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morti sul lavoro in Italia dall'inizio dell'anno al 5 novembre

OSSERVATORIO NAZIONALE DI BOLOGNA MORTI SUL LAVORO Il primo osservatorio nato in Italia (e ancora l’unico) che monitora e registra tutti i morti sul lavoro in Italia dal 1° gennaio 2008, anche quelli che non dispongono di un’Assicurazione o che ne hanno una diversa da INAIL Attivo dal 1° gennaio 2008 Una voce fuori dal coro minimalista su queste tragedie Morti sul lavoro nel 2024 al 5 novembre Dall’inizio dell’anno sono morti per infortuni in 880 sui Luoghi di lavoro (tutti registrati) e 1275 se si aggiungono i morti in itinere e sulle strade di categorie non Assicurate a INAIL e in nero NOTA BENE I MORTI IN ITINERE VENGONO AGGIORNATI OGNI DUE MESI MENTRE I MORTI SUI LUOGHI DI LAVORO OGNI GIORNO MORTI TOTALI SUI LUOGHI DI LAVORO NELLE REGIONI E PROVINCE TRA QUESTI ANCHE I MORTI IN ITINERE E IN ALTRE SITUAZIONI LAVORATIVE la seconda voce in azzurro riguarda ESCLUSIVAMENTE i morti sui luoghi di lavoro. N.B i morti sono segnalati nelle Province e Regioni dove c’è stata la tragedia LOMBARDIA 173 totali 118 sui luoghi di lavoro Milano 14 (35 con itinere), Bergamo 9 Brescia 28 (43 con itinere) Como 6 Cremona 4 Lecco 4 Lodi 8 Mantova 7 Monza Brianza 14 Pavia 12 Sondrio 5 Varese5 CAMPANIA 130 totali 83 sui luoghi di lavoro Napoli 22 Avellino 11 Benevento 6 , Caserta 19 Salerno 24 VENETO 98 totali 63 luoghi di lavoro Venezia 9 Belluno 4 Padova 6 Rovigo 3 Treviso 11 Verona 13 Vicenza 13 EMILIA ROMAGNA 101 totali 65 sui luoghi di lavoro Bologna 19 Rimini 2 Ferrara 5 Forlì Cesena 5 Modena 9 Parma 7 Ravenna 2 Reggio Emilia 9 Piacenza 3 SICILIA 96 64 sui luoghi di lavoro Palermo 21 Agrigento 5 Caltanissetta 3 Catania 8 Enna Messina 10 Ragusa 5 Siracusa 2 Trapani‎ 8 TOSCANA 79 totali 52 sui luoghi di lavoro Firenze 10 Arezzo 2 Grosseto 5 Livorno 2, Lucca 6, Massa Carrara 1 Pisa 14 Pistoia 1 Siena 3 Prato 5LAZIO 115 totali 58 sui luoghi di lavoro Roma 17 Viterbo 11 Frosinone 11 Latina 13 Rieti 2 PIEMONTE 77 totali 48 sui luoghi di lavoro Torino 1 Alessandria 5 (+1 cantiere autostradale) Asti 3 Biella 1 Cuneo 7 Novara 3 Verbano-Cusio-Ossola 2 Vercelli 1PUGLIA 80 totali 52 sui luoghi di lavoro Bari 13 BAT 3 Brindisi 8 Foggia 3 Lecce 13 Taranto 5 TRENTINO ALTO ADIGE 49 totali 36 sui luoghi di lavoro Bolzano 16 Trento 19 ABRUZZO 39 totali 27 sui luoghi di lavoro L'Aquila 6 Chieti 10 Pescara 2 Teramo 6 SARDEGNA 47 totali 34 sui luoghi di lavoro Cagliari 8 Sud Sardegna 3 Nuoro 4 Oristano 4 Sassari 11MARCHE 45 totali 29 sui luoghi di lavoro Ancona 6 Macerata 10 Fermo 1 Pesaro-Urbino 6 Ascoli Piceno 6 CALABRIA 31 totali 22 sui luoghi di lavoro Catanzaro 4 Cosenza 9 Crotone 1 Reggio Calabria 4 Vibo Valentia 4FRIULI VENEZIA GIULIA 26 totali 17 sui luoghi di lavoro Pordenone 6 Triste 1 Udine 7Gorizia 2 LIGURIA 29 totali 16 sui luoghi di lavoro Genova 4 Imperia 2 La Spezia 3 Savona 1 UMBRIA 20 totali 13 sui luoghi di lavoro Perugia 11 Terni 2 BASILICATA 16 totali 12 sui luoghi di lavoro Potenza 9 Matera 3 Molise 11 totali 6 sui luoghi di lavoro Campobasso 4 Isernia 2 VALLE D’AOSTA 5 totali 4 sui luoghi di lavoro Nel 2024 DOVE SI MUORE DI PIU’ Il 32% sono ultrasessantenni. Gli stranieri sotto i 60 anni sui luoghi di lavoro sono il 35% Regioni Lombardia, Campania Veneto Emilia Romagna e Sicilia quelle con più morti 125 gli schiacciati dal trattore e alcuni altri mezzi agricoli nel 2023 sono stati 167 125 gli autotrasportatori 99 i morti di fatica o stress da superlavoro tra operai/e, bracciati, autotrasportatori, medici, infermieri ecc. con il caldo aumentano moltissimo come nel 2023 79 i morti per infortuni domestici, soprattutto anziani soli (e abbandonati socialmente) ma anche quelli che svolgono lavori pericolosi senza averne la preparazione Tantissime le donne che muoiono per infortuni, soprattutto in itinere e per fatica: per la fretta, per la fatica del doppio e triplo lavoro, in itinere muoiono percentualmente quasi quanto gli uomini 21 i boscaioli morti

