giovedì 31 gennaio 2013

E' morto Giuseppe Mascolo nel messinese cadendo da 7 metri mentre puliva una grondaia

MESSINA 31 gennaio 2013 E' morto Giuseppe mascolo di 52 anni. La tragedia quest mattina nel comune collinare di Fondachello Valdina. Mascolo stava ripulendo la grondaia di un capannone di una ditta di laterizi ed è caduto al suolo dopo avere fatto un volo di sette metri rimanendo ucciso sul colpo. Immediati gli aiuti da parte dei colleghi di lavoro, ma per Mascolo non c'é stato nulla da fare. Per ricostruire la dinamica dell'ennesimo incidente mortale sul lavoro stanno indagando i carabinieri di Milazzo.

martedì 29 gennaio 2013

E' morto Gianluca Petri in provincia di La Spezia un autotrasportatore di 73 anni. E' morto Gabriele Abbate in provincia di Palermo cadendo da un ponteggio

La Spezia 29 gennaio 2013 E' morto Gianluca Petri autotrasportatore di 73 anni. Petri ha perso la vita rimanendo schiacciato dal suo camion nei pressi del varco portuale degli Stagnoni. Secondo una prima ricostruzione, sarebbe sceso dal mezzo per evitare la chiusura di un cancello ma, probabilmente senza inserire il freno a mano e rimanendo travolto dal tir inmovimento. Sono intervenuti i vigili del fuoco, che hanno estratto il corpo dalle lamiere, e il 118. Il ferito e' stato soccorso e trasportato in ospedale dal 118 ma e' morto poco dopo il ricovero. Palermo 29 gennaio 2013 E' morto Gabriele Abbate di 43 anni cadendo da diversi metri d'altezza da un ponteggio a Partinico. La tragedia in tarda serata e solo attorno alle 21 è arrivata la chiamata ai carabinieri della Compagnia di Partinico. Sul posto oltre ai militari è arrivato il medico legale che insieme al magistrato di turno dovrà cercare di risalire alla causa della morte. Sul posto si sono radunati tantissimi amici e tutti i familiari di Abbate che non riuscivano a credere a quanto fosse successo e le cause che hanno provocatola caduta.

lunedì 28 gennaio 2013

E' morto Angelo Giancarelli nel Cosentino

Cosenza 27 gennaio E' morto Angelo Gencarelli di 61 anni schiacciato dal trattore. Come tutti gli anni ricomincia la strage di agricoltori schiacciati dal trattore nell'indifferenza della politica e soprattutto dei nostri parlamentari impegnati sempre in cose più "importanti" che la vita dei lavoratori. La tragedia nel pomeriggio, nella popolosa frazione di Serricella, a pochi chilometri dal centro cittadino. Giancarelli si trovava a bordo del suo trattore anche in questo giorno festivo quando, di ritorno dai campi per cause ancora in corso di accertamento il mezzo agricolo si è improvvisamente ribaltato, schiacciandolo. Sul posto, immediatamente allertati da alcuni vicini, i medici del servizio di pronto intervento del 118 che - accertate le gravissime condizioni dell'agricoltore - hanno richiesto l'intervento dell'elisoccorso per trasportarlo all’ospedale civile dell’ “Annunziata” di Cosenza. Ma Giancarelli è morto durante il trasporto. Sul luogo dell'incidente mortale sono giunti anche gli uomini dell'Arma dei carabinieri della Stazione, per ricostruire la dinamica della tragedia che colpisce nelle stesse modalità più di 1000 agricoltori ogni anno

sabato 26 gennaio 2013

Altri 2 morti in Lombardia nel lodigiano e nel bresciano sono già 7 dall'inizio dell'anno in questa regione.

Lodi 26 gennaio E' morto un agricoltore schiacciato dal trattore a Castelnuovo Bocca d'Adda. La tragedia, nel primo pomeriggio, sull'argine dell'Adda. L'agricoltore ha perso il controllo del suo trattore ed è rimasto schiacciato dopo che il mezzo si è ribaltato. Inutile i tentativi di salvargli la vita. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della stazione locale, i sanitari del 118, i tecnici dell'Asl e i vigili del fuoco. 26 gennaio Ennesima tragedia, la terza dall'inizio dell'anno, in provincia di Brescia. Un operaio moldavo di 58 anni residente a Desenzano del Garda, è morto a Castegnato per le ferite riportate in seguito a una caduta da 10 metri questo pomeriggio. La vittima stava lavorando in uno stabile all’interno dell’area della ex-fonderia Gervasoni. Sembra che il moldavo stesse rimuovendo del materiale ferroso quando ha perso l’equilibrio ed è finito al suolo. Inutili i soccorsi del 118: per il 58enne non c’è stato nulla da fare, è spirato sul colpo. C'è da chiedersi come mai questa provincia è sempre ai vertici di questa triste classifica

mercoledì 23 gennaio 2013

Morti sul lavoro nel 2012 nelle regioni italiane in rapporto al numero di abitanti

Morti sul lavoro rispetto al numero di abitanti nel 2012 Dall’1 gennaio al 31 dicembre 2012 sono morti sui luoghi di lavoro in Italia 624 lavoratori e oltre 1180 se si aggiungono i morti sulle strade e in itinere. Qui sotto l’incidenza della morti sui luoghi di lavoro in ogni regione in rapporto al numero di abitanti. Riteniamo questo rapporto l’unico valido per verificare l’andamento di una provincia e di una regione in quanto a morire sono soprattutto anziani agricoltori, lavoratori in nero e categorie che nulla hanno a che fare con il numero di lavoratori regolari che dispongono di una assicurazione regolare e che rientrano nelle statistiche ufficiali. N°morti 624 Totale popolazione italiana 60.626.442 Trentino A.A 0,0000202 1° 21 1.037.114 Abruzzo 0,0000193 2° 26 1.342.366 Valle d'Aosta 0,0000156 3° 2 128.230 Calabria 0,0000145 4° 30 2.011.395 Emilia-Romagna 0.0000136 5° 63 4.432.418 Molise 0,0000125 6° 4 319.780 Umbria 0,0000122 7° 12 906.486 Basilicata 0,0000119 8° 7 587.517 Liguria 0,0000111 9° 20 1.616.788 Friuli V.G. 0,0000105 10° 14 1.235.808 Toscana 0,0000093 11° 37 3.749.813 Piemonte 0,0000084 12° 42 4.457.335 Sicilia 0,0000083 13° 44 5.051.075 Sardegna 0,0000083 13° 15 1.675.411 Veneto 0,0000081 14° 41 4.937.854 Marche 0,0000076 15° 13 1.565.335 Lombardia 0,0000073 16° 79 9.917.714 Puglia 0,0000070 17° 31 4.091.259 Campania 0,0000063 18° 43 5.834.056 Lazio 0,0000047 19° 28 5.728.688

