Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro.
Sono 110 i lavoratori morti per infortuni sul lavoro all’ 11 marzo 2017
(oltre 230 con le morti sulle strade e in itinere)
Già 13 i morti schiacciati dal trattore dall’inizio
dell’anno. L’ultimo di 42 anni il 10 marzo a Lettopalena di Chieti, ferito
gravemente anche il figlio di dieci anni trasportato sul mezzo. Il Ministro delle
Politiche agricole Martina batta finalmente un colpo su queste tragedie. Da
quando è ministro sono morti guidando questo mezzo oltre 430 agricoltori. Un
morto su cinque sui luoghi di lavoro di tutte le categorie è causato da questo mezzo. Occorre
una campagna informativa sulla pericolosità dei trattori e forti incentivi per mettere
in sicurezza i vecchi.
I morti sui luoghi di lavoro sono stati 86 il 29 febbraio 2016 +12,3%.
Erano 90 il 29 febbraio 2008 +8,3
Morti nelle province italiane nel 2017 per ordine decrescente, sono esclusi
dalle province i morti sulle autostrade e all’estero.
ABRUZZO 17 L'Aquila (5),
Chieti (), Pescara (11) Teramo (1). VENETO 13
Venezia (2), Belluno (), Padova (1), Rovigo (3), Treviso (1), Verona (3),
Vicenza (3). LOMBARDIA 10 Milano (3), Bergamo (1),
Brescia (1), Como (), Cremona (), Lecco (2), Lodi (1), Mantova (), Monza
Brianza (), Pavia (1), Sondrio (1), Varese (). CAMPANIA
10 Napoli (5), Avellino (), Benevento (1), Caserta (), Salerno (4). SICILIA 8 Palermo (2), Agrigento (1), Caltanissetta
(), Catania (), Enna (), Messina (), Ragusa (1), Siracusa (1), Trapani (3). TOSCANA 6 Firenze (), Arezzo (), Grosseto (1), Livorno
(2), Lucca (1), Massa Carrara (), Pisa (1), Pistoia (1), Siena () Prato
(). PIEMONTE 6 Torino (2), Alessandria (), Asti
(), Biella (1), Cuneo (2), Novara (), Verbano-Cusio-Ossola () Vercelli (1) LAZIO 5 Roma (2), Viterbo () Frosinone () Latina (3)
Rieti (). EMILIA ROMAGNA 4 Bologna (1).
Forlì-Cesena (), Ferrara (), Modena (), Parma (2), Piacenza (1), Ravenna (),
Reggio Emilia (), Rimini (). CALABRIA 2
Catanzaro (), Cosenza (1), Crotone (1), Reggio Calabria () Vibo Valentia () LIGURIA 2 Genova (1), Imperia (1), La Spezia (),
Savona (). PUGLIA 3 Bari (2), BAT (), Brindisi (1),
Foggia (), Lecce () Taranto () MARCHE 2 Ancona
(), Macerata (), Fermo (), Pesaro-Urbino (2), Ascoli Piceno (). SARDEGNA 2 Cagliari (), Carbonia-Iglesias (), Medio
Campidano (), Nuoro (), Ogliastra (), Olbia-Tempio (), Oristano (1), Sassari (1).
Sulcis inglesiente () FRIULI VENEZIA GIULIA 2 Trieste
(1), Gorizia (1), Pordenone (), Udine (). UMBRIA 2
Perugia (1) Terni (1). BASILICATA 1 Potenza (1) Matera () TRENTINO ALTO ADIGE Trento (), Bolzano (). VALLE
D’AOSTA ()
I morti sulle autostrade e all’estero non sono a carico delle province
Report morti sul lavoro nell’intero 2016
Nel 2016 sono morti 641 lavoratori sui luoghi di lavoro e oltre 1400 se si
considerano i morti sulle strade e in itinere (stima minima per l’impossibilità
di conteggiare i morti sulle strade delle partite iva individuali e dei morti
in nero), e di altre innumerevoli posizioni lavorative, ricordando che solo una
parte degli oltre 6 milioni di Partite Iva individuali sono assicurate
all’INAIL. L’unico parametro valido per confrontare i dati dell’INAIL e di chi
li utilizza per fare analisi, e dell’Osservatorio Indipendente di Bologna morti
sul lavoro sono i morti per infortuni INAIL SENZA MEZZO DI TRASPORTO, e
confrontare quanti ne registra in più l’Osservatorio. Si ha così il numero
reale delle morti per infortuni sui LUOGHI DI LAVORO IN ITALIA e non solo degli
assicurati INAIL.
