Quando raggiungi una certa età e tra l’altro non stai bene,
fai anche dei bilanci e cerchi di capire se le scelte che hai fatto siano state
giuste e sono servite a qualcosa. Non vedevo l’ora d’andare in pensione dopo 40
anni di lavoro da metalmeccanico, potevo dedicarmi finalmente all’arte, e
pensavo a chissà quali miei capolavori sarei riuscito a realizzare con mente
libera e ancora tanta forza. Certo, nonostante il grande impegno, una famiglia
e due figli da crescere (soprattutto seguiti da mia moglie) ero riuscito a
realizzare secondo i miei parametri grandi cose: le mie opere a contenuto
sociale non lasciavano e non lasciano mai indifferenti. Migliaia di quadri e
sculture, all’attivo oltre settanta mostre, esposizioni in contenitori molto
prestigiosi, in Italia e all’estero. Palazzo D’Accursio e Re Enzo a Bologna,
presente in prestigiosi musei. Una mostra personale con il Grande Cesare
Zavattini. Si davvero molte soddisfazioni, creazione di una mia Casa museo in
una grande casa in sasso, tutta ristrutturata con le mie mani, dove molte mie
opere potevano trovare quello spazio sufficiente per essere valorizzate. Ma da
quando ho cominciato a prendere il pennello, e non avevo neppure vent’anni,
sono sempre stato irrequieto, un non sentirsi mai appagato, un cercare di fare
sempre qualcosa di utile che servisse agli altri, anche l’impegno sindacale era
dovuto a questo. Poi la tragedia della Thyssenkrupp di Torino nel dicembre
2007, vedere che in rete non c’erano notizie recenti che parlavano dei
lavoratori morti sul lavoro. Quanti erano in quell’anno? E l’anno prima? Niente
di niente, solo poche notizie confuse, come se la vita persa da tanti mentre
lavoravano non contasse niente. Aprii così l’Osservatorio poche settimane dopo,
volevo rendere visibili le morti sul lavoro: volevo che chi moriva così
tragicamente avesse almeno un ultimo omaggio. Volevo scuotere le coscienze e
cercare di fare qualcosa di concreto per alleviare il fenomeno. L’arte
trascurata e non aver più fatto iniziative per valorizzarla, certo non ho mai
smesso, ma l’Osservatorio m’impegnava e m’impegna molto. Ma poi guardo
concretamente i risultati: milioni di persone hanno visitato il sito
dell’Osservatorio, ma i morti per infortunio quest’anno non sono mai stati così
tanti. A cosa sono servite le continue denunce? A cosa sono servite tante
interviste a radio e Televisioni e giornali? Si sono succeduti in questi 11
anni partiti di ogni colorazione politica, di destra, di sinistra, verdi, blu,
gialli, ma nessuno che abbia mai fatto concretamente niente per queste
tragedie. Sono tutti al servizio dei potenti, il mondo del lavoro è solo,
isolato, senza interlocutori, gli stessi lavoratori non si rendono neppure
conto che non contano proprio niente. Le lobby controllano il Parlamento e
l’intera società. Se i risultati sono un aumento dei morti sul lavoro il bilancio
dell’Osservatorio è fallimentare. È un urlare in un deserto ormai privo di
valori e purtroppo questo ormai tocca ogni strato sociale. Che fare?
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