lunedì 27 febbraio 2017

Senza scampo se guidi un trattore

27 febbraio  2017. Ancora 3 morti sul lavoro. Due sono i morti in provincia di Salerno. Il terzo nel Parmense.
Purtroppo come prevedibile è rocominciata la strage di agricoltori schiacciati dal trattore. Due di queste vittime sono state schiacciate negli ultimi due giorni da questo mezzo. In provincia di salerno è morto Arcangelo Saulle di 64 anni. E' stato travolto dal mezzo mentre lo stava mettendo nel deposito. Stessa sorte è toccata a Augusto farinotti che è morto schiacciato dal mezzo in provincia di Parma. Già 11 i morti provocate dal trattore dall'inizio dell'anno. A morire cadendo dall'alto un edile che aveva subito  l'infortunio in provincia di Salerno nel novembre scorso.  E' stato ricoverato per tre mesi  in un Ospedale di Salerno prima di morire.

domenica 26 febbraio 2017

I guidatori di trattori sono morti che camminano.



 Fermiamo la strage che è ricominciata. Proprio ieri la morte di Augusto Farinotti nel parmense che è stato schiacciato dal trattore. Sono già 10 i morti provocati da questo mezzo dall’inizio dell’anno (95 complessivi sui luoghi di lavoro). E ora, chi come me che monitora con l’Osservatorio Indipendente di Bologna i morti sul lavoro guarda con preoccupazione l’arrivo del cielo sereno e della primavera che farà aumentare in modo esponenziale queste morti. Chi dovrebbe occuparsene come i Ministri delle Politiche Agricole e del lavoro non lo fa. Ma tu che hai un amico, un padre, un fratello, un marito, uno zio che guida questo mezzo digli che la prossima vittima potrebbe essere lui. Di non fidarsi del terreno che sembra asciutto in superfice che può nascondere cedimenti del mezzo in caso di manovra in un terreno in pendenza. Di allacciarsi le cinture. Di chiudere le cabine se il mezzo l’ha in dotazione. Di non salire e lavorare su questo mezzo mortale se non si è in un ottimo stato di salute. Sono già 10 quest’anno, sono stati 141 nel 2016, 136 nel 2015, 156 nel 2014. Una strage inarrestabile che vede la politica che se ne frega se pur avvertita per tempo come sto facendo oggi. Insomma non rimaniamo indifferenti. Se ne fregano loro noi no. Noi conserviamo ancora l’umanità che in tanti hanno smarrito in queste nostro povero Paese. 
Carlo Soricelli curatore dell'osservatorio Indipendente di Boogna morti sul lavoro http://caddutisullavoro.blogspot.it

venerdì 24 febbraio 2017

I fantasmi di oltre 4000 morti sul lavoro che riappaiono dall'ombra in cui li avevano cacciati

I fantasmi di oltre 4000 lavoratori morti sul lavoro che riappaiono dall'ombra in cui erano stati cacciati  e  per rivendicare almeno il ricordo della loro morte. Si sono oltre 4000 i morti sul lavoro che in questi dieci anni di monitoraggio dell'Osservatorio erano spariti dalle statistiche. Oltre 1500 solo in agricoltura, e schiacciati dal trattore un numero impressionante di questi ma ci sono Poliziotti, Carabinieri, Vigili del Fuoco, Soldati. E ancora Partite IVA individuali, lavoratori in nero, agenti di commercio, impiegati,  della Pubblica Amministrazione. Tantissimi i morti sulle strade e in itinere, anche di lavoratori in nero. Ma le categorie sono infinite. In base a presunti cali inesistenti sono state fatte leggi per diminuire la Sicurezza sul lavoro. A urlare per dieci anni alla politica e non solo che le morti erano molte di più e nessuno, di nessun partito che se ne occupava, anche quelli che dicevano che erano partiti dei lavoratori. Io spero che alcuni  di loro, se esiste l'aldilà vada a chiedere loro spiegazioni di questa indifferenza. tante vite si sarebbero potute salvare, soprattutto in agricoltori e tra gli agricoltori schiacciati dal trattore, se solo fosse stata fatta una campagna informativa sulle pericolosità del mezzo e messi a disposizione dei fondi. Ma i ministri dell'agricoltura e del lavoro che si sono succeduti in questi dieci anni  mai se ne sono voluti interessare se pur avvertiti. Da cittadino che svolge questo lavoro volontario posso solo dire una parola alla politica e ai ministri. VERGOGNATEVI. Carlo Soricelli

