sabato 5 gennaio 2013

Report morti sul lavoro 2012

Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro Report Morti sul lavoro 2012 Anche il 2012 è stato drammatico per il numero di morti sul lavoro in Italia: complessivamente circa 1200 in totale di cui 622 sui luoghi di lavoro, nonostante la crisi devastante che ha colpito il nostro paese. Si registra una diminuzione dei decessi sui luoghi di lavoro del 4%, percentuale irrisoria se si pensa a quante persone hanno perso il lavoro o sono in mobilità e in cassa integrazione. Inoltre pensiamo ci sia la necessità di fare la massima chiarezza su un aspetto fondamentale del fenomeno. Con i nostri dati siamo già in grado di fare un bilancio dell’anno appena passato, ma le statistiche dell’INAIL arrivano dopo alcuni mesi e registrano notoriamente un numero di morti inferiore al nostro dato. Quale è la ragione? L’INAIL monitora solo i suoi assicurati (confermato anche dal Vice Presidente della Commissione Morti sul lavoro del Senato Sen. Paolo Nerozzi) e moltissimi morti sui luoghi di lavoro non sono assicurati all’INAIL; non lo sono gli anziani agricoltori schiacciati dal trattore (sono più di 100 anche quest’anno) e non lo sono i lavoratori che muoiono in nero anche in itinere, non lo sono i militari dell’Esercito. Probabilmente non sono assicurati all’INAIL neppure i poliziotti e i carabinieri. Poi ci sono le morti in itinere dei lavoratori attivi e non solo, che spesso sono contestate dall’Istituto. L’INAIL fa ciò che è nelle proprie competenze cioè monitora le persone che assicura, e allora perchè le statistiche di quest’istituto sono considerate come quelle ufficiali diramate dallo Stato quando non è così? I mezzi di informazione si occupano delle morti sul lavoro solo quando ci sono casi clamorosi e prende per buone le statistiche di questo istituto, anche se il nostro Osservatorio da anni scrive che quei numeri non sono veritieri ed esaustivi, che sono parziali, che le morti sul lavoro si aggirano mediamente tra il 20% e il 30% in più tutti gli anni, e che considerarli unica fonte attendibile significa sottostimare il problema, diminuire i controlli e non fare intervenire adeguatamente gli organi competenti. Dove sono i giornalisti che approfondiscano le notizie verificandone l’attendibilità? I lavoratori sono così poco importanti per i media come non lo sono più per la politica, visto che in questa legislatura sono stati solo 4 gli operai eletti deputati o senatori su 945 in parlamento? E che nella prossima sarà anche peggio nonostante i lavoratori dipendenti siano la maggioranza dei votanti? Dove finiscono i milioni di euro che lo Stato stanzia per la prevenzione degli infortuni sul lavoro? A chi vanno e come sono spesi questi soldi se poi i risultati sono così deludenti? Credo che su aspetti così importanti deve essere fatta chiarezza. Allora chi è che ci dovrebbe dare notizie certe sull’entità del triste fenomeno che ci vede primi in Europa tra i grandi paesi in questo vergognoso primato? Non dovrebbero essere il Ministero del lavoro a fornirci il numero esatto di morti visto che l’INAIL ha dati parziali e opinabili? Ma perchè questo non accade? E’ possibile che devono essere volontari privati come noi, i soli ad occuparsi complessivamente di queste tragedie che portano il lutto in tante famiglie? Speravamo che un governo tecnico almeno su certi aspetti informasse meglio gli italiani. I cittadini hanno una percezione sbagliata del fenomeno che è molto più esteso di quello che si percepisce affidandosi ai media tradizionali. Si ha la percezione che a morire siano soprattutto operai nelle fabbriche mentre sono “solo” intorno al 7% e per la stragrande maggioranza nelle micro aziende dove il sindacato e la prevenzione non esistono: lo Stato attraverso vari enti spende milioni di euro per corsi, che a nostro giudizio non servono a niente, se non a fa riempire le tasche di chi li organizza, ma senza mai arrivare essere utile a chi dovrebbe essere sensibilizzato e istruito sulla Sicurezza. Agli