Cari visitatori, il regista Gianluca Marcon girerà un film documentario sull'Osservatorio e la sua attività che ormai conclude 17 anni di monitoraggio e ovviamente su di me come artista sociale da oltre 50 anni Stiamo raccoglendo fondi dal basso (Crowdfunding) per non avere condizionamenti, se vuoi dare una mano alla realizzazione del progetto e dare anche un piccolo contributo vai al link https://sostieni.link/36551 se sei al computer inquadra e clicca sul qrcode col cell. e vai al link
morti sul lavoro in Italia dall'inizio dell'anno al 5 novembre
Flavio Insinna recita la poesia di Carlo Soricelli "Morti Bianche"
Grazie a tutta la redazione di Via delle Storie, a Giorgia Cardinaletti, a Giovanna Brausier
Soricelli
Carlo Soricelli attività artistica
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Elenco link
- Rifiutismo corrente pittorica di Soricelli
- Opere nello studio bunker di Casalecchio di Reno
- Opere di pittura e scultura
- Opere del museo di Casa Trogoni di Granaglione
- le mie opere nel patrimonio della Regione Emilia Romagna
- i libri scritti
- https://soricellifioriscolpiti.blogspot.com/
- http://pitturapranica.blogspot.it/
- Alcune poesie
martedì 31 gennaio 2012
E' morto Antonio Trentin cadendo da un albero
Dall'esperienza di diversi anni di monitoraggio dell'Osservatorio quasi il 15% sul totale delle morti sono dovute a persone che non fanno di professione il lavoro che li uccide. Per essere chiari lavoratori in nero
Chi commissiona il lavoro non si rende neppure conto delle conseguenze a cui va incontro in caso di un grave infortunio sul lavoro se il lavoratore non è in regola.
domenica 29 gennaio 2012
E' morto Pasquale Petrolio, 65 anni , i familiari pensano che sia morto per i postimi di un infortunio di due anni fa
Ma quanti sono i lavoratori che muoiono dopo molto tempo per infortuni sul lavoro?
sabato 28 gennaio 2012
Cesare Fiumi su "Sette" del Corriere della Sera
Andrea schiacciato da una balla, Giuseppe da una ruspa, Paolo da una trivella: è cominciato così il nuovo anno, com’era finito l’altro. Un “anno orribile”, secondo Carlo Soricelli, ex metalmeccanico, che a questi morti ha dedicato un sito
Aveva trent’anni, si chiamava Andrea, guidava il trattore sull’Appennino modenese dalle parti di Pavullo. Era nato sui campi e il suo mestiere, il mestiere di famiglia, l’agricoltore, lo sapeva fare. E bene. S’era alzato presto come ogni mattina e assieme al fratello minore aveva inserito il forcone per il carico sul muso
del mezzo a motore. Doveva portare qualche rotoballa alle mucche, ma alla stalla non c’è mai arrivato: una di quelle gigantesche forme di fieno all’improvviso è venuta giù dalla catasta.
E lui non ha avuto il tempo di saltare, di scappare.
L’hanno liberato da quel coperchio di paglia che non c’era più nulla da fare.
Il signor Giuseppe invece di anni ne aveva ottantadue e una passione che non rimava con pensione: la sua ditta e il lavoro come il capro espiatorio di un’inquietudine travolgente che non se ne andava se non metteva mano a qualcosa – tagliare marmi o piantare arbusti, qualsiasi cosa pur di darsi da fare –,
fossero anche i comandi di quella ruspa gialla, usata per dissodare un fazzoletto di terreno, con la quale è volato giù nella scarpata, forse per un guasto, forse per una manovra sbagliata.
E dalla quale è stato travolto, un gelido venerdì pomeriggio, in un paese del Bergamasco.
L’operaio Paolo invece lavorava al cantiere per la realizzazione della terza corsia dell’autostrada A4, nel Veneziano, sotto a una benna trivellatrice.
Aveva 42 anni, una compagna, due figlie gemelle di undici e una vita, come il suo mestiere, in costruzione. Quando i cavi hanno ceduto, e una parte del macchinario s’è staccata venendo giù di colpo, non ha avuto
neppure il tempo di capire. Anche lui morto schiacciato. Schiacciato sul lavoro, dal lavoro, anche lui in un giorno di gennaio come gli altri. Ad allungare la lista dei caduti sul posto di mansione.
Ogni nome è un sospiro. Ogni nome è una storia, sempre la stessa, quella di una sconfitta.
E sempre diversa, perche ogni dolore abita la vita a modo suo. Nomi e storie che il signor Carlo racconta, riassume, certifica con l’identico rigore e la medesima pena della prima volta – ormai quattro anni fa – quando decise di piantare ogni croce sul web, perche le morti bianche di questo Paese avessero una degna letteratura.
E un luogo della memoria che rammentasse giorno dopo giorno generalità e numeri di una strage quotidiana. Chiamatele pure morti bianche/ ma non è il bianco dell’innocenza/ non e il bianco della purezza/
non e il bianco di una nevicata in montagna/
E il bianco di un lenzuolo, di mille lenzuoli/ che ogni anno coprono sguardi fissi nel vuoto,
recitano i suoi versi asciutti.
C’era appena stato il rogo alla Thyssen di Torino e quei sette operai bruciati vivi il 6 dicembre 2007 – ai quali il signor Carlo ha dedicato il suo sito – gli avevano tolto il fiato.
Lui, operaio in pensione, s’era sentito in dovere di fare qualcosa: almeno, ricordare chi cade sul lavoro.
Perche volare giù dall’impalcatura della Costituzione, tirata su a partire da quel fondamento, non può finire nel dimenticatoio dove si accatastano, sbarazzandosi la coscienza, le comode fatalità.
E cosi il 1˚ gennaio 2008, e nato “l’Osservatorio Indipendente dei morti sul lavoro” di Carlo Soricelli da Bologna: non solo un esercizio di contabilità, amara e necessaria,ma anche un tentativo di capire, di aiutare (uno psicoterapeuta offre consulenza gratuita ai familiari delle vittime), di prevenire (vengono fornite informazioni meteorologiche per agricoltori, edili, autotrasportatori, operatori stradali ecc.).
E soprattutto un database formidabile di questo dramma italiano, spesso più aggiornato e puntuale della fonte Inail: capace di fotografare la realtà in mutazione come di fornire il resoconto, proprio in questi giorni,
dell’≪anno orribile≫ che ci siamo lasciati alle spalle.
Di certificare che i morti sul lavoro -nel 2011 sono stati piu di 1.170- tra vittime in loco (663) e in itinere. Perche queste cifre dicono che siamo tornati indietro di cinque anni, che le donne che hanno perso la vita
sono triplicate rispetto al 2010: 15 contro le 5 di un anno fa. E che l’agricoltura con 207 morti continua a pagare il tributo piu alto: praticamente ogni tre giorni muore un agricoltore schiacciato da una ruspa o da un trattore.
Come raccontano due delle tre storie di un giorno di gennaio come tanti, che il signor Carlo ha aggiunto a quella lapide che e il suo
http://cadutisullavoro.blogspot.com/.
E sul quale cliccare, per non scordare, e un po’ come lasciare un fiore.
cfiumi@corriere.it
Tragedia all'isola D'Elba muore Filippo Francolini schiacciato da un "bobcat" che si è ribaltato
venerdì 27 gennaio 2012
Torino E' morto Alessandro Paglia, 31 anni, nel torinese. E' morto un anziano di 73 anni che le Forze dell'Ordine sospettano causata da infortunio .
Perugia un anziano di 73 anni è morto al Santa Maria della Misericordia di Perugia, dopo esser stato ricoverato da due giorni. La polizia vuole approfondire le cause della morte. Secondo quanto riporta il Giornale dell'Umbria, gli agenti pensano che potrebbe trattarsi di un infortunio sul lavoro non segnalato e avvenuto in un cantiere di Cenerente, una frazione di Perugia. L'anziano era stato accompagnato martedì all'ospedale in condizioni gravi, in seguito a quello che in un primo momento era apparso come un semplice infortunio.
L'ipotesi al vaglio degli inquirenti e che l'anziano stesse lavorando in un cantiere quando si è infortunato. Aspettiamo ulteriori approfondimenti per sapere se questo anziano è l'ennesima morto sul lavoro che si è tentato d'occultare.