Flavio Insinna recita la poesia di Carlo Soricelli "Morti Bianche"

Chiamatele pure morti bianche. Ma non è il bianco dell’innocenza- non è il bianco della purezza- non è il bianco candido di una nevicata in montagna- E’il bianco di un lenzuolo, di mille lenzuoli che ogni anno coprono sguardi fissi nel vuoto- occhi spalancati dal terrore- dalla consapevolezza che la vita sta scappando via. Un attimo eterno che toglie ogni speranza- l’attimo di una caduta da diversi metri- dell’esalazione che toglie l’aria nei polmoni- del trattore senza protezioni che sta schiacciando- dell’impatto sulla strada verso il lavoro- del frastuono dell’esplosione che lacera la carne- di una scarica elettrica che secca il cervello. E’ un bianco che copre le nostre coscienze- e il corpo martoriato di un lavoratore. E’ il bianco di un tramonto livido e nebbioso. di una vita che si spegne lontana dagli affetti. di lacrime e disperazione per chi rimane. Anche quest’anno oltre mille morti- vite coperte da un lenzuolo bianco. Bianco ipocrita che copre sangue rosso- e il nero sporco di una democrazia per pochi. Vite perse per pochi euro al mese- da chi è spesso solo moderno schiavo. Carlo Soricelli

Grazie a tutta la redazione di Via delle Storie, a Giorgia Cardinaletti, a Giovanna Brausier

Carlo Soricelli attività artistica

Carlo Soricelli Metalmeccanico in pensione. Pittore-scultore. Soricelli nasce a San Giorgio del Sannio in provincia di Benevento nel 1949, ed all'età di quattro anni si trasferisce a Bologna con la sua famiglia. Nella tarda adolescenza Soricelli comincia a produrre i primi quadri in cui si nota un forte interesse per le problematiche legate all'ecologia ed una grande attrazione nei confronti della natura; lo si vede negli animali che ripropone spesso e negli alberi morenti che assumono sembianze umane. Fin d'allora l'arte di Soricelli è di denuncia nei confronti di una società che sta progredendo alle spese dell'equilibrio ambientale e della giustizia sociale. Nei primi anni Settanta i soggetti delle opere diventano soprattutto figure umane legate al mondo dell'emarginazione, accattoni, raccoglitori di cartone, handicappati, anziani, ma anche lavoratori ed operai che incontra ogni giorno sul posto di lavoro. Nelle sue tele ci scontriamo con visi stanchi ed abbruttiti, solcati dalla sofferenza e dalla solitudine, con corpi pesanti che non hanno niente del bello classico, cromatismi scuri di nero, marrone, blu, mai decorativi. Non c'è speranza, né si allude a qualche possibilità di riscatto, ma troviamo una costante messa in visione di tutto ciò che normalmente siamo portati ad evitare perché disturbante. Questa pittura, che giunge immediata ed essenziale, è spesso associata al filone dell'arte Naïve, quella di grandi come Ligabue, Covili, Ghizzardi. Infatti, a partire dall'84, Soricelli inizia ad esporre alla Rassegna di Arti Naïves ospitata presso il Museo Nazionale "Cesare Zavattini" di Luzzara a Reggio Emilia, dove riceve vari riconoscimenti tra cui il titolo di Maestro d'arte. All'inizio degli anni Ottanta l'artista bolognese realizza le prime opere di scultura, ulteriore ed efficace veicolo espressivo del suo messaggio; è del 1985 “Il Consumista”, scultura emblematica in cui una creatura umana mostruosa, vestita di ritagli di spot e slogan pubblicitari, sta divorando se stesso ed ancora, del 1989, Il Comunicatore, ironica e brutale visione Orwelliana. Già dai primi anni Ottanta Soricelli propone il tema degli angeli e lo elabora a suo modo; l'angelo è l'escluso, prima schiacciato e deformato, ora alleggerito da un paio d'ali che garantiscono una dignitosa speranza, non tanto con l'intento di avvicinare al sovrannaturale, ma al contrario per riportare l'esistenza ad un'unica dimensione Umana. Da vent’anni Soricelli sta lavorando a quella da lui definita Pittura Pranica, che consiste nella visualizzazione dell'energia comune a tutti gli esseri viventi allo scopo di produrre effetti terapeutici per mente e corpo dell’osservatore La prima opera pranica del 1996 Soricelli si ritrae nelle vesti di cavaliere pranico, è stata acquistata dal Museo Zavattini. Soricelli espone dal 1976 con circa una settantina di mostre, tra cui quelle al Palazzo Re Enzo di Bologna nel 1986, alla Festa Nazionale dell'Unità di Reggio Emilia con una personale insieme a Cesare Zavattini nel 1995 e presso Palazzo d'Accursio a Bologna nel 1996. Ha esposto con prestigiose mostre in Francia, Germania, Unione Sovietica, Grecia e Jugoslavia. E' presente in numerose collezioni pubbliche e private ed è presente in diversi musei. Da 15 anni ha aperto a Casa Trogoni di Granaglione, in provincia di Bologna, una casa museo delle sue opere, visitabile al pubblico su appuntamento. Una stanza è stata dedicata alla pittura pranica e qui nel silenzio chi vuole può gratuitamente sottoporsi all’esperimento di autoguarigione attraverso la visione delle opere praniche. Da qualche anno ha ripreso a creare opere che faceva già dagli anni ottanta con materiali di scarto della nostra società, trovati sulle strade come per esempio mozziconi di sigarette e copricerchioni, di fianco a bidoni della spazzatura, macerie di vecchie case ecc. Ha chiamato questo filone d’arte “Rifiutismo”. Nel 1997 ha pubblicato un libro dal titolo “Maruchèin”, con prefazione di Pupi Avati, in cui ha raccontato le sue esperienze di bambino meridionale emigrato al Nord negli anni Cinquanta. Nel 2001 ha pubblicato il suo secondo libro “Il Pitto” con prefazione di Maria Falcone. Il terzo “Pensieri liberi e sfusi”, il quarto “La classe operaia è andata all’inferno”, il quinto ”Terramare” e il sesto “Porta Collina, l’ultima battaglia dei Sanniti”. Il sesto Pensieri Liberi e Sfusi, il settimo un libro di poesie “Canti Aionici”. E' l'ideatore e curatore dell'Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro sito http://cadutisullavoro.blogspot.it/ . Attivo dal 1° gennaio 2008 in ricordo dei sette operai della ThyssenKrupp di Torino morti tragicamente poche settimane prima. E' il primo osservatorio indipendente sulle morti sul lavoro nato in Italia ed è formato solo da volontari diventando punto di riferimento nazionale per chi cerca notizie su queste tragedie.