agricoltori che muoiono per il 33% sul totale, dei quali un terzo schiacciati dal trattore che non ha nessuna protezione, cosa viene offerto in termini di conoscenze, aiuti per migliorare i mezzi e prevenzione? E per il 29% degli edili sul totale di tutti i morti, che muoiono cadendo dall’alto o travolti dai mezzi che guidano loro stessi o i loro colleghi, o dal materiale che stanno manovrando, cosa si fa? Che conoscenze si danno e cosa si fa per rendere più sicuro il lavoro a persone che spesso non conoscono neppure l’italiano e lavorano in nero per 10 o 12 ore al giorno svolgendo attività faticose e poco sicure? Tra l’altro grazie alle nuove normative volute dalla Fornero e da Monti si deve lavorare fino a quasi 70 anni, età in cui spesso non si ha un perfetto stato di salute e riflessi poco pronti, e quando si parla di lavori così pericolosi e faticosi, si tratta di componenti micidiali e non a caso i morti sui luoghi di lavoro ultrasessantenni sono intorno al 30%. E per i tanti artigiani che muoiono numerosissimi nei servizi alle imprese cosa si fa per rendere il loro lavoro più sicuro? E’ molto frustrante quindi vedere tutti gli anni i dati delle solite statistiche considerate “ufficiali”che ti dicono che i morti calano, assistere a dibattiti con ministri e funzionari soddisfatti che si prendono meriti che non hanno in ogni caso; infatti anche se prendi per buone le statistiche parziali dell’INAIL ti accorgi che i morti calano soprattutto in itinere e sulle strade e questo grazie ai veicoli che sono tecnologicamente più sicuri, che anche i lavoratori per fortuna riescono a comprare una volta rottamate le vecchie automobili. Questo cosa significa? Che in realtà sia a causa dei minori controlli dovuti a meno risorse stanziate dagli ultimi governi, la Sicurezza sui luoghi di lavoro complessivamente sta calando. Le statistiche ufficiali sono completamente alterate perchè mettono assieme ai morti sui luoghi di lavoro quelli che muoiono sulle strade e in itinere che sono un’altra cosa; l‘assicurazione INAIL in itinere è sacrosanta, ma come si fa a non distinguere quantitativamente e qualitativamente gli interventi da mettere in atto se non distingue la morte di chi cade da un tetto o sotto un macchianario al morto in un incidente automobilistico? Occorre sapere chiaramente come intervenire se si vuol salvaguardare la vita di chi lavora. Si organizzano corsi sulla sicurezza per categorie “forti” che hanno sindacati in grado di tutelare i lavoratori e si lasciano allo sbando i poveri diavoli, i meno tutelati, quelli che lavorano in nero o in grigio. E’ intollerabile che un paese come il nostro che ha 60 milioni di abitanti conti il triplo dei morti sui luoghi di lavoro della Germania (poco più di 250 nel 2011 contro i nostri 663) che ha venti milioni di abitanti in più ed è una nazione più industrializzata della nostra. Il livello industriale in Italia per quello che riguarda il fenomeno delle morti sul lavoro ha poco a che vedere con queste tragedie perchè a morire per la maggioranza sono agricoltori, edili e artigiani distribuiti in eguali misure in tutto il paese. Per i lavoratori che operano all’aperto quali edili, agricoltori, autotrasportatori e per tutti quelli che utilizzano un mezzo per andare a lavorare si consiglia di visitare il sito di previsioni del tempo http://prevenzionemeteo.blogspot.it/ dove oltre alle previsioni del tempo si può valutare il fattore rischio infortuni sul lavoro legato alle condizioni atmosferiche. Di seguito i morti sui luoghi di lavoro per ciascuna regione e provincia, l’incidenza dei morti sul numero di abitanti e le cartine regionali e provinciali. Carlo Soricelli http://cadutisullavoro.blogspot.com . Nel 2012 sono morti 1180 lavoratori (stima minima) di cui 622 SUI LUOGHI DI LAVORO ( tutti documentati). Si arriva a superare il numero totale di oltre 1800 vittime se si aggiungono i lavoratori deceduti in itinere e sulle strade che sono considerati (giustamente), per le normative vigenti, morti per infortuni sul lavoro