martedì 22 gennaio 2013

registriamo altre 4 avevamo vittime in 2 giorni

Brescia 21 gennaio 2013 e' morto un operaio di 54 anni a Adro schiacciato da un muletto. Il personale medico del 118 è subito intervenuto, ma non c'è stato nulla da fare. I sanitari hanno soltanto potuto constatare la morte.Non si conosce ancora l'identità della vittima. Purtroppo è già il secondo morto nella provincia di Brescia in pochi giorni e come gli anno passati questa provincia è sempre ai vertici di questa triste classifica. Varese E' morto Palmo Costanzo un operaio calabrese di 55 anni colpito da un masso, nel cantiere dell'autostrada Pedemontana a Lozza. Costanzo era al lavoro in una galleria insieme ad altri operai, quando dalla galleria si è staccato un masso che lo ha colpito alla testa, è stato trasportato dal personale del 118 all'ospedale di Varese, dove è morto per le ferite gravi riportate alla testa. Al momento della tragedia stava lavorando diversi colleghi, tutti impegnati nelle operazioni di stabilizzazione del tunnel: quando si è staccata uan parte di parete nonostante la rete di protezione. Dell'accaduto è stata informata la Procura, mentre sul posto per i primi sopralluoghi sono arrivati i carabinieri e gli ispettori dell'Asl per verificare il rispetto delle norme antinfortunistiche nei cantieri edili. cantiere: l'impegno su questo tema deve essere assolutamente prioritario". Mentre imprenditori affaristi,banchieri e politici corrotti sono impegnati a dare l’assalto finale alla diligenza (l’Italia) un altro lavoratore,Palmo Costanzo, minatore della comunità calabrese, amico di Pietro Mirabelli’ è morto stamattina in una grande opera in corso in provincia di Varese:la Pedemontana. Un masso si è staccato dalla volta durante l’operazione di centinatura e lo ha schiacciato: è morto poco dopo il ricovero all’Ospedale di Varese. La dinamica è molto simile a quella che uccise il nostro Pietro Mirabelli. Ancora un omicidio (senza aggettivi) di un lavoratore sull’altare del profitto. Palmo Costanzo aveva lavorato come minatore alla Galleria del Carlone a Vaglia (FI) nella squadra di Pietro Mirabelli. Era zio del giovane Pasqualino Costanzo che perse la vita proprio nella galleria di Vaglia a soli 23 anni nel gennaio del 2000. Il profitto e gli affari al primo posto…e la sicurezza dei lavoratori all’ultimo! Anche la dinamica di questo infortunio, come già era stata quella di Pietro nel cantiere svizzero di Sigirino (Canton Ticino) sembra evidenziare l’accettazione del rischio per evitare i cosiddetti tempi morti.L’operazione di disgaggio che deve necessariamente seguire lo scavo e che precede il consolidamento della galleria, se non viene compiuto con la massima precisione e senza fretta con il martellone demolitore può determinare il distacco di massi dal fronte o dalla volta. Cercheremo di fornire nei prossimi giorni notizie più precise. Medicina Democratica si unisce al cordoglio della famiglia e degli amici tra i quali l’Associazione Minatori di Pagliarelle. Intanto dal perito elvetico che il 30 novembre doveva consegnare la relazione conclusiva per l’omicidio sul lavoro di Pietro Mirabelli al Procuratore di Lugano nulla trapela. Probabile che abbia chiesto un ulteriore proroga. Gino Carpentiero – sezione Pietro Mirabelli di Medicina Democratica

sabato 19 gennaio 2013

e' morto angelo Iotti nel reggiano, è morto Antonio Allesiardi nel cunese

Reggio Emilia 18 gennaio 201 3E' morto Angelo Iotti, 62 anni. Iotti è morto schiacciato da un montacarichi incasa di un amico che stava facendo dei lavori di ristrutturazione. La tragedia è successa a Cavriago. I due stavano facendo dei lavori nel seminterrato dell’abitazione e per cause ancora in corso di accertamento, si è sganciato il montacarichi che è arrivato in testa a Iotti uccidendolo sul colpo. Sul posto sono arrivati la Polizia municipale di Cavriago, i vigili del fuoco e a un’automedica dall’ospedale Franchini ma i sanitari non hanno potuto fare altro che appurare il decesso di Angelo Iotti. Purtroppo sono innumerevoli le vittime che "danno una mano" ad un amico o a un parente" che non si rendono conto in quali guai si troveranno in caso di gravi infortuni se non si lavora in regola. Cuneo E' morto Antonio Allesiardi schiacciato dal trattore di 65. Da tempo Allesiardi era rimasto l’unico ed ultimo residente della borgata Bullu, a monte di Roccabruna. Ed è per questo che nessuno si è accorto se non molte ore dopo della tragedia. Forse la tragedia è fa far risalire addirittura al pomeriggio precedente. I fatti sono al vaglio dei carabinieri di San Damiano Macra, intervenuti sul posto anche per cercare di ricostruire l’accaduto, che sembra essere comunque abbastanza deli

venerdì 18 gennaio 2013

E' morto Oscar Bricalli un edile della provincia di Sondrio in Svizzera

Como 17 gennaio 2013 E' morto Oscar Bricalli, di 52 anni presso un cantiere edile, per cause per cause in corso di accertamento l'operaio della provincia di Sondrio è rimasto sepolto sotto del materiale che si è staccato dalla parete dello scavo, profondo circa 3 metri, in cui la vittima si trovava. Sul posto sono intervenuti agenti del Reparto mobile Sopraceneri, inquirenti della Polizia giudiziaria, soccorritori della Croce Verde di Bellinzona, Sul posto pure la Polizia scientifica per i rilievi del caso.

martedì 15 gennaio 2013

E' morto Santo Nucera in provincia di reggio Clabria

reggio Calabria 14 gennaio 2013 E' morto santo Nucera di 68 anni. Nucera è morto a Melito di Porto Salvo in una autocarrozzeria allo svincolo della superstrada jonica. Poco chiara la dinamica della tragedia nella quale è rimasto vittima Nucera mentre, sembra, era intento a caricare un autoveicolo con il carro attrezzi. Per cause ancora in fase di accertamento, la vittima è rimasta schiacciata dal veicolo rimanendo ucciso sul colpo. Inutili i soccorsi con i sanitari che hanno potuto soltanto constatarne la morte.