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lunedì 31 ottobre 2011

E' morto in provincia di Cosenza Silvio Vitari schiacciato dal trattore. Sono tre in poche ore le vittime di questa bara in movimento

Cosenza 30 ottobre E' morto Silvio Vitari, 29 anni. Il giovane è morto mentre schiacciato dal trattore; è difficile stabilire per questo o altri casi la dinamica che l'hanno provocata.Vitari. si trovava nei campi, in contrada Triscioli nel Comune di Lattarico, piccolo centro a una trentina di chilometri da Cosenza. Per cause ancora in via d’accertamento, il trattore da lui condotto si capovolge e lui resta intrappolato. Immediato l’allarme lanciato dai familiari del giovane, ma non c’è niente da fare. Sul posto intervengono la squadra dei Vigili del fuoco del Distaccamento di Rende e i carabinieri e i sanitari del 118 che non possono fare altro che costantarne il decesso. Purtroppo nessuno fa niente per porre rimedio a queste autentiche carneficine provocate dal trattore killer. Sono già 107 dall'inizio dell'anno gli agricoltori morti schiacciati dal trattore e da sole queste vittime provocate dal trattore sono il 20% di tutti i morti sul lavoro. Basterebbe con sovvenzioni rinforzare le cabine che non permettono la fuoriuscita del conducente per salvare tantissime vittime, ma nel paese del bunga-bunga anche questi semplici interventi sembrano titanici LATINA Anche un bambino di 12 anni tra le vittime del trattore. Il povero bambino non si può inserire tra le morti sul lavoro ma almeno cerchiamo di far capire ai visitatori quanto sia pericoloso il trattore che uccide centinaia di persone all'anno, anche indirettamente. La tragedia a Borgo San Michele, alle porte di Latina, in seguito alla scoppio di uno pneumatico di un trattore. Il bambino è stato colpito dalla gomma in diverse parti del corpo e purtroppo all'arrivo dell'eliambulanza non c'era più niente da fare. Pesaro E' morto un operaio di 51 anni questa mattina nel comune di Monteciccardo. La tragedia nell'installazione di un impianto fotovoltaico a causa del ribaltamento del trattore che stava utilizzando per trasportare della merce. Sul posto è intervenuta anche l'eliambulanza. I soccorsi sono arrivati immediatamente ed è giunta sul posto anche l'eliambulanza ma per il cinquantunenne non c'era più nulla da fare. Oltre ai sanitari sono intervenuti i carabinieri di Mombaroccio per le indagine del caso. Il mese si è concluso con la morte di tre persone causate dal trattore, con la vittima di Pesare sono 110 i morti provocati da questa bara in movimento che chiamiamo trattore.