a tutti gli effetti. L'Osservatorio considera "morti sul lavoro" tutte le persone che perdono la vita mentre svolgono un'attività lavorativa, indipendentemente dalla loro posizione assicurativa e dalla loro età. Molte vittime non hanno nessuna assicurazione e muoiono lavorando in "nero"ed intere categorie non sono considerate morti sul lavoro. Praticamente sono morti sul lavoro invisibili. Vedrete quante di queste morti, come gli anni scorsi, spariranno dalle statistiche ufficiali quando ci sarà il resoconto del 2012, che è sempre intorno a -20% rispetto ai rilevamenti dell'osservatorio. I MORTI SUI LUOGHI DI LAVORO PER CATEGORIA. Agricoltura il 33,3 % delle vittime sul totale sono in questo comparto, ben 109 agricoltori sono morti schiacciati dal trattore e rappresentano oltre il 17% di tutti i morti sui luoghi di lavoro. Edilizia 29% sul totale, in questa categoria 75 lavoratori sono morti per cadute dall'alto, 34 sono morti per essere stati travolti da un mezzo da loro guidato o da terzi, o uccisi da materiale su cui stavano lavoravano, 10 lavoratori in edilizia sono morti fulminati. Industria 11,4%, quest'anno molte di queste morti sono state provocate dal terremoto in Emilia, le morti in questa categoria sono quasi tutte concentrate in piccole e piccolissime aziende. Servizi 5,8%. Autotrasporto 6,1%, Il 3% Esercito Italiano (Afghanistan). Il 2,7% nella Polizia di Stato(tutte le morte causate in servizio sulle strade). Il 10,8% dei morti sui luoghi di lavoro sono stranieri e di questi oltre il 30% sono romeni. Eta' delle vittime: l'8% % hanno meno di 29 anni, l'11,1% dai 30 ai 39 anni, il 21,1% dai 40 ai 49 anni, il 18,4 %dai 50 ai 59 anni , l'11,4% dai 60 ai 69 anni , il 13,8% ha oltre 70 anni. Del 14,5% non siamo a conoscenza del’età. Morti sui luoghi di lavoro nelle regioni e province. L'unico parametro per le morti sul lavoro ritenuto valido per l'Osservatorio, nella valutazione dell'andamento di una provincia e di una regione, è il rapporto tra il numero di morti e la popolazione residente. Gli altri parametri, se non quelli della professione, dell'età e della nazionalità non hanno nessuna importanza al fine della prevenzione e delle statistiche e questo perchè a morire per una percentuale elevatissima sono lavoratori che non hanno nessuna assicurazione, che lavorano in nero e che nulla hanno a che fare con l'indice occupazionale di una regione o provincia. La Lombardia ha 80 morti e ha già superato del 2,5% i morti dell'intero 2011, la provincia di Brescia con 21 morti risulta prima in questa triste classifica, come negli ultimi anni Brescia è sempre ai vertici delle province con più morti sui luoghi di lavoro, provincia di Bergamo 15 morti, di Varese 10 morti, di Milano 7, di Pavia e Lodi 5, di Monza 3, di Como e Lecco 2, di Mantova 5, di Sondrio 4. Emilia Romagna 63 morti compresi i lavoratori deceduti sotto le macerie del terremoto del 20 e 29 maggio, province di Modena 18 morti, di Ferrara 9, di Bologna 8, Reggio Emilia 7 morti, Piacenza 5 morti, Forlì Cesena 4 morti, Parma 3 morti, Ravenna e Rimini 3 morti. Piemonte 43 morti, la provincia di Torino risulta in questo momento con 21 vittime la prima in Italia assieme a quella di Brescia per numero di morti sui luoghi di lavoro, provincia di Cuneo 10 morti, 3 morti in provincia di Alessandria e Novara, 2 morti ad Asti e Vercelli, 1 morto Verbania e Sondrio. Sicilia 44 morti, provincia di Catania 11 morti, di Trapani 6 morti, di Palermo e Caltanisetta 5 morti, Agrigento e Messina 4 morti, Siracusa e Ragusa 3 morti, Enna e Agrigento 2 morti. Campania 42 morti, provincia di Salerno 15 morti, di Avellino 10 morti, Benevento 9 morti, Napoli 6 morti, Caserta 1 morto. Toscana 38 morti (47 con i morti in mare sulla Costa Concordia affondata sulle coste dell' isola del Giglio), dei due fratelli del peschereccio affondato al largo di Livorno e di un sub), la provincia di Arezzo 7 morti, Firenze e Pisa 6 morti, Grosseto e Livorno 5 morti, Massa Carrara 4 morti, 3 morti Lucca, Siena e Prato 1 morto. Veneto 