Purtroppo gli anziani pagano un prezzo elevatissimo di sangue. L'anno scorso quasi il 30% di tutti i morti sui luoghi di lavoro avevano un'età superiore a 60 anni. Temiamo che con la riforma Monti che allunga ulteriormente l'età della pensione anche alle persone anziane che svolgono lavori pericolosi che richiedono salute e riflessi pronti provocherà un'ulteriore aumento delle morti sul lavoro.
giovedì 26 gennaio 2012
E' morto Massimo Foladori di 33 anni
martedì 24 gennaio 2012
E' morto Mario Lamera un operaio di 49 anni a Nerviano di Milano
Abolendo l'articolo 18 si vuole cancellare la dignità dei lavoratori.
Lo abbiamo scritto più volte, eliminare l'articolo 18 vuol dire avere il controllo totale nei luoghi di lavoro e far sparire i sindacati più attenti al benessere dei lavoratori. E' semplice, e tutto quello che viene detto accampando altre motivazioni, di qualsiasi tipo, sono solo balle e i sindacati lo sanno bene ed è per questo che si oppongono strenuamente. Con la scure sulla testa su ogni lavoratore la fabbrica sarà ridotta ad un luogo silenzioso dove non si potrà più esprimere un'opinione contraria alle direttive aziendali, non ci si potrà ammalare e prendere qualche giorno di cura in caso d'influenza, si dovrà essere "simpatici" in tutti i sensi al capetto nevrotico che scaricherà le sue nevrosi contro i sottoposti. Non si potranno più esprimere opinioni politiche che non siano in linea con la direzione aziendale. Non ci potrà più contestare la mancanze sulla "Sicurezza" come succede nelle aziende artigianali, dove muoiono o restano gravemente feriti tantissimi lavoratori per infortuni sul lavoro. Questo posso documentarlo e affermarlo con certezza, nei 5 anni di monitoraggio dell'Osservatorio Indipendente di Bologna viene fuori in modo evidente che dov'è presente il sindacato le morti sul lavoro sono quasi inesistenti, ma nelle piccole aziende la percentuale si alza in modo molto significativo. Nei miei quasi 40 anni di lavoro in fabbrica ho visto tutta l'involuzione che c'è stata dagli anni settanta, anche per colpa di partiti di sinistra e sindacalisti che sono rimasti affascinati dal liberismo economico. Quello che scrivo sono cose che ho vissuto in prima persona e conosco bene tutti i meccanismi che portano a far morire la democrazia in un luogo di lavoro. Sopratutto in tempo di crisi, come è capitato anche alla ThyssenKrupp dove sono morti i sette operai in una fabbrica che era in smantellamento. C'è da aggiungere anche che alcuni lavoratori, quando si trovano nell'impossibilità di esprimere le proprie opinioni e sono sotto pressione, diventano meschini e succubi e si schierano con la parte più forte, che senza il sindacato che conti diventa inevitabilmente il capetto e l'azienda. Per tutelare loro stessi diventano feroci contro i compagni di lavoro in difficoltà, in caso di malattia, se svolgono il lavoro assegnato più lentamente, infischiandosene delle motivazioni, questo soprattutto in momento di crisi aziendale dove è in gioco la Cassa Integrazione e il posto di lavoro. Mors tua vita mea. Anche tutte queste cose significa l'abolizione dell'articolo 18: mantenimento della dignità dei lavoratori. Ed è per questo importante che alle prossime elezioni ci siano tantissimi candidati in parlamento che vengono dal mondo del lavoro, è intollerabile che decine di milioni di lavoratori siano rappresentati solo da alcuni parlamentari che vengono dal sindacato e dal mondo del lavoro.
lunedì 23 gennaio 2012
E' morto un operaio albanese di 48 anni in un cantiere sull'autostrada Brebemi di Calcio nei pressi di Bergamo
Secondo una prima ricostruzione dei fatti l’operaio stava manovrando una gru all’interno di uno scavo quando un pannello, usato per il contenimento prima della colata di cemento, si è staccato dalla gru e l’ha travolto. Il pannello misurava 6 metri per 2.
Sul posto sono intervenuti i sanitari del 118 ma al loro arrivo l’operaio era già morto a seguito delle ferite riportate. I carabinieri e i tecnici dell’Asl sono sul posto per ricostruire la dinamica dell’incidente.
Tra lavoratori romeni sono morti in un incidente stradale avvenuto questa mattina sulla superstrada che conduce da Lerici a La Spezia. Sono morti sul colpo dopo l'impatto frontale contro un'Audi A3 bianca. Viaggiavano a bordo di una Mercedes coupè verso Muggiano, dove ha sede l'azienda presso cui lavoravano. L'autista dell'Audi, aveva avvertito a lavoro: “Ho avuto uno scontro con un'auto che viaggiava contromano”. Le vittime avevano tra i 32 e i 39 anni e abitavano a La Spezia da anni.
Purtroppo oltre il 50% dei lavoratori muoiono per incidenti sulle strade e in itinere
Marco Bazzoni: Marlane, cento morti che non interessano
Marco Bazzoni è un operaio di Firenze, un delegato alla sicurezza che, da anni, ha dedicato la sua vita a contrastare le morti sul lavoro, a reclamare la applicazione delle leggi esistenti, a denunciare ovunque lo scandalo di una strage continua che ci ha fatto conquistare l’ennesimamaglia nera in Europa per il numero dei decessi e degli infortuni.
Ogni giorno raccoglie e coordina notizia e denunce e, giustamente tempesta i media nazionali e locali affinché diano le notizie, non cancellino le responsabilità, non chiamino “morti bianche” quelle che sono delle morti sporche, anzi sporchissime.
In questi giorni insieme a Fosco Giannini, ha promosso una campagna per rompere la muraglia di silenzio che sembra circondare la vicenda della azienda Marlane dove sono morti oltre 100 lavoratori, ma il processo non inizia mai, ogni volta c’è una ragione per spostare la prima udienza, per dilatare i tempi, ed il rischio prescrizione si avvicina.Per questo i familiari, gli amici, sindacalisti, avvocati, donne e uomini che hanno a cuore questi temi, hanno deciso di lanciare un appello.
Tre le vittime dell'incidente avvenuto questa mattina sulla superstrada che conduce da Lerici a La Spezia. Si tratta di 3 lavoratori romeni che si recavano a lavoro: sono morti sul colpo dopo l'impatto frontale contro un'Audi A3 bianca. Viaggiavano a bordo di una Mercedes coupè verso Muggiano, dove ha sede l'azienda presso cui lavoravano, la ‘Enafroid', che si occupa di installazione e riparazione di condizionatori d'aria. L'autista dell'Audi, uno spezzino 56enne, aveva avvertito a lavoro: “Ho avuto uno scontro con un'auto che viaggiava contromano”.
Un colpo di sonno la causa dell'incidente
Sul luogo dell'incidente, tra i rottami della Mercedes coupè, spuntano le tute blu da lavoro appartenenti ai tre romeni morti. Si trovavano sulla superstrada che conduce da Lerici a La Spezia, nei pressi di Muggiano. L'autista della Mercedes, che, come i due passeggeri, lavorava presso l'azienda ‘Enafroid',avrebbe avuto un colpo di sonno. Le vittime avevano tra i 32 e i 39 anni e abitavano a La Spezia da anni.
Probabilmente è una ragazza ungherese l'ultima vittima trovata dentro alla nave Costa Concordia.
domenica 22 gennaio 2012
Muore mentre taglia un albero Ferdinando Agosti
E' stato il figlio a dare l'allarme al 118, ma ormai non c'era più nulla da fare. Sul posto anche i carabinieri da Salò e da Sabbio Chiese, oltre ai Viglili del Fuoco da Vestone e da Salò che hanno provveduto al recupero della salma, che è stata ricomposta all'obitorio.
