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morti sul lavoro in Italia dall'inizio dell'anno al 5 novembre
Flavio Insinna recita la poesia di Carlo Soricelli "Morti Bianche"
Grazie a tutta la redazione di Via delle Storie, a Giorgia Cardinaletti, a Giovanna Brausier
Soricelli
Carlo Soricelli attività artistica
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lunedì 27 febbraio 2017
Senza scampo se guidi un trattore
Purtroppo come prevedibile è rocominciata la strage di agricoltori schiacciati dal trattore. Due di queste vittime sono state schiacciate negli ultimi due giorni da questo mezzo. In provincia di salerno è morto Arcangelo Saulle di 64 anni. E' stato travolto dal mezzo mentre lo stava mettendo nel deposito. Stessa sorte è toccata a Augusto farinotti che è morto schiacciato dal mezzo in provincia di Parma. Già 11 i morti provocate dal trattore dall'inizio dell'anno. A morire cadendo dall'alto un edile che aveva subito l'infortunio in provincia di Salerno nel novembre scorso. E' stato ricoverato per tre mesi in un Ospedale di Salerno prima di morire.
domenica 26 febbraio 2017
I guidatori di trattori sono morti che camminano.
Fermiamo la strage che è ricominciata. Proprio ieri la morte di Augusto Farinotti nel parmense che è stato schiacciato dal trattore. Sono già 10 i morti provocati da questo mezzo dall’inizio dell’anno (95 complessivi sui luoghi di lavoro). E ora, chi come me che monitora con l’Osservatorio Indipendente di Bologna i morti sul lavoro guarda con preoccupazione l’arrivo del cielo sereno e della primavera che farà aumentare in modo esponenziale queste morti. Chi dovrebbe occuparsene come i Ministri delle Politiche Agricole e del lavoro non lo fa. Ma tu che hai un amico, un padre, un fratello, un marito, uno zio che guida questo mezzo digli che la prossima vittima potrebbe essere lui. Di non fidarsi del terreno che sembra asciutto in superfice che può nascondere cedimenti del mezzo in caso di manovra in un terreno in pendenza. Di allacciarsi le cinture. Di chiudere le cabine se il mezzo l’ha in dotazione. Di non salire e lavorare su questo mezzo mortale se non si è in un ottimo stato di salute. Sono già 10 quest’anno, sono stati 141 nel 2016, 136 nel 2015, 156 nel 2014. Una strage inarrestabile che vede la politica che se ne frega se pur avvertita per tempo come sto facendo oggi. Insomma non rimaniamo indifferenti. Se ne fregano loro noi no. Noi conserviamo ancora l’umanità che in tanti hanno smarrito in queste nostro povero Paese.
Carlo Soricelli curatore dell'osservatorio Indipendente di Boogna morti sul lavoro http://caddutisullavoro.blogspot.it
venerdì 24 febbraio 2017
I fantasmi di oltre 4000 morti sul lavoro che riappaiono dall'ombra in cui li avevano cacciati
Si muore sempre lavorando
In provincia di Bari è morto nicola cagnetta un agricoltore di 52 anni. La sua è stata una morte orribile, il suo corpo straziato.
martedì 21 febbraio 2017
Ancora, ancora, ancora e ancora morti sul lavoro. E tra pochi giorni ricomincerà la strage di agricoltori schiacciati dal trattore che sono già 8 dall'inzio dell'anno, tra questi un giovane di 16 anni
Dedichiamo il prossimo Otto Marzo a Lisa Picozzi, la giovane ingegnera di 31 anni morta sul lavoro
domenica 19 febbraio 2017
Dedichiamo l'otto marzo a Lisa Picozzi, la giovane ingegnera morta sul lavoro
«Più tardi possibile».
«No, prima possibile. Mi creda, non c’è più una sola ragione per cui io voglia continuare a vivere».
