giovedì 1 marzo 2018

I lavoratori della Ducati e della Lamborghini si mobilitano contro le morti sul lavoro e sostengono un focus permanente sul tema

Ducati e Lamborghini sostengono un focus permanente sul tema.

Quando il 16 Gennaio persero la vita sul lavoro tre operai alla Lamina di Milano (più un quarto che morì due giorni dopo), FIM, FIOM e UILM proclamarono uno sciopero per il venerdì seguente, con corteo fino alla prefettura, per chiedere più sicurezza nei luoghi di lavoro. La mobilitazione fu estesa a tutta la Lombardia e alle RSU delle regioni limitrofe. Le adesioni furono numerose anche in Emilia.
Noi, come RSU Ducati Motor Holding, dopo esserci confrontati sul tema, abbiamo deciso che, pur considerando lo sciopero un’utile risposta, avremmo dovuto pensare a qualcosa di più costruttivo e lungimirante, qualcosa che andasse oltre la denuncia e la protesta verso le Istituzioni sorde di questo Paese. Ci siamo quindi incontrati con le RSU Lamborghini per proporre alle Lavoratrici e ai Lavoratori di entrambe le aziende la devoluzione di un contributo a sostegno di un’associazione nazionale per la sicurezza nei luoghi di lavoro. Inoltre, abbiamo messo a punto un progetto per definire una serie di attività volte a migliorare la cultura della sicurezza sia tra i lavoratori che tra gli studenti.
27749874_10211219266173787_7066411581034573303_nCosì, il 9 Febbraio c’è stata in Ducati una riunione tra RSU ed RLS delle due aziende del gruppo Volkswagen. Hanno partecipato alla riunione anche il curatore dell’osservatorio indipendente morti sul lavoro ed alcuni membri dell’associazione nazionale “Ruggero Toffolutti”(operaio che perse la vita 20 anni fa a Piombino).
L’incontro allargato è stato veramente utile anche perchè il curatore volontario dell’Osservatorio, Carlo Soricelli, (il quale, tra l’altro, gestisce un blog visitato da persone di tutto il mondo con oltre 150.000 contatti l’anno)  ha messo a disposizione dati che inducono a riflettere. Primo tra tutti, il 95% delle morti sul lavoro avviene lì dove il sindacato non c’è e quando si parla di imprese medio-grandi spesso gli infortuni gravi avvengono perché all’interno delle stesse operano aziende appaltatrici che fanno lavorare il proprio personale in condizioni disumane. ritratto rotoletti con scritta Carlo Soricelli 1Ogni anno il 30% dei morti sul lavoro ha più di 61 anni e questo la dice lunga sugli effetti della legge Fornero. La stragrande maggioranza dei decessi avviene in imprese sotto i 15 dipendenti, dove l’articolo 18 della legge 300/70  non è mai esistito; ovviamente anche in quelle più grandi, dopo l’abolizione dello stesso per i neoassunti con il Jobs-act, il numero delle vittime non è certo diminuito.
Drammatico è poi il dato degli infortuni mortali in itinere, che ogni anno rappresenta circa il 50% del totale. Troppo spesso però non vengono registrati come tali per via della rigidità della normativa vigente. I settori dove si muore di più sono agricoltura ed edilizia, mentre nell’industria sono circa il 10% del totale.
L’Osservatorio è importante perché monitora tutti gli incidenti mortali e non solo gli assicurati, come fa l’INAIL. In 10 anni l’Osservatorio ha conteggiato 14.000 decessi, una vera strage di gente onesta che ogni giorno affronta l’attività quotidiana tra mille insidie nei luoghi di lavoro e per le strade.
targaParticolarmente toccante è stato il contributo di Valeria, madre di Ruggero Toffolutti e presidente onoraria dell’ associazione, che ci ha spiegato di aver appreso della morte di suo figlio in diretta, visto che di professione fa la giornalista. Valeria ci ha raccontato della ventennale attività di volontariato fatta dai membri di questa associazione, tutte persone che ogni giorno si impegnano per promuovere la cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro e nelle scuole e per denunciare le lacune culturali della nostra società su questo tema così importante.
Abbiamo quindi deciso di aiutare proprio l’Associazione Ruggiero Toffolutti a realizzare una serie di progetti attraverso il contributo generoso e solidale delle lavoratrici e dei lavoratori che vorranno condividere questo percorso innovativo; un percorso che porterà ad accrescere la cultura della sicurezza sia tra gli adulti che lavorano che tra i giovani studenti. Ci auguriamo che in tanti comprendano l’utilità dei progetti che verranno illustrati durante le assemblee alla presenza di Valeria e degli altri membri di questa splendida associazione che, pur essendo strutturata a livello nazionale, non può ancora contare sul lavoro militante di un numero adeguato di persone…
Vorremmo che, una volta tanto, partisse dai lavoratori una risposta concreta su questo tragico argomento. Non ci si può fermare ad un giusto ma tuttavia episodico momento di sciopero. Non c’è lotta che tenga senza solidarietà di classe. Ci auguriamo infine che iniziative simili a questa vengano riprodotte in altri contesti sindacalizzati. Il nostro è un piccolo gesto ma c’è bisogno di molto di più per ridurre il numero di morti sul lavoro. Questa, nei numeri, è una vera e propria guerra e per vincerla non basta la solidarietà di qualche migliaio di persone. Serve molto altro e non ce la caviamo neanche solo con la solidarietà. Il sindacato deve mettere in campo tutte le iniziative necessarie e deve essere in grado di incidere sulle scelte dei governi, anche se questi fino ad ora non sono stati particolarmente sensibili sull’argomento sicurezza nei luoghi di lavoro.

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