E' morto in provincia di Lucca Giuseppe Malloggi

Lucca 14 E' morto Giuseppe Malloggi di 40 anni. Malloggi è morto stamani all'ospedale di Pisa dove era ricoverato in prognosi riservata a causa di un trauma cranico, in un incidente sul lavoro lo scorso sabato, a Capannori. Era stato travolto da un carrello di un mezzo della raccolta rifiuti, guidato per cause ancora in corso di accertamento, ha urtato l'auto della vittima, una Fiat Grande Punto parcheggiata a lato della strada alla quale era attaccato il carrello da cui Malloggi stava scaricando legna. Le gravissime ferite riportate l'hanno portato alla morte, lascia moglie e due figli.

sabato 12 gennaio 2013

Ricomincia la strage di lavoratori nel bresciano

Brescia 12 gennaio E' morto Andrea Cavalleri di 45 anni cadendo da un tetto da un'altezza di 10 metri mentre lavorava su un bacone, ed è morto all'ospedale 'Mellino Mellini'di Chiari. La tragedia ieri mattina in un cantiere a Cologne, nel Bresciano. L'uomo, Andrea Cavalleri, è caduto da un'altezza di circa dieci metri mentre stava lavorando ad un balcone. Le sue condizioni erano apparse subito gravi ed era stato trasportato all'ospedale di Chiari dal 118 chiamato dai suoi colleghi di lavoro. Ricomincia la strage di lavoratori nella provincia di Brescia che da diversi anni è ai vertici di questa triste classifica

giovedì 10 gennaio 2013

Bergamo Un operaio Guglielmo Ravasio operaio di 56 anni. Lunedì 7 gennaio ha avuto un malore nello stabilimento Italcementi di Calusco ed è morto. Il giorno dopo i lavoratori dell'azienda si sono mobilitati, proclamando uno sciopero di quattro ore per mercoledì 9, per richiamare l'attenzione "sulla cronica carenza d'organico e i ripetuti cambiamenti improvvisi dei turni di lavoro". Mercoledì mattina, dalle cinque alle dieci, si è anche svolto un presidio davanti ai cancelli dello stabilimento. Secondo i sindacati, Guglielmo Ravasio, "dopo avere svolto il primo turno terminato alle ore 14, su richiesta dell'azienda è rientrato in fabbrica alle ore 19 per effettuare anche parte del secondo turno, senza aver rispettato la pausa obbligatoria prevista per legge (11 ore tra due turni)". Di qui la decisione di non rendersi mai più disponibili a "variazioni di orario nei cinque giorni prima del turno assegnato". I lavoratori dell'Italcementi hanno anche deciso di sottoscrivere almeno due ore di lavoro, da devolvere alla famiglia di Ravasio. Questa iniziativa è stata accolta anche dai dipendenti della sede centrale di Bergamo e dalle unità produttive di Rezzato (Bs) e Broni (Pv). L'azienda, dal suo canto, si è impegnata a contribuire a questa raccolta di denaro raddoppiando la cifra che verrà raccolta dai lavoratori. Secondo Italcementi, "a Ravasio era stato chiesto di rientrare nel luogo di lavoro in seguito all'assenza imprevista di alcuni colleghi". Questa vittima non possiamo inserirla tra le morti per infortuni sul lavoro ma ormai per chi lavora non esistono più regole a suo favore. Moderni schiavi senza più possibilità di poter contestare anche gravi irregolarità

mercoledì 9 gennaio 2013

Due morti nelle province di Macerata e a Belluno

Macerata 9 gennaio E’ morta travolta dal trattore guidato dal marito un’anziana di 72 anni di cui non si conosce ancora l'identità. BELLUNO 5 gennaio 2013 E' morto Paolo Tollardo un bellunese di 38 anni. Tollardo è morto questa mattina travolto da un albero che stava tagliando. La tragedia in un bosco a Zavena di Lamon, dove la vittima era andata assieme ad un parente per tagliare legna da ardere. Alla vittima gli è crollato addosso l'albero che stava tagliando uccidendolo all'istante. Sul posto sono intervenuti i carabinieri di Lamon. Inutile l'intervento dell'elicottero del Suem di Pieve di Cadore:

lunedì 7 gennaio 2013

Intervento del Prof. Salvatore Palidda (Disfor-Unige)