Sei anni e mezzo fa Marianna Viscardi ha perso la sua unica figlia. Lisa Picozzi, milanese, aveva 31 anni ed è morta mentre svolgeva la sua professione: era ingegnere edile. È precipitata dal solaio di un capannone industriale a Tricase, nel Salento. E, secondo la sentenza di primo grado, l’incidente doveva e poteva essere evitato. Ma il processo per accertare le responsabilità della sua morte è ancora in corso: è stato chiesto l’appello.
Secondo Carlo Soricelli, coordinatore dell’Osservatorio Indipendente di Bologna sugli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, nel 2016 sono morti 641 lavoratori sui luoghi di lavoro, e oltre 1400 se si considerano le vittime sulle strade e in itinere. Ma la stima è minima, per l’impossibilità di conteggiare i morti sulle strade fra le partite iva individuali e i morti in nero.
Questa settimana al Senato è stata presentata la proposta di legge del parlamentare di Sinistra Italiana-Sel Giovanni Barozzino. L’obiettivo è quello di «una punizione più severa nei confronti di chi sul lavoro cagiona la morte di vittime innocenti, per distrazione, disinteresse, o peggio per un’assoluta non curanza delle normative sul lavoro».
Da tre anni Lisa lavorava per la SunSystem srl, società nel settore delle energie rinnovabili, e aveva la responsabilità della progettazione di impianti fotovoltaici e di centrali fotovoltaiche sviluppate a terra. Proprio per seguire il completamento di una di queste, che lei aveva progettato e installato nell’agosto 2010 a Tiggiano, provincia di Lecce, il 29 settembre di quell’anno si trovava in Salento e, per esigenze aziendali, le era stato chiesto di fermarsi a Tricase per un sopralluogo sulla superficie di un edificio.
Aveva trovato una scala in alluminio per salire sulla copertura dei blocchi servizi e una scaletta in legno, che era lì da diversi anni, per passare dalla copertura dei blocchi servizi alla copertura del capannone. E da lì, quando aveva quasi ultimato i rilievi tecnici e fotografici, è caduta da 7 metri, sfondando una lastra in fibro-cemento, che ricopriva l’intera superficie dell’edificio, nascondendo un lucernario non protetto a norma di legge da una rete anticaduta. Trasportata d’urgenza all’ospedale, è morta tre ore dopo.
«Per me ogni giorno è sempre quel 29 settembre – spiega la madre Marianna -. È tutto fermo all’ora in cui ho ricevuto quella terribile chiamata. Da allora il telefono, per me, ha perso ogni importanza: non c’è più nessun messaggio che io aspetti».
Lisa era diventata un ingegnere edile molto apprezzato, dopo essere stata una studentessa modello, ma aveva reso orgogliosi i suoi genitori anche per come giocava a pallavolo (fino alla soglia della serie A), perché era creativa, umile, generosa, e per la sua bellezza. Era alta, slanciata, aveva un viso da cameo e occhi color fiordaliso che alla sua mamma sembra di riconoscere ogni volta che guarda il cielo.
E ancora: «Solo chi ha perso un figlio può davvero capire quanto è grande il dolore che ti squarcia il cuore e quanto è poca cosa tutto quello per cui la maggior parte della gente si affanna. Perdere un figlio provoca un senso di smarrimento e di devastazione, che va oltre ogni umana comprensione. Gli altri possono solo cercare di immaginarlo, provare a esserti vicini, nel tentativo di aiutarti a sopportare il senso di abbandono e la disperazione che ti tolgono il respiro e la voglia di esistere. Ma è un’impresa impossibile».
Non passa giorno, non passa ora che Marianna non pensi a sua figlia: «Mi sono sempre chiesta che fine faccia l’anima, quando si muore. Sono certa che l’intelligenza delle persone non svanisca, ma rimanga. Lisa mi dà tanti segni della sua presenza, però noi avevamo un rapporto simbiotico, molto fisico, e lei aveva mille attenzioni per me: quei segni non mi bastano. Sono credente, ma non abbastanza da accettare che quello che è successo possa essere espressione della volontà di Dio».