Si muore sempre lavorando

Ancora due lavoratori morti sul lavoro. A morire in provincia di Rovigo un giovane che si era appena affacciato la vita, aveva solo 19 anni michele cavallaro che è stat travolto da un macchinario in una fabbria in provincia di Rovigo. Alcune agenzie scrivono che è stato un blocco di marmo a travolgere il giovane. Ma non cambia niente. Non si può morire così a quell'età e lavorando.
In provincia di Bari  è morto nicola cagnetta un agricoltore di 52 anni. La sua è stata una morte orribile, il suo corpo straziato.

martedì 21 febbraio 2017

Ancora, ancora, ancora e ancora morti sul lavoro. E tra pochi giorni ricomincerà la strage di agricoltori schiacciati dal trattore che sono già 8 dall'inzio dell'anno, tra questi un giovane di 16 anni

21 febbraio Continua inesorabile la conta delle morti sul lavoro già 90 dall'inizio dell'anno. Gli ultimi quattro nelle province di Vercelli, dove un giovane di 16 anni Andrea Dogliani è stato schiacciato dal trattore del padre. A morire in Provincia di Catanzaro un artigiano rimasto travolto dal portone del capannone che stava riparando. A Napoli a perdere la vita è stato Pasquale turco che è stato travolto da un palo mentre stava scaricando un camion in un'azienda edile. Drammatica anche la morte in provincia di Crotone di A.M un trentasettenne. A.M è morto in una zona impervia travolto da un palo dell'ENEL. Lavorava per un'azienda appaltatrice. ora qui occorre inofrmare i cittadini che muoiono tantissimi lavoratori che lavorano per grandi aziende che appaltano il lavoro a miriadi di piccole aziende dove spesso non vengono rispettate le più elementari norme sulla Sicurezza. Io credo che i sindacati devono occuparsi seriamante di questi lavoratori che sembrano figli di un dio minore. ma io credo che anche la magistratura deve occuparsi di queste morti. Una grande azienda che appalta un lavoro deve accertarsi di chi svolge il lavoro, se sono in regola e se sono dotati di tutti gli strumenti che hanno i lavoratori interni. Il giochino al risparmio cercando di dare un lavoro al massimo risparmio appaltando il lavoro ad aziende microscopiche che costano poco  produce queste carneficine.
Dedichiamo il prossimo Otto Marzo a Lisa Picozzi, la giovane ingegnera di 31 anni morta sul lavoro

domenica 19 febbraio 2017

Dedichiamo l'otto marzo a Lisa Picozzi, la giovane ingegnera morta sul lavoro

Come curatore dell'Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro chiedo di dedicare l'otto marzo a Lisa Picozzi un'ingegnera morta sul lavoro. Lisa è il simbolo dell'emancipazione femminile. Nessuno più di lei rappresenta la donna moderna. Consiglio a tutti, soprattutto ai politici di leggere questo bellissimo articolo dove è stata intervistata Marianna Viscardi la madre di Lisa Pucozzi. In sette anni non ha ancora ottenuto giustizia. Chiedo a qualche amico sindaco e amministratore di dedicare una strada, un luogo di ritrovo, una piazza, o una rotonda a questa giovane donna morta in modo così drammatico. Chiedo alle donne che fanno politica di non far sentire sola questa madre. Condividete per piacere, soprattutto le le amiche donne, rendete omaggio a questa giovane donna.
«Figlia mia, è troppo ingiusto morire lavorando»
di Monica Coviello Vanityfair.it

«Da quando Lisa è morta scivolo spesso, cado e batto la testa. È come se mi preparassi a morire come lei».
«Più tardi possibile».
«No, prima possibile. Mi creda, non c’è più una sola ragione per cui io voglia continuare a vivere».

