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morti sul lavoro in Italia dall'inizio dell'anno al 5 novembre
Flavio Insinna recita la poesia di Carlo Soricelli "Morti Bianche"
Grazie a tutta la redazione di Via delle Storie, a Giorgia Cardinaletti, a Giovanna Brausier
Soricelli
Carlo Soricelli attività artistica
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Elenco link
- Rifiutismo corrente pittorica di Soricelli
- Opere nello studio bunker di Casalecchio di Reno
- Opere di pittura e scultura
- Opere del museo di Casa Trogoni di Granaglione
- le mie opere nel patrimonio della Regione Emilia Romagna
- i libri scritti
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- Alcune poesie
lunedì 23 novembre 2009
SONO MORTI BRUNO CAVEZZANA, GIANLUCA MINICHINO, SALVATORE BIDELLO, MAURIZIO TON E GIANLUCA LERICE SONO LE VITTIME UN C130 IN VOLO DI ADDESTRAMENTO
ISERNIA E’ morto Cristian Ricciardone, operaio di 35 anni. Cristian questo il nome della vittima, stava lavorando in un cantiere, nella zona dell'ospedale "Veneziale", per conto di una ditta di termoidraulica. Si trovava all'interno di una buca dove stava sistemando alcune tubature quando la terra è franata seppellendolo. Inutili i soccorsi. Il giovane è morto soffocato, con il torace schiacciato dal peso del terreno. La "buca" era profonda circa tre metri. I colleghi hanno cercato di aiutarlo, scavando a mani nude, ma non c'è stato nulla da fare. Ricciardone era molto conosciuto e ben voluto a Roccamandolfi. Aveva giocato nella squadra di calcio locale. Sulla dinamica dell'incidente indaga la Procura di Isernia che ha posto il cantiere sotto sequestro.
Pisa sono morti il maggiore pilota Bruno Cavezzana, 40 anni, di Trieste, il tenente pilota Gianluca Minichino, 28 anni, di Napoli, il tenente pilota Salvatore Bidello, 30 anni, di Sorrento (Napoli), il maresciallo Maurizio Ton, 44 anni, di Pisa e il maresciallo Gianluca Larice, 39 anni, di Treviso. Sono queste le vittime dell'aereo militare C130 caduto nei pressi dell'aeroporto Galileo Galilei di Pisa. A bordo c'erano i cinque militari della 46esima Brigata dell'Aeronautica in volo di addestramento.L'aereo militare caduto a Pisa, un C130 J, era decollato alla 14,10. Poco dopo lo schianto. A bordo c'erano 5 militari dell'aeronautica in volo di addestramento. L'aereo è caduto nei pressi di Pisa in una zona non abitata e non ci sono stati danni alle abitazioni. L'impatto è avvenuto immediatamente fuori la zona aeroportuale, il C130 della 46/a Brigata aerea di Pisa si è incendiato. E' precipitato dopo essersi rialzato dalla pista al termine di una manovra di addestramento chiamata "touch and go", che prevede un atterraggio e, di seguito, senza sosta, una "riattaccata", cioe' un nuovo innalzamento in volo, spiegano all'Aeronautica militare.
Dopo essersi rialzato da terra, l'aereo ha fatto una virata dopodiché si è inclinato sulla destra ed è precipitato. "E' ancora presto - ha spiegato Giorgio Mattia, responsabile comunicazione della 46/a Brigata Aerea - per ipotizzare qualsiasi causa". Sono 5 le vittime dello schianto del velivolo C130 dell'aeronautica militare precipitato a Pisa subito dopo il decollo, lo ha confermato il sindaco di Pisa, Marco Filippeschi. Tutti i membri della squadra appartenevano alla 46esima brigata aerea di Pisa ed erano in missione addestrativa. "Chi l'ha visto dall'aeroporto - ha spiegato Filippeschi - racconta che c'è stato una sorta di avvitamento. L'aereo non era vicino alla pista d'atterraggio, era abbastanza distante". Il C130 si è schiantato su una linea ferroviaria secondaria.
LATINA - È morto MASSIMO NARDONI un operaio di 35 anni. Massimo è morto dopo una settimana di agonia nell'ospedale Santa Maria Goretti a Latina caduto da un silos a Borgo Vodice. Massimo Nardoni di Terracina, il 18 novembre scorso era precipitato da un'altezza di circa 4 metri mentre scaricava un il contenuto del silos in un camion, in un'azienda agricola di Borgo Vodice. I sanitari del 118 lo avevano trasportato d'urgenza all'ospedale dove era stato ricoverato in prognosi riservata. Le sue condizioni si erano improvvisamente aggravate. Sull'incidente sul lavoro è già stata aperta un'inchiesta.