Intervento a incontro nazionale RLST Genova 29/11/2012 Infortuni, malattie professionali e le insicurezze ignorate dalla governance liberista Intervento di Salvatore Palidda (Disfor-Unige) Premessa Il mio intervento si rifà in parte alla ricerca che ho diretto per il Dipartimento dell’Università di Genova di cui faccio parte, una ricerca per conto della Regione Liguria e dell’Inail pubblicata nel 2009 col titolo: Infortuni e malattie professionali. Cosa ne pensano i lavoratori, e in parte a ricerche più recenti e in corso che riguardano la governance della sicurezza, le “insicurezze ignorate” e quindi anche un bilancio delle attività delle polizie, degli ispettorati del lavoro, delle ASL dal 1990 ad oggi. Proprio l’attualità drammatica di Taranto conferma quello che insieme ai lavoratori intervistati nel 2009 avevamo capito: ben oltre i singoli episodi di infortuni sul lavoro, la tragedia dell’insicurezza travolge tutti e tutto: i lavoratori mentre lavorano e quando si ammalano e muoiono a seguito del lavoro e la popolazione che vive attorno alle attività che producono inquinamento mortale o nei pressi delle discariche di rifiuti. Ma perché e come s’è arrivati all’ignobile antitesi fra diritto al lavoro e diritto alla salute e alla vita? Perché i lavoratori sono arrivati ad essere spesso del tutto isolati e impotenti di fronte a questa contrapposizione fra due diritti sanciti dalla Costituzione? E’ evidente che se non troviamo le risposte soddisfacenti a queste domande non potremo sperare nella possibilità di una prospettiva quantomeno meno tragica. * * * 1) Senza risalire a tempi troppo lontani, basta guardare la storia recente (e non solo italiana) per constatare che prima con la ricostruzione dopo la seconda guerra mondiale e poi tutto lo sviluppo economico sino alla più recente crisi e, ancora oggi, la stessa sopravvivenza dell’economia si sono sempre nutriti di supersfruttamento, sacrifici, umiliazioni e persino la vita stessa di milioni di lavoratori. 2) In nome dello sviluppo il sacrificio umano dei lavoratori e della stessa popolazione che ha vissuto e vive attorno alle strutture produttive è stato considerato un costo necessario da pagare al pari dei soldati mandati a morire per le guerre. 3) Quanti sono i morti sul lavoro, i decessi a seguito di infortuni e di malattie e quanti i morti di cancro fra la popolazione delle zone industriali? Come mostrano i casi di Casale Monferrato, di Porto Marghera, di Priolo/Siracusa, di Gela, di Bagnoli, di Taranto, di Quirra e tanti altri ancora è evidente che non si tratta di un “problema” dei soli lavoratori ma di un fatto politico totale in quanto riguarda tutta la popolazione e in quanto riguarda l’organizzazione politica della società. Un’organizzazione che solo a parole ha tutelato la salute e la vita dei lavoratori, quasi mai quelle della popolazione e che oggi mostra solo lo spettacolo del fallimento e ancora una volta la resa di fronte a quegli attori forti che hanno imposto la contrapposizione fra lavoro e tutela della stessa vita. 4) Da molti anni i commenti delle statistiche riguardanti i morti e gli incidenti sul lavoro tendono molto spesso ad accreditare l’idea che ci sia una continua diminuzione e che in definitiva la sicurezza sul lavoro sia molto più tutelata. Ma cosa dicono e come andrebbero lette queste statistiche con onestà intellettuale e quindi attraverso una osservazione effettivamente attenta e rigorosa della realtà? 5) E’ vero che le statistiche ufficiali mostrano una certa diminuzione delle morti e degli incidenti sul lavoro: secondo il rapporto INAIL1 nel 2011 gli infortuni sono stati 725.174 (meno 6,6%) e 920 sono stati i casi mortali (meno 5,4%). Dal 1951 c’è stata una rilevante diminuzione dei morti e degli infortuni: la punta massima dei morti sul lavoro si ebbe nel 1963 con 4.644 decessi e quella degli infortuni nel 1970 con 1.601.061. 6) E’ innanzitutto importante ricordare che questa diminuzione è dovuta alle tante lotte che hanno fatto i lavoratori. 7) Ma, questa diminuzione è nei fatti proporzionale al calo continuo del lavoro regolare e stabile e quindi proporzionale solo agli incidenti riconosciuti dalle autorità ed enti preposti a questo scopo; ricordiamo che nel 1971 i lavoratori dell’industria erano 8.350mila e già nel 2001 erano 7.029mila e nel 2010: 5.036mila (di cui 3.864mila nell’industria in senso stretto e 1.172mila nelle costruzioni), nell’agricoltura 3.243mila nel 1971 e nel 2001: 1.154mila e 1.036mila nel 2011 (meno 3.314mila nell’industria e meno 2.207mila nell’agricoltura (perciò il tasso di infortuni è più alto anche se sono diminuiti) (vedi dati ISTAT); 8) il cosiddetto “numero oscuro”, ossia le morti e gli incidenti di cui non si ha riscontro ufficiale, è probabilmente aumentato e tanti sono gli indicatori che vanno in questo senso. Secondo l’Inail gli infortuni di lavoratori "in nero" si stimano a 165mila. Ma il calcolo di questa stima si basa sul dato dell'Istat che per il 2010 stima solo in quasi 3 milioni le unità di lavoro "in nero"; 9) in realtà è assai probabile che si tratti di un numero ben più alto di incidenti nascosti, dissimulati, occultati di lavoratori precari, semi-precari o del tutto al nero che popolano il mondo delle economie sommerse sempre più intrecciate con quelle legali come con la criminalità; 10) Secondo le più recenti stime (probabilmente in difetto perché la crisi fa aumentare il sommerso) il 35% del PIL italiano è dovuto alle economie sommerse e semi-sommerse2; a questa percentuale di PIL si può stimare che corrispondano circa otto milioni (forse di più) di lavoratori che oscillano fra precariato, semi-precariato, semi-nero e nero totale (solo i precari sono oltre 4milioni). 11) Gli otto milioni di precari, semi-precari e al nero sono lavoratori italiani e lavoratori stranieri (regolari e i cosiddetti “clandestini”, i più ricercati per le attività al nero e al semi-nero perché i più ricattabili sino ad essere costretti a condizioni di neo-schiavitù). Se si adotta quest’altra stima si può calcolare che gli infortuni di lavoratori in nero probabilmente sono circa 440mila e forse di più. 12) Il semi-nero e il nero non sono solo nei cantieri edili e nelle fabbrichette del Meridione o anche al nord dei cinesi che lavorano per le grandi marche italiane3; è nelle regioni del Nord che si concentra la maggioranza del nero e del semi-nero e riguarda anche le ditte subappaltatrici che lavorano nelle grandi imprese come raccontano diversi lavoratori della Fincantieri di Genova. 13) I lavoratori precari o al nero sono spesso costretti a lavorare ignorando le norme di sicurezza, con ritmi insostenibili e quindi con alto rischio di incidenti che spesso sono nascosti. 14) Questo rischio non riguarda solo i precari e quelli al nero delle ditte appaltatrici ma anche i lavoratori a tempo indeterminato che lavorano a fianco o a poca distanza dai primi. 15) Ciò che fa sentire i lavoratori impotenti di fronte a tali rischi è il confronto fra la tragica impossibilità di sottrarsi ad essi, da un lato, e dall’altro lato, l’unanime pietà, le norme abbastanza buone, le tecnologie avanzate, insomma la possibilità (in astratto) che si possa lavorare per vivere e non per morire di “disgrazia”, storpi o ammalati. Dal presidente Napolitano al Papa, dagli artisti ai politici, tutti si commuovono e sinceramente o demagogicamente affermano che le morti sul 1 Vedi http://www.inail.it/Portale/appmanager/portale/desktop?_nfpb=true&_pageLabel=PAGE_SALASTAMPA&nextPage=Prodotti/New s/2012/INAIL/info1811689707.jsp) 2 Vedi stime Eurispes e Istituto di Studi Politici San Pio V, Italia in Nero, 2012 3 Vedi le puntate di report “schiavi del lusso”: http://www.report.rai.it/dl/Report/puntata/ContentItem-132f40c7-4377-4f83-a37f- 78106ecb6dcc.html e l’aggiornamento: http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-8501049c-3fdd-48a8-a143- a9ee09e8b432.html lavoro sono intollerabili. Ma, dal punto di vista dei lavoratori più soggetti ai rischi l’ipermediatizzazione dell’indignazione per queste morti (ma non altrettanto per l’oltre milione effettivo di infortuni e ancora meno per le malattie professionali) ha accentuato la sensazione di impotenza perché nei fatti sono abbandonati a se stessi, sono isolati di fronte ai rischi. 16) Le resistenze non mancano ma spesso sono troppo deboli per far fronte a un’asimmetria di potere troppo sfavorevole anche a causa della scarsa capacità critica dei discorsi e delle pratiche dei poteri, un limite che deriva dall’operaismo ingenuo e qualche volta corrotto soprattutto se nutrito da un ambiguo culto del lavoro, un culto che arrivò ad accettare la monetizzazione dei rischi e della salute, il baratto fra lavoro e salvaguardia della stessa vita. 17) Il lavoratore costretto a rischiare la salute e persino la vita sopravvive –non a lungo- per il profitto del suo datore di lavoro e anche gli artigiani e i piccoli imprenditori rischiano per la corsa al profitto e l’illusione di arricchirsi. 