Purtroppo cominciano a morire tantissimi anziani che lavorano la terra o tagliano alberi
Orribile morte di un agricoltore a Gallese di Frosinone
sabato 21 gennaio 2012
E' morto Alex Santarossa un operaio di 31 anni a Porcia di Pordenone
Secondo quanto accertato dai Carabinieri il giovane operaio stava collaborando con il titolare di una ditta specializzata, e mentre lavorava in un giardino privato ha toccato i fili dell'alta tensione rimanendo folgorato all'istante. Inutili i tentativi di soccorso del 118 dell'ospedale di Pordenone.
venerdì 20 gennaio 2012
Mandare nel prossimo parlamento solo rappresentanti dei lavoratori
giovedì 19 gennaio 2012
Oggi tre morti sul lavoro. E' morto danilo Dell'armi in provincia di Treviso. E' morto Giuseppe Scrimali a Licata. E' morto un anziano nel Bresciano
18 gennaio Brescia, e' morto un anziano di 76 anni nel tardo pomeriggio nel tardo pomeriggio di oggi in territorio di Provaglio d’Iseo. L'anziano è morto schiacciato da un grosso ramo di un albero mentre stava facendo la legna.
A chiamare i soccorsi,un amico che era con lui. Il luogo particolarmente impervio ha reso difficoltoso l’intervento. Sul posto 118, vigili del fuoco, carabinieri e Soccorso alpino.
Treviso 18 gennaio E' morto Danilo Dall'Armi un agricoltore di 51 anni schiacciato dal trattore a Susegana. Secondo la prima ricostruzione della Polstrada di Vittorio Veneto e dei carabinieri della compagnia di Conegliano giunti sul luogo della tragedia, erano le due del pomeriggio quando il mezzo agricolo si è improvvisamente ribaltato. Ancora da accertare le cause del drammatico incidente. Purtroppo sono già due gli agricoltori morti in soli due giorni. E' ricominciata la strage di agricoltori che l'anno scorso a provocata un'autentica ecatombe con 139 agricoltori schiacciati da questa autentica bara in movimento. nel 2011 le morti provocate dal trattore sono state il 19% di tutte le morti sul lavoro
mercoledì 18 gennaio 2012
E' ricominciata la strage di agricoltori schiacciati dal trattore
Pesaro 17/01/2012 -1 °C 6 °C 780m sereno RISCHIO
IL sito di prevenzioni Meteo a noi collegato http://prevenzionemeteo.blogspot.com aveva messo una situazione di rischio infortuni per i lavoratori che operano all'aperto nella provincia di Pesaro-urbino
Ecco l'elenco dei veri eroi che sono morti o dispersi mentre lavoravano sulla nave Costa Concordia
L'Osservatorio Indipendente di Bologna rende omaggio ai 5 lavoratori morti o dispersi della nave Costa Concordia. Qui sotto l'elenco completo messo in rete dalla Prefettura di Grosseto che ringraziamo
Tomas Costillo Mendosa Equipaggio Perù
Giuseppe Girolamo musicista equipaggio Italia
Feher Sandor Equipaggio Ungheria
Rebello Russel Terence Equipaggio India
Soriamolina Erika Fani Equipaggio Perù
Tomas Costillo Mendosa Equipaggio Perù . Costillo era un antropologo che era costretto per vivere a lavorare come inserviente.
Anche Soriamolina era peruviana e faceva l'inserviente sulla nave
Giuseppe Girolamo era un musicista pugliese che al momento della tragedia stava suonando con il suo gruppo ed è morto per aver lasciato il posto della scialuppa a un bambino. Quando avremo notizie sulle altre vittime le inseriremo.
martedì 17 gennaio 2012
E' mai possibile non sapere ancora a tre giorni di distanza il numero esatto di dispersi
E' morto Paolo Tardelli operaio 42 anni di Porto Viro Rovigo in un cantiere della terza corsia dell'autostrada A4
E' un musicista che lavorava sulla Costa Concordia uno dei 6 lavoratori dispersi.
che lo faceva somigliare a un fumetto giapponese)stava suonando la batteria con gli altri del gruppo "Dee Dee Smith. Lavorava sulla Costa Concordia da poco tempo. Raccontano che Girolamo era un ragazzo timido e fragile, ma è stato capace di una generosità che gli è costata la vita.
lunedì 16 gennaio 2012
E' morto un giovane di 30 anni schiacciato da una rotoballa a Pavullo di Modena
Purtroppo per i sanitari giunti sul luogo dell'incidente non hanno potuto che constatarne la morte dovuta allo schiacciamento causato dal grande peso della rotoballa mentre ancora si trovava sul sedile di guida del suo mezzo.
domenica 15 gennaio 2012
E' un marinaio peruviano Alberto Costillo Mendosa la prima vittima riconosciuta dell'equipaggio della Costa Concordia
sabato 14 gennaio 2012
3 morti e settanta dispersi su una nave affondata vicino all'isola del giglio.
E' morto Alessandro Raima poliziotto di 23 anni. E' morto un operaio in provincia di Pescara
PESCARA 14 gennaio E' morto un operaio di 56 anni mentre stava lavorando lungo la statale Tiburtina in provincia di Pescara quando è stato colpito al volto da un pezzo di ferro che un collega scaricava da un montacarichi, da un’altezza di circa venti metri. L’operaio dipendente di una ditta di Milano è stato soccorso dal 118 e trasportato con l’elisoccorso all’ospedale di Pescara. La vittima indossava il casco protettivo, che però non ha evitato l’impatto. Sul luogo dell’incidente sono arrivati i Carabinieri della Compagnia di Popoli (Pescara). Gli operai della ditta milanese stavano smontando dei tralicci Enel.
venerdì 13 gennaio 2012
E' morto Giuseppe Tebaldi ancora al lavoro all'età di 85 anni
Ma che paese è il nostro dove il 26% dei morti sui luoghi di lavoro ha più di 60 anni e il parlamento legifera per allungare l'età della pensione anche per chi esegue lavori pericolosi? Se questa legge non verrà cambiata nei prossimi anni ci sarà un'autentica strage tra i lavoratori anziani. VERGOGNA
E' morto ucciso da un Suv Niccolò Saverino vigile urbano di Milano.
La sensazione è che l'omicida e il suo complice abbiano le ore contate. Almeno un paio di testimoni li hanno visti in faccia e si visionano i filmati delle telecamere della zona. Dovrà rispondere di omicidio volontario.
giovedì 12 gennaio 2012
E' morto un edile di 56 anni in provincia di Salerno. E' morto Massimo Guidetti mentre giocava a basket ma la causa potrebbe essere un infortunio
La tragedia in un cantiere edile per la costruzione di un capannone industriale a Campigliano. Il cantiere si trova in località Campigliano. Secondo quanto riferito dai carabinieri C.G stava manovrando un autocarro con gru quando, per cause ancora da accertare, è stato colpito alla testa dal braccio meccanico della stessa gru riportando lesioni gravissime alla testa ed è stato ricoverato nel reparto di rianimazione dell'ospedale "San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona" di Salerno dove purtroppo è morto poco dopo.
Livorno E' morto Massimo Guidetti un elettricista di 42 anni ieri sera mentre si allenava a basket in una palestra a Vicarello colpito da un attacco di cuore. Gli operatori del 118, chiamati alle 22.30, non lo hanno potuto salvare. Guidetti era stato colpito mentre lavorava da una forte scarica elettrica un mese fa. Ora la moglie chiede l'autopsia ritenendo l'episodio di dicembre la causa del decesso improvviso del marito.
mercoledì 11 gennaio 2012
Un morto e un disperso per l'affondamento di un peschereccio al largo di Livorno
I sommozzatori dei vigili del fuoco sono stati chiamati nel punto dell'affondamento per tentare il recupero del corpo e per la ricerca del disperso. Sul posto è stata inviata anche una telecamera subacquea per individuare con maggiore facilità il relitto.
E' morto Salvatore Spataro un edile di 46 anni a Suno di Novara
Da redazione di Articolo 21
Quali e quante sono le vittime degli incidenti sul lavoro? Sono di sicuro direttamente i lavoratori, quelli che subiscono le conseguenze immediate, coloro che perdono la vita oppure la vedono pesantemente compromessa a causa di danni fisici a volte invalidanti, ma ci sono anche i famigliari: padri, madri, mariti o mogli, figli... coloro che si trovano ad affrontare a volte in totale solitudine, una tragedia che sconvolge in maniera irreversibile la vita di un intero nucleo famigliare e delle singole esistenze di ognuno.