Occhi di mamma che ha perso una figlia di 31 anni per infortunio sul lavoro. Lisa Picozzi aveva solo 31 anni, era ingegnere
Lisa Picozzi, 31 anni, Ingegnere Edile (Laureata il 20 aprile 2004 presso il Politecnico di Milano) e Pallavolista Professionista, ha perso la vita il 29 settembre 2010 in un incidente sul lavoro a Tricase, in provincia di Lecce.
GLI OCCHI DI MAMMA MARIANNA CHE HA VISTO MORIRE LA SUA UNICA FIGLIA DI INFORTUNIO SUL LAVORO.
Pubblicato da franco.cilentiGli occhi di Mamma Marianna, che ha visto morire la sua unica figlia il 29 settembre del 2010 di infortunio sul lavoro sono ancora così, dopo 5 anni, e dovrebbero svegliare le coscienze.
Ma perché non è insopportabile per chi ci governa vedere gli occhi di questa madre che ogni giorno piange la morte per infortunio sul lavoro della sua unica figlia?
Perché anche con il Jobs Act si cerca di diminuire la Sicurezza per chi lavora nel nome della “burocrazia” e i controlli quasi dimezzati a causa della diminuzione del numero d’ispettori?
Naturalmente non è burocrazia, ma solo normative per far rispettare procedure per cercare di attenuare queste tragedie.
Lisa Picozzi un’ingegnere di 31 anni è morta il 29 settembre del 2010, lontana da casa. Lei milanese è morta cadendo da un tetto di un capannone. Gli occhi bellissimi di Marianna sono ancora così dopo 5 anni dalla tragedia.
Riporto a seguire quanto scritto da Marianna Viscardi e riportato nelle pagine del blog “fiori recisi” (http://omaggioaimortiusullavoro.blogspot.it) dedicato ai morti sul lavoro, che ho conosciuto attraverso l’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro.
Fiore reciso Lisa Picozzi.
Saluto disperato al mio unico grande amore che, per incoscienza e incuria di persone senza scrupoli, ha perso la vita lavorando, lontana dalla sua casa, in un maledetto pomeriggio di un maledetto 29 settembre.
Milano-Lecce, biglietto di sola andata.
Solo chi ha perso un figlio può davvero capire quanto è grande il dolore che ti squarcia il cuore e quanto è poca cosa tutto quello per cui la maggior parte della gente si affanna. Perdere un figlio provoca un senso di smarrimento e di devastazione, che va oltre ogni umana comprensione. Gli altri possono solo cercare di immaginarlo, provare a esserti vicini, nel tentativo di aiutarti a sopportare il senso di abbandono e la disperazione che ti tolgono il respiro e la voglia di esistere. Ma è un’impresa impossibile.
Amore mio, mercoledì scorso, alla fine del viaggio che mi stava portando da te, ho sentito le parole che mai, nella mia vita, avrei voluto sentire “purtroppo, Lisa non ce l’ha fatta”. Il gelo mi ha penetrata e non ho potuto soffocare le grida di disperazione. Eppure, anche se il sangue e il mio cuore mi dicevano che era finita, per tutto il viaggio aereo avevo sperato nel miracolo…che non è arrivato!
Tu, amore mio grandissimo, mi avevi già lasciata priva del tuo abbraccio, facendomi sprofondare nell’oscurità che ora mi avvolge, dove neppure il ricordo dell’azzurro dei tuoi occhi meravigliosi riesce a creare uno spiraglio di luce. Dolcissimo amore mio, sono stata fortunata ad averti come figlia. Dio ti ha dato bellezza e intelligenza, ma ti ha fatto anche il grande dono dell’umiltà, della generosità, dell’entusiasmo contagioso che ti hanno reso una bambina, prima, una ragazza e una donna, poi, meravigliosa.
Hai avuto in dono anche le doti per essere un’atleta eccellente…e tu hai scelto la pallavolo per esprimerle, a livello agonistico, fino alla soglia della serie A. La tua grande passione ti ha dato qualche amarezza, ma tante soddisfazioni e il mondo della pallavolo, che, incredulo, gremisce oggi la piazza, per salutarti, lo testimonia.