18) La pietà elargita ai morti sul lavoro rafforza di fatto l’idea corrente che si tratta di disgrazie che colpiscono i più marginali, gli immigrati, i meno qualificati, i giovani. E’ una pietà a buon mercato che assomiglia a quella concessa anche ai clochards o ai migranti ... quando annegano. 19) Si aggiunge subito la retorica paternalista che oscilla fra vecchio operaismo e neoliberismo a volte anche razzista: “è una questione di cultura”, “bisogna puntare sulla formazione”, “non c’è più cultura del lavoro”, “i giovani pensano sono a divertirsi, ai gadgets, vanno in discoteca e poi al lavoro non stanno attenti, si drogano, sono sbandati...”, “gli immigrati non capiscono niente, a parte che non sanno neanche leggere, poi pensano solo a lavorare come forsennati per guadagnare al massimo -perché hanno paghe più basse che gli italiani- e non hanno mai cultura del lavoro”. 20) Ovviamente c’è chi pensa correttamente all’informazione e formazione sulla sicurezza nel lavoro, ma non sempre si distingue da certi operatori della sicurezza che parlano e agiscono come quei padroni che fanno dire anche a un capocantiere “Si é costretti a chiedere ai propri lavoratori sforzi sovraumani ... manco fossero dei super eroi”. 21) La realtà nuda e cruda è infatti evidente: l’applicazione delle tutele previste è impraticabile proprio per chi rischia di più perché lavora in nero, è precario, è ricattato, è fagocitato dai ritmi della produttività, della competitività. Non è un caso che a morire o restare infortunati o a beccarsi malattie sono sia lavoratori più isolati e più deboli, sia artigiani e piccoli imprenditori. 22) Come dice un altro capocantiere: “È una specie di piccola guerra e i campi di battaglia sono i tempi di lavoro, i costi e le spese ...”. 23) Per gran parte di chi lavora fra nero, seminero, precario e semi-precario la rassegnazione al possibile male è implicita, si cerca di non pensarci, tanto non ci puoi fare niente”. Qua non è possibile la riduzione del danno: “che fai? Non vai a lavorare?”. “Se stai attento lavori troppo piano”, dice un operaio del porto. “Per incrementare la produzione e i loro facili guadagni non guardano in faccia a nessuno”, dice un operaio dei trasporti. “I salari sono bassi, per aumentarli un po’ devi per forza fare straordinari”(un operaio del porto). “L’extracomunitario non può permettersi di stare a casa e cascasse il mondo lui va a lavorare. Oltre a dover mantenere una famiglia è pagato pochissimo rispetto a noi italiani e cerca quindi di lavorare il triplo solo per guadagnare lo stesso nostro stipendio” (metalmeccanico). “I più a rischio sono sicuramente gli stranieri che non sono in regola; sono quelli che hanno più paura di rimanere senza lavoro e quindi accettano tutto”. “C’è troppo lavoro nero e anche cantieri senza contratto”. 24) Anche i lavoratori di grandi aziende, apparentemente più tutelati, finiscono per essere soggetti agli stessi rischi dei più deboli: la proliferazione delle ditte subappaltatrici che a volte impiegano persino “clandestini” per lavori da “carne da macello” e la sovrapposizione delle lavorazioni mette tutti a rischio come se si fosse tutti al fronte sotto il fuoco incrociato. E’ il trionfo del liberismo! 25) “Un grandissimo problema: l’incomunicabilità ... non esiste più una coesione tra gli operai ... oggi siamo milioni di ditte differenti e la coesione è praticamente inesistente. Poi c’è l’extracomunitario che non può permettersi di stare a casa ... ormai non arrivi a fine mese e per fare dei soldi ti tocca andare a lavorare a rischio ... io potrei anche scioperare, ma per mantenere una famiglia non puoi permettertelo”. 26) Scattano allora le critiche se non le condanne generalizzate di tutte istituzioni, confuse fra loro; Inail, ispettorati, Asl, enti locali e anche i sindacati : “non si vedono mai” o “sono probabilmente corrotti”, “siamo abbandonati a noi stessi”. E una delegata amaramente ricorda: “Sono intervenuta per dire: cerchiamo di ridurre il rischio, invece che monetizzarlo … sono stata accusata di non voler fare ottenere risultati economici ai lavoratori …”. 27) “Ho fatto il corso sulla sicurezza. Ma cosa serve fare a distanza di anni un corso di cinque ore ... il tutto sembra una enorme farsa. A che serve conoscere le norme di sicurezza a memoria se poi effettivamente non si fanno rispettare?” (capocantiere edile). Come possono non moltiplicarsi i rischi, i pericoli e le insicurezze se alcune delle cause che li producono continuano a peggiorare? 28) L’isolamento e l’individualizzazione delle responsabilità (il primo sospetto è sempre che sia “errore umano”, cioè colpa della vittima che diventa anche carnefice perchè ha vittimizzato anche gli altri) si inscrive nell’idea generale che è “un problema di una parte dei lavoratori”. 29) E’ allora triste che anche i sindacalisti e sinceri operatori della sicurezza, purtroppo, facciano fatica a capire gli intrecci tra insicurezza sul lavoro, produzione di merci nocive per la salute, inquinamento ambientale, economie sommerse, ecomafie, evasione fiscale. 30) Sta forse qua il punto cruciale da cui partire per spezzare l’isolamento, la frustrazione, l’impotenza e la debolezza dell’agire collettivo dei lavoratori: i rischi di morte, infortuni e malattie professionali non sono un problema dei soli lavoratori marginali ma la questione politica che riguarda tutta la società perché riguarda direttamente la tutela dell’ambiente, dei prodotti di consumo, i rifiuti, il risanamento del sommerso e quindi anche l’interesse di tutti. 31) Si fa un gran parlare di lotta all’evasione fiscale e alla corruzione ma cosa fanno le istituzioni preposte ai controlli ? 32) Al di là delle vicende di corruzione che da sempre riguardano alcuni elementi del personale degli ispettorati del lavoro, delle ASL, delle polizie e persino della magistratura, è noto che in questi ultimi venti anni questo personale è stato ridotto mentre la lotta alle insicurezze e il governo della sicurezza sono stati deviati su falsi nemici o sui “nemici di turno” che hanno fatto comodo alla demagogia di tanti (di centro sinistra e ancora di più della destra) per raccogliere consensi. C’è stata una gigantesca distrazione di massa e anche di competenze : le vere insicurezze di cui soffre gran parte della popolazione perché non tutelata sono state ignorate. Le vittime di supersfruttamento, abusi, violenze e neo-schiavitù non hanno avuto e non hanno tutele. 33) Guardiamo dapprima il livello locale: dal 1990 ad oggi quasi tutte le polizie municipali (o locali) sono state orientate a impegnarsi nella persecuzione dei rom, degli immigrati cosiddetti clandestini e persino dei barboni (attività che comunque non compete a queste polizie) trascurando sempre più il controllo dei cantieri e delle strutture produttive, lo smaltimento dei rifiuti, le infrazioni alle norme ambientali ecc. In un comune lombardo, il capo della polizia municipale che aveva programmato controlli regolari contro furgoni che rifacevano i continuazione anche gravi infrazioni al codice della strada e che aveva scoperto trasportavano lavoratori al nero nei cantieri e in fabbrichette del sommerso è stato costretto alle dimissioni perché dava troppo fastidio agli imprenditori “padani” (parte di questa giunta leghista e di destra è finita inquisita per collusioni con la mafia). 34) Quando viene a mancare il controllo che compete alle polizie locali neanche le latre polizie sono sollecitate ad agire contro l’insicurezza sul lavoro che è sempre collegata a lavoro nero, sommerso e violazione delle norme ambientali quindi danni alla saluti pubblica. 35) Proprio a Genova, l’ex sindaca pd e il suo ex-assessore aspirante sceriffo hanno agitato continuamente progetti di igiene, morale, decoro stanziando sempre più fondi per le polizie, per la videosorveglianza e dulci in fundo per i braccialetti da dare ai turisti per farli sentire più sicuri. A colpi di demagogia qualcuno è arrivato a dire che bisognava mandare l’esercito per la “tolleranza zero” contro le morti sul lavoro. Altri hanno lanciato la campagna “zero morti”. 36) Come è noto ben poco è cambiato anche col governo dei cosiddetti tecnici. Anzi, molti segnalano che per far fronte alla crisi la tutela della sicurezza sul lavoro e di quella del territorio sono indebolite. 37) Non si può invocare la crescita per uscire dalla crisi senza mettere in discussione la concezione di questa sinora dominante: occorre innanzitutto risanare ciò che la crescita deleteria del passato ci lascia in eredità e ripensare una crescita sostenibile dal punto di vista dei diritti fondamentali di tutti gli esseri umani e quindi anche della salute e dell’ambiente. E’ quindi di fondamentale importanza rilanciare questa lotta non più come sola lotta dei lavoratori per la sicurezza sul lavoro ma come lotta comune di lavoratori e della popolazione tutta per la difesa della sicurezza sul lavoro e del territorio.