La storia di Iwona e Massimiliano, raccontata a dicembre dalle telecamere di Tv7 del Tg1 è esattamente questo. Il dramma di un uomo vittima, nel 2010, di un grave incidente sul lavoro in un cantiere edile di Albano Laziale e della sua compagna rimasta sola a lottare contro i mulini a vento della burocrazia. In seguito all'incidente, Massimiliano, colpito alla testa dalla pompa di calcestruzzo, non è più lo stesso. Buona parte della sua memoria è sparita, forse per sempre e gli atteggiamenti sono quelli di un bambino, imprigionato nel corpo di un adulto.
Iwona racconta alle telecamere e a tratti non riesce a trattenere le lacrime, soprattutto quando rievoca quel sacco consegnatole all'ospedale con su scritto “paziente ignoto”.
Si, perchè dopo l'incidente Massimiliano è stato abbandonato da solo e senza soccorsi per ben tre ore nel tentativo agghiacciante di nascondere l'accaduto rimuovendo dal posto uomini e mezzi, come denunciato subito dopo dalla Fillea Cgil Roma e Lazio.
Intanto Iwona che in Italia non ha una famiglia, è stata costretta a mettersi interamente da parte per dedicarsi al compagno e con appena 700 euro al mese cerca di portare avanti la sua battaglia e tornare a vivere una vita normale.
Guarda il servizio di Tv7
martedì 10 gennaio 2012
Marco Bazzoni per Articolo 21
di Marco Bazzoni*
Ieri è morto l'operaio peruviano di 46 anni, che il 30 Dicembre 2011 era rimasto schiacciato da un ascensore a Genova. Ne da notizia l'Ansa con un suo comunicato. Probabilmente quasi nessuno ne parlerà o molto probabilmente la notizia andrà a finire nelle brevi dei quotidiani e con 10 secondi nei tg. José Lanata era il suo nome. L'anno che si è appena concluso è stato drammatico per il mondo del lavoro, perchè nonostante la crisi (aziende in mobilità, che hanno chiuso, lavoratori in cassa integrazione), più di 1170 lavoratori (e non meno di mille come dice l'Inail) non hanno fatto più ritorno a casa. Questa è la stima dell'Osservatorio Indipendente di Bologna, diretto da Carlo Soricelli, un operaio in pensione, che fa un lavoro enorme di informazione e denuncia sul suo blog, dove sono enumerate tutte le morti sul lavoro che ci sono state nel 2011.
Ma non sarebbe corretto se io parlassi solo delle morti sul lavoro, va detto anche che ci sono stati tantissimi infortunati sul lavoro, tantissimi invalidi sul lavoro e migliaia di morti per malattie professionali.
L'Inail ci dirà che gli infortuni sul lavoro sono calati rispetto all'anno scorso, però si dimentica di dire una cosa importante (dicono sempre mezze verità), che a questi infortuni andrebbero inclusi gli almeno 200 mila infortuni non denunciati, perchè fatti passare come malattia o altro.
Un altra "morte bianca" titoleranno i pochi mezzi d'informazione che ne parleranno, quando di bianco non c'è un bel niente, se non il lenzuolo bianco che copre questi corpi.
Quasi fossero morti innocenti, pure, senza un responsabile, invece questi sono dei veri e propri omicidi sul lavoro!
In un paese civile, come si definisce ancora l'Italia, è ammissibile che nel 2012 ci siano ancora 1170 lavoratori che muoiono sul lavoro?
Io dico che è una vergogna, e mi domando: cosa si aspetta ancora ad intervenire per fermare queste stragi sul lavoro?
Caro Monti, ci hai riempito di tasse, ma di fare una legge che inserisca la sicurezza sul lavoro come materia di insegnamento nelle scuole, di ripristinare la legge per la sicurezza sul lavoro voluta dal Governo Prodi, di aumentare le pene per i processi per le morti sul lavoro, proprio non vuoi saperne, vero?
*Operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la
sicurezza-Firenze
bazzoni_m@tin.it
lunedì 9 gennaio 2012
Morti sul lavoro. Un settore che non conosce Crisi di Vincenzo Vestita
Morti sul lavoro. Un settore che non conosce Crisi
di Vincenzo Vestita
Come da tradizione consolidata, il passaggio dall’anno vecchio a quello nuovo porta con se tutta una serie di bilanci e statistiche, che spaziano in campi tra loro diversissimi e che coprono una vastissima casistica tra il serio e il faceto. Ve n’è una però che non è altro che una tragica conta di vite perse sul lavoro, le cosiddette “morti bianche”, una elegante locuzione per attribuire una neutralità ed una inevitabilità ad un fenomeno che non è né neutro né inevitabile.
Il 2011 si è chiuso con un bilancio che di bianco non ha nulla; oltre 1170 donne e uomini sono morti per il semplice fatto di essere andati a lavorare, martiri immolati sull’altare del PIL di un Paese in cui i controlli sono casi così isolati che conviene rischiare di pagare una multa ogni trent’anni piuttosto che investire (meglio dire spendere) sulla sicurezza dei lavoratori. I 1170 casi sono il numero effettivamente accertato, una stima minima, in qualche modo il limite inferiore di una funzione che tende a risultati, purtroppo, ben più consistenti. Bisognerebbe aggiungere infatti tutti i casi di decessi che riguardano lavoratori a nero che non emergono e i casi di incidenti in itinere che per un motivo o per l’altro finiscono nella casistica degli incidenti stradali.
I dati disaggregati offrono un quadro più chiaro:
663 decessi sui luoghi di lavoro (+11,61% rispetto al 2010), 507 decessi in itinere;
207 morti sui luoghi di lavoro in Agricoltura (31,16% sul totale) di cui 138 schiacciati sotto il proprio trattore (il 20% di tutti i morti sui luoghi di lavoro);
173 vittime in Edilizia (26,62% sul totale) di cui 66 casi sono per caduta dall’alto. Le vittime sono per la maggior parte edili meridionali e stranieri anche nei cantieri del centro-nord;
71 morti (con il 10,9%) nell’Industria, a cui bisogna aggiungere i lavoratori esterni che non sono dipendenti diretti ma prestatori di servizi nelle aziende;
53 nell’Autotrasporto con il 7,9% sul totale;
9 militari nelle “missioni di pace” (altra locuzione elegante per trasformare la sostanza delle cose);
i restanti sono da ricondurre nella categoria dei Servizi.
Gli stranieri morti sui luoghi di lavoro sono 74 con l’11,3% sul totale. I romeni sono il 40% di tutti i morti sui luoghi di lavoro tra gli stranieri e gli albanesi il 18,1%.
La suddivisione per fasce d’età è la seguente:
Meno di 30 anni: 10,8%;
Dai 30 ai 39: 14,1%;
Dai 40 ai 49: 19,0%;
Dai 50 ai 59: 18,8%;
Oltre i 60 anni: 26,2%;
N.B. del 9,8% delle vittime l’età è sconosciuta.
In Puglia vi sono stati 39 casi accertati di decessi sul luogo di lavoro a fronte dei 45 del 2010. E’ in ogni caso una magra consolazione visto che la nostra è una delle poche regioni italiane che mostra un dato leggermente in controtendenza. Il dato nazionale totale infatti dice che vi è stato un aumento pari all’11,61% rispetto al 2010, anno in cui ci sono stati 594 lavoratori deceduti sul proprio posto di lavoro. Ed è il dato peggiore da ben 5 anni a questa parte, segno che quello del risparmio sulle vite dei lavoratori è un settore che non solo non conosce crisi ma è addirittura in piena espansione, questo perché il tema della sicurezza viene considerato dalla stragrande maggioranza delle aziende alla stregua di un costo insostenibile, specie in periodi di crisi economica. (2008 – 637 morti; 2009 – 555 morti; 2010 – 594 morti; 2011 – 663 morti)
Queste cifre, questi dati, queste percentuali non vengono dall’ Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro, che ci fornirà tra qualche settimana (o forse mese) i freddi dati ufficiali corredati da bellissime tabelle e grafici colorati, probabilmente migliori perché al netto dei casi di lavoro a nero. Sono dati raccolti dall’Osservatorio Indipendente di Bologna Morti sul Lavoro, creato da Carlo Soricelli, un artista e operaio in pensione, che fa un lavoro enorme con il suo blog (http://cadutisullavoro.blogspot.com), aggiornando giorno per giorno le morti sul lavoro che ci sono in ogni parte d’Italia nel ricordo dei 7 operai arsi vivi alla ThyssenKrupp di Torino.