41 morti con le provincia di Verona 11 morti, di Padova 8 morti, di Treviso e Belluno 6 morti, di Vicenza 5 morti, Rovigo e Venezia 3 morti. Abruzzo 27 morti con la province di Chieti con 12 morti, di Pescara 8 morti, Teramo 4 morti, L’Aquila 3 morti. Lazio 28 morti provincia di Roma 11 morti, di Frosinone 7 morti, Viterbo e Latina 5 morti. Puglia 28 morti, provincia di Bari 12 morti, Brindisi 6 morti, Foggia 6 morti, Lecce e BAT 2 morti, Taranto 1 morto. Calabria 24 ( NON SONO COMPRESI I 6 MORTI IN ITINERE NEL FURGONE INVESTITO DAL TRENO IN PROVINCIA DI COSENZA) morti, provincia di Cosenza e di Reggio Calabria 6 morti, di Catanzaro 5 morti, Vibo Valentia e Crotone 3 morti. Trentino Alto Adige 21 morti, provincia di Bolzano 12 morti, di Trento 9 morti. Liguria 20 morti, provincia di Genova 10 morti, di Savona 5 morti, La Spezia 3 morti, Imperia 2 morti. Friuli Venezia Giulia 14 morti, provincia di Pordenone e Udine 4 morti, di Gorizia 3 morti, Trieste 2 morti. Marche 13 morti, provincia di Ancona 7 morti, Macerata 3 morti, Ascoli Piceno 2 morti, Pesaro Urbino 1 morto. Umbria 12 morti, provincia di Perugia 9 morti, di Teramo 1 morto. Sardegna 15 morti, 5 morti nella provincia di Oristano, 4 in quella di Nuoro , Medio Campisano 3 morti, 1 morto Carbonia Iglesias, Ogliastra, Cagliari e Sassari. Basilicata 7 morti, 4 morti nella provincia di Matera, di Potenza 3 morti.Molise 4 morti, provincia di Campobasso 3 morti, 1 morto in provincia di Isernia. Val D'Aosta, Aosta 2 mort1. Non sono segnalati a carico delle province i lavoratori morti sul lavoro che utilizzano un mezzo di trasporto e i lavoratori deceduti in autostrada: agenti di commercio, autisti, camionisti, ecc.. e lavoratori che muoiono nel percorso casa-lavoro / lavoro-casa. La strada può essere considerata una parentesi che accomuna i lavoratori di tutti i settori e che risente più di tutti gli altri della fretta, della fatica, dei lunghi percorsi, dello stress e dei turni pesanti in orari in cui occorrerebbe dormire, tutti gli anni sono percentualmente dal 50 al 55% di tutti i morti sul lavoro. Purtroppo è impossibile sapere quanti sono i lavoratori pendolari sud-centro nord, centro-nord sud, soprattutto edili meridionali che muoiono sulle strade percorrendo diverse centinaia di km nel tragitto casa-lavoro, lavoro-casa. Queste vittime sfuggono anche alle nostre rilevazioni, come del resto sfuggono tanti altri lavoratori, soprattutto in nero o in grigio che muoiono sulle strade. Tutte queste morti sono genericamente classificate come "morti per incidenti stradali" Nel 2011 ci sono stati più di 1170 morti, di cui 663 sui luoghi di lavoro + 11,6% sul 2010. Per approfondimenti sui lavoratori morti per infortuni sul lavoro nel 2011 andare nella pagina dell'1 -1 e 3- 1 del 2011 dell'Osservatorio. Ci sono cartine geografiche con il numero di morti sui luoghi di lavoro per ciascuna provincia italiana e grafici inerenti all'età, professione e nazionalità dei lavoratori vittime d'infortuni mortali. Dall’1 gennaio al 31 2012 dicembre sono morti sui luoghi di lavoro in Italia 622 lavoratori si arriva a 1800 (stima minima con i lavoratori morti sulle strade e in itinere). Qui sotto l’incidenza della morti sui luoghi di lavoro in ogni regione in rapporto al numero di abitanti Totale popolazione italiana 60.626.442 Trentino A.A 0,0000202 1° 1.037.114 Abruzzo 0,0000193 2° 1.342.366 Valle d'Aosta 0,0000156 3° 128.230 Calabria 0,0000145 4° 2.011.395 Emilia-Romagna 0.0000136 5° 4.432.418 Molise 0,0000125 6° 319.780 Umbria 0,0000122 7° 906.486 Basilicata 0,0000119 8° 587.517 Liguria 0,0000111 9° 1.616.788 Friuli V.G. 0,0000105 10° 1.235.808 Toscana 0,0000093 11° 3.749.813 Piemonte 0,0000084 12° 4.457.335 Sicilia 0,0000083 13° 5.051.075 Sardegna 0,0000083 13° 1.675.411 Veneto 0,0000081 14° 4.937.854 Marche 0,0000076 15° 1.565.335 Lombardia 0,0000073 16° 9.917.714 Puglia 0,0000070 17° 4.091.259 Campania 0,0000063 18° 5.834.056 Lazio 0,0000047 19° 5.728.688

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