lunedì 18 luglio 2011

Volentieri pubblichiamo l'articol del Dott. Fornaro

Morire di lavoro fra realtà virtuale e dramma reale.
di Fulvio Fornaro Sail626
L’avvocato De Gregorio dopo esser stato costretto ad abbandonare il tribunale a seguito di un tentativo di truffa operato per procurarsi denaro per salvare il figlio malato, si lascia andare diventando letteralmente il fantasma di se stesso. Ma un giorno incontra, in vicissitudini molto drammatiche, una donnina costretta a prostituirsi a seguito della morte del marito e la scoperta che quest’ultimo era rimasto vittima di un incidente sul lavoro mascherato da sciagura stradale, lo convinceranno a tornare alla professione. Ritroverà così anche la propria dignità umana. Il contrasto fra il populismo roboante del regista Squitieri e la magistrale interpretazione di Albertazzi, capace di passare senza sforzo dalla laidezza al sublime, valgono il film e anche qualcosa in più per il messaggio sociale vivido ed attualissimo. Purtroppo attualissimo se la vicenda per la quale torna in mente questa pellicola è quella occorsa in una cittadina pugliese allorché nei primi del mese di maggio un uomo di 53 anni, è deceduto pochi giorni dopo il ricovero in ospedale a seguito delle gravi lesioni subite per effetto dell'investimento da parte di un furgone. La dinamica della vicenda non sarà risultata chiara agli investigatori tanto che le indagini hanno evidenziato alcune incongruenze e l'autopsia, in particolare, ha rilevato che le lesioni midollari sono compatibili con una caduta dall'alto e non con un impatto a seguito di incidente stradale. E così le indagini subiscono ulteriori approfondimenti, vengono effettuati sopralluoghi e rilevi nel cantiere dove lavorava la vittima e interrogati gli altri operai. Questo consente la ricostruzione di una diversa dinamica dei fatti (degna della migliore puntata di C.S.I.!!): secondo gli inquirenti, la vittima, quel giorno di maggio, cadde da un ponteggio mentre stava effettuando lavori di intonacatura di un'immobile in costruzione. La vittima però era stata assunta “in nero" e pertanto “si decise” di inscenare un incidente stradale allo scopo di celare la circostanza. Il resto di questa triste vicenda la quale evoca i vari fotogrammi del film citato, interessa più la cronaca nera per come sono andate tutte le circostanze. Aggiungiamo soltanto che l'amministratore e il socio accomandatario dell'impresa che aveva costruito i ponteggi, sono stati denunciati a piede libero per violazione del D.L. n. 81 del 2008 (c.d. Testo Unico sulla sicurezza e salute dei lavoratori nei luoghi di lavoro). E' stato, infatti, accertato che il ponteggio, smontato in tutta fretta il giorno dopo l'infortunio, non risultava essere a norma. Plauso, notevole, agli operatori sanitari di quel nosocomio, e al lavoro certosino condotto dagli investigatori: da tempo sostengo che “quel” film dovrebbe essere proiettato in almeno 100 piazze d’Italia a fronte di un programma specifico di divulgazione e sensibilizzazione da parte dell’INAIL. in quanto il lavoro nero (e la non cultura) rientra fra quelle cause che determinano questi misfatti. E chi sostiene che le cifre “ufficiali” relative agli infortuni sul lavoro, possono essere benissimo mistificate da tali circostanze di lavoro in nero (quanti realmente non vengono smascherati!), paventa la realtà e non racconta le scene un film.

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