Sei anni e mezzo fa Marianna Viscardi ha perso la sua unica figlia. Lisa Picozzi, milanese, aveva 31 anni ed è morta mentre svolgeva la sua professione: era ingegnere edile. È precipitata dal solaio di un capannone industriale a Tricase, nel Salento. E, secondo la sentenza di primo grado, l’incidente doveva e poteva essere evitato. Ma il processo per accertare le responsabilità della sua morte è ancora in corso: è stato chiesto l’appello.

Secondo Carlo Soricelli, coordinatore dell’Osservatorio Indipendente di Bologna sugli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, nel 2016 sono morti 641 lavoratori sui luoghi di lavoro, e oltre 1400 se si considerano le vittime sulle strade e in itinere. Ma la stima è minima, per l’impossibilità di conteggiare i morti sulle strade fra le partite iva individuali e i morti in nero.

Questa settimana al Senato è stata presentata la proposta di legge del parlamentare di Sinistra Italiana-Sel Giovanni Barozzino. L’obiettivo è quello di «una punizione più severa nei confronti di chi sul lavoro cagiona la morte di vittime innocenti, per distrazione, disinteresse, o peggio per un’assoluta non curanza delle normative sul lavoro».

Da tre anni Lisa lavorava per la SunSystem srl, società nel settore delle energie rinnovabili, e aveva la responsabilità della progettazione di impianti fotovoltaici e di centrali fotovoltaiche sviluppate a terra. Proprio per seguire il completamento di una di queste, che lei aveva progettato e installato nell’agosto 2010 a Tiggiano, provincia di Lecce, il 29 settembre di quell’anno si trovava in Salento e, per esigenze aziendali, le era stato chiesto di fermarsi a Tricase per un sopralluogo sulla superficie di un edificio.

Aveva trovato una scala in alluminio per salire sulla copertura dei blocchi servizi e una scaletta in legno, che era lì da diversi anni, per passare dalla copertura dei blocchi servizi alla copertura del capannone. E da lì, quando aveva quasi ultimato i rilievi tecnici e fotografici, è caduta da 7 metri, sfondando una lastra in fibro-cemento, che ricopriva l’intera superficie dell’edificio, nascondendo un lucernario non protetto a norma di legge da una rete anticaduta. Trasportata d’urgenza all’ospedale, è morta tre ore dopo.

«Per me ogni giorno è sempre quel 29 settembre – spiega la madre Marianna -. È tutto fermo all’ora in cui ho ricevuto quella terribile chiamata. Da allora il telefono, per me, ha perso ogni importanza: non c’è più nessun messaggio che io aspetti».

Lisa era diventata un ingegnere edile molto apprezzato, dopo essere stata una studentessa modello, ma aveva reso orgogliosi i suoi genitori anche per come giocava a pallavolo (fino alla soglia della serie A), perché era creativa, umile, generosa, e per la sua bellezza. Era alta, slanciata, aveva un viso da cameo e occhi color fiordaliso che alla sua mamma sembra di riconoscere ogni volta che guarda il cielo.
«Mercoledì 29 settembre 2010 – ha scritto Marianna in una delle moltissime lettere alla figlia - anche il mio è stato un biglietto di sola andata, perché il mio cuore e la mia voglia di vivere sono rimasti là, su quel pavimento, dove la tua vita si è fermata».

E ancora: «Solo chi ha perso un figlio può davvero capire quanto è grande il dolore che ti squarcia il cuore e quanto è poca cosa tutto quello per cui la maggior parte della gente si affanna. Perdere un figlio provoca un senso di smarrimento e di devastazione, che va oltre ogni umana comprensione. Gli altri possono solo cercare di immaginarlo, provare a esserti vicini, nel tentativo di aiutarti a sopportare il senso di abbandono e la disperazione che ti tolgono il respiro e la voglia di esistere. Ma è un’impresa impossibile».

Non passa giorno, non passa ora che Marianna non pensi a sua figlia: «Mi sono sempre chiesta che fine faccia l’anima, quando si muore. Sono certa che l’intelligenza delle persone non svanisca, ma rimanga. Lisa mi dà tanti segni della sua presenza, però noi avevamo un rapporto simbiotico, molto fisico, e lei aveva mille attenzioni per me: quei segni non mi bastano. Sono credente, ma non abbastanza da accettare che quello che è successo possa essere espressione della volontà di Dio».

