Cari visitatori, il regista Gianluca Marcon girerà un film documentario sull'Osservatorio e la sua attività che ormai conclude 17 anni di monitoraggio e ovviamente su di me come artista sociale da oltre 50 anni Stiamo raccoglendo fondi dal basso (Crowdfunding) per non avere condizionamenti, se vuoi dare una mano alla realizzazione del progetto e dare anche un piccolo contributo vai al link https://sostieni.link/36551 se sei al computer inquadra e clicca sul qrcode col cell. e vai al link
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sabato 30 settembre 2017
morti sul lavoro nei primi nove mesi del 2017
mercoledì 27 settembre 2017
Il Veneto con 50 morti sui luoghi di lavoro è la prima regione per numero di morti sui LUOGHI DI LAVORO. Ma se si aggiungono i morti sulle strade e in itinere che tutti gli anni sono oltre il 50% delle morti per infortuni si superano i 100 morti in Veneto e oltre 1050 su tutto il territorio nazionale se si contano tutte le vittime e non solo gli assicurati INAIL
http;//cadutisullavoro.blogspot.it
martedì 26 settembre 2017
Con i due morti di oggi nel foggiano arriviamo a contare 500 morti sui LUOGHI DI LAVORO dall'inizio dell'anno e oltre 1050 con i morti sulle strade e in itinere, anche le morti sulle strade e in itinere sono considerate dallo Stato morti sul lavoro.
Sempre in questa provincia è morto in modo orribile Mario Capolongo di 38 anni. Capolongo lavorava con la fresatrice in un uliveto, non si è accorto di un filo di ferro che lo ha fatto cadere dal mezzo. E' finito sulla fresatrice che l'ha ucciso.
domenica 24 settembre 2017
Muore dopo oltre due mesi dall'infortunio un artigiano biellese
sabato 23 settembre 2017
Terrificante morte a Pontedera, Fabio Cerrettani muore in modo straziante; schiacciato da una pressa
Nessuno ne parla, ma quando va bene ci sono almeno due morti per infortuni ogni giorno, a questi occorre aggiungerne almeno altrettanti che muoiono sulle strade con un mezzo di trasporto
venerdì 22 settembre 2017
La cronaca dice che Pietro Viggiano stava lavorando in nero, come tate vittime di gravi infortuni, anche mortali che registriamo in questi ultimi tempi.
martedì 19 settembre 2017
Dopo l'articolo di Marco Ruffolo su Repubblica si buttano tutti come sciacalli su queste tragedie che fanno finta di conoscere e che ignorano perchè conviene fare così.
domenica 17 settembre 2017
Di MARCO RUFFOLO DI REPUBBLICA. Ma qualcuno per esempio aggiunge nelle statistiche i due poliziotti morti questa notte in servizio? Anche questi lavoratori sono tra i dimenticati e invisibili. E non sono considerati morti sul lavoro? Lo sono eccome, come i carabinieri, come i militari dell'Esercito.. Lo sono le centinaia di agricoltori che muoiono dimenticati ogni anno e lo sono i morti in nero, anche in itinere. Ma basta occultamenti delle morti per infortunio. L'aumento non c'è solo da quest'anno se si considerano tutti i morti. Ma dal 2008 anno di apertura dell'Osservatorio non c'è stato nessun calo. l'aumento supera il 10% dal 2008.
Tendenza invertita dopo anni di calo. Un effetto dell’economia che riparte, ma anche di investimenti in prevenzione fermi al palo
Se dopo gli innegabili progressi del passato, prevenzione e controlli subiscono una battuta d’arresto - e questo sembra sia successo durante gli anni della crisi - è ovvio attendersi (adesso che la crisi è passata) che il maggior numero di ore lavorate ci consegni un proporzionale aumento di incidenti. Difficile che il disoccupato di lungo corso che trova finalmente lavoro, anche se precario, si metta a questionare se in un cantiere c’è scarsa protezione contro le cadute dall’alto, o se in fabbrica la pressa meccanica che lavora le lamiere non ha sistemi di trattenimento in caso di guasto.
Le storie dietro ai numeri Fatto sta che alla fine la lista delle morti, definite inspiegabilmente “bianche”, torna a infittirsi allungando un’ombra sinistra sulla ripresa economica. Sei settembre, Settimo Milanese: schiacciato da una pressa in un’azienda di componenti meccanici. Stesso giorno a Roccavione (Cuneo): stritolato dal macchinario di una cartiera. Nove settembre, Presicce (Lecce): precipitato da otto metri mentre stava lavorando sul tetto di un capannone.
Stesso giorno a Oppeano (Verona): colpito dal gancio metallico sospeso di un’acciaieria. Undici settembre, Milano: schiacciato da un ponteggio crollato improvvisamente all’interno di un cantiere edile. Dietro queste storie maledette, sono le statistiche dell’Inail, l’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, a testimoniare la recrudescenza di questa interminabile strage. Tra gennaio e luglio gli incidenti sul lavoro denunciati (ma non ancora riconosciuti come tali) sono stati 380.236, contro i 375.486 degli stessi mesi di un anno fa. I morti sono saliti da 562 a 591, ventinove in più. Quindici di questi sono legati a due note vicende del gennaio scorso: la frana sull’hotel di Rigopiano e la caduta dell’elicottero di soccorso nei pressi di Campo Felice.
Le vittime invisibili Dunque: cinquecentonovantuno morti in sette mesi, quasi tre al giorno. La maggior parte di loro (431) ha perso la vita sul posto di lavoro, gli altri 160 (in forte crescita) durante il tragitto da casa alla fabbrica o al cantiere. Ma non per tutte queste tragedie i superstiti riceveranno un indennizzo dall’Inail (in genere pari a metà della retribuzione): bisognerà dimostrare che l’infortunio è legato al lavoro svolto. E soprattutto che il lavoratore fosse iscritto all’Inail prima di perdere la vita. Di solito viene riconosciuto un 65% dei casi denunciati. Si presume dunque che saranno alla fine circa 380 gli incidenti mortali indennizzabili per i primi sette mesi dell’anno. Ma lo sapremo solo tra un anno.