Stranieri morti in italia per infortuni sul lavoro

Le tragedie delle morti sul lavoro sono una miniera inesauribile di dati per capire l'evoluzione di una società e di un paese. In questo caso sono a mandarvi il grafico inerente agli stranieri morti sui luoghi di lavoro in Italia dall'inizio dell'anno. gli stranieri morti sui luoghi di lavoro dal 1 gennaio sono 57 su un totale di 549 se si tolgono le 34 vittime di cui non siamo a conoscenza della nazionalità la percentuale di stranieri morti è dell'11% sul totale di 515. E oltre il 40% sono romeni. Se ai 515 morti togliamo le vittime dell'agricoltura, che sono oltre il 33% di tutti i morti sul lavoro, e per quasi la totalità pensionati italiani, si arriva alla spaventosa percentuale del 15% degli stranieri morti sul totale.Praticamente più di un lavoratore su sette morto sui luoghi di lavoro è straniero. Gli stranieri eseguono i lavori più faticosi e pericolosi e sono quasi tutti precari o dipendenti di aziende senza tutele sindacali. E' la condizioni a cui aspira questo governo per tutto il mondo del lavoro, con l'articolo 8 dell'ultima manovra e la libertà di licenziamento con l'ultima "promessa" all'Europa che sembra molto apprezzata dalla Marcegalia e dagli industriali. Gli industriali sono finalmente contenti. Ma hanno una visione poco lungimirante. Nelle fabbriche sindacalizzate i morti sul lavoro si contano sulle dita di una mano. In un luogo dove non c'è più contrattazione e controllo sulla Sicurezza inesorabilmente ci sarà un aumento dei morti sul lavoro e una caduta anche della qualità del prodotto. Le aziende che hanno una percentuale alta di precari sono quelle che hanno più difficoltà a reggere la concorrenza dei paesi emergenti che in quanto a bassi salari e mancanza di diritti sono insuperabili. Invece di spingere per far dotare il paese di tecnologie avanzate pensano di risollevarsi dalla crisi umiliando il mondo del lavoro e comprimendo i salari e i diritti acquisiti. Ma sono solo illusioni, i problemi nei prossimi anni, se non si cambierà strada si moltiplicheranno, nelle fabbriche dove non c'è crisi e negli enti pubblici, si scatenerà un conflitto insanabile che riporterà l'Italia indietro di 50 anni. Carlo Soricelli http://cadutisullavoro.blogspot.com

domenica 30 ottobre 2011

E' morto Umberto Del lago folgorato da una scarica elettrica

Vicenza 30 ottobre E' morto Umberto Dal Lago artigiano di 62 anni folgorato da una scarica elettrica. La tragedia questa mattina a Bressanvido. Umberto Dal Lago contitolare assieme al fratello di una ditta di impianti elettrici, stava eseguendo dei lavori di manutenzione nella sede di una ditta esterna.

sabato 29 ottobre 2011

Anche un bambino indiano di 5 anni ucciso dal trattore

BENEVENTO, 28 OTT Anche un bambino di 5 anni di nazionalità indiana ucciso da trattorsauro nl beneventano. Il bimbo e' morto nel pomeriggio a Dugenta dopo essere stato travolto da un trattore mentre stava giocando con la sua bici all'interno di un'azienda agricola dove lavora il padre. Il bimbo e' stato investito dal trattore guidato da un collega del padre, anche lui indiano ed e' morto sul colpo. sono 105 gli agricoltori morti dall'inzio dll'anno a causa del trattore poi ci sono altre vittime come questo bambino innocente ucciso da una macchina che sembra stata concepita migliaia di anni fa

venerdì 28 ottobre 2011

E' morto Giuseppe Odore agricoltore di 77 anni

Cuneo e' morto Giuseppe Odore agricoltore di 77 anni. Odore stava lavorando nella sua cascina ed era occupato a svolgere alcuni lavori con il suo trattore quando è rimasto impigliato in una cinghia ed è morto sul colpo per le gravi ferite riportate. Sul posto per i rilievi i Carabinieri di Neive, oltre ai soccorritori del 118 e con l'elisoccorso. Ma purtroppo per Odore non c'era più niente da fare. Odore è la 106esima vittima del trattore killer. Odore è la 41nesima vittima in Piemonte dall'inizio dell'anno e la settima in provincia di Cuneo sui luoghi di lavoro

giovedì 27 ottobre 2011

Sondrio e' morto un operaio di 24 anni

Sondrio e' morto un operaio di 24 anni in un incidente sul lavoro . Il giovane operaio era impegnato in lavori di consolidamento di una strada in una frazione di Livigno quando all'improvviso è rimasto schiacciato dai detriti della strada franata, probabilmente a causa delle conseguenza delle abbondanti piogge degli ultimi giorni rimanendo soffocato dai detriti.