sabato 5 gennaio 2013

Report morti sul lavoro 2012

Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro Report Morti sul lavoro 2012 Anche il 2012 è stato drammatico per il numero di morti sul lavoro in Italia: complessivamente circa 1200 in totale di cui 622 sui luoghi di lavoro, nonostante la crisi devastante che ha colpito il nostro paese. Si registra una diminuzione dei decessi sui luoghi di lavoro del 4%, percentuale irrisoria se si pensa a quante persone hanno perso il lavoro o sono in mobilità e in cassa integrazione. Inoltre pensiamo ci sia la necessità di fare la massima chiarezza su un aspetto fondamentale del fenomeno. Con i nostri dati siamo già in grado di fare un bilancio dell’anno appena passato, ma le statistiche dell’INAIL arrivano dopo alcuni mesi e registrano notoriamente un numero di morti inferiore al nostro dato. Quale è la ragione? L’INAIL monitora solo i suoi assicurati (confermato anche dal Vice Presidente della Commissione Morti sul lavoro del Senato Sen. Paolo Nerozzi) e moltissimi morti sui luoghi di lavoro non sono assicurati all’INAIL; non lo sono gli anziani agricoltori schiacciati dal trattore (sono più di 100 anche quest’anno) e non lo sono i lavoratori che muoiono in nero anche in itinere, non lo sono i militari dell’Esercito. Probabilmente non sono assicurati all’INAIL neppure i poliziotti e i carabinieri. Poi ci sono le morti in itinere dei lavoratori attivi e non solo, che spesso sono contestate dall’Istituto. L’INAIL fa ciò che è nelle proprie competenze cioè monitora le persone che assicura, e allora perchè le statistiche di quest’istituto sono considerate come quelle ufficiali diramate dallo Stato quando non è così? I mezzi di informazione si occupano delle morti sul lavoro solo quando ci sono casi clamorosi e prende per buone le statistiche di questo istituto, anche se il nostro Osservatorio da anni scrive che quei numeri non sono veritieri ed esaustivi, che sono parziali, che le morti sul lavoro si aggirano mediamente tra il 20% e il 30% in più tutti gli anni, e che considerarli unica fonte attendibile significa sottostimare il problema, diminuire i controlli e non fare intervenire adeguatamente gli organi competenti. Dove sono i giornalisti che approfondiscano le notizie verificandone l’attendibilità? I lavoratori sono così poco importanti per i media come non lo sono più per la politica, visto che in questa legislatura sono stati solo 4 gli operai eletti deputati o senatori su 945 in parlamento? E che nella prossima sarà anche peggio nonostante i lavoratori dipendenti siano la maggioranza dei votanti? Dove finiscono i milioni di euro che lo Stato stanzia per la prevenzione degli infortuni sul lavoro? A chi vanno e come sono spesi questi soldi se poi i risultati sono così deludenti? Credo che su aspetti così importanti deve essere fatta chiarezza. Allora chi è che ci dovrebbe dare notizie certe sull’entità del triste fenomeno che ci vede primi in Europa tra i grandi paesi in questo vergognoso primato? Non dovrebbero essere il Ministero del lavoro a fornirci il numero esatto di morti visto che l’INAIL ha dati parziali e opinabili? Ma perchè questo non accade? E’ possibile che devono essere volontari privati come noi, i soli ad occuparsi complessivamente di queste tragedie che portano il lutto in tante famiglie? Speravamo che un governo tecnico almeno su certi aspetti informasse meglio gli italiani. I cittadini hanno una percezione sbagliata del fenomeno che è molto più esteso di quello che si percepisce affidandosi ai media tradizionali. Si ha la percezione che a morire siano soprattutto operai nelle fabbriche mentre sono “solo” intorno al 7% e per la stragrande maggioranza nelle micro aziende dove il sindacato e la prevenzione non esistono: lo Stato attraverso vari enti spende milioni di euro per corsi, che a nostro giudizio non servono a niente, se non a fa riempire le tasche di chi li organizza, ma senza mai arrivare essere utile a chi dovrebbe essere sensibilizzato e istruito sulla Sicurezza. Agli agricoltori che muoiono per il 33% sul totale, dei quali un terzo schiacciati dal trattore che non ha nessuna protezione, cosa viene offerto in termini di conoscenze, aiuti per migliorare i mezzi e prevenzione? E per il 29% degli edili sul totale di tutti i morti, che muoiono cadendo dall’alto o travolti dai mezzi che guidano loro stessi o i loro colleghi, o dal materiale che stanno manovrando, cosa si fa? Che conoscenze si danno e cosa si fa per rendere più sicuro il lavoro a persone che spesso non conoscono neppure l’italiano e lavorano in nero per 10 o 12 ore al giorno svolgendo attività faticose e poco sicure? Tra l’altro grazie alle nuove normative volute dalla Fornero e da Monti si deve lavorare fino a quasi 70 anni, età in cui spesso non si ha un perfetto stato di salute e riflessi poco pronti, e quando si parla di lavori così pericolosi e faticosi, si tratta di componenti micidiali e non a caso i morti sui luoghi di lavoro ultrasessantenni sono intorno al 30%. E per i tanti artigiani che muoiono numerosissimi nei servizi alle imprese cosa si fa per rendere il loro lavoro più sicuro? E’ molto frustrante quindi vedere tutti gli anni i dati delle solite statistiche considerate “ufficiali”che ti dicono che i morti calano, assistere a dibattiti con ministri e funzionari soddisfatti che si prendono meriti che non hanno in ogni caso; infatti anche se prendi per buone le statistiche parziali dell’INAIL ti accorgi che i morti calano soprattutto in itinere e sulle strade e questo grazie ai veicoli che sono tecnologicamente più sicuri, che anche i lavoratori per fortuna riescono a comprare una volta rottamate le vecchie automobili. Questo cosa significa? Che in realtà sia a causa dei minori controlli dovuti a meno risorse stanziate dagli ultimi governi, la Sicurezza sui luoghi di lavoro complessivamente sta calando. Le statistiche ufficiali sono completamente alterate perchè mettono assieme ai morti sui luoghi di lavoro quelli che muoiono sulle strade e in itinere che sono un’altra cosa; l‘assicurazione INAIL in itinere è sacrosanta, ma come si fa a non distinguere quantitativamente e qualitativamente gli interventi da mettere in atto se non distingue la morte di chi cade da un tetto o sotto un macchianario al morto in un incidente automobilistico? Occorre sapere chiaramente come intervenire se si vuol salvaguardare la vita di chi lavora. Si organizzano corsi sulla sicurezza per categorie “forti” che hanno sindacati in grado di tutelare i lavoratori e si lasciano allo sbando i poveri diavoli, i meno tutelati, quelli che lavorano in nero o in grigio. E’ intollerabile che un paese come il nostro che ha 60 milioni di abitanti conti il triplo dei morti sui luoghi di lavoro della Germania (poco più di 250 nel 2011 contro i nostri 663) che ha venti milioni di abitanti in più ed è una nazione più industrializzata della nostra. Il livello industriale in Italia per quello che riguarda il fenomeno delle morti sul lavoro ha poco a che vedere con queste tragedie perchè a morire per la maggioranza sono agricoltori, edili e artigiani distribuiti in eguali misure in tutto il paese. Per i lavoratori che operano all’aperto quali edili, agricoltori, autotrasportatori e per tutti quelli che utilizzano un mezzo per andare a lavorare si consiglia di visitare il sito di previsioni del tempo http://prevenzionemeteo.blogspot.it/ dove oltre alle previsioni del tempo si può valutare il fattore rischio infortuni sul lavoro legato alle condizioni atmosferiche. Di seguito i morti sui luoghi di lavoro per ciascuna regione e provincia, l’incidenza dei morti sul numero di abitanti e le cartine regionali e provinciali. Carlo Soricelli http://cadutisullavoro.blogspot.com . Nel 2012 sono morti 1180 lavoratori (stima minima) di cui 622 SUI LUOGHI DI LAVORO ( tutti documentati). Si arriva a superare il numero totale di oltre 1800 vittime se si aggiungono i lavoratori deceduti in itinere e sulle strade che sono considerati (giustamente), per le normative vigenti, morti