tutela dell’integrità fisica e psicologica dei lavoratori, che senza il "18" i lavoratori diventerebbero solo una variabile del mercato, come la merce. Cosa che interessa poco a tantissimi parlamentari di sinistra che vogliono “modificarlo” e che sono stati eletti coi tanti voti di chi vogliono poi "fregare". Ma voglio parlare del rapporto nord- sud che si manifesta anche in questo campo. Il sud ha in edilizia e agricoltura e anche complessivamente, meno morti sul lavoro che nel resto del paese. anche se poi delle 20 regioni italiane ben 15 hanno già eguagliato o superato i morti sul lavoro dell’intero 2010, comprese molte del sud. Al sud solo la Puglia e la Campania hanno meno morti sui luoghi di lavoro dell’anno scorso, mentre al nord, il Veneto e il Trentino Alto Adige, che però hanno come termine di paragone un 2010 disastroso. Anche la Lombardia ha qualche vittima in meno, però c’è da dire che essendo molti morti sui luoghi di lavoro concentrati sopratutto in agricoltura, ed avendo questa regione la stessa estensione coltivata delle altre regioni, gli agricoltori sono percentualmente la metà rispetto al numero d’abitanti. La Lombardia ha il doppio degli abitanti di qualsiasi altra regione italiana. Ho voluto fare queste premesse per sfatare luoghi comuni: che il sud è arretrato in ogni campo, compreso anche quello delle morti sui luoghi di lavoro. Oggi, io e mia moglie, siamo andati a vedere una mostra con una coppia d’amici bolognesi di vecchia data e di sinistra. Con loro c’è un rapporto d’amicizia che risale addirittura all’infanzia. Ho parlato della situazione italiana delle morti sul lavoro e di quello che veniva fuori dal monitoraggio dell’Osservatorio Indipendente di Bologna, di cui sono orgogliosamente l’ideatore, spiegando loro che al sud in definitiva, si muore sul lavoro come al nord e addirittura di meno, e che essendo queste vittime concentrate nella stragrande maggioranza in agricoltura e in edilizia (sub appalto) e nei servizi, il livello d’industrializzazione e l’indice occupazionale di una regione o di una provincia non ha nessun valore statistico in questo campo. Non l’avessi mai detto: al sud i morti sul lavoro non vengono dichiarati, finiscono nei piloni di cemento, che quelli che muoiono in nero vengono fatti sparire o abbandonati per le strade, e altre amenità di questo genere. Hai voglia a dire che se leggi la cronaca ti accorgi che anche in Veneto, come in Lombardia, ci sono già diversi morti sul lavoro in nero, o che vengono regolarizzati mezz’ora dopo che sono morti. Che la provincia di Brescia a guida leghista degli "attenti al territorio" è da diversi anni prima in questo triste classifica. Hai voglia a spiegare che i blog e le testate on-line è impossibile occultare notizie così “forti” sotto il punto di vista mediatico anche nel profondo sud. E siamo qui a Bologna, in una regione civilissima, che è progressista da sempre, e che però ha il maggior numero di morti sui luoghi di lavoro in rapporto agli abitanti. La propaganda razzista è riuscita a penetrare anche in strati sociali da sempre di sinistra, ed è difficile far capire che almeno su questo fronte il sud non ha niente da invidiare al centro nord. E che anche il nord si dovrebbe vergognare di questa situazione, senza scaricare le responsabilità, anche in questi casi sul sud, che dev’essere per forza peggiore. Vent’anni di razzismo e di attacchi all’Unità del Paese tollerati anche dalle Istituzioni dello Stato hanno procurato macerie che saranno difficili da rimuovere.
Grazie Carlo, il tuo articolo è stato pubblicato per diffusione anche sul ns. blog.
RispondiEliminaIl lavoro dell'Osservatorio è unico in Italia e contribuisce a smentire i trionfalistici dati di "calo delle morti sul lavoro". Di calo, in questo Paese, c'è il lavoro in sè; i diritti della classe operaia e dei lavoratori; la cultura, l'approfondimento. E le coscienze, ma non per tutti. Questo è il Paese dove oltre 100 morti sono ignorati dall'ufficialità borghese. E se cominciassimo a parlare di desaparecidos anche in Italia...?
Saluti Operai
Sicuramente ci sono anche questi sui morti sul lavoro. Ma credo che sia anche difficile occultarli se ha amici, parenti. Ma in piccole piccolissime realtà dove lavorano in nero è possibile anche questo. Del resto a volte le vittime (gli altri lavoratori in nero come lui) diventano complici, per paura e per non perdere quel poco che hanno.....Grazie per quello che scrivi. carlo
RispondiEliminaSicuramente ci sono anche questi sui morti sul lavoro. Ma credo che sia anche difficile occultarli se ha amici, parenti. Ma in piccole piccolissime realtà dove lavorano in nero è possibile anche questo. Del resto a volte le vittime (gli altri lavoratori in nero come lui) diventano complici, per paura e per non perdere quel poco che hanno.....Grazie per quello che scrivi. carlo
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