«È come se il 35-40% di quei morti sparisse», commenta Carlo Soricelli, che da Bologna cura da anni un osservatorio indipendente che monitora gli infortuni mortali sul lavoro. «Questo succede perché molti non sono iscritti all’Inail o sono in nero. Solo un esempio lampante: i pensionati schiacciati dai trattori in campagna. Sono già 105 dall’inizio dell’anno, ma ufficialmente non esistono». Del resto, non è una novità che moltissimi incidenti non solo non vengono indennizzati ma sfuggono del tutto alle stesse statistiche nazionali: infatti manca in Italia un ente pubblico incaricato di registrare la totalità degli infortunati, e non solo quelli iscritti all’Inail.
La maledetta ripresa Ma torniamo ai motivi che hanno interrotto quella che i dati ufficiali hanno finora definito una caduta storica delle morti sul lavoro, anche se contestata dall’Osservatorio di Bologna. Negli ultimi sedici anni i decessi si sono più che dimezzati. E la maggior parte di questo crollo è avvenuto nell’ultimo quinquennio. Merito del maggiore livello di conoscenza e di consapevolezza. Merito della crescente automazione produttiva. E ad abbassare la frequenza degli incidenti ha contribuito anche la crisi economica. Ma se questo è l’andamento degli ultimi decenni, che cosa sta succedendo adesso? Perché per la prima volta aumentano sia la totalità degli infortuni sia le morti sul lavoro?
«È chiaro – dice Franco Bettoni, presidente dell’Anmil, l’associazione dei lavoratori mutilati o invalidi del lavoro – che la preoccupante crescita degli infortuni di questi mesi, concentrata soprattutto nelle attività industriali e nelle aree più produttive del Paese (Nord Ovest, Lombardia in testa, e Nord Est), debba in qualche misura ricondursi ai segnali di ripresa dell’economia». Insomma, più si lavora e si produce, più si è esposti al rischio di infortuni. Ma siamo sicuri che è tutta colpa della crescita?
Quei corsi inutili Un modo per capire se e in che misura entrano in gioco altre cause, è quello di andare a vedere quante sono le morti sul posto di lavoro per ogni milione di occupati. Ossia tener fuori dal calcolo l’aumento dell’occupazione che si è verificato nell’ultimo anno. Nei primi sette mesi del 2016 – si legge nel rapporto dell’Osservatorio sicurezza sul lavoro di Vega Engineering – le morti erano 18,6 per ogni milione di lavoratori. Nello stesso periodo di quest’anno sono salite a 19,2.
Questo significa che gli infortuni mortali sono cresciuti anche a prescindere da quel po’ di ripresa che stiamo conoscendo. «La ripresa – dicono all’Inail – potrebbe avere avuto un ruolo, ma ci sono motivi più importanti per spiegare questo aumento degli infortuni, che tuttavia – è bene chiarirlo – non inverte affatto la caduta storica conosciuta negli ultimi decenni. Uno di questi motivi è l’età sempre più avanzata dei lavoratori, per via delle riforme pensionistiche: i riflessi e la lucidità diminuiscono, i rischi aumentano. Bisognerebbe ripensare all’organizzazione del lavoro nelle imprese, con regole nuove». In effetti quest’anno gli over 60 hanno subìto duemila infortuni in più e il 2% in più di morti sul lavoro.
È possibile inoltre – dicono molti osservatori – che soprattutto durante gli anni della crisi le imprese abbiamo investito meno nei sistemi di prevenzione. O si siano limitate ad organizzare corsi
sabato 16 settembre 2017
Anche ieri 15 settembre sono morti cinque lavoratori in diverse località d'Italia. Ma se non son morti collettive nessuno s'interessa
venerdì 15 settembre 2017
Altri morti sul lavoro nell'indifferenza generale
giovedì 14 settembre 2017
Il girone infernale dei sub, sub, sub, sub, sub appalti.
mercoledì 13 settembre 2017
Le donne le principali vittime per infortuni sul lavoro in itinere
martedì 12 settembre 2017
Prima di tutti gli italiani. Sono 4 su dieci gli stranieri morti per infortuni sul lavoro in Italia nell'ultima settimana
lunedì 11 settembre 2017
Flavio Insinna recita la poesia "Morti bianche". Non passa giorno senza che ci siano delle famiglie che piangono i propri cari morti per infortuni sul lavoro. Raggiungiamo quest'anno già i 473 morti sui luoghi di lavoro e oltre 1000 con le morti sulle strade e in itinere.
domenica 10 settembre 2017
A morire per una caduta dall'alto è Rocco Coppola un edile salentino che è caduto da un capannone. Aveva solo 36 anni. Ha perso la vita n modo atroce anche un operaio di un'acciaieria nelle provincia di Verona: è stato colpito da un gancio che lo ha ucciso sul colpo. Paride Meloni di 46 anni è morto in una tenuta agricola di Alghero in provincia di Sassari. sembra che sia morto per le esalazioni del mosto. Insomma strage continua. Con le pioggia e torrenziali che ci sono state mi aspetto nei prossimi giorni degli agricoltori che moriranno schiacciati dal trattore. i allarmo io attraverso l'Osservatorio, ma dovrebbero occuparsene i ministeri responsabili. Ma la classe dirigente di questo Paese ha abbandonato il mondo del lavoro. Lo ripeto da anni, ma è come scrivere sull'acqua.