Occhi di mamma che ha perso una figlia di 31 anni per infortunio sul lavoro. Lisa Picozzi aveva solo 31 anni, era ingegnere

Lisa Picozzi, 31 anni, Ingegnere Edile (Laureata il 20 aprile 2004 presso il Politecnico di Milano) e Pallavolista Professionista, ha perso la vita il 29 settembre 2010 in un incidente sul lavoro a Tricase, in provincia di Lecce.

GLI OCCHI DI MAMMA MARIANNA CHE HA VISTO MORIRE LA SUA UNICA FIGLIA DI INFORTUNIO SUL LAVORO.

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Gli occhi di Mamma Marianna, che ha visto morire la sua unica figlia il 29 settembre del 2010 di infortunio sul lavoro sono ancora così, dopo 5 anni, e dovrebbero svegliare le coscienze.
Ma perché non è insopportabile per chi ci governa vedere gli occhi di questa madre che ogni giorno piange la morte per infortunio sul lavoro della sua unica figlia?
Perché anche con il Jobs Act si cerca di diminuire la Sicurezza per chi lavora nel nome della “burocrazia” e i controlli quasi dimezzati a causa della diminuzione del numero d’ispettori?
Naturalmente non è burocrazia, ma solo normative per far rispettare procedure per cercare di attenuare queste tragedie.
Lisa Picozzi un’ingegnere di 31 anni è morta il 29 settembre del 2010, lontana da casa. Lei milanese è morta cadendo da un tetto di un capannone. Gli occhi bellissimi di Marianna sono ancora così dopo 5 anni dalla tragedia.
Riporto a seguire quanto scritto da Marianna Viscardi e riportato nelle pagine del blog “fiori recisi” (http://omaggioaimortiusullavoro.blogspot.it) dedicato ai morti sul lavoro, che ho conosciuto attraverso l’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro.

