domenica 3 febbraio 2019

Rigopiano, i familiari delle vittime sul lavoro scrivono a Di Maio, non è stata riconosciuta la morte sui Luoghi di lavoro http://www.ilcentro.it/pescara/rigopiano-i-familiari-delle-vittime-sul-lavoro-scrivono-a-di-maio-1.2148587

Di Maio Ministro del Lavoro cambi la legge

A 4 degli 11 dipendenti non è stata riconosciuta l’indennità «Chiediamo che cambi la legge per il futuro, non per noi»
PENNE. I familiari delle vittime sul lavoro, della tragedia Rigopiano hanno scritto una lettera al ministro Luigi Di Maio. A quattro degli undici lavoratori morti a seguito della valanga che si è abbattuta sull’hotel Rigopiano il 18 gennaio 2017 - Gabriele D’AngeloMarinella Colangeli,Alessandro Riccetti ed Emanuele Bonifazi - non è stata riconosciuta la morte sul luogo di lavoro in base ad una legge del 1938. «Questa lettera non serve per richiedere risarcimenti», commenta Paola Ferretti, madre di Emanuele Bonifazi, «vuole soltanto sollecitare il legislatore a riesaminare e modificare una vecchia legge, a nostro parere ingiusta e discriminatoria. Sappiamo benissimo che la legge non sarà retroattiva, ma il nostro intento non è chiedere soldi, bensì fare qualcosa che migliori il trattamento delle morti sul lavoro per il futuro, affinché nessun familiare debba vedersi liquidare la morte di un figlio con un assegno funerario di 2136 euro, soltanto perché non ha familiari a carico e perché è indipendente da loro. Oltre che ingiusto, ci sembra veramente offensivo e denigratorio. Per noi familiari delle vittime sul lavoro di Rigopiano questo cambiamento significherebbe, almeno, onorare la morte dei nostri angeli e in qualche modo, dare un senso al loro sacrificio».
La legge del 1938, poi modificata nel 1965, prevede che abbiano diritto a una rendita economica in seguito alla morte del lavoratore, il coniuge (fino alla morte o a nuovo matrimonio), ciascun figlio, fino al raggiungimento della maggiore età (per ragioni di studio elevata fino ai 21 anni se i figli sono studenti di scuola media o superiore e non oltre i 26 anni se studenti universitari), e i figli totalmente inabili al lavoro, ai quali la rendita spetta a prescindere dall’età, finché dura l’inabilità. In mancanza di coniuge e figli, può spettare una rendita anche a genitori, altri ascendenti, fratelli e sorelle, ma solo se convivevano con il lavoratore deceduto ed erano a suo carico.
«Il problema attuale», scrivono a Di Maio i parenti dei lavoratori morti nella tragedia Rigopiano, «è la non indennizzabilità del danno biologico a causa di morte e quindi la sua non ereditabilità da parte degli aventi diritto, come non è ereditabile il danno biologico in ambito di responsabilità civile, a meno che, quando il congiunto era in vita, dette somme non erano già entrate a fare parte dei beni del defunto. La norma Inail garantisce ai superstiti di potersi sostenere in mancanza del supporto economico del congiunto; e per ottenere tali prestazioni si deve dipendere economicamente dallo scomparso. Da norma finalizzata a sostenere il lavoratore (o i familiari a certe condizioni), essa dovrebbe anche occuparsi di indennizzare il danno biologico a causa di morte, nonché quello che direttamente subiscono i parenti in ragione del decesso in occasione di lavoro. Non sempre è così; ma resta il dolore, restano i diritti da far valere giudizialmente. Chiediamo un intervento innovatore, moderno, che non sia la solita soluzione rimediata, peggiore del nulla», concludono i parenti delle vittime sul lavoro di Rigopiano. 

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