Sono dati che parlano in qualche modo da soli e la cui lettura, anche solo superficiale, dovrebbe offrire al legislatore una serie di elementi per intervenire in maniera urgente nel tentativo, se non di risolvere, quanto meno di attenuare alcuni aspetti che, per la loro estrema chiarezza, gridano vendetta. Due elementi su tutti: una regolamentazione del settore delle macchine agricole con lo scopo di aumentarne la sicurezza (costano una vita ogni tre giorni) e un intervento per la fascia d’età dei lavoratori over 60. In effetti un intervento su quest’ultimo aspetto è stato apportato qualche settimana fa, eliminando nei fatti le pensioni di anzianità e allungando fino ad oltre 5 anni l’età per raggiungere i requisiti per andare in pensione, in modo orizzontale e senza distinzioni di tipologia di lavoro. La conferma, se mai ce ne fosse bisogno, che la “crescita economica” e il “risanamento del debito” caricata sulle spalle di chi lavora porterà per questi ultimi anche dei costi collaterali aggiuntivi (qualche centinaia di vite).
Per me che lavoro nel più grande stabilimento siderurgico d’Europa, da sempre al centro dell’attenzione per quello che riguarda infortuni mortali (oltre 40 dal 1995), è un sollievo constatare che anche nel 2011, per il terzo anno di fila, non abbiamo dovuto stringerci attorno alla famiglia di un collega morto. Ciò non vuol dire che la fabbrica sia diventata improvvisamente un luogo sicuro dove lavorare. Quello che si può dire invece è che, per una serie di fattori concomitanti, è diventata un luogo di lavoro più sicuro rispetto al passato anche recente. Dall’analisi che ne faccio posso ridurre a tre questi fattori. Il primo fattore è l’adeguamento dell’azienda al decreto legislativo 81/08, il cosiddetto Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro, licenziato gli ultimi giorni del Governo Prodi sulla scia del grande scalpore mediatico della tragica fine dei 7 ragazzi di Torino bruciati vivi perché la multinazionale tedesca dal fatturato pari ad oltre 33 miliardi di euro non aveva adeguato di proposito il sistema antincendio poiché aveva già deciso di chiudere la fabbrica di lì a qualche mese. Questo adeguamento al Testo Unico, migliorativo in tutto e per tutto rispetto alla vecchia 626, ha perfezionato molto l’organizzazione aziendale, specie per quanto riguarda il rischio incendio e la formazione degli “addetti alla sicurezza” ha contribuito in maniera importante a fornire un approccio scientifico e coordinato alle situazioni di pericolo. Il secondo fattore è anagrafico, visto che oramai la forza lavoro ha sulle spalle una decina di anni di esperienza, sufficiente alla conoscenza dei maggiori fattori di pericolo degli impianti di appartenenza, che, unito al fatto di non poter essere licenziati senza giusta causa (quella cosa chiamata “Articolo 18”), ci evita di dover compiere “manovre azzardate” oltre un certo limite. Il terzo fattore è la Crisi, che in qualche modo ha rallentato di molto la frenesia che era percepibile quando bisognava inseguire i record produttivi, periodo in cui fermate prolungate di impianti comportavano una pressione che mal si lega con la tranquillità e la lucidità necessaria per operare nella massima sicurezza. Inoltre il minor numero di commesse a ditte esterne ha diminuito gli infortuni mortali dei lavoratori delle ditte di appalto (sugli ultimi 5 infortuni mortali in Ilva, 4 erano a carico di lavoratori dell’appalto, la cui attenzione agli aspetti di sicurezza è sicuramente insufficiente).
Il 2011 è stato anche l’anno della storica sentenza per la morte dei 7 ragazzi di Torino e in cui l’Amministratore Delegato della ThyssenKrupp, Espenhahn, è stato condannato a 16 anni di reclusione per omicidio volontario. Il 2011 è stato l’anno in cui lo stesso Espenhahn è stato accolto con una standing ovation dopo la sua condanna, in una assise di Confindustria, di cui il mio datore di lavoro è uno dei massimi esponenti. Il 2011 è il quarto anno che ogni volta mi rendo conto che la mia sicurezza sul posto di lavoro è aumentata rivolgo un pensiero di triste gratitudine ad Antonio, Angelo, Bruno, Santino, Rocco, Rosario e Giuseppe ma anche a Paolo e Pasquale e a tutti quelli che ogni anno si perdono nelle pieghe dei numeri e delle statistiche e che lasciano affetti e disperazione solo per essere andati a lavorare.
domenica 8 gennaio 2012
E' morto Luca Pinna di 38 anni a Cuglieri di Oristano.
Sul luogo sono subito intervenuti i colleghi che lo hanno soccorso e poco dopo anche una squadra del 118. In un primo momento le condizioni di Pinna non sembrava grave ma i medici, precauzionalmente, ne hanno disposto il trasporto con un elicottero nell'ospedale di Sassari dove, pero', e' morto dopo alcune ore. Sull'incidente hanno avviato le indagini i carabinieri.
giovedì 5 gennaio 2012
E' morto Michael Rendina in provincia di Monza. E' morto Giuseppe Bartolino un operaio di 49 anni in provincia di Cuneo
Torino, 5 gennaio 2012 E’ morto Giuseppe Bertolino un operaio di 49 anni. Bartolino e' morto questa mattina in un incidente sul lavoro a Roccaforte Mondovi': è rimasto incastrato sotto un macchinario di un’azienda di materie plastiche in cui lavorava. La tragedia è stata fulminea e quando i sanitari del 118 sono arrivati sul posto per Bartolino non c'era piu' nulla da fare. Sulla vicenda indagano i carabinieri.
martedì 3 gennaio 2012
E' morto Luis Jorge Lanata l'operaio peruviano di 46 anni schiacciato dall'ascensore a Genova
GENOVA, 3 GEN 2012 - E' morto Luis Jorge Lanata l'operaio peruviano di 46 anni che era rimasto schiacciato dall'ascensore su cui stava facendo dei lavori di manutenzione il 30 dicembre, La tragedia nel centro di Genova. La Procura ha aperto un fascicolo contro ignoti con l'ipotesi di omicidio colposo. Il pm ha disposto l'autopsia ed e' stato concesso il nullaosta per l'espianto degli organi. Su quello che è successo sono in corso indagini dei carabinieri Dopo l'incidente, l'operaio era stato ricoverato in gravissime condizioni presso l'ospedale di San Martino.
Grafici e cartine morti sui luoghi di lavoro nel 2011. A queste vittime occorre aggiungerne altrettante morte sulle strade, in itinere e all'estero
Morti sul lavoro, un anno da dimenticare
Articolo 21 http://www.articolo21.org
di Carlo Soricelli*
Sta terminando un anno da dimenticare sotto tanti punti di vista, ma soprattutto per quello che riguarda il numero di lavoratori morti sul lavoro. L’anno si è concluso con 663 morti sui luoghi di lavoro e un aumento del 11,61% rispetto al 2010. Il numero complessivo di vittime, se si aggiungono i lavoratori morti sulle strade e in itinere è di 1170 morti ( stima minima) contro i 1080 del 2010. E’ dall’uno gennaio 2008, da, quando è stato aperto l’Osservatorio, che non registrava un numero così elevato di morti.
Le percentuali di vittime nelle varie categorie sono sempre le stesse, gli anziani muoiono sempre schiacciati dal trattore: 138 morti provocati da questa autentica bara in movimento, in pratica un agricoltore muore schiacciato dal trattore in media ogni 3 giorni. E gli agricoltori con 206 morti registrano complessivamente il 31,16 % di tutti i morti sui luoghi di lavoro, vite che si potrebbero salvare con alcuni accorgimenti poco costosi per lo Stato.