Fiore reciso Lisa Picozzi.
Saluto disperato al mio unico grande amore che, per incoscienza e incuria di persone senza scrupoli, ha perso la vita lavorando, lontana dalla sua casa, in un maledetto pomeriggio di un maledetto 29 settembre.
Milano-Lecce, biglietto di sola andata.
Solo chi ha perso un figlio può davvero capire quanto è grande il dolore che ti squarcia il cuore e quanto è poca cosa tutto quello per cui la maggior parte della gente si affanna. Perdere un figlio provoca un senso di smarrimento e di devastazione, che va oltre ogni umana comprensione. Gli altri possono solo cercare di immaginarlo, provare a esserti vicini, nel tentativo di aiutarti a sopportare il senso di abbandono e la disperazione che ti tolgono il respiro e la voglia di esistere. Ma è un’impresa impossibile.
Amore mio, mercoledì scorso, alla fine del viaggio che mi stava portando da te, ho sentito le parole che mai, nella mia vita, avrei voluto sentire “purtroppo, Lisa non ce l’ha fatta”. Il gelo mi ha penetrata e non ho potuto soffocare le grida di disperazione. Eppure, anche se il sangue e il mio cuore mi dicevano che era finita, per tutto il viaggio aereo avevo sperato nel miracolo…che non è arrivato!
Tu, amore mio grandissimo, mi avevi già lasciata priva del tuo abbraccio, facendomi sprofondare nell’oscurità che ora mi avvolge, dove neppure il ricordo dell’azzurro dei tuoi occhi meravigliosi riesce a creare uno spiraglio di luce. Dolcissimo amore mio, sono stata fortunata ad averti come figlia. Dio ti ha dato bellezza e intelligenza, ma ti ha fatto anche il grande dono dell’umiltà, della generosità, dell’entusiasmo contagioso che ti hanno reso una bambina, prima, una ragazza e una donna, poi, meravigliosa.
Hai avuto in dono anche le doti per essere un’atleta eccellente…e tu hai scelto la pallavolo per esprimerle, a livello agonistico, fino alla soglia della serie A. La tua grande passione ti ha dato qualche amarezza, ma tante soddisfazioni e il mondo della pallavolo, che, incredulo, gremisce oggi la piazza, per salutarti, lo testimonia.
Avresti potuto ambire a maggiori traguardi ma, nel momento di scegliere, ti sei fatta seria per dire, senza esitazione, “voglio essere un ingegnere che gioca a pallavolo, non il contrario: un ingegnere vero, un ingegnere come il mio papà”. Ed è stato così; hai portato avanti gli studi impegnativi della facoltà di Ingegneria Edile e il tuo sport con grande impegno, serietà, tenacia e…tanta fatica fisica…che io vedevo e che tu superavi con la tua incredibile energia.
Prima di diventare “un ingegnere che fa le casette”, sei stata un ingegnere dei sentimenti, quei sentimenti che la tua mamma ti ha messo a disposizione e che tu hai sublimato con la generosità del tuo cuore e la trasparenza della tua anima.
Vincere, nello sport e nella vita, non era solo per te, ma anche per regalare soddisfazioni alla tua mamma e al tuo papà, che ti hanno sempre seguito con amore, orgogliosi e fieri di questa figlia così UNICA. Il tuo “essere unica” è stato percepito e apprezzato anche nell’ambiente di lavoro, quel lavoro che ti rendeva orgogliosa e per il quale, ora, ti sto parlando con tutto il mio amore e un filo di voce.
Lascerai un vuoto incolmabile, sarà difficile, per chi ti ha conosciuta, vissuta o anche solo sfiorata, amata, dimenticare il tuo sguardo, il tuo sorriso, la passione che mettevi in tutto quello che facevi. Per la tua mammina, come mi chiamavi tu, sarà impossibile convivere questo vuoto.
Da un anno, un giorno la settimana, quando non avevi allenamento, andavi in Salento per i tuoi sopralluoghi, i tuoi progetti, i tuoi cantieri e io, ogni notte, aspettavo con un po’ di ansia il tuo messaggio “arrivata, baci”, con il profondo inconscio timore che, un giorno o l’altro, questo messaggio avrebbe potuto non arrivare…
Anche mercoledì mattina, sveglia alle ore 4 e 48, sei partita per Lecce, ma con un BIGLIETTO di SOLA ANDATA, perché il destino ha voluto lasciarti in quella terra, che era diventata un po’ anche tua, dove hai lasciato il tuo segno nel cuore di molte persone che, ora, ti piangono con me.