per infortuni sul lavoro a tutti gli effetti. L'Osservatorio considera "morti sul lavoro" tutte le persone che perdono la vita mentre svolgono un'attività lavorativa, indipendentemente dalla loro posizione assicurativa e dalla loro età. Molte vittime non hanno nessuna assicurazione e muoiono lavorando in "nero"ed intere categorie non sono considerate morti sul lavoro. Praticamente sono morti sul lavoro invisibili. Vedrete quante di queste morti, come gli anni scorsi, spariranno dalle statistiche ufficiali quando ci sarà il resoconto del 2012, che è sempre intorno a -20% rispetto ai rilevamenti dell'osservatorio. I MORTI SUI LUOGHI DI LAVORO PER CATEGORIA. Agricoltura il 33,3 % delle vittime sul totale sono in questo comparto, ben 109 agricoltori sono morti schiacciati dal trattore e rappresentano oltre il 17% di tutti i morti sui luoghi di lavoro. Edilizia 29% sul totale, in questa categoria 75 lavoratori sono morti per cadute dall'alto, 34 sono morti per essere stati travolti da un mezzo da loro guidato o da terzi, o uccisi da materiale su cui stavano lavoravano, 10 lavoratori in edilizia sono morti fulminati. Industria 11,4%, quest'anno molte di queste morti sono state provocate dal terremoto in Emilia, le morti in questa categoria sono quasi tutte concentrate in piccole e piccolissime aziende. Servizi 5,8%. Autotrasporto 6,1%, Il 3% Esercito Italiano (Afghanistan). Il 2,7% nella Polizia di Stato(tutte le morte causate in servizio sulle strade). Il 10,8% dei morti sui luoghi di lavoro sono stranieri e di questi oltre il 30% sono romeni. Eta' delle vittime: l'8% % hanno meno di 29 anni, l'11,1% dai 30 ai 39 anni, il 21,1% dai 40 ai 49 anni, il 18,4 %dai 50 ai 59 anni , l'11,4% dai 60 ai 69 anni , il 13,8% ha oltre 70 anni. Del 14,5% non siamo a conoscenza del’età. Morti sui luoghi di lavoro nelle regioni e province. L'unico parametro per le morti sul lavoro ritenuto valido per l'Osservatorio, nella valutazione dell'andamento di una provincia e di una regione, è il rapporto tra il numero di morti e la popolazione residente. Gli altri parametri, se non quelli della professione, dell'età e della nazionalità non hanno nessuna importanza al fine della prevenzione e delle statistiche e questo perchè a morire per una percentuale elevatissima sono lavoratori che non hanno nessuna assicurazione, che lavorano in nero e che nulla hanno a che fare con l'indice occupazionale di una regione o provincia. La Lombardia ha 80 morti e ha già superato del 2,5% i morti dell'intero 2011, la provincia di Brescia con 21 morti risulta prima in questa triste classifica, come negli ultimi anni Brescia è sempre ai vertici delle province con più morti sui luoghi di lavoro, provincia di Bergamo 15 morti, di Varese 10 morti, di Milano 7, di Pavia e Lodi 5, di Monza 3, di Como e Lecco 2, di Mantova 5, di Sondrio 4. Emilia Romagna 63 morti compresi i lavoratori deceduti sotto le macerie del terremoto del 20 e 29 maggio, province di Modena 18 morti, di Ferrara 9, di Bologna 8, Reggio Emilia 7 morti, Piacenza 5 morti, Forlì Cesena 4 morti, Parma 3 morti, Ravenna e Rimini 3 morti. Piemonte 43 morti, la provincia di Torino risulta in questo momento con 21 vittime la prima in Italia assieme a quella di Brescia per numero di morti sui luoghi di lavoro, provincia di Cuneo 10 morti, 3 morti in provincia di Alessandria e Novara, 2 morti ad Asti e Vercelli, 1 morto Verbania e Sondrio. Sicilia 44 morti, provincia di Catania 11 morti, di Trapani 6 morti, di Palermo e Caltanisetta 5 morti, Agrigento e Messina 4 morti, Siracusa e Ragusa 3 morti, Enna e Agrigento 2 morti. Campania 42 morti, provincia di Salerno 15 morti, di Avellino 10 morti, Benevento 9 morti, Napoli 6 morti, Caserta 1 morto. Toscana 38 morti (47 con i morti in mare sulla Costa Concordia affondata sulle coste dell' isola del Giglio), dei due fratelli del peschereccio affondato al largo di Livorno e di un sub), la provincia di Arezzo 7 morti, Firenze e Pisa 6 morti, Grosseto e Livorno 5 morti, Massa Carrara 4 morti, 3 morti Lucca, Siena e Prato 1 morto. Veneto 41 morti con le provincia di Verona 11 morti, di Padova 8 morti, di Treviso e Belluno 6 morti, di Vicenza 5 morti, Rovigo e Venezia 3 morti. Abruzzo 27 morti con la province di Chieti con 12 morti, di Pescara 8 morti, Teramo 4 morti, L’Aquila 3 morti. Lazio 28 morti provincia di Roma 11 morti, di Frosinone 7 morti, Viterbo e Latina 5 morti. Puglia 28 morti, provincia di Bari 12 morti, Brindisi 6 morti, Foggia 6 morti, Lecce e BAT 2 morti, Taranto 1 morto. Calabria 24 ( NON SONO COMPRESI I 6 MORTI IN ITINERE NEL FURGONE INVESTITO DAL TRENO IN PROVINCIA DI COSENZA) morti, provincia di Cosenza e di Reggio Calabria 6 morti, di Catanzaro 5 morti, Vibo Valentia e Crotone 3 morti. Trentino Alto Adige 21 morti, provincia di Bolzano 12 morti, di Trento 9 morti. Liguria 20 morti, provincia di Genova 10 morti, di Savona 5 morti, La Spezia 3 morti, Imperia 2 morti. Friuli Venezia Giulia 14 morti, provincia di Pordenone e Udine 4 morti, di Gorizia 3 morti, Trieste 2 morti. Marche 13 morti, provincia di Ancona 7 morti, Macerata 3 morti, Ascoli Piceno 2 morti, Pesaro Urbino 1 morto. Umbria 12 morti, provincia di Perugia 9 morti, di Teramo 1 morto. Sardegna 15 morti, 5 morti nella provincia di Oristano, 4 in quella di Nuoro , Medio Campisano 3 morti, 1 morto Carbonia Iglesias, Ogliastra, Cagliari e Sassari. Basilicata 7 morti, 4 morti nella provincia di Matera, di Potenza 3 morti.Molise 4 morti, provincia di Campobasso 3 morti, 1 morto in provincia di Isernia. Val D'Aosta, Aosta 2 mort1. Non sono segnalati a carico delle province i lavoratori morti sul lavoro che utilizzano un mezzo di trasporto e i lavoratori deceduti in autostrada: agenti di commercio, autisti, camionisti, ecc.. e lavoratori che muoiono nel percorso casa-lavoro / lavoro-casa. La strada può essere considerata una parentesi che accomuna i lavoratori di tutti i settori e che risente più di tutti gli altri della fretta, della fatica, dei lunghi percorsi, dello stress e dei turni pesanti in orari in cui occorrerebbe dormire, tutti gli anni sono percentualmente dal 50 al 55% di tutti i morti sul lavoro. Purtroppo è impossibile sapere quanti sono i lavoratori pendolari sud-centro nord, centro-nord sud, soprattutto edili meridionali che muoiono sulle strade percorrendo diverse centinaia di km nel tragitto casa-lavoro, lavoro-casa. Queste vittime sfuggono anche alle nostre rilevazioni, come del resto sfuggono tanti altri lavoratori, soprattutto in nero o in grigio che muoiono sulle strade. Tutte queste morti sono genericamente classificate come "morti per incidenti stradali" Nel 2011 ci sono stati più di 1170 morti, di cui 663 sui luoghi di lavoro + 11,6% sul 2010. Per approfondimenti sui lavoratori morti per infortuni sul lavoro nel 2011 andare nella pagina dell'1 -1 e 3- 1 del 2011 dell'Osservatorio. Ci sono cartine geografiche con il numero di morti sui luoghi di lavoro per ciascuna provincia italiana e grafici inerenti all'età, professione e nazionalità dei lavoratori vittime d'infortuni mortali. Dall’1 gennaio al 31 2012 dicembre sono morti sui luoghi di lavoro in Italia 622 lavoratori si arriva a 1800 (stima minima con i lavoratori morti sulle strade e in itinere). Qui sotto l’incidenza della morti sui luoghi di lavoro in ogni regione in rapporto al numero di abitanti Totale popolazione italiana 60.626.442 Trentino A.A 0,0000202 1° 1.037.114 Abruzzo 0,0000193 2° 1.342.366 Valle d'Aosta 0,0000156 3° 128.230 Calabria 0,0000145 4° 2.011.395 Emilia-Romagna 0.0000136 5° 4.432.418 Molise 0,0000125 6° 319.780 Umbria 0,0000122 7° 906.486 Basilicata 0,0000119 8° 587.517 Liguria 0,0000111 9° 1.616.788 Friuli V.G. 0,0000105 10° 1.235.808 Toscana 0,0000093 11° 3.749.813 Piemonte 0,0000084 12° 4.457.335 Sicilia 0,0000083 13° 5.051.075 Sardegna 0,0000083 13° 1.675.411 Veneto 0,0000081 14° 4.937.854 Marche 0,0000076 15° 1.565.335 Lombardia 0,0000073 16° 9.917.714 Puglia 0,0000070 17° 4.091.259 Campania 0,0000063 18° 5.834.056 Lazio 0,0000047 19° 5.728.688