Avresti potuto ambire a maggiori traguardi ma, nel momento di scegliere, ti sei fatta seria per dire, senza esitazione, “voglio essere un ingegnere che gioca a pallavolo, non il contrario: un ingegnere vero, un ingegnere come il mio papà”. Ed è stato così; hai portato avanti gli studi impegnativi della facoltà di Ingegneria Edile e il tuo sport con grande impegno, serietà, tenacia e…tanta fatica fisica…che io vedevo e che tu superavi con la tua incredibile energia.
Prima di diventare “un ingegnere che fa le casette”, sei stata un ingegnere dei sentimenti, quei sentimenti che la tua mamma ti ha messo a disposizione e che tu hai sublimato con la generosità del tuo cuore e la trasparenza della tua anima.
Vincere, nello sport e nella vita, non era solo per te, ma anche per regalare soddisfazioni alla tua mamma e al tuo papà, che ti hanno sempre seguito con amore, orgogliosi e fieri di questa figlia così UNICA. Il tuo “essere unica” è stato percepito e apprezzato anche nell’ambiente di lavoro, quel lavoro che ti rendeva orgogliosa e per il quale, ora, ti sto parlando con tutto il mio amore e un filo di voce.
Lascerai un vuoto incolmabile, sarà difficile, per chi ti ha conosciuta, vissuta o anche solo sfiorata, amata, dimenticare il tuo sguardo, il tuo sorriso, la passione che mettevi in tutto quello che facevi. Per la tua mammina, come mi chiamavi tu, sarà impossibile convivere questo vuoto.
Da un anno, un giorno la settimana, quando non avevi allenamento, andavi in Salento per i tuoi sopralluoghi, i tuoi progetti, i tuoi cantieri e io, ogni notte, aspettavo con un po’ di ansia il tuo messaggio “arrivata, baci”, con il profondo inconscio timore che, un giorno o l’altro, questo messaggio avrebbe potuto non arrivare…
Anche mercoledì mattina, sveglia alle ore 4 e 48, sei partita per Lecce, ma con un BIGLIETTO di SOLA ANDATA, perché il destino ha voluto lasciarti in quella terra, che era diventata un po’ anche tua, dove hai lasciato il tuo segno nel cuore di molte persone che, ora, ti piangono con me.
Ma non sei stata la sola: mercoledì, 29 settembre 2010, anche il mio è stato un BIGLIETTO di SOLA ANDATA, perché il mio cuore e la mia voglia di vivere sono rimasti là, su quel pavimento, dove la tua vita si è fermata! Le lacrime e il respiro li sto lasciando ovunque…ma ti ritroverò, perché sei dentro di me! Ovunque tu sia, aiutaci a vivere senza di te.
Ciao, passerotto, con tutto il mio amore.
Oggi, 29 ottobre 2014, sono passati quattro anni e un mese da quel giorno e niente è cambiato, bambina mia per sempre. E’ un altro di quei giorni senza tregua. Uno di quei giorni in cui le lacrime scorrono prima ancora del risveglio, prima di ogni pensiero, prima di avere il tempo per costruire un argine di ricordi gioiosi che possa respingerle. Uno di quei giorni in cui riesco solo a dire “amore mio”, con un suono che assomiglia più a un rantolo che a una voce.