E' morto un operaio polacco di 37 anni nell’area di Villavalle. l'Umbria ha già il 37% in più di morti sui luoghi di lavoro dell'intero 2010

Terni 26 ottobre E' morto un operaio polacco di 37 anni nell’area di Villavalle, dove si trova la discarica della ThyssenKrupp. La tragedia secondo una prima ricostruzione poco dopo le 20, il 37enne impiegato di una società esterna alla Tk, stava trasportando materiale di risulta prelevato presso uno dei reparti dell’acciaieria e mentre scaricava è stato investito dello stesso materiale che trasportava. Probabilmente la pioggia ha reso instabile il terreno e abbia fatto cedere i “piedi” su cui si poggiano i camion nel momento in cui scaricano, probabilmente anche a causa del terreno reso instabile dalla pioggia. La dinamica è, comunque ufficiosa e oggetto di accertamenti.Ad accorgersi della tragedia i suoi colleghi che hanno notato il corpo dell'autotrasportatore tra il materiale scaricato dal camion. Sono già 5 i morti in provincia di Terni dall'inizio dell'anno e 11 in Umbria che ha già superato del 37% i morti sui luoghi di lavoro dell'intero 2010.

mercoledì 26 ottobre 2011

Ancora due poveri lavoratori morti sul lavoro

Firenze E' morto Giuseppe Montenera un operaio di 44 anni. Giuseppe , è morto mentre scaricava un camion : sembra che durante l'operazione, il braccio meccanico avrebbe ceduto schiacciandolo. L'incidente è avvenuto nel Comune di Scarperia presso la ditta Capital Ferro spa. Montenera aveva trasportato con un tir il macchinario da Marcianise fino al Mugello per conto della ditta di cui era dipendente, la Fider Center. Il pm ha disposto l'autopsia e il mezzo è stato messo sotto sequestro. Ferrara E' morto Andrei Rudenco autotrasportatore moldavo di 36 anni. La tragedia sul lavoro è accaduto a Cologna,nel ferrarese, Rudenco è rimasto fulminato da una scarica di 15mila volt dopo che il vano di carico del suo camion aveva toccato i cavi della media tensione rimanendo fulminato nei pressi della cooperativa ortofrutticola Capa Cologna.

martedì 25 ottobre 2011

Vogliono allungare un'altra volta l'età della pensione

Grafico morti sui luoghi di lavoro per età nel 2011

Cari visitatori, sono a darvi questo grafico sull'età dei lavoratori morti sui luoghi di lavoro. Come potete vedere la fascia delle vittime che hanno un' età che va dai 60 ai 90 anni rappresenta il 25% di tutti i morti sui luoghi di lavoro. Con questo dato, che ha me personalmente crea molta amarezza, viene fuori con forza quanto sia sbagliato cercare di allungare ulteriormente l'età della pensione, soprattutto per chi svolge lavori rischiosi in categorie quali edilizia, agricoltura, industria autotrasporto e servizi nelle imprese. Un paese civile deve prestare la massima attenzione alla salute e all'incolumità dei propri cittadini-lavoratori e non mi sembra che anche in questo caso lo si stia facendo. Carlo Soricelli dell'Osservatorio Indipendente di Bologna sulle morti per infortuni sul lavoro. http//cadutisullavoro.blogspot.com

E' morto Gianni Barazzoni in provincia di Reggio Emilia

Reggio Emilia E' morto Gianni Barazzoni agricoltore di 72 anni. Barazzoni è morto finendo in un canale con il suo trattore. La tragedia stamattina verso le 11 su Strada Copellini a villa Aiola di Montecchio. L'agricoltore era alla guida del trattore, quando è finito in un fosso rimanendo incastrato sotto il suo mezzo che si è ribaltato. Sul posto è arrivata l'ambulanza e l'automedica da Montecchio ma purtroppo per Barazzoni non c'era più nulla da fare. Sul posto anche i vigili del fuoco da S. Ilario, la polizia municipale Unione Val d'Enza per i rilievi del caso e la medicina del lavoro. con Barazzoni sono già 105 i morti causati dal trattore killer ed è la nona vittima in Provincia di Reggio Emilia e la 46esima in Emilia Romagna che è la regione con più vittime sui luoghi di lavoro in Italia in rapporto al numero di abitanti

domenica 23 ottobre 2011

Anche Simoncelli è un morto sul lavoro

Malaysia E' morto Marco Simoncelli per le conseguenze del grave incidente nel quale e' rimasto coinvolto sulla pista di Sepang nel Gp della Malaysia. Simoncelli è morto a soli 24 anni, era giunto in arresto cardio circolatorio al centro medico della pista dopo aver avuto un incidente dove sono rimasti coinvolti oltre a Simoncelli (Honda), Colin Edwards (Yamaha) e Hiroshi Aoyama (Honda). Simoncelli era rimasto a terra, senza casco ed e' stato letteralmente investito da Colin Edwards e da Valentino Rossi, che non e' caduto. Non possiamo che rimanere molto dispiaciuti per un giovane morto così tragicamente anche se aveva scelto di fare un lavoro così rischioso. Ma purtroppo ci sono tantissimi altri giovani e anziani che muoiono nelle fabbriche, nei cantieri, sui campi che non hanno avuto neppure la possibilità di scegliere di fare un lavoro che a loro piaceva. Sono spesso edili, operai meridionali e stranieri e anziani agricoltori che muoiono nell'indifferenza generale e che con un poco di visibilità e di Sicurezza avrebbero salva la vita. la vita è preziosa, unica e irripetibile, anche quella del più umile bracciante che è costretto ad emigrare e fare un lavoro pericolosissimo a volte anche con l'odio di chi gli sta intorno.

