sabato 27 dicembre 2014

Job act

Job act L’indecente concertazione tra poteri forti, politica di destra, industriali che controllano i media, sindacati compiacenti e sinistra non legittimata dal voto popolare. Quello che stiamo vedendo in questi giorni è la concertazione, più o meno occulta, di forze che vogliono portare l’Italia a competere con i paesi industrializzati i ma con quelli in via di sviluppo. L’’approvazione del Job Act ci riporta direttamente all’800. Un concentrato di forze che vogliono distruggere il potere contrattatale dei lavoratori attraverso lo svuotamento dei diritti acquisiti alle precedente generazioni, che hanno dato il sangue per conquistarlo. Il decisionismo di questo governo, non legittimato dal voto popolare, in quanto il leader non è stato legittimato per guidare il nostro paese, è rivolto solo contro chi lavora, privandolo del bene primario, di poter esprimere attraverso i propri rappresentanti . Da oggi in poi il lavoro a tempo indeterminato non esiste più. Lo sbandierato contratto a “tempo indeterminato a tutele crescenti” non è altro che un contratto precario che dura trentasei mesi, dove si potrà essere licenziati ogni quattro e che in caso di licenziamento, anche ingiusto, si avrà solo un indennizzo maggiore. La legge Poletti, se chi lavora non ne comprende la gravità e si muoverà di conseguenza, è tutto questo. Questa nuova legge che di fatto riduce in semi schiavitù chi lavora avrà conseguenze inimmaginabili da adesso in avanti. Senza contratto a tempo indeterminato ci sarà un ulteriore crollo della natalità. Entro pochi anni spariranno i sindacati “scomodi” a favore di quelli filo industriali e un esempio l’abbiamo già avuto vedendo chi ha proclamato gli scioperi e chi no, pensando così (sbagliando) di raccogliere il consenso che altri sindacati hanno adesso. I salari non copriranno il potere d’acquisto perché non sarà più possibile nessuna contrattazione. Entro pochi anni cominceranno, con la scusa della crisi, i licenziamenti di quelli che hanno ancora un contratto a tempo indeterminato che hanno ancora la protezione dell’articolo diciotto. Si creerà una piccola “casta aziendale” di lavori super specializzati che saranno quelli che le aziende riterranno utili per far andare avanti le aziende. Tutti gli altri saranno “intercambiabili”. Ma anche minoranza di questi lavoratori “casta” dovrà adeguarsi al nuovo corso jobactiano. Sindacati come la CGIL, la UIL , che alla fine si è accorta col nuovo segretario Barbagallo, del pericolo mortele del job act per l’organizzazione e i lavoratori. E questo riguarda anche i sindacati di base che saranno anche loro spazzati via. Anche i lavoratori Statali e quelli degli Enti Locali non dovrebbero dormire sonni tranquilli. Il job act e la libertà di licenziamento riguardano anche loro, la Ministra Madia dice di no, ma il job act riguarda tutti i lavoratori, nessuno escluso. E’ addirittura ipotizzabile che riguardi anche carabinieri, poliziotti e esercito. Nessuno si iscriverà più a un sindacato che fa davvero il suo mestiere se rischia il licenziamento. Come curatore dell’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro, ed è per questo che sono molto duro verso chi ha votato questa legge in parlamento, compresi i tanti sindacalisti che l’hanno votato questa legge, ho già visto cosa ha già portato l’arrivo di Renzi e di un partito che ha preso i voti dai lavoratori , per poi fare leggi contro di loro. Rispetto all’anno scorso abbiamo già un aumento di oltre il 10% delle morti sui luoghi di lavoro, e addirittura, nonostante nel frattempo si siano persi milioni di posti di lavoro, anche un aumento complessivo rispetto all’intero 2008, anno di apertura dell’Osservatorio, siamo già a +1%. E questo aumento si concentra in categorie non assicurati all’INAIL che ha visto un calo consistente in questi anni. Ma qual è la causa di questa politica filo industriale? Nel Parlamento e nelle Amministrazioni, a parte alcuni di cinque stelle, non ci sono parlamentari che vengono direttamente dal lavoro dipendente. Un parlamento in mano alle lobby di professionisti della politica, industriali e rappresentanti di categorie forti. Che fare? Occorre lavorare acremente, fin da ora per portare nelle Istituzioni chi viene dal lavoro dipendente, noi ci stiamo provando. Ciascuno di noi mantenga le proprie idee politiche, ma lavori per portare i migliori rappresentanti di queste categorie in parlamento e nelle Istituzioni.

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