E’ un giorno in cui vorrei cancellare il sole dal cielo, perché il cielo possa piangere con me, invece di inondare di calore ogni cosa che vive. E’ un giorno in cui anche il caffè del mattino ha un sapore amaro, perché mi ricorda le mattine in cui arrivavi nella mia camera con il caffè bollente e sul vassoio posavi un fiore e un bigliettino di “buongiorno”, ma soprattutto mi inondavi d’amore con il tuo sorriso, non prima di avermi chiesto se il caffè era buono e caldo come lo volevo io…
E’ un giorno in cui non ci sono più programmi, né tuoi, né miei…né per oggi né, tanto meno, per il domani. E’ un giorno che ha il sapore del nulla e il colore di un cielo di notte senza stelle e senza luna. E’ un giorno in cui nemmeno i muri di casa impediscono all’angoscia di forzare porte e finestre, per entrare con prepotenza e depositarsi nel mio cuore e nella mia mente. E’ un giorno di immagini in bianco e nero…più nere che bianche…E’ un giorno di abbandono…
Il mio desiderio era quello di poterti sempre tenere vicina al cuore, come quando eri piccina…ti portavo sempre in braccio, portavo sul cuore la mia felicità. Il nostro desiderio, semplice e istintivo, era quello di essere sempre sulla stessa lunghezza d’onda, un’onda mossa da un amore, nato da una magica alchimia di sentimenti, che non si può comprare con la carta di credito…
Ecco, forse sta proprio qui quello che molta gente non capisce…credere che si possa vivere di un surrogato di Amore. Dopo ogni notte, si accende un nuovo giorno e, fuori, il mondo vive, anche senza di te. Ma io non sono il mondo, eri tu il mio mondo, non posso continuare a vivere, io sento solo che mi manca la parte migliore di me. Io continuo ad avere la luce spenta, mi muovo nel mio nulla e resto sempre ferma, là, a oltre mille chilometri di distanza dalla nostra casa, dietro un cancello di ferro, dentro un capannone bianco, dove il mio cuore è agonizzante sopra il tuo sangue.
“Mamma, potrò darti il mio sangue se ne avrai bisogno” mi dicevi…il tuo sangue…né tu né io abbiamo più sangue! E’ stato sprecato da chi ha solo il denaro che scorre nelle vene.
Grazie, amore mio, per aver scelto me per essere la tua mamma e per aver capito, e accettato, di essere l’unica ragione per cui un giorno sono nata. Non mi interessa essere la persona migliore del mondo, ma spero di essere stata, e continuare a essere, la migliore mamma che avresti potuto avere. ti amo perdutamente, la tua mammina per sempre.
Lisa Picozzi, 31 anni, Ingegnere Edile (Laureata il 20 aprile 2004 presso il Politecnico di Milano) e Pallavolista Professionista, ha perso la vita il 29 settembre 2010 in un incidente sul lavoro a Tricase, in provincia di Lecce. Mentre eseguiva un sopralluogo sulla superficie di un capannone industriale, è precipitata in un lucernario, non protetto a norma di Legge con una rete anticaduta in ferro, non riportato sulle planimetrie costruttive, né segnalato in loco e, per di più, occultato da una lastra di eternit che ricopriva l’intera superficie dell’edificio.
Carlo Soricelli
Curatore dell’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro
10/7/2015
sabato 18 febbraio 2017
Già 86 morti dall'inizio dell'anno. Sei negli ultimi tre giorni e altri otto nei tre giorni precedenti.Già 25 a febbraio. Basta
DEDICA AI CADUTI SUL LAVORO.