Lieve calo del 3,9% delle morti sui luoghi di lavoro rispetto allo
spaventoso 2015, ma un aumento dello 0.7% rispetto al 2008 anno d’apertura
dell’Osservatorio Indipendente di Bologna. Come potete vedere altro che
favolosi cali ogni anno, e nonostante un enorme spreco di euro spesi per la Sicurezza
senza vedere risultati concreti se si prendono in considerazione tutte le morti
sul lavoro e non solo gli assicurati INAIL. Come tutti gli anni è l’agricoltura
a pagare un prezzo elevatissimo di sangue con il 31% di tutte le morti per
infortuni sui luoghi di lavoro. E delle morti in questo settore ben il 65% sono
provocate dal trattore. Una vergogna che nessuno se ne occupi se pensate che un
morto su cinque di tutte le morti sui luoghi di lavoro, di tutte le categorie
messe insieme sono provocate da questo mezzo. Sono anni che chiediamo ai
ministri che si susseguono di occuparsene. Ma niente, sono morti sul lavoro che
non esistono e spariscono dalle statistiche. La seconda categoria con più morti
sui luoghi di lavoro è l’edilizia con il 19,6%. La cadute dall’alto è il
maggior fattore di rischio. E’ l’autotrasporto con il 9,3% dei morti la terza
categoria con più vittime. In questo comparto sono inseriti i morti di diverse
categorie. Seguono L’industria, esclusa l’edilizia, comprese le imprese più
piccole, che ha complessivamente l’8,2% delle morti. Poi gli artigiani di
tantissime categorie muoiono numerosissimi, soprattutto nelle imprese
appaltatrici, la strage riguarda anche un numero impressionante di Partite Iva
che non sono inserite tra le morti sul lavoro nelle statistiche dell’INAIL. E
questo perché questo Istituto dello Stato monitora solo i propri assicurati (lo
scrivo per la milionesima volta, ma tanto non serve a niente). A questo
istituto arrivano moltissime denunce per infortuni, anche mortali, che poi non
vengono riconosciute come tali proprio per non avere questa assicurazione. NON
SONO ASSICURATI ALL’INAIL, QUINDI NON ESISTONO. Poi anche per le morti in
itinere spesso non vengono riconosciute per una normativa specifica, che la
maggioranza di chi lavora non conosce. Gli stranieri morti sui luoghi di lavoro
sono l’8,2%, un calo dell’1,6% rispetto al 2015, segno che anche più italiani
svolgono lavori pericolosi e con meno sicurezza pur di avere un lavoro.
Impressionante sapere che il 27,7% dei morti sul lavoro ha più di 61.
Angosciante vedere che tantissimi giovani non trovano lavoro, che svolgono
anziani che non hanno più la salute e i riflessi pronti per fare lavori
pericolosi. Questo la dice lunga anche sui motivi dell’enorme disoccupazione giovanile;
si trattengono gli anziani e si fanno morire lavorando, mentre i giovani sono
costretti alla disoccupazione o a emigrare. E’ la Campania la regione con più
morti sui luoghi di lavoro sempre se non si fanno giochini di prestigio e si
inseriscono tutti i morti sul lavoro. Seguono la mai regione, L’Emilia Romagna
che nel 2016 raddoppia i morti sui luoghi di lavoro, poi il Veneto. Quinta la
Lombardia che ha un decremento importante del 27%. Occorre anche ricordare che,
a nostro parere, la Lombardia è tra le grandi regioni, da quando abbiamo aperto
l’Osservatorio, che ha l’andamento migliore, sempre se si considerano tutte le
morti sul lavoro. Ha il doppio degli abitanti di qualsiasi altra regione e
l’indice occupazionale non ha nessun valore statistico sugli infortuni, anche
mortali, visto che in tantissimi dei morti per infortuni non sono assicurati
all’INAIL, le statistiche vengono fatte solo tenendo in considerazione gli
assicurati a questo Istituto. E’ la provincia di Napoli quella con più morti sui
luoghi di lavoro, compresi tre pescatori morti in mare, la seconda in questa
triste classifica è la provincia di Vicenza con 20 morti, segue Brescia con 18
morti, a seguire qui sotto ci sono le morti sui luoghi di lavoro di tutte le
province italiane.
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Molte delle vittime del terremoto in Emilia erano lavoratori rimasti
schiacciati per il crollo dei capannoni. Lo stesso terremoto che ha colpito
l’Umbria e le Marche ha evidenziato che i capannoni industriali in Italia sono
per la maggior parte a rischi sismico. E’ un miracolo che non ci siano stati
morti nella cartiera a Pioraco di Macerata. Il tetto è crollato nel cambio
turno, nella fabbrica stavano lavorando solo 20 persone che sono riuscite a
scappare.
L’intero tetto della sala macchine è crollato. In questa fabbrica ci
lavorano complessivamente 146 lavoratori e se fossero stati tutti all’interno
ci sarebbe stata una strage. E’ un miracolo, come nel terremoto in Emilia che
pur provocando vittime tra i lavoratori è capitato di notte e in orari dove
sotto e fabbriche ci lavoravano pochissime persone. La maggioranza dei
capannoni industriali in Italia sono costruiti in anni dove non si teneva in
nessun conto del rischio sismico. Se non si comincia a farli mettere in
sicurezza è a rischio la vita di chi ci lavora sotto, e parliamo di milioni di
lavoratori. Del resto con incentivi e detassazioni si potrebbero mettere tutti
in sicurezza con una spesa non eccessivamente alta.
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