Ma non sei stata la sola: mercoledì, 29 settembre 2010, anche il mio è stato un BIGLIETTO di SOLA ANDATA, perché il mio cuore e la mia voglia di vivere sono rimasti là, su quel pavimento, dove la tua vita si è fermata! Le lacrime e il respiro li sto lasciando ovunque…ma ti ritroverò, perché sei dentro di me! Ovunque tu sia, aiutaci a vivere senza di te.
Ciao, passerotto, con tutto il mio amore.
Oggi, 29 ottobre 2014, sono passati quattro anni e un mese da quel giorno e niente è cambiato, bambina mia per sempre. E’ un altro di quei giorni senza tregua. Uno di quei giorni in cui le lacrime scorrono prima ancora del risveglio, prima di ogni pensiero, prima di avere il tempo per costruire un argine di ricordi gioiosi che possa respingerle. Uno di quei giorni in cui riesco solo a dire “amore mio”, con un suono che assomiglia più a un rantolo che a una voce.
E’ un giorno in cui vorrei cancellare il sole dal cielo, perché il cielo possa piangere con me, invece di inondare di calore ogni cosa che vive. E’ un giorno in cui anche il caffè del mattino ha un sapore amaro, perché mi ricorda le mattine in cui arrivavi nella mia camera con il caffè bollente e sul vassoio posavi un fiore e un bigliettino di “buongiorno”, ma soprattutto mi inondavi d’amore con il tuo sorriso, non prima di avermi chiesto se il caffè era buono e caldo come lo volevo io…
E’ un giorno in cui non ci sono più programmi, né tuoi, né miei…né per oggi né, tanto meno, per il domani. E’ un giorno che ha il sapore del nulla e il colore di un cielo di notte senza stelle e senza luna. E’ un giorno in cui nemmeno i muri di casa impediscono all’angoscia di forzare porte e finestre, per entrare con prepotenza e depositarsi nel mio cuore e nella mia mente. E’ un giorno di immagini in bianco e nero…più nere che bianche…E’ un giorno di abbandono…
Il mio desiderio era quello di poterti sempre tenere vicina al cuore, come quando eri piccina…ti portavo sempre in braccio, portavo sul cuore la mia felicità. Il nostro desiderio, semplice e istintivo, era quello di essere sempre sulla stessa lunghezza d’onda, un’onda mossa da un amore, nato da una magica alchimia di sentimenti, che non si può comprare con la carta di credito…
Ecco, forse sta proprio qui quello che molta gente non capisce…credere che si possa vivere di un surrogato di Amore. Dopo ogni notte, si accende un nuovo giorno e, fuori, il mondo vive, anche senza di te. Ma io non sono il mondo, eri tu il mio mondo, non posso continuare a vivere, io sento solo che mi manca la parte migliore di me. Io continuo ad avere la luce spenta, mi muovo nel mio nulla e resto sempre ferma, là, a oltre mille chilometri di distanza dalla nostra casa, dietro un cancello di ferro, dentro un capannone bianco, dove il mio cuore è agonizzante sopra il tuo sangue.
“Mamma, potrò darti il mio sangue se ne avrai bisogno” mi dicevi…il tuo sangue…né tu né io abbiamo più sangue! E’ stato sprecato da chi ha solo il denaro che scorre nelle vene.
Grazie, amore mio, per aver scelto me per essere la tua mamma e per aver capito, e accettato, di essere l’unica ragione per cui un giorno sono nata. Non mi interessa essere la persona migliore del mondo, ma spero di essere stata, e continuare a essere, la migliore mamma che avresti potuto avere. ti amo perdutamente, la tua mammina per sempre.
Lisa Picozzi, 31 anni, Ingegnere Edile (Laureata il 20 aprile 2004 presso il Politecnico di Milano) e Pallavolista Professionista, ha perso la vita il 29 settembre 2010 in un incidente sul lavoro a Tricase, in provincia di Lecce. Mentre eseguiva un sopralluogo sulla superficie di un capannone industriale, è precipitata in un lucernario, non protetto a norma di Legge con una rete anticaduta in ferro, non riportato sulle planimetrie costruttive, né segnalato in loco e, per di più, occultato da una lastra di eternit che ricopriva l’intera superficie dell’edificio.
Carlo Soricelli
Curatore dell’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro
10/7/2015