di Nicola Iirimia
Senti suonar la sveglia, pensando a lungo
Sapendo che bisogna alzarsi ,e poi partire
Ma il sonno era ancora ben profondo
Come profonda era la voglia di dormire
L'alba glielo diceva dolcemente
Se vuoi vivere nel mondo dei grandi
Al tuo dovere, risponderai presente
Era un non lavoro, che non appaga
Con un salario, più che mai penoso
Ma sul campare ,a volte non si indaga
Si va avanti chiudendo l'occhio spesso
Fai un colloquio e ti raccontan storie
Che in realtà non sono mai reali
E tu accetti , tanto con le borie
Lo sai che non si vincono i "regali"
E ci si trova a trenta anni appena
A far le firme per diversi corsi
La sicurezza, quella brutta scema
Se la capisci è solo dai soccorsi
Venuti a prendere quel corpo inietto
Che a fatica vorrebbe adesso dire
Pensando a tutto ciò che non ha fatto
Che è sbagliato andare a morire
Per ciò che gli altri non si prendon cura
Valorizzando prima il denaro
Usando la minnaccia e la paura
Facendo ad altri un destino amaro
Anche se sulla carta il lavoro
E' il primo ordinamento del paese
La Costituzione parla di decoro
Di Dignità,Rispetto,di diffese
Per quelli che sudando fan ricchezza
Per loro stessi ,e per tutti quanti
mettendo, tempo, amore e destrezza
Con risultati spesso strabrillianti
Soltanto che pensare a come il tempo
Ha trasformato tutti in automi
Si può riflettere come in parlamento
Si sbagli sempre a premere i bottoni
Togliendo , onore ,dignità,rispetto
A chi ha già perso tutto quanto prima
A chi rimane solo un gran difetto
Voler andare avanti con autostima
Inutile parlare e dire cose ancora
Si sa come finisce sempre tutto
Chi specula sugli altri si, che ignora
Scordando che finisce spesso in lutto
La sveglia è lì ,sul comodino ancora
Fissata sempre allo stesso orario
Peccato che il ragazzo non la sfiora
Giacce dimenticato nel sacrario
E' strano quel paese che ignorando
Non vede quella cosa brutta e vile
Che ogni anno se li sta portando
A volte sono molti più più di mille
Lavoratori senza colpa alcuna
Che la mattina s'alzan con la sveglia
Onestamente vivendo ,ma la sfortuna
Li porta via per sempre dalla famiglia
Spesso si dedicano cose al vento
Pensando a cose inutili ,cianfrusaglie
Io gli farei un grosso monumento
Li chiamerei EROI ,darei medaglie
Al merito della Repubblica,al lavoro
Al proprio attaccamento ,al rispetto
Che ebbero per chi pur non pensando a loro
Han fatto cose senza alcun affetto!
Pensando ad una sola cosa,e basta
Il vil denaro ,guadagno a tutti i costi
Senza capir che nella vita desta
Stupore,crudeltà,e CORPI ESPOSTI!
Questa bellissima poesia è stata scritta da Nicola Irimia è un metalmeccanico, è la"Iena operaia". e immigrato dalla Romania.
Nicola, esperime al meglio l'integrazione. Lo conosco da anni e sento molto più vicino lui, anche culturalmente che tantissimi italiani. Conosce e parla correttamente quattro lingue, a Nicola ho chiesto di non correggere questa poesia scritta di getto, così è più autentica. Ricordo a tutti i visitatori dell'Osservatorio che i romeni pagnao un prezzo elevatissimo di sangue ogni anno, dal 30 al 35% dei morti per infortuni sul lavoro tra gli stranieri che lavorano in Italia. Sono romeni. E' un omaggio anche a tutti loro
mercoledì 15 febbraio 2017
Il jobs act è un assassino
In questi dieci anni, unico in Italia a monitorare tutte le morti sul lavoro con l’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro, mi sono accorto della parzialità dei dati raccolti, e della mancanza di conoscenza da parte di tutti di questo fenomeno che produce oltre 1400 morti per infortunio ogni anno. Dal secondo anno di monitoraggio scrivo a tutti delle anomalie che ho riscontrato nel controllare tutte queste morti. “Repubblica” ha fatto un’inchiesta veramente ammirevole e completa su questo fenomeno e della “scomparsa” di tanti lavoratori morti mentre lavoravano. Sono diverse centinaia ogni anno che muoiono all’insaputa di tutti. Purtroppo anche dallo Stato. Ma non voglio, per un'altra volta che la Segretaria della CISL Furlan, prenda un altro pugno nello