Gli edili con 172 morti sui luoghi lavoro registrano il 26,60% e muoiono per la maggior parte cadendo dall’alto. Innumerevoli sono le vittime tra i lavoratori di aziende artigianali che operano nei servizi alle imprese o presso privati. Ci sono inoltre i casi di piccole ditte di artigiani con pochi dipendenti dove i lavoratori, e spesso gli stessi proprietari, che muoiono in varie circostanze, decessi che hanno un denominatore comune: scarsa cultura della sicurezza, poche attrezzature di protezione e fretta di concludere il lavoro. Lavoro che spesso viene dato a chi fa il miglior prezzo indipendentemente dalla professionalità, impiegando giovani precari che svolgono lavori pericolosi senza nessuna preparazione teorica e pratica di autotutela o anziani che continuano a lavorare in situazioni pericolose senza avere più i riflessi pronti. Con 74 morti sui luoghi di lavoro gli stranieri sono stati l’11,1% sul totale e i romeni da soli hanno avuto il 40% di vittime tra gli stranieri.
Le casistiche sono talmente tante che risulta impossibile elencarle tutte. E' quindi molto probabile che con l’aumento dell’età pensionabile si assisterà ad autentiche carneficine se si pensa che ad oggi il 26% di tutti i morti sul lavoro ha più di 60 anni. Solo la mancanza di sensibilità di tutta la nostra classe politica poteva portare a non riflettere su questo aspetto e a dimenticarsi di queste potenziali vittime sacrificali. Per non parlare dei precari che non possono contestare neppure le condizioni di grande rischio quando sono impiegati in lavori pericolosi.
Che dire poi della proposta di legge del senatore PD Ichino, firmata dalla maggioranza dei senatori di quel partito, che vuole abolire l’articolo 18 per tutti i nuovi assunti e dove si specifica che saranno tutti assunti a tempo indeterminato per poi poter essere licenziati in qualunque momento con un indennizzo? Incredibili furberie per i gonzi, ma i lavoratori non lo sono e capiscono quello che è in gioco.
Per non parlare poi del partito dell’ex Ministro Sacconi il cui unico scopo era quello di demolire tutte le conquiste dei lavoratori degli ultimi 50 anni. I lavoratori dipendenti sono milioni ma nel parlamento si contano sulle dita di una mano. C’è da chiedersi se non è ora che il mondo del lavoro smetta di votare partiti che fanno a gara per smantellarne i diritti e il potere d’acquisto e anche minarne l’integrità fisica. I lavoratori devono attrezzarsi in modo da votare solo rappresentanti in parlamento che vengano dal mondo del lavoro dipendente : TANTI VOTI TANTI RAPPRESENTANTI. In questi anni è stata condotta una spietata lotta di classe contro il mondo del lavoro dipendente e i pensionati che ha coinvolto tutti i partiti di un parlamento pieno di affaristi, soubrette, funzionari, lobbisti di categorie privilegiate, secessionisti razzisti e inquisiti. Che legittimazione morale hanno, quando non fanno niente per le morti sul lavoro e poi legiferano contro una parte rilevante del paese che ha sempre fatto il suo dovere, ma che non è rappresentata in parlamento? Cosa succederà se anche nelle aziende, senza più l'articolo 18, non ci saranno più voci critiche nemmeno sulla “Sicurezza” pena il licenziamento?
L'obiettivo vero di questa proposta di legge e di altre è la distruzione dei sindacati scomodi come la CGIL che non si piega a questi tardo-liberisti berlusconiani presenti in tutti i partiti, che alzano barricate per difendere i propri privilegi e che hanno devastato il paese. Si difenda allora la CGIL diventando con suoi rappresentanti e iscritti punto di riferimento per milioni di elettori, che d’ora in poi faranno i raggi x ai candidati di ogni partito analizzando le posizioni che hanno tenuto nei confronti dei lavoratori. Per fortuna ci sono operai come Marco Bazzoni, iscritto alla FIOM, che sta combattendo praticamente da solo una battaglia di civiltà contro la distruzione delle leggi sulla Sicurezza. Se in Italia ci fosse una visione collettiva della società avremmo lo stesso numero di morti delle altre nazioni europee. L’Inghilterra per esempio registra un quarto dei nostri morti sui luoghi di lavoro (176), così ha scritto un italiano che si occupa della sicurezza in quel paese. E la stampa inglese, constatato che c’è stato un leggero incremento delle vittime rispetto all’anno prima, ha aperto un vivace dibattito che ha coinvolto tutte le forze sociali. E in Italia? Oltre un migliaio di lavoratori muoiono senza che non si levi da parte della politica, della stampa, delle TV, delle organizzazioni imprenditoriali e anche dei sindacati una voce univoca per far fronte a questa autentica emergenza sociale che porta il lutto in tante famiglie. Si alzano voci scandalizzate solo quando ci sono morti collettive. Poi il silenzio e tutto torna come prima, a parte qualche giornalista a cui va il merito di denunciare continuamente queste morti assurde per un paese civile. Se poi si analizzano approfonditamente i dati raccolti si vede che non c’è nessuna differenza tra regione e province amministrate da centro-destra e centro-sinistra, dal nord, al centro e al sud. Del resto alla guida ci sono sempre gli stessi burocrati di partito o lobbisti di diverse categorie professionali che abbiamo in parlamento e lo stesso pressapochismo nell’affrontare queste tragedie.
Percepisco un razzismo strisciante quando scrivo e dico che quest’anno al sud si muore meno che al centro-nord, che quest’anno la Puglia, nonostante la tragedia di Barletta, ha avuto un decremento abbastanza significativo nelle morti sul lavoro, come del resto la Campania. E sentire i razzisti nostrani dire che al sud i morti sul lavoro spariscono nei piloni di cemento, che non vengono denunciati e altre amenità del genere, che occorre guardare l’indice occupazionale, dimenticandosi che gli agricoltori e gli edili, categorie che hanno da sole il 60% dei morti sui luoghi di lavoro ci sono in eguale misura in tutti il paese. E che con Internet è impossibile occultare un morto sul lavoro, a meno che non sia un clandestino senza nessun legame in Italia e nel suo paese d’origine. Che dire poi del Piemonte a guida leghista che ha avuto un incremento delle morti di oltre l’80% rispetto al 2010, con la Provincia di Torino che dopo un calo di morti dalla tragedia della Thyssenkrupp, con 19 morti sui luoghi di lavoro risulta quest’anno la seconda per numero di morti in Italia? E che incredibilmente lo Stato permette lo smantellamento a Torino del Pool che si occupa di Sicurezza sul Lavoro guidato dal Giudice Guariniello, un vero eroe del nostro tempo? Che la mia Emilia Romagna, pur essendo una regione civilissima e guidata da giunte di centro-sinistra da sempre, è quest’anno la seconda in assoluto per numero di morti sui luoghi di lavoro e la prima in rapporto al numero di abitanti? E della provincia di Brescia a guida leghista dei “vicini al territorio” che si distingue per avere da anni il più alto numero di morti sui luoghi di lavoro? E che la teutonica provincia di Bolzano pur avendo un buon calo rispetto ad un catastrofico 2010 registra ancora uno sproporzionato numero di lavoratori morti sul lavoro? E delle Organizzazioni Imprenditoriali che invece d’andare orgogliose di un buon risultato su questo fronte da parte delle imprese e dei sindacati che collaborano, cercano in ogni occasione di smantellare la normativa sulla sicurezza dicendo che “burocratizza” il lavoro? Nelle imprese dov’è presente un delegato alla “sicurezza” e il sindacato le vittime si contano sulle dita di una mano nonostante i lavoratori occupati siano milioni. E questo qualcosa vorrà pur dire. Poi le stesse imprese, per risparmiare, chiamano artigiani poco qualificati sulla “sicurezza” a fare lavori estranei al processo produttivo e che registrano in quest’ ambito tantissimi morti, non controllando neppure se ci sono lavoratori in nero o in grigio.
