L’Avvenire
Morti sul lavoro, strage silenziosa Dieci vittime in una settimana Solo
ieri hanno perso la vita tre operai, due sotto la pressa L’azienda di Settimo
Milanese dove è morto l’operaio.
PAOLO FERRARIO
MILANO aumento degli infortuni e dei morti sul lavoro, denunciato soltanto
pochi giorni fa dall’Inail, ha avuto tragica conferma in questa prima settimana
di settembre, che tradizionalmente coincide con la ripresa dopo le ferie
estive, con ben dieci vittime (in Lombardia, Piemonte, Toscana e Campania), di
cui tre soltanto ieri. Era ancora buio quando un operaio 42enne di origini
filippine, ha perso la vita sotto una pesante pressa. L’uomo è morto
schiacciato dopo essere entrato nel raggio d’azione del macchinario della ditta
Stuani, azienda di Settimo Milanese (Milano), che produce componenti in acciaio
e plastica. Per questo incidente, la procura L’ di Milano ha aperto
un’inchiesta per omicidio colposo, iscrivendo nel registro degli indagati un
amministratore dell’azienda. Sotto una pressa ha perso la vita anche Vito
Nuzzo, operaio di 29 anni originario della Puglia ma residente da anni a
Roccavione (Cuneo), morto ieri dopo tre giorni di coma. Sabato scorso era
rimasto schiacciato all’interno dell’ex-cartiera Pirinoli. Ricoverato d’urgenza
al Cto di Torino, si è ulteriormente aggravato e per lui non c’è stato,
purtroppo, nulla da fare. Nelle serata di martedì è invece deceduto un operaio
di 31 anni di Solofra (Avellino). Mentre caricava con una gru un grosso
pannello di cemento, è rimasto schiacciato morendo all’istante. Dipendente di
un’impresa di Torre le Nocelle, l’uomo, raccontano i colleghi, era esperto,
scrupoloso e rispettoso delle normative sulla sicurezza. Per far luce sul caso
e indagare su eventuali anomalie, gli inquirenti della procura di Avellino
hanno sequestrato la gru su cui il giovane stava lavorando. Questi casi sono
soltanto gli ultimi di una lunga serie, documentata dai “numeri” (dietro cui ci
sono sempre i drammi di intere famiglie) resi noti dall’Inail con il report
delle denunce pervenute all’Istituto assicurativo nei primi sette mesi
dell’anno. Rispetto al 2016 sono in crescita sia le denunce totali (380.236
quelle registrate tra gennaio e luglio di quest’anno contro le 375.486 dei
dodici mesi precedenti), sia i morti: 591 a fronte dei 562 del 2016. Una lunga
scia di sangue (che, tra l’altro, ogni anno costa all’Europa 476 miliardi di
euro tra infortuni e malattie professionali) denunciata con forza dallo stesso
presidente della Repubblica, Sergio Mattarella che, in una nota, ha ricordato
che «il nostro Paese non può rassegnarsi a subire morti sul lavoro. È
indispensabile – prosegue il comunicato del Quirinale, diffuso in questi giorni
– che le norme sulla sicurezza nel lavoro vengano rispettate con scrupolo e i
controlli devono essere attenti e rigorosi». Chi certamente non si rassegna, ma
anzi non perde occasione per chiedere di non abbassare la guardia su questa
strage infinita di lavoratori, è Carlo Soricelli, da dieci anni animatore
dell’Osservatorio indipendente di Bologna sui morti sul lavoro. Da gennaio al
31 agosto, l’Osservatorio ha contato 453 lavoratori deceduti. «E si tratta
soltanto di morti sui luoghi di lavoro», precisa Soricelli. «Se aggiungiamo
anche quelli sulle strade e in itinere – sottolinea – sfioriamo già le mille
vittime». Un’attenzione speciale è riservata agli agricoltori schiacciati dal
trattore che, secondo l’Osservatorio Inail sugli infortuni nel settore agricolo
e forestale, rappresentano il 64% del totale degli infortuni del settore. In
pratica, due agricoltori morti su tre, perdono la vita sotto il trattore.
«Dall’inizio dell’anno – ricorda Soricelli – ne sono già morti 103. È questa la
vera emergenza di cui nessuno si occupa».
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