stomaco come l’ha preso quando ha appreso della scomparsa di tanti morti dalle statistiche ufficiali e alla Segretaria Camusso vorrei dire di non fare come ha fatto: d’ignorare le mail che ho spedito anche a lei e a diversi segretari della CGIL, di ignorarli per poi dire come se fosse una cosa risaputa da tutti dell’entità di queste tragedie, tantissimi della CGIL sapevano di questo, lo SPI, in cui sono iscritto, mi ha intervistato con Stefano Gallerani dove dicevo queste cose e non solo. Quindi niente “furbate” e far finta di esserne interessati dopo che ne parla la grande stampa, mentre prima mai una parola. Idem con il responsabile della Sicurezza della CGIL, che mi ha tolto l’amicizia su Facebook dopo che avevo contestato la sua condiscendenza ai “grandi tavoli”. Dove non contestava le dimensioni del fenomeno dicendo che è in calo come poi dicevano le controparti. Cosa assolutamente non vera se si prendono tutti i morti sui LUOGHI DI LAVORO (esclusi i morti sulle strade e in itinere che richiedono interventi diversi). Dal 2008 anno d’apertura dell’Osservatorio registriamo un aumento dello 0.7. Altro che cali favolosi ogni anno. Ma torniamo all’assassino il “jobs act”. Perché scrivo che è un assassino? Lo dico ai Segretaria Furlan, Camusso e Barbagallo; in questi dieci anni di monitoraggio quello che salta di più agli occhi è che a morire sui “luoghi di lavoro” al 95% sono lavoratori che non hanno l’articolo 18, solo una piccola parte, meno del 5% non sono coperti da questo articolo che tutela chi lavora anche sulla Sicurezza, per il semplice fatto che ti possono licenziare con una scusa anche se ti rifiuti di svolgere lavori pericolosi. Un altro esempio. In questo 5% morti nelle aziende che hanno l’articolo 18, molti non sono dipendenti dell’azienda stessa, ma lavoratori esterni che eseguono lavori all’interno dello stabilimento. Quasi tutti questi lavoratori sono artigiani o lavoratori di piccole aziende che non hanno la copertura dell’articolo 18. Da anni lo ripeto ai sindacati che a mio parere sono anche sadici. Ma come, vi sto dicendo che dov’è presente il Sindacato le morti sono quasi inesistenti? E cosa fanno lo ignorano invece di esaltare questo valore? Purtroppo questo sfugge alla mia comprensione, oppure sono diventati talmente istituzionali che tutto quello che viene da fuori dalle verticalcaste non esiste. Insomma un atteggiamento orwelliano. Ora non possono ignorare quello che scrivo, non può ignorarlo neppure la politica, non possono ignorarlo i parlamentari che questo jobs act l'hanno votato, che ricordo a tutti elimina di fatto l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori quello che recita che non si può licenziare senza “giusta causa e giustificato motivo”. Tutti i nuovi assunti non godono più di questo articolo che tutela anche la vita di chi lavora. Lo scopo è evidente, comprimere i salari dividere i lavoratori tra chi può scioperare e chi no (quelli col jobs act no, pena il licenziamento), perché non ha gli stessi diritti di un suo compagno assunto prima della Riforma voluta da Renzi, d’accordo con la parte più retriva degli industriali. Posso comprendere che tanti parlamentari in buona fede non hanno compreso fino in fondo le implicazioni che hanno su chi lavora l’abolizione dell’articolo 18 col Jobs act. Davvero cari parlamentari volete le distruggere conquiste fatte in un secolo di lotte? Davvero volete la distruzione di sindacati come CGIL, CISL e UIL che moriranno per mancanza di iscritti nel prossimo futuro se faranno i sindacati veri? Avete possibilità di rimediare, il Governo Gentiloni e nel pieno delle proprie funzioni. Si elimini il jobs act altrimenti nessuno caschi dalle nuvole se quello che scrivo poi si realizzerà.
Carlo soricelli curatore dell’osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro
Post scritto. Un altro lavoratore di 71 anni è morto cadendo da un tetto, oltre il 30% delle morti sul lavoro tutti gli anni ha oltre 60 anni. Non è il caso di non farne morire più e di mandarli in pensione?
