martedì 24 aprile 2018

Commento all'articolo di Marco Bettazzi sulle morti sul lavoro


Ma c…, vogliamo affrontare almeno per una volta e in modo serio e approfondito le terribili tragedie delle morti sul lavoro. Ho letto questa mattina su Repubblica di Bologna un articolo di Marco Bettazzi, con commenti che mi hanno fatto trasecolare, tra l’altro di esponenti come Bruno Papignani e altri sindacalisti che conoscono bene la situazione. Tutto quello che è scritto è solo interpretazione di una parte del fenomeno. Si cita l’Osservatorio che ho aperto dieci anni fa dopo la tragedia della ThyssenKrupp di Torino. I sindacati anche in questo caso e mi riferisco a CGIL CISL e UIL dimostrano una scarsa, e addirittura mancanza di conoscenza di queste tragedie. Eppure, sono informati, fanno come a Roma: prendono per buoni solo quello che diffondono le statistiche ufficiali. Ma  questo fenomeno drammatico per oltre 1000 famiglie ogni anno, occorre, se ne parla, conoscerlo a fondo.

Non vengono mai separati i morti sui luoghi di lavoro da quelli che muoiono sulle strade, la maggioranza dei lavoratori morti in Emilia Romagna sono in itinere e non sui luoghi di lavoro come scrive Marco Bettazzi. In Emilia Romagna Sui LUOGHI DI LAVORO nel 2017 i morti sono stati 42, tutti gli altri, ad arrivare a 115 (INAIL) sono morti sulle strade, ma sono addirittura di più perche molti non sono assicurati a questo Istituto.

Quelle che diffonde l’INAIL sono denunce che gli arrivano dai territori, attraverso le competenze, quindi le 115 morti sono solo denunce. Buona parte, come avviene tutti gli anni non verranno poi riconosciute come “morti sul lavoro”, oppure che non sono di loro pertinenza. Andare a verificare quante ne sono state riconosciute delle 115 del 2017.

Delle 42 Le morti sui LUOGHI DI LAVORO (Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro) di cui dovrebbero occuparsi i sindacati sono per la stragrande maggioranza nei servizi all’industria, tra gli artigiani, nell’edilizia e in agricoltori. Un morto su cinque sui LUOGHI DI LAVORO IN ITALIA sono di “schiacciati dal trattore”  Già 3 in Emilia Romagna dall'inizio dell'anno (uno su cinque), ma se sono anziani non sono considerati come tali. 


Nelle fabbriche sui LUOGHI DI LAVORO (dentro la fabbrica) muoiono in pochissimi, tra l'altro per la maggior parte non dipendenti dell'azienda stessa, ma negli appalti. la stragrande maggiornaza dei morti sui luoghi di lavoro sono in aziende dove non ce l’Articolo 18 dello statuto dei lavoratori, quello tolto col Jobs act a tutti i nuovi assunti

Se sono stati 42 in Emilia Romagna i morti sui luoghi di lavoro nel 2017, e non temo smentite, il sindacato deve occuparsi e capire dove sono e in che ambito lavoravano, altrimenti si fa una confusione che impedisce di fare interventi seri e mirati

Moltissimi lavoratori, anche sindacalizzati muoiono sulle strade, ma sono un’altra cosa rispetto a quelli che muoiono sui luoghi di lavoro. Occorre comprendere le ragioni per le quali tantissimi muoiono sulle strade e in itinere e mettere in campo eventualmente azioni mirate. Ma queste devono coinvolgere soprattutto le amministrazioni locali e nazionali. Le donne ogni anno muoiono a centinaia, non sui LUOGHI DI LAVORO, ma sulle strade e in itinere

In Italia un lavoratore su cinque, morto sui LUOGHI DI LAVORO a volte uno su quattro ha più di 60 anni, come
non chiedersi se la Legge Fornero, che ha incrementato le morti in tarda età,  che non ha mai distinto per l’allungamento della pensione chi svolge un lavoro pericoloso (per se e per gli altri) da uno che non lo è  una legge giusta.

I sindacati, ma questo riguarda anche le amministrazioni regionali e locali, non analizzano bene il fenomeno, fa comprendere che lo fanno solo burocraticamente, per anni ho sentito solo questa frase “mai più morti sul lavoro” senza mai mettere in campo azioni mirate e adeguate, senza poi farsi  forza del fatto che dove sono presenti muoiono in pochissimi.

Tra l’altro il giornalista Bottazzi scrive che l’Osservatorio ha monitorato 16 morti sul lavoro (è vero) ma a nessuno viene in mente che se rapportati ai 115 dell’intero 2017 (INAIL) assisteremo a un clamoroso calo delle morti, cosa non vera e in linea, purtroppo con gli anni precedenti. Si vada a vedere chi sono i morti sul lavoro anche quest’anno che confermano quello che scrivo.

Sono molto contento che in importanti fabbriche bolognesi, come la Ducati e la Lamborghini i delegati sindacali mi hanno chiamato per parlare del fenomeno, si vede che tra i lavoratori, una certa credibilità l’Osservatorio ce l’ha. Cosa che non sembra ci sia nei vertici.  

Caro Papignani, ci conosciamo da tantissimi anni, apprezzo quello che fai e hai fatto, da segretario regionale e bolognese della FIOM, un sindacato in cui sono stato iscritto quando lavoravo, sono stato anche delegato per anni. Ma se anche tu ti appelli a Monsignor Zuppi senza mai poi commentare e andare a vedere se quello che scrivo è vero, vuol dire che “parlate” solo tra di voi e non apprezzate uno come me che questo lavoro lo fa da volontario, impiegando oree  ore al giorno per anni e gratuitamente. Davvero una grande tristezza. Tra l’altro sono anni che vi e ti chiedo di portare il lutto al braccio il 1° maggio, in segno di solidarietà verso i tanti lavoratori che muoiono sui lavora, mai sono un normale cittadino che non è degno neppure di una risposta.


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