giovedì 3 gennaio 2013

CI E' STATO COMUNICATO CHE PER FORTUNA QUESTO LAVORATORE NON E' MORTO MA E' RIMASTO SOLO FERITO GRAVEMENTE, GLI AUGURIAMO DI RIPRENDERSI AL PIU PRESTO. CARLO SORICELLI Piacenza 3 gennaio 2013 E' morto un operaio di cui non si conosce ancora l'identità a Molinazzo di Pecorara. La vittima è caduta da un ponteggio da un'altezza di 4 metri questo pomeriggio scivolando accidentalmente. Sul posto sono intervenuti rapidamente i soccorsi, ma le condizioni dell'operaio erano molto gravi. Inutile la corsa in Ospedale. L'elicottero del 118 è stato allertato affinché l'operaio potesse essere operato d'urgenza a Parma, ma purtroppo non c'è stato nulla da fare.

mercoledì 2 gennaio 2013

Già 2 morti nel primo giorno di lavoro del 2013

Verona 2 gennaio E' morto Luca Bonagiunti di soli 27 anni. La tragedia che ha colpito il povero giovane poco dopo le 10, a S.Giovanni Lupatoto: Bonagiunti è morto per lo schiacciamento della scatola cranica, dopo che gli era caduto addosso il motore di un camion sotto cui stava lavorando in un'officina specializzata. Sul posto, oltre ai carabinieri, sono intervenuti i tecnici dello Spisal per verificare che il terribile incidente non sia stato favorito dall'inosservanza di misure di sicurezza sui luoghi di lavoro TORINO, 02 GEN - E' morto Adrian Olaru di 37 anni all'ospedale Cto di Torino dopo un'agonia durata 23 giorni. Olaru era stato investito da una scarica da 15.000 volts mentre effettuava lavori in una cabina elettrica dell'Enel ad Avigliana. Trasportato in ospedale con l'elisoccorso, le sue condizioni erano state giudicate subito disperate dai medici. Era stato sottoposto a diversi interventi chirurgici, ma che purtroppo non gli hanno salvato la vita

martedì 1 gennaio 2013

Morti sui luoghi di lavoro nelle regioni e province italiane nel 2012

Non sono state inserite a carico delle province i lavoratori morti sulle autostrade e all'estero
Nella provincia di Perugia occorre aggiungere una vittima deceduta il 31 dicembre