Carlo Soricelli intervistato dalla trasmissione num3ri su Rai2
via delle storie, l'intervista che mi fece questa primavera la redazione RAI di Via delle Storie, al
Le verità scomode sulle morti per infortunio sul lavoro
Le verità scomode sulle morti per infortunio sul lavoro
Anche tu, indipendentemente dal lavoro che svolgi corri seri pericoli
1) Da quando il 1° gennaio 2008 è stato aperto l’Osservatorio Indipendente di Bologna le morti per infortunio sul lavoro non sono mai calate se si prendono in considerazione tutte le morti sul lavoro e non solo gli assicurati INAIL, istituto che monitora solo i propri assicurati
2) In base a questi presunti cali inesistenti e diffusi dalla stampa, dal potere politico e economico in Parlamento si sono fatte leggi per alleggerire le normative sulla sicurezza
3) Almeno un terzo dei morti sul lavoro sfuggono a qualsiasi statistica
4) In questi dieci anni sono morti per infortunio sul lavoro oltre 13.000 lavoratori se si prendono in considerazione tutti, comprensivi dei morti sulle strade e in itinere
5) Ogni anno oltre la metà dei morti sul lavoro sono sulle strade e in itinere (itinere significa mentre si va e si torna dal lavoro). La mancata conoscenza delle normative specifiche sull’itinere è spesso una trappola che impedisce il riconoscimento dell’infortunio, anche mortale e questo vale per tutti i lavoratori indipendentemente il lavoro che svolgono. Tutti si spostano da casa verso e al ritorno dal lavoro
6) Sui luoghi di lavoro in questi dieci anni sono morti oltre 7000 lavoratori (esclusi i morti sulle strade e in itinere)
7) Le donne muoiono relativamente poco sui luoghi di lavoro, ma tantissime perdono la vita in itinere. Sono dovute alla stanchezza per il doppio lavoro che svolgono tra casa e lavoro che ne riduce la prontezza dei riflessi
8) Oltre il 30% dei morti sui luoghi di lavoro ha più di 60 anni
9) La Legge Fornero ha fatto aumentare le morti sul lavoro tra gli ultra sessantenni che non hanno più i riflessi pronti e buona salute per svolgere lavori pericolosi.
10) Il jobs act che ha abolito di fatto l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori fa aumentare le morti sul lavoro per l’impossibilità di rifiutarsi di svolgere lavori pericolosi. Prova ne è che la stragrande maggioranza di chi muore per infortunio lavora in aziende che non hanno la copertura dell’articolo 18, di rappresentanza sindacale e di un responsabile della Sicurezza. L’articolo 18 abolito dal jobs acts recitava che non si può licenziare senza Giusta Causa e Giustificato Motivo.
11) Moltissime sono le morti tra artigiani e partite iva individuali e in nero e grigio.
12) E’ l’agricoltura la categoria più a rischio: mediamente supera ogni anno il 30% delle morti sui luoghi di lavoro di tutte le categorie e tra gli agricoltori
13) Un morto si cinque sui luoghi di lavoro ogni anno è provocato dal trattore, ne sono morti in questi dieci anni almeno 1000 mentre guidavano questo mezzo, oltre 400 sono i morti accertati dall’Osservatorio provocati dal ribaltamento del trattore in questi ultimi tre anni.
14) L’edilizia ha mediamente il 20% di tutte le morti sui luoghi di lavoro. Le cadute dall’alto sono un’autentica piaga in questa categorie. In tanti muoiono lavorando in nero in edilizia e in aziende del subappalto.
15) In questi dieci anni non si è fatto niente per arginare questa piaga, il Parlamento ha ignorato le morti di tanti lavoratori e questo per il semplice fatto che il lavoro dipendente e gli artigiani non hanno nessuna rappresentanza di fatto nelle due Camere.
16) Se non vuoi morire lavorando occupati in prima persona della tua sicurezza personale e rifiutati di svolgere lavori pericolosi e denuncia chi ti obbliga a farlo, e se non ne hai la forza di opporti lascia una memoria scritta ai tuoi familiari che potranno un domani denunciare queste autentiche violenze.