mercoledì 18 ottobre 2023

San Giuseppe se vivesse ora morirebbe lavorando con quota 104 , All'Attenzione del Dott. Ugo Zampetti e del Cardinale Matteo Zuppi

 San Giuseppe muore lavorando

Caro Presidente Mattarella, caro Vescovo Zuppi, quota 104 significa solo ulteriori omicidi sociali sul lavoro. Ho controllato questa mattina, 18 ottobre, l’età dei lavoratori morti sui Luoghi di Lavoro, ed è una situazione raccapricciante. Dei 795 lavoratori registrati dall’Osservatorio di Bologna morti sul lavoro, Il 33% dei morti sui luoghi lavoro (escluso itinere), ben 264 di questi hanno più di 60 anni, Ovviamente se si contano tutti e non solo gli assicurati a INAIL. E questo succede già ora che c’è quota 103 (composta da 62 anni e 41 anni di contributi). Sconvolgente per chi ha ancora una coscienza sociale.  Con quota 104 che entrerà in vigore il prossimo anno l’età per andare in pensione si allungherà di un anno, poi nel 2025 si allungherà ancora. Tra l’altro questo vale per chi ha maturato gli anni, ma chi per diversi motivi non ha questi requisiti: disoccupazione, maternità, studi ecc. non raggiunge quota 63 o 41 la pensione di anzianità diventa una chimera. Lo scrivo da quando ho cominciato a monitore i morti, vedendo l’orribile sequenza di morti di lavoratori anziani dopo il primo anno di monitoraggio del 2008, ma tanti non erano e non sono assicurati a INAIL, ma muoiono ugualmente Signor presidente. Ma come fa un paese civile a non fare nessuna distinzione tra chi fa un lavoro impiegatizio e chi invece svolge un lavoro pericoloso per se e per gli altri? A quell’età in tanti non hanno più i riflessi pronti, hanno acciacchi, hanno problemi di vista e dell’udito, come li ho io da diversi anni, che ne ho 74, come si fa a fare un unico calderone? Sono migliaia caro Presidente le mail mandate a tantissimi parlamentari, ai ministri competenti che si sono succeduti nel corso degli anni, nessuno che si è mai degnato di rispondere, un muro di omertà e complicità contro la Società Civile: ma “loro” non hanno genitori, nonni che fanno lavori pericolosi, chissenefrega allora, non esiste più in parlamento una forza che difende i diritti di chi lavora, solo chiacchiere sui massimi sistemi; di est e ovest, cosa importa se tanti lavoratori e lavoratrici (le nate tra il 64 e 66 non potranno più utilizzare l’opzione donna)  muoiono per infortuni? Si sono molto arrabbiato caro Presidente, non si possono ignorare gli allarmi continui per 16 anni, senza avere uno, dico uno, che ti risponde, che umilia il tuo lavoro volontario, fatto con oltre 30000 ore di lavoro, non uno che si assume anche la volontà eventualmente di controbattere quello che ho scritto in continuazione: che viene considerato un nemico , solo perché solleva problemi, anche etici, in questo caso. Mai stata così ampia la distanza tra potere politico e economico e i cittadini semplici, i lavoratori considerati solo portatori di voti. Racconto qui sotto tre casi emblematici: Luigi Bernardini lavorava al buio in un cantiere autostradale in Liguria, è stato investito da un’ automobile, aveva 76 anni, quanto ha inciso la sua età in questa morte avvenuta il 12 ottobre di quest’anno? Ciro Adinolfi, napoletano in trasferta a Iesi, aveva 75 anni, è morto per il caldo di quei giorni alla guida di una gru il 19 luglio, Francesco Angeleri faceva l’autotrasportatore, in autostrada il suo camion frigo ne ha tamponato uno della Nettezza Urbana, aveva 74 anni, Emblematica anche la morte in itinere di soli 2 giorni fa di una donna: Alessandra Tortomasi di anni ne aveva 44, aveva appena finita la sua prima giornata di lavoro come insegnante, si era appena trasferita dalla sua Paternò in Sicilia per andare a insegnare a Aprilia nel Lazio: aveva trovato alloggio a una cinquantina di km dalla scuola in cui lavorava, ovviamente per poter risparmiare, visto che i nostri insegnanti, che educano i nostri figli e nipoti hanno stipendi da fame. Alessandra Tortomasi che mi guarda e sorride dalla foto di rito, è morta tornando dalla scuola in un incidente, probabilmente per un malore: la sua 500 si è ribaltata, è morta al san Camillo di Roma, le donne, le madri, le nonne muoiono relativamente in poche sui luoghi di lavoro rispetto agli uomini, ma quasi altrettante sulle strade: il loro doppio e triplo lavoro le uccide numerosissime: per la stanchezza, per la fretta per conciliare casa e famiglia, 137 le donne morte per infortuni nel 2022, e quest’anno non va meglio. Cosa si è fatto di specifico per loro? Niente, ma come possono fare figli le donne lavoratrici che vengono condannate all’inferno. Il nostro Parlamento Caro Presidente, è brutto dirlo, è classista, e penalizza i più deboli e premia gli altri; del resto a dominarlo sono le lobby, che non sono alla luce del sole come negli Stati Uniti. Fermiamo la strage di lavoratori vecchi. Carlo Soricelli volontario e curatore dell’osservatorio Nazionale di Bologna morti sul lavoro

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