Carlo Soricelli intervistato dalla trasmissione num3ri su Rai2
via delle storie, l'intervista che mi fece questa primavera la redazione RAI di Via delle Storie, al
Le verità scomode sulle morti per infortunio sul lavoro
Le verità scomode sulle morti per infortunio sul lavoro
Anche tu, indipendentemente dal lavoro che svolgi corri seri pericoli
1) Da quando il 1° gennaio 2008 è stato aperto l’Osservatorio Indipendente di Bologna le morti per infortunio sul lavoro non sono mai calate se si prendono in considerazione tutte le morti sul lavoro e non solo gli assicurati INAIL, istituto che monitora solo i propri assicurati
2) In base a questi presunti cali inesistenti e diffusi dalla stampa, dal potere politico e economico in Parlamento si sono fatte leggi per alleggerire le normative sulla sicurezza
3) Almeno un terzo dei morti sul lavoro sfuggono a qualsiasi statistica
4) In questi dieci anni sono morti per infortunio sul lavoro oltre 13.000 lavoratori se si prendono in considerazione tutti, comprensivi dei morti sulle strade e in itinere
5) Ogni anno oltre la metà dei morti sul lavoro sono sulle strade e in itinere (itinere significa mentre si va e si torna dal lavoro). La mancata conoscenza delle normative specifiche sull’itinere è spesso una trappola che impedisce il riconoscimento dell’infortunio, anche mortale e questo vale per tutti i lavoratori indipendentemente il lavoro che svolgono. Tutti si spostano da casa verso e al ritorno dal lavoro
6) Sui luoghi di lavoro in questi dieci anni sono morti oltre 7000 lavoratori (esclusi i morti sulle strade e in itinere)
7) Le donne muoiono relativamente poco sui luoghi di lavoro, ma tantissime perdono la vita in itinere. Sono dovute alla stanchezza per il doppio lavoro che svolgono tra casa e lavoro che ne riduce la prontezza dei riflessi
8) Oltre il 30% dei morti sui luoghi di lavoro ha più di 60 anni
9) La Legge Fornero ha fatto aumentare le morti sul lavoro tra gli ultra sessantenni che non hanno più i riflessi pronti e buona salute per svolgere lavori pericolosi.
10) Il jobs act che ha abolito di fatto l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori fa aumentare le morti sul lavoro per l’impossibilità di rifiutarsi di svolgere lavori pericolosi. Prova ne è che la stragrande maggioranza di chi muore per infortunio lavora in aziende che non hanno la copertura dell’articolo 18, di rappresentanza sindacale e di un responsabile della Sicurezza. L’articolo 18 abolito dal jobs acts recitava che non si può licenziare senza Giusta Causa e Giustificato Motivo.
11) Moltissime sono le morti tra artigiani e partite iva individuali e in nero e grigio.
12) E’ l’agricoltura la categoria più a rischio: mediamente supera ogni anno il 30% delle morti sui luoghi di lavoro di tutte le categorie e tra gli agricoltori
13) Un morto si cinque sui luoghi di lavoro ogni anno è provocato dal trattore, ne sono morti in questi dieci anni almeno 1000 mentre guidavano questo mezzo, oltre 400 sono i morti accertati dall’Osservatorio provocati dal ribaltamento del trattore in questi ultimi tre anni.
14) L’edilizia ha mediamente il 20% di tutte le morti sui luoghi di lavoro. Le cadute dall’alto sono un’autentica piaga in questa categorie. In tanti muoiono lavorando in nero in edilizia e in aziende del subappalto.
15) In questi dieci anni non si è fatto niente per arginare questa piaga, il Parlamento ha ignorato le morti di tanti lavoratori e questo per il semplice fatto che il lavoro dipendente e gli artigiani non hanno nessuna rappresentanza di fatto nelle due Camere.
16) Se non vuoi morire lavorando occupati in prima persona della tua sicurezza personale e rifiutati di svolgere lavori pericolosi e denuncia chi ti obbliga a farlo, e se non ne hai la forza di opporti lascia una memoria scritta ai tuoi familiari che potranno un domani denunciare queste autentiche violenze.
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