sabato 18 febbraio 2017

Già 86 morti dall'inizio dell'anno. Sei negli ultimi tre giorni e altri otto nei tre giorni precedenti.Già 25 a febbraio. Basta

18 febbraio, Incredibile il numero di morti sul lavoro. Ne registriamo altri 6. A Rho di Milano è morto dopo 12 giorni di agonia un netturbino. A Termini Imerese di Palermo è morto un sessantatrenne cadendo da un montacarichi. Un agricoltore è morto travolto dal trattore "impazzito" in Provincia di Livorno. A Naro di Agrigento è morto un agricoltore Incagliato e strangolato nei filari della vigna. Un'altra vittima travolta da un albero in provincia di Latina. Aveva solo 33 anni. In Provincia di Livorno un operatore ecologico di un capannonne di smaltimento rifiuti di 46 anni è rimasto schiacciato con la testa da un portellone, I carabinieri stanno indagando

DEDICA AI CADUTI SUL LAVORO.
di Nicola Iirimia
Senti suonar la sveglia, pensando a lungo
Sapendo che bisogna alzarsi ,e poi partire
Ma il sonno era ancora ben profondo
Come profonda era la voglia di dormire

Soltanto che pensarci,era ormai tardi
L'alba glielo diceva dolcemente
Se vuoi vivere nel mondo dei grandi
Al tuo dovere, risponderai presente
Era un non lavoro, che non appaga
Con un salario, più che mai penoso
Ma sul campare ,a volte non si indaga
Si va avanti chiudendo l'occhio spesso
Fai un colloquio e ti raccontan storie
Che in realtà non sono mai reali
E tu accetti , tanto con le borie
Lo sai che non si vincono i "regali"
E ci si trova a trenta anni appena
A far le firme per diversi corsi
La sicurezza, quella brutta scema
Se la capisci è solo dai soccorsi
Venuti a prendere quel corpo inietto
Che a fatica vorrebbe adesso dire
Pensando a tutto ciò che non ha fatto
Che è sbagliato andare a morire
Per ciò che gli altri non si prendon cura
Valorizzando prima il denaro
Usando la minnaccia e la paura
Facendo ad altri un destino amaro
Anche se sulla carta il lavoro
E' il primo ordinamento del paese
La Costituzione parla di decoro
Di Dignità,Rispetto,di diffese
Per quelli che sudando fan ricchezza
Per loro stessi ,e per tutti quanti
mettendo, tempo, amore e destrezza
Con risultati spesso strabrillianti
Soltanto che pensare a come il tempo
Ha trasformato tutti in automi
Si può riflettere come in parlamento
Si sbagli sempre a premere i bottoni
Togliendo , onore ,dignità,rispetto
A chi ha già perso tutto quanto prima
A chi rimane solo un gran difetto
Voler andare avanti con autostima
Inutile parlare e dire cose ancora
Si sa come finisce sempre tutto
Chi specula sugli altri si, che ignora
Scordando che finisce spesso in lutto
La sveglia è lì ,sul comodino ancora
Fissata sempre allo stesso orario
Peccato che il ragazzo non la sfiora
Giacce dimenticato nel sacrario
E' strano quel paese che ignorando
Non vede quella cosa brutta e vile
Che ogni anno se li sta portando
A volte sono molti più più di mille
Lavoratori senza colpa alcuna
Che la mattina s'alzan con la sveglia
Onestamente vivendo ,ma la sfortuna
Li porta via per sempre dalla famiglia
Spesso si dedicano cose al vento
Pensando a cose inutili ,cianfrusaglie
Io gli farei un grosso monumento
Li chiamerei EROI ,darei medaglie
Al merito della Repubblica,al lavoro
Al proprio attaccamento ,al rispetto
Che ebbero per chi pur non pensando a loro
Han fatto cose senza alcun affetto!
Pensando ad una sola cosa,e basta
Il vil denaro ,guadagno a tutti i costi
Senza capir che nella vita desta
Stupore,crudeltà,e CORPI ESPOSTI!
Questa bellissima poesia è stata scritta da Nicola Irimia è un metalmeccanico, è la"Iena operaia". e immigrato dalla Romania.
 Nicola, esperime al meglio  l'integrazione. Lo conosco da anni e  sento molto più vicino lui, anche culturalmente che tantissimi italiani. Conosce e parla correttamente quattro lingue, a Nicola ho chiesto di non correggere questa poesia scritta di getto, così è più autentica. Ricordo a tutti i visitatori dell'Osservatorio che i romeni pagnao un prezzo elevatissimo di sangue ogni anno, dal 30 al 35% dei morti per infortuni sul lavoro tra gli stranieri che lavorano in Italia. Sono romeni. E' un omaggio anche a tutti loro

