Report Morti sul lavoro 1 gennaio 2013-1 maggio 2013
Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro
(Aggiornamento)
Nei primi 5 mesi del 2013 sono morti sui luoghi di lavoro 149 lavoratori, più di 300 se si aggiungono i decessi sulle strade e in itinere.
Alla stessa data nel 2012 erano morti 160 lavoratori, si registra un calo del 6,9% . La causa principale di questo lieve decremento è da imputare alla crisi che ha determinato un aumento drammatico di disoccupati e cassaintegrati.
Teniamo a precisare che l'Osservatorio considera morti sul lavoro tutti i lavoratori indipendentemente dalla loro posizione assicurativa che spesso addirittura non esiste (lavoro nero).
Alcune percentuali sul totale dei decessi: 33,3% in edilizia, 31% in agricoltura, due terzi delle vittime nel settore agricolo nel mese di aprile, quasi tutti schiacciati dal trattore, l’ultimo il 28 aprile in provincia di Roma; 17,5% nei servizi, 6,5% nell’autotrasporto, 5,5% nell’industria. Poi ci sono i lavoratori morti sulle strade e in itinere considerati a tutti gli effetti morti per infortuni sul lavoro ma per i quali non esiste nessuna normativa di protezione o che ne analizzi le cause. Moltissimi sono annoverati tra i morti per incidente stradale, ma in realtà gran parte di questi sono lavoratori che si spostano sulle strade e autostrade, dal sud al nord o viceversa e spesso nascondono lavoro nero che è impossibile riuscire a quantificare complessivamente.
I cittadini hanno una visione sbagliata del fenomeno che è molto più esteso di quello che si percepisce affidandosi ai media tradizionali. Si ha la percezione che a morire siano soprattutto operai nelle fabbriche mentre sono “solo” il 5,5% dall’inizio dell’anno, nel 2012 furono il 7% del totale e per la stragrande maggioranza nelle micro aziende dove il sindacato e la prevenzione non esistono. Lo Stato spende milioni di euro per corsi sulla sicurezza che a nostro giudizio non servono a niente, se non a riempire le tasche di chi li organizza e non hanno una vera utilità per chi dovrebbe essere sensibilizzato e istruito su questo tema visto che non vengono coinvolte le categorie che hanno più vittime. Agli agricoltori che muoiono per il 33% sul totale, dei quali un terzo schiacciati dal trattore che non ha nessuna protezione, cosa viene offerto in termini di conoscenze, aiuti per migliorare i mezzi e prevenzione? E per gli edili che muoiono con le stesse percentuali in piccolissime aziende, che cadono dall’alto o travolti dai mezzi che guidano loro stessi o i loro colleghi, o dal materiale che stanno manovrando, cosa si fa? Che conoscenze si danno e cosa si fa per rendere più sicuro il lavoro a persone che spesso non conoscono neppure l’italiano e lavorano in nero per 10 o 12 ore al giorno svolgendo attività faticose e poco sicure? Per non parlare del fatto che grazie alle nuove normative volute dalla Fornero e da Monti si deve lavorare fino a quasi 70 anni, età in cui spesso non si ha un perfetto stato di salute, i riflessi sono lenti e nel caso di lavori così pericolosi e faticosi si tratta di componenti micidiali, non a caso i morti sui luoghi di lavoro ultrasessantenni sono numerosissimi.
Risulta molto frustrante dover fare tutti gli anni le stesse osservazioni e vedere i dati delle solite statistiche considerate “ufficiali” che ti dicono che i morti sono molto meno numerosi di quelli monitorati dall’Osservatorio. Questo cosa significa? In realtà con la scusa della diminuzione si fanno anche minori controlli e si risparmia risorse sulla Sicurezza.
Come abbiamo già avuto modo di dire le statistiche ufficiali a nostro parere sono fuorvianti perchè accorpano morti sui luoghi di lavoro e decessi sulle strade e in itinere che sono un’altra cosa. L‘assicurazione INAIL in itinere è sacrosanta, ma come si fa a non differenziare quantitativamente e qualitativamente gli interventi da mettere in atto se non distingui la morte di chi cade da un tetto o sotto un macchinario dal morto per incidente automobilistico? Occorre sapere chiaramente come intervenire se si vuol salvaguardare la vita di chi lavora.
La formazione sulla sicurezza si fa solo per le cosiddette categorie “forti” che hanno sindacati che le tutelano e riescono ad imporla, mentre si lasciano allo sbando i poveri diavoli, i meno tutelati, quelli che lavorano in nero o in grigio o in piccole aziende. Pensiamo sia intollerabile che un paese come il nostro che ha 60 milioni di abitanti conti il triplo dei morti sui luoghi di lavoro degli altri grandi paesi europei.
Per i lavoratori che operano all’aperto quali edili, agricoltori, autotrasportatori e per tutti quelli che utilizzano un mezzo per andare a lavorare si consiglia di visitare il sito di previsioni del tempo http://prevenzionemeteo.blogspot.it/ dove oltre alle previsioni del tempo si può valutare il fattore rischio infortuni sul lavoro legato alle condizioni atmosferiche.
Se si fosse prestato attenzione all’allarme da noi lanciato con decine di mail all’inizio di aprile nei quali si metteva in guardia sui fattori di rischio per chi opera all'aperto forse non ci sarebbero stati 45 decessi dal 9 negli ultimi 20 giorni.
Carlo Soricelli http://cadutisullavoro.blogspot.com
Spero non dispiaccia a nessuno se ho aggiunto questo blog all'elenco di quelli che seguo,visto il tono decisamente meno serio,di quello che scrivo.
RispondiEliminaBuona giornata