Per concludere occorre sapere che non tutti i morti sul lavoro sono assicurati all’INAIL, che questo importante Istituto Italiano segnala da sempre tra i morti sul lavoro solo i suoi assicurati: che chi lavora in nero, e sono tanti, non lo è, e che non lo sono i pensionati schiacciati dal trattore e i militari morti sul lavoro in Italia e all’estero. E che tante situazioni in itinere, sulle strade ma non solo, sono contestate dall’Istituto. Che sulle strade muoiono tantissimi pendolari in nero che vengono annoverati tra i generici “morti per incidenti stradali”. Si rimane poi a bocca aperta per i tanti lavoratori pressappochisti che svolgono altri mestieri o pensionati che in nero aiutano per denaro, o anche gratuitamente, un parente e un amico, e che muoiono nel segare un albero, mentre riparano un tetto o schiacciati dal trattore. E che commissionando il lavoro neppure si rendono conto dei guai penali ed economici a cui vanno incontro in caso di grave infortunio.
E' mia opinione, e i dati raccolti lo confermano, che il calo delle morti che l’INAIL registra tra i suoi assicurati sia dovuto soprattutto a mezzi di trasporto tecnologicamente più sicuri e che il calo di questi ultimi anni sia soprattutto sulle strade e in itinere. Se si escludono le aziende sindacalizzate in questi ultimi anni c’è stato addirittura un regresso nel combattere questo triste fenomeno.
Quello delle morti sul lavoro è un enorme problema collettivo: occorre pensare che ci sono intere categorie che hanno bisogno di tutti noi, bisognerebbe per esempio mettere a conoscenza dell’agricoltore di uno sperduto paese lucano, dell’Alto Adige o del bolognese (dove pochi mesi fa è morta una giovane di 22 anni precipitata in un burrone con il trattore) che il trattore è un mezzo pericolosissimo per la vita di chi lo guida, e far comprendere ad un edile straniero o del sud d’Italia che lavora anche al nord, che a salire su un tetto senza protezioni si rischia la vita.
Ognuno deve fare la sua parte dimenticandosi degli egoismi di parte, ci vorrebbe uno sforzo collettivo per far diminuire queste autentiche barbarie che sono le morti sul lavoro.
* Pittore-scultore orgogliosamente metalmeccanico anche se in pensione e curatore dell’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro
domenica 1 gennaio 2012
2011 Si è concluso un anno orribile.
I MORTI SUL LAVORO nel 2011 SONO STATI COMPLESSIVAMENTE PIU' DI 1170, DI CUI 663 SUI LUOGHI DI LAVORO (tutti documentati) + 11,61 % SULL’INTERO 2010 (594). NEL NUMERO TOTALE DELLE VITTIME CI SONO ANCHE I LAVORATORI MORTI SULLE STRADE, IN ITINERE E IN NERO. MA MOLTI ALTRI MORTI SUL LAVORO, NON INSERITI DALL'OSSERVATORIO TRA LE VITTIME SFUGGONO A QUALSIASI MONITORAGGIO PER DIVERSE RAGIONI.
SIAMO TORNATI INDIETRO DI 5 ANNI PER NUMERO DI MORTI SUI LUOGHI DI LAVORO:
IL GIORNO 12 DICEMBRE CON 640 MORTI SUI LUOGHI DI LAVORO SONO STATI SUPERATI I MORTI DELL'INTERO 2008 ( 637). IL MESE SCORSO SONO STATI SUPERATI I MORTI SUI LUOGHI DI LAVORO DEGLI INTERI ANNI 2010 (594) e 2009 (555) .
Oltre il 15% di queste vittime monitorate dall'Osservatorio lavoravano in nero o erano già in pensione. Si arriva a contare più di 1170 morti (stima minima) se si aggiungono i lavoratori deceduti in itinere o sulle strade (sono lavoratori che utilizzano un mezzo di trasporto: agenti di commercio, autisti, camionisti, ecc.. e lavoratori che muoiono nel percorso casa-lavoro/lavoro-casa). La strada può essere considerata una parentesi che accomuna i lavoratori di tutti i settori e che risente più di tutti gli altri della fretta, della fatica, dei lunghi percorsi, dello stress e dei turni pesanti in orari in cui occorrerebbe dormire, tutti gli anni sono percentualmente dal 50 al 55% di tutti i morti sul lavoro. Purtroppo è impossibile sapere quanti sono i lavoratori pendolari sud-centro nord, centro nord-sud, soprattutto edili meridionali, che lavorano in nero o in grigio e che muoiono sulle strade percorrendo diverse centinaia di km nel tragitto casa-lavoro, lavoro-casa e queste vittime sfuggono anche alle nostre rilevazioni, come del resto sfuggono tanti altri lavoratori, soprattutto in nero o in grigio che muoiono sulle strade. Tutte queste morti sono genericamente classificate come "morti per incidenti stradali"
L’agricoltura ha registrato 207 morti sui luoghi di lavoro il 31,16 % di tutti i morti. Gli agricoltori, come tutti gli anni, muoiono per la maggioranza in tarda età, schiacciati da trattori killer spesso senza protezioni che si ribaltano. Solo sui campi, nel 2011 sono stati 138 i morti provocati da questa autentica bara in movimento. Da soli gli agricoltori schiacciati dal trattore sono oltre il 20% di tutti i morti sui luoghi di lavoro. Praticamente è morto un agricoltore schiacciato dal trattore ogni 3 giorni.
L’edilizia ha già avuto dall'inizio dell'anno 173 vittime sui luoghi di lavoro e registra il 26,62% sul totale, le morti in edilizia sono dovute soprattutto a cadute dall'alto (38,25%) . Le vittime sono per la maggior parte edili meridionali e stranieri anche nei cantieri del centro-nord.
Oltre il 26% di tutti i morti sui luoghi di lavoro ha più di 60 anni e le vittime in questa fascia d'eta sono quasi tutte concentrate in agricoltura, in edilizia e nei servizi.
CON L'ALLUNGAMENTO INDISCRIMINATO DELL'ETA' DELLA PENSIONE IN CATEGORIE A RISCHIO COME L'AGRICOLTURA E L'EDILIZIA E IN LAVORI PERICOLOSI PER LA VITA, APPROVATO IN VIA DEFINITIVA CON UNA LEGGE POCHI GIORNI FA , SI DIMOSTRA SOLO UNA SCARSA SENSIBILITA' SOCIALE E UMANA DA PARTE DI CHI L'HA VOTATO.
Il 10,8% a meno di 30 anni. Dai 30 ai 39 il il 14,1%. Il 19% dai 40 ai 49. il 18,85% dai 50 ai 59. il 26,2 oltre i 60 anni. del 9,8% delle vittime non siamo a conoscenza dell'età.
L’industria (comprese le aziende artigianali con meno di 15 dipendenti) ha già avuto 71 morti con il 10,9,%. A queste vittime occorre aggiungere i lavoratori esterni che non sono dipendenti ma prestatori di servizi nelle aziende.
L’autotrasporto 53 con il 7,9%
Le donne morte sui luoghi di lavoro dall'inizio dell'anno sono 15 contro le 5 dell'intero 2010 + 200%
Gli stranieri morti sui luoghi di lavoro sono 74 con 11,3% % sul totale. I romeni sono il 40% di tutti i morti sui luoghi di lavoro tra gli stranieri e gli albanesi il 18,1%. Se si esclude l'agricoltura gli stranieri arrivano nelle altre categorie ad avere il 16% delle morti sul totale.
I giovani militari morti in Afghanistan sono stati quest'anno 9 e 44 dall'inizio della missione.
Situazione sul territorio
Qui sotto la situazione del 2011 di ogni regione comparata con i morti sui luoghi di lavoro di tutto il 2010, col colore rosso sono evidenziate le regioni che hanno già eguagliato o superato i morti sui luoghi di lavoro dell’intero 2010:
Piemonte 52 registra + 85,7 % in più sul 2010 (28 morti)
Liguria 15 morti come nel 2010 (15 morti)
Val d’Aosta 3 morti come nel 2010
Lombardia 78 morti -3,7 % sul 2010 (81 morti)
Trentino Alto Adige 22 morti -31,2% sul 2010 (32)
Friuli Venezia Giulia 13 morti +85% sul 210 (7 morti)
Veneto, 48 morti registra – 9,4% sull’intero 2010 (53 morti)
Emilia Romagna 55 morti + 37,5% sul 2010 (40 morti).