sabato 22 ottobre 2011

L'Aquila E' morto M.S di di 55 anni. E' la 104esima vittima del trattore killer dall'inizio dell'anno. E' morto Enrico Araspi agricoltore di 58 anni nell'astigiano

L'Aquila E' morto M.S di di 55 anni. E' la 104esima vittima del trattore killer dall'inizio dell'anno. M.S è morto a causa del ribaltamento del trattore che conduceva a Prezza, piccolo comune della valle Peligna. Anche M.S non faceva di professione l'agricoltore ma il ferroviere:stava effettuando dei lavori su un terreno e all'improvviso ha perso il controllodel trattore che lo ha schiacciato. M.S è stato immediatamente soccorso da un'ambulanza dell'Ospedale di Sulmona, ma è morto durante il percorso per le gravi ferite riportate. I rilievi dell'incidente sono stati effettuati dai carabinieri del reparto operativo dell'Aquila. Asti E' morto Enrico Araspi agricoltore di 58 anni. Araspi è morto in un incidente nel pomeriggio nelle campagne di Calamandrama. La vittima era insieme al figlio e stava lavorando con una trivella per realizzare le fondamenta di un pollaio quando è finito con un braccio nel macchinario. Immediatamente soccorso dal figlio e portato all'ospedale di Nizza Monferrato dove purtroppo Araspi è morto all'arrivo al Pronto soccorso.

venerdì 21 ottobre 2011

E' morto Natale Grassi nel piacentino schiacciato dal trattore.E' morto un operaio di 60 anni in provincia di Venezia

Venezia, 21 ott. E' morto Giorgio Gatto operaio di 60 anni. Gatto è stato schiacciato da una pesante lastra di cemento. L'operaio stava lavorando in un cantiere a Moniego di Noale, in provincia di Venezia. Vani tutti i tentativi di rianimarlo da parte dei sanitari del 118. Sulla tragedia stanno indagando i Carabinieri di Noale e i tecnici dello Spisal stanno valutando le cause del tragico evento. Con il sessantenne morto oggi sono già 6 i morti sui luoghi di lavoro in provincia di Venezia dall'inizio dell'anno e 36 in Veneto. Piacenza E' morto Natale Grassi agricoltore di 84 anni. Grassi ieri pomeriggio era rimasto schiacciato dal trattore ed è deceduto questa notte all'ospedale di Piacenza dove era stato trasportato d'urgenza a bordo dell'eliambulanza del 118 di Parma. La morte causata da un'emorragia profonda che è sopraggiunta nella notte all'improvviso. Con Grassi sono arrivate a 103 le morti causate dal trattore in Italia. Sono 5 i morti sui luoghi di lavoro nel piacentino e 45 in Emilia Romagna dal'inizio dell'anno.

giovedì 20 ottobre 2011

E' morto Salvatore Corrias della Polizia Penitenziaria di Roma

Roma 20 ottobre E' morto Salvatore Corrias un assistente Capo della polizia penitenziaria di 45 anni. Corrias è morto sul lavoro presso il reparto detentivo dell'Ospedale Sandro Pertini di Roma a causa delle ferite riportate dopo essere stato schiacciato dal cancello d'ingresso.

mercoledì 19 ottobre 2011

E' morto Romeo Matonti sulla salerno Reggio Calabria

Salerno 18 ottobre E' morto Romeo Matonti di 43 anni in un cantiere della Salerno-Reggio Calabria. Matonti è stato travolto ad ucciso da un camion mentre rimuoveva la segnaletica in un cantiere. Matonti era assieme a due suoi colleghi tra lo svincolo di Battipaglia e Pontecagnano per dei lavori di bitumazione del manto stradale quando un autocarro Iveco è piombato addosso improvvisamente investendo in pieno Matonti che è morto sul colpo. sono stati attivati immediatamente i soccorsi ma per lui purtroppo non c'è stato niente da fare.