mercoledì 15 febbraio 2017

Il jobs act è un assassino




In questi dieci anni, unico in Italia a monitorare tutte le morti sul lavoro con l’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro, mi sono accorto della parzialità dei dati raccolti, e della mancanza di conoscenza da parte di tutti di questo fenomeno che produce oltre 1400 morti per infortunio ogni anno. Dal secondo anno di monitoraggio scrivo a tutti delle anomalie che ho riscontrato nel controllare tutte queste morti. “Repubblica” ha fatto un’inchiesta veramente ammirevole e completa su questo fenomeno e della “scomparsa” di tanti lavoratori morti mentre lavoravano. Sono diverse centinaia ogni anno che muoiono all’insaputa di tutti. Purtroppo anche dallo Stato. Ma non voglio, per un'altra volta che la Segretaria della CISL Furlan, prenda un altro pugno nello stomaco come l’ha preso quando ha appreso della scomparsa di tanti morti dalle statistiche ufficiali e alla Segretaria Camusso vorrei dire di non fare come ha fatto: d’ignorare le mail che ho spedito anche a lei e a diversi segretari della CGIL, di ignorarli per poi dire come se fosse una cosa risaputa da tutti dell’entità di queste tragedie, tantissimi della CGIL sapevano di questo, lo SPI, in cui sono iscritto, mi ha intervistato con Stefano Gallerani dove dicevo queste cose e non solo. Quindi niente “furbate” e far finta di esserne interessati dopo che ne parla la grande stampa, mentre prima mai una parola. Idem con il responsabile della Sicurezza della CGIL, che mi ha tolto l’amicizia su Facebook dopo che avevo contestato la sua condiscendenza ai “grandi tavoli”. Dove non contestava le dimensioni del fenomeno dicendo che è in calo come poi dicevano le controparti. Cosa assolutamente non vera se si prendono tutti i morti sui LUOGHI DI LAVORO (esclusi i morti sulle strade e in itinere che richiedono interventi diversi). Dal 2008 anno d’apertura dell’Osservatorio registriamo un aumento dello 0.7. Altro che cali favolosi ogni anno. Ma torniamo all’assassino il “jobs act”. Perché scrivo che è un assassino? Lo dico ai Segretaria Furlan, Camusso e Barbagallo; in questi dieci anni di monitoraggio quello che salta di più agli occhi è che a morire sui “luoghi di lavoro” al 95% sono lavoratori che non hanno l’articolo 18, solo una piccola parte, meno del 5% non sono coperti da questo articolo che tutela chi lavora anche sulla Sicurezza, per il semplice fatto che ti possono licenziare con una scusa anche se ti rifiuti di svolgere lavori pericolosi. Un altro esempio. In questo 5% morti nelle aziende che hanno l’articolo 18, molti non sono dipendenti dell’azienda stessa, ma lavoratori esterni che eseguono lavori all’interno dello stabilimento. Quasi tutti questi lavoratori sono artigiani o lavoratori di piccole aziende che non hanno la copertura dell’articolo 18. Da anni lo ripeto ai sindacati che a mio parere sono anche sadici. Ma come, vi sto dicendo che dov’è presente il Sindacato le morti sono quasi inesistenti? E cosa fanno lo ignorano invece di esaltare questo valore? Purtroppo questo sfugge alla mia comprensione, oppure sono diventati talmente istituzionali che tutto quello che viene da fuori dalle verticalcaste non esiste. Insomma un atteggiamento orwelliano. Ora non possono ignorare quello che scrivo, non può ignorarlo neppure la politica, non possono ignorarlo i parlamentari che questo jobs act l'hanno votato, che ricordo a tutti elimina di fatto l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori quello che recita che non si può licenziare senza “giusta causa e giustificato motivo”. Tutti i nuovi assunti non godono più di questo articolo che tutela anche la vita di chi lavora. Lo scopo è evidente, comprimere i salari dividere i lavoratori tra chi può scioperare e chi no (quelli col jobs act no, pena il licenziamento), perché non ha gli stessi diritti di un suo compagno assunto prima della Riforma voluta da Renzi, d’accordo con la parte più retriva degli industriali. Posso comprendere che tanti parlamentari in buona fede non hanno compreso fino in fondo le implicazioni che hanno su chi lavora l’abolizione dell’articolo 18 col Jobs act. Davvero cari parlamentari volete le distruggere conquiste fatte in un secolo di lotte? Davvero volete la distruzione di sindacati come CGIL, CISL e UIL che moriranno per mancanza di iscritti nel prossimo futuro se faranno i sindacati veri? Avete possibilità di rimediare, il Governo Gentiloni e nel pieno delle proprie funzioni. Si elimini il jobs act altrimenti nessuno caschi dalle nuvole se quello che scrivo poi si realizzerà.
Carlo soricelli curatore dell’osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro
Post scritto. Un altro lavoratore di 71 anni è morto cadendo da un tetto, oltre il 30% delle morti sul lavoro tutti gli anni ha oltre 60 anni. Non è il caso di non farne morire più e di mandarli in pensione?