Toscana 42 morti +44,8% sul 2010 (29 morti)
Marche 18 morti + 28,5% sul 2010 (14 morti)
Umbria 17 nel 2011, +142% sul 2010 (7 morti)
Abruzzo 28 morti + 33,3% sul 2010 (21 morti)
Lazio 44 morti +4,5 % sul 2010 (42 morti)
Molise 6 morti + 100% rispetto al 2010 (3 morti)
Campania 41 morti -14,5% sull’intero 2010 (48)
Puglia 39 morti -13,3 % rispetto all’intero 2010 (45 morti)
Calabria 22 +18,1% rispetto all’intero 2010 (18 morti)
Basilicata 5 morti come nel 2010
Sicilia 42 morti lo stesso numero di morti del 2010 (42 morti).
Sardegna 25 + 4,1% sul 2010
Nel numero totale delle vittime regionali mancano i lavoratori morti sulle strade, autostrade, itinere e i militari morti in Afghanistan, con questi si arriva a contare oltre 1170 morti sul lavoro dall’inizio dell’anno (stima minima)
Le province con più di 5 morti sui luoghi di lavoro nel 2011
Brescia 22, Torino 19 - Roma, Bolzano e Milano 15 - Frosinone 13 - Bologna 12 - Bergamo e Chieti 11 - Vicenza, Venezia, L'Aquila, Catania, BAT, Perugia, Napoli e Reggio Emilia 10 – Savona, Cosenza e Benevento 9 – Ragusa, Lecce, Foggia, Macerata, Treviso, Arezzo, Trento, Latina, Salerno Padova e Cuneo 8 – , Avellino, Firenze e Viterbo 7 - Terni, Trapani, Piacenza, Varese, Parma, Como, Catanzaro, Oristano, Campobasso, Caserta e Nuoro 6 – Rovigo, Messina, Palermo, Bari, Alessandria, Brindisi, Cagliari, Grosseto, Livorno, Forli-Cesena, Mantova, Asti, Novara, Modena e Udine 5. Ricordiamo che queste elencate sono le vittime sui luoghi di lavoro nelle province. Se si aggiungono i lavoratori morti sulle strade e in itinere le vittime raddoppiano in quasi tutte le province, statisticamente tutti gli anni sono dal 50 al 55% di tutti i morti sul lavoro.
I morti sulle autostrade e all'estero non vengono segnalati sulle cartine regionali che ogni mese l'osservatorio pubblica sul blog.
Moltissimi morti sono dovuti alle condizioni climatiche, soprattutto per le categorie che svolgono i lavori all'aperto quali l'edilizia, l'agricoltura, la manutenzione stradale, l'autotrasporto ecc... per queste categorie con un po’ di buona volontà da parte di tutti è possibile riuscire ad incidere sul fenomeno aumentando la prevenzione ed allarmando le categorie quando ci sono maggiori rischi legate alle condizioni del tempo. E’ già possibile sapere con alcuni giorni d’anticipo quando potrebbe esserci, in determinate province, un aumento delle vittime per questi lavoratori, ed è per questo che siamo a segnalarvi un blog di Meteorologia http://www.prevenzionemeteo.blogspot.com/ che, con la nostra collaborazione, fa previsioni del tempo mirate alla prevenzione dei gravi infortuni sul lavoro per i lavoratori che operano all'aperto quali agricoltori, edili, agenti di commercio ecc. e anche in itinere. Questi lavoratori, spesso rischiano la vita quando vanno o tornano dal lavoro: a causa di turni pesanti in orari dove si dovrebbe dormire. In questi casi le condizioni del tempo sono determinanti. I grafici elaborati col materiale raccolto nel corso di questi 4 anni e le condizioni meteorologiche danno una situazione abbastanza chiara e attendibile sui rischi che si corrono. Oltre le previsioni del tempo, sempre utili per tutti i lavoratori, il blog segnala quali sono le province più a rischio, situazione che si verifica in particolari condizioni atmosferiche. Nei mesi estivi tutto il Paese ha un rischio molto elevato, ma in alcune giornate i rischi sono maggiori. Molto pericolosi i giorni successivi a periodi persistenti di maltempo. I lavoratori che operano all'aperto, o che sono sulle strade nelle province evidenziate nelle giornate a "RISCHIO " dovrebbero prestare la massima attenzione.
Carlo Soricelli
Carlo Soricelli intervistato dalla trasmissione num3ri su Rai2
via delle storie, l'intervista che mi fece questa primavera la redazione RAI di Via delle Storie, al
Le verità scomode sulle morti per infortunio sul lavoro
Le verità scomode sulle morti per infortunio sul lavoro
Anche tu, indipendentemente dal lavoro che svolgi corri seri pericoli
1) Da quando il 1° gennaio 2008 è stato aperto l’Osservatorio Indipendente di Bologna le morti per infortunio sul lavoro non sono mai calate se si prendono in considerazione tutte le morti sul lavoro e non solo gli assicurati INAIL, istituto che monitora solo i propri assicurati
2) In base a questi presunti cali inesistenti e diffusi dalla stampa, dal potere politico e economico in Parlamento si sono fatte leggi per alleggerire le normative sulla sicurezza
3) Almeno un terzo dei morti sul lavoro sfuggono a qualsiasi statistica
4) In questi dieci anni sono morti per infortunio sul lavoro oltre 13.000 lavoratori se si prendono in considerazione tutti, comprensivi dei morti sulle strade e in itinere
5) Ogni anno oltre la metà dei morti sul lavoro sono sulle strade e in itinere (itinere significa mentre si va e si torna dal lavoro). La mancata conoscenza delle normative specifiche sull’itinere è spesso una trappola che impedisce il riconoscimento dell’infortunio, anche mortale e questo vale per tutti i lavoratori indipendentemente il lavoro che svolgono. Tutti si spostano da casa verso e al ritorno dal lavoro
6) Sui luoghi di lavoro in questi dieci anni sono morti oltre 7000 lavoratori (esclusi i morti sulle strade e in itinere)
7) Le donne muoiono relativamente poco sui luoghi di lavoro, ma tantissime perdono la vita in itinere. Sono dovute alla stanchezza per il doppio lavoro che svolgono tra casa e lavoro che ne riduce la prontezza dei riflessi
8) Oltre il 30% dei morti sui luoghi di lavoro ha più di 60 anni
9) La Legge Fornero ha fatto aumentare le morti sul lavoro tra gli ultra sessantenni che non hanno più i riflessi pronti e buona salute per svolgere lavori pericolosi.
10) Il jobs act che ha abolito di fatto l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori fa aumentare le morti sul lavoro per l’impossibilità di rifiutarsi di svolgere lavori pericolosi. Prova ne è che la stragrande maggioranza di chi muore per infortunio lavora in aziende che non hanno la copertura dell’articolo 18, di rappresentanza sindacale e di un responsabile della Sicurezza. L’articolo 18 abolito dal jobs acts recitava che non si può licenziare senza Giusta Causa e Giustificato Motivo.
11) Moltissime sono le morti tra artigiani e partite iva individuali e in nero e grigio.
12) E’ l’agricoltura la categoria più a rischio: mediamente supera ogni anno il 30% delle morti sui luoghi di lavoro di tutte le categorie e tra gli agricoltori
13) Un morto si cinque sui luoghi di lavoro ogni anno è provocato dal trattore, ne sono morti in questi dieci anni almeno 1000 mentre guidavano questo mezzo, oltre 400 sono i morti accertati dall’Osservatorio provocati dal ribaltamento del trattore in questi ultimi tre anni.
14) L’edilizia ha mediamente il 20% di tutte le morti sui luoghi di lavoro. Le cadute dall’alto sono un’autentica piaga in questa categorie. In tanti muoiono lavorando in nero in edilizia e in aziende del subappalto.
15) In questi dieci anni non si è fatto niente per arginare questa piaga, il Parlamento ha ignorato le morti di tanti lavoratori e questo per il semplice fatto che il lavoro dipendente e gli artigiani non hanno nessuna rappresentanza di fatto nelle due Camere.
16) Se non vuoi morire lavorando occupati in prima persona della tua sicurezza personale e rifiutati di svolgere lavori pericolosi e denuncia chi ti obbliga a farlo, e se non ne hai la forza di opporti lascia una memoria scritta ai tuoi familiari che potranno un domani denunciare queste autentiche violenze.