Le proiezioni danno un aumento dei morti sul lavoro in Italia sia sul 2010 che sul 2009 e probabilmente anche sul 2008

Nell'intero 2008 ci sono stati 637 morti sui luoghi di lavoro, nel 2009 555, nel 2010 595 e al 18 ottobre del 2011 529

martedì 18 ottobre 2011

Un'altra vittima del trattore killer

L'Aquila 17 ott 2011. E' morto Mauro Svizzero, agricoltore di 55 anni. Svizzero è morto schaicciato dal trattore che stava guidando.La tragedia nel pomeriggio nelle campagne tra Prezza e Pratola Peligna. Svizzero è dipendente delle Ferrovie e capogruppo di minoranza al consiglio comunale di Prezza. Stava tornando a casa sul mezzo agricolo usato per alcuni lavori sui suoi campi, quando, per cause ancora in corso di accertamento, ha perso il controllo del trattore che che si è ribaltato, schiacciandolo. Soccorso da alcuni passanti è morto durante il trasporto in ospedale. Sulla vicenda stanno indagando i carabinieri di Pratola Peligna. Con Svizzero si arriva a 102 morti provocati dal trattore killer ed non essendo un agricoltore di professione non viene considerato morti sul lavoro dalle statistiche ufficiali. Savona E' morto Giovanni Rava, edile di 61 anni. Rava è caduto questa mattina da un tetto in un cantiere edile di Alassio, ed è deceduto questo pomeriggio presso l’ospedale Santa Corona di Pietra Ligure a seguito di complicanze cardiache. Giovanni Rava era caduto da un'altezza di circa tre metri e mezzo. Prontamente soccorso era stato trasportato d’urgenza presso il nosocomio pietrese a seguito di un forte trauma cranico e altre ferite. Dal pronto soccorso Rava è stato trasferito presso il reparto di rianimazione, ma nelle ultime ore le sue condizioni sono andate progressivamente peggiorando, fino al decesso. Sull’infortunio mortale sul lavoro sono ancora in corso accertamenti da parte di carabinieri e ispettori Asl 2.

lunedì 17 ottobre 2011

E' morto Sergio Aime agricoltore di 76 anni.

Cuneo 17 ottobre E' morto Sergio Aime agricoltore di 76 anni. Con Aime sono 101 le vittime dal trattore kiler dall'inizio dell'anno in Italia Aime è morto a solo due giorni di distanza dal decesso di Gianmario Giraudo che era stato ravolto da un albero mentre stava lavorando nel proprio campo. Aime ha perso la vita stamattina schiacciato dal trattore col quale era intento ad eseguire alcuni lavori. La tragedia nei boschi della frazione Vallera Sottana, a pochi chilometri dal concentrico di Caraglio. Aime ha perso il controllo del mezzo in un tratto in discesa. Sul posto è intervenuto l'elisoccorso del 118, per l'eventuale trasporto urgente in ospedale dello sfortunato agricoltore, purtroppo però i medici al loro arrivo non hanno potuto far altro che constatarne la morte. Con la tragedia di oggi sono già 40 i morti sui luoghi di lavoro in Piemonte e la settima in provincia di Cuneo.

domenica 16 ottobre 2011

Quel mostro stupido del consumismo

Come un Cavaliere solitario, l'operaio Marco Bazzoni ha condotto una battaglia per la tutela della Sicurezza dei lavoratori. Con la scusa di "semplificare" il Testo Unico sulla Sicurezza in realtà il Governo Berlusconi lo ha smantellato. Ma ora, dopo che la Commissione Europea ha deciso di avviare la procedura che potrebbe mettere in mora l'Italia se il Testo Unico non sarà rivisto nei sei punti in cui sono state violate le leggi europee.
Anche l'articolo 8 della Finanziaria è inserito nel disegno di smantellamento di tutte le tutele dei lavoratori, anche in termini di dignità del lavoro, salari e "Sicurezza". La tragedia di Barletta è significativa: il proprietario del maglificio ha evitato di lanciare gli allarmi sulle crepe dell'edificio provocate da un cantiere vicino per evitare i controlli. Immaginate che “armi” può avere un lavoratore che può essere licenziato in qualsiasi momento se esprime un'opinione o contesta la scarsa sicurezza in un luogo di lavoro. Nessuna, solo il "SILENZIO". Questo paese è diventato barbaro, si stanno svuotando con le continue "fiducie parlamentari" le conquiste che generazioni di lavoratori hanno ottenuto con lotte durissime che sono costate lacrime e sangue. E purtroppo in pochi si stanno accorgendo di quello che sta succedendo. Un'opinione pubblica "addormentata" dalle televisioni commerciali, che non sono solo quelle private, la disinformazione di RAI 1 pagata coi soldi dei contribuenti con il canone, hanno imposto un modello "culturale" che ha come unico punto di riferimento il consumismo nei suoi aspetti deteriori. E ciò ha creato un vuoto dei valori. Le televisioni commerciali, hanno espresso un governo padronale e classista che ha arricchito ulteriormente chi ha di più, che ogni giorno umilia il Parlamento ( e lavoratori e pensionati) con le continue compravendite di parlamentari eletti dai partiti. Parlamentari non eletti democraticamente dai cittadini che hanno il solo scopo di fare il loro interesse personale e di compiacere il capo che li ha fatti eleggere. Anche l’aumento delle morti sui luoghi di lavoro, che questo osservatorio registra dal 2009, è provocato dalla scarsa attenzione e mancanza di sensibilità che la maggioranza dell’opinione pubblica ha verso le problematiche sociali che non lo coinvolgono direttamente: il consumismo fa rima con individualismo e qualinquismo. Purtroppo l'opera di scultura "il consumista" che realizzai nel 1986 e che fu acquisita dal "Museo Nazionale delle Arti Naive Zavattini" è oggi più attuale di allora. Quest'umanoide stupido, rivestito di pubblicità, sorride mentre si sta (ci sta) divorando.... Carlo Soricelli

