Ma c…,
vogliamo affrontare almeno per una volta e in modo serio e approfondito le
terribili tragedie delle morti sul lavoro. Ho letto questa mattina su
Repubblica di Bologna un articolo di Marco Bettazzi, con commenti che mi hanno
fatto trasecolare, tra l’altro di esponenti come Bruno Papignani e altri sindacalisti
che conoscono bene la situazione. Tutto quello che è scritto è solo
interpretazione di una parte del fenomeno. Si cita l’Osservatorio che ho aperto
dieci anni fa dopo la tragedia della ThyssenKrupp di Torino. I sindacati anche
in questo caso e mi riferisco a CGIL CISL e UIL dimostrano una scarsa, e
addirittura mancanza di conoscenza di queste tragedie. Eppure, sono informati, fanno
come a Roma: prendono per buoni solo quello che diffondono le statistiche ufficiali.
Ma questo fenomeno drammatico per oltre 1000 famiglie ogni anno, occorre, se ne parla, conoscerlo a fondo.
Non
vengono mai separati i morti sui luoghi di lavoro da quelli che muoiono sulle
strade, la maggioranza dei lavoratori morti in Emilia Romagna sono in itinere e
non sui luoghi di lavoro come scrive Marco Bettazzi. In Emilia Romagna Sui
LUOGHI DI LAVORO nel 2017 i morti sono stati 42, tutti gli altri, ad arrivare a
115 (INAIL) sono morti sulle strade, ma sono addirittura di più perche molti non sono
assicurati a questo Istituto.
Quelle
che diffonde l’INAIL sono denunce che gli arrivano dai territori, attraverso le competenze, quindi le 115 morti sono solo denunce. Buona parte,
come avviene tutti gli anni non verranno poi riconosciute come “morti sul
lavoro”, oppure che non sono di loro pertinenza. Andare a verificare quante ne
sono state riconosciute delle 115 del 2017.
Delle
42 Le morti sui LUOGHI DI LAVORO (Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro) di cui dovrebbero occuparsi i sindacati sono
per la stragrande maggioranza nei servizi all’industria, tra gli artigiani, nell’edilizia
e in agricoltori. Un morto su cinque sui LUOGHI DI LAVORO IN ITALIA sono di “schiacciati
dal trattore” Già 3 in Emilia Romagna dall'inizio dell'anno (uno su cinque), ma se sono anziani non sono considerati come tali.
Nelle fabbriche
sui LUOGHI DI LAVORO (dentro la fabbrica) muoiono in pochissimi, tra l'altro per la maggior parte non dipendenti dell'azienda stessa, ma negli appalti. la stragrande maggiornaza dei morti sui luoghi di lavoro sono in aziende dove non ce l’Articolo
18 dello statuto dei lavoratori, quello tolto col Jobs act a tutti i nuovi
assunti
Se
sono stati 42 in Emilia Romagna i morti sui luoghi di lavoro nel 2017, e non
temo smentite, il sindacato deve occuparsi e capire dove sono e in che ambito
lavoravano, altrimenti si fa una confusione che impedisce di fare interventi
seri e mirati
Moltissimi
lavoratori, anche sindacalizzati muoiono sulle strade, ma sono un’altra cosa
rispetto a quelli che muoiono sui luoghi di lavoro. Occorre comprendere le
ragioni per le quali tantissimi muoiono sulle strade e in itinere e mettere in campo
eventualmente azioni mirate. Ma queste devono coinvolgere soprattutto le
amministrazioni locali e nazionali. Le donne ogni anno muoiono a centinaia, non
sui LUOGHI DI LAVORO, ma sulle strade e in itinere
In
Italia un lavoratore su cinque, morto sui LUOGHI DI LAVORO a volte uno su
quattro ha più di 60 anni, come
non chiedersi se la Legge Fornero, che ha incrementato
le morti in tarda età,
che non ha mai
distinto per l’allungamento della pensione chi svolge un lavoro pericoloso (per
se e per gli altri) da uno che non lo è
una legge giusta.
I
sindacati, ma questo riguarda anche le amministrazioni regionali e locali, non
analizzano bene il fenomeno, fa comprendere che lo fanno solo burocraticamente,
per anni ho sentito solo questa frase “mai più morti sul lavoro” senza mai
mettere in campo azioni mirate e adeguate, senza poi farsi forza del fatto che dove sono presenti muoiono
in pochissimi.
Tra l’altro
il giornalista Bottazzi scrive che l’Osservatorio ha monitorato 16 morti sul
lavoro (è vero) ma a nessuno viene in mente che se rapportati ai 115 dell’intero
2017 (INAIL) assisteremo a un clamoroso calo delle morti, cosa non vera e in
linea, purtroppo con gli anni precedenti. Si vada a vedere chi sono i morti sul
lavoro anche quest’anno che confermano quello che scrivo.
Sono molto
contento che in importanti fabbriche bolognesi, come la Ducati e la Lamborghini
i delegati sindacali mi hanno chiamato per parlare del fenomeno, si vede che tra
i lavoratori, una certa credibilità l’Osservatorio ce l’ha. Cosa che non sembra
ci sia nei vertici.
Caro Papignani,
ci conosciamo da tantissimi anni, apprezzo quello che fai e hai fatto, da
segretario regionale e bolognese della FIOM, un sindacato in cui sono stato
iscritto quando lavoravo, sono stato anche delegato per anni. Ma se anche tu ti
appelli a Monsignor Zuppi senza mai poi commentare e andare a vedere se quello
che scrivo è vero, vuol dire che “parlate” solo tra di voi e non apprezzate uno
come me che questo lavoro lo fa da volontario, impiegando oree ore al giorno per anni e gratuitamente. Davvero una grande
tristezza. Tra l’altro sono anni che vi e ti chiedo di portare il lutto al
braccio il 1° maggio, in segno di solidarietà verso i tanti lavoratori che
muoiono sui lavora, mai sono un normale cittadino che non è degno neppure di
una risposta.
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