Sicurezza sul lavoro, Italia bocciata

Sicurezza sul lavoro, Italia bocciata di Mauro Munafò Altro che semplificazione burocratica: le modifiche alle norme per la prevenzione degli infortuni secondo la Commissione Europea sono uno smantellamento bello e buono dei diritto dei lavoratori. E potrebbero costare al nostro Paese una multa di tre milioni di euro (14 ottobre 2011) L'Italia è a un passo dalla messa in mora per le sue norme sulla sicurezza sul lavoro: il decreto legge del 2009, con cui il governo Berlusconi ha smantellato il Testo unico sulla Sicurezza, rischia adesso di costare milioni di euro di multa al Paese. La Commissione Europea ha deciso infatti di avviare la procedura contro l'Italia, contestando come il decreto violi le leggi europee in almeno sei punti, uno più grave dell'altro: deresponsabilizzazione del datore di lavoro in caso di delega, proroga per la redazione del documento di valutazione rischi per le nuove imprese, violazione dell'obbligo di disporre di una valutazione dei rischi per le imprese fino a dieci lavoratori, posticipazione dell'obbligo di valutazione del rischio di stress da lavoro, posticipazione dell'applicazione delle normative sulle salute e sulla sicurezza sul posto di lavoro per cooperative e protezione civile, proroga nell'applicazione delle misure antincendio per le strutture alberghiere con oltre venticinque posti letto. Deleghe, posticipazioni ed eccezioni che la maggioranza ha giustificato con la necessità di 'semplificare' la burocrazia italiana, ma che invece si sono rivelate norme contrarie al diritto europeo e pericolose (in maniera più o meno diretta) per la salute e l'incolumità dei lavoratori. Il risultato è che adesso il governo ha due mesi per inviare le sue osservazioni alla Commissione: se queste non dovessero convincere, l'Italia avrà altri due mesi per adeguare le sue leggi a quelle europee o dovrà pagare una multa molto salata, dai 22mila ai 700mila euro per ogni giorno passato senza regolarizzare la situazione. La possibile messa in mora dell'Italia per le sue leggi sulla sicurezza sul lavoro è il risultato della battaglia personale di un operaio, Marco Bazzoni, per i diritti di tutti i lavoratori. Una battaglia durata due anni, nel totale disinteresse di sindacati e partiti politici. «Dopo l'approvazione del decreto 106/2009 ho scritto una lettera aperta al Presidente della Repubblica, finita sul quotidiano Liberazione, a cui l'ufficio stampa del Quirinale rispose che non erano presenti incompatibilità costituzionali nel decreto», spiega a l'Espresso Bazzoni, operaio della provincia di Firenze, responsabile per la sicurezza nell'azienda in cui lavora e già promotore di una campagna contro lo spot sulla sicurezza del lavoro voluto da Sacconi ( leggi), «Mi sono rivolto allora ai sindacati e a diversi partiti perché appoggiassero la mia battaglia contro questa legge, ma nessuno mi ha ascoltato». Bazzoni, convinto del pericolo rappresentato dal decreto 196/2009 e della sua incostituzionalità, decide di andare avanti da solo e, visto che un singolo cittadino non può appellarsi alla Corte Costituzionale, sceglie di inviare la sua denuncia alla Commissione Europea nell'estate del 2009. Inizia tutto con una mail, scritta con la collaborazione di un amico ingegnere, in cui segnala le difformità del decreto approvato rispetto alla normativa continentale descritta nella direttiva 89/391 Cee. La segnalazione viene protocollata, e la Commissione decide di indagare sulla conformità con le direttive comunitarie. Alcuni mesi dopo, mentre l'esecutivo italiano continua a introdurre norme peggiorative che Bazzoni segnala alla Commissione, l'istituzione europea decide di chiedere spiegazioni al governo Berlusconi. Tra ritardi e posticipazioni si arriva al 2011, quando le risposte dall'Italia arrivano e sono giudicate non convincenti, tanto che la Commissione (in una lettera del maggio scorso) avvisa Bazzoni che la messa in mora sarebbe stata discussa a settembre. Ieri viene infine comunicata la decisione della Commissione, con l'invio della lettera di messa in mora alle autorità italiane che hanno adesso due mesi per inviare le proprie osservazioni. «Spero che questa decisione spinga i sindacati e i partiti a darsi una mossa contro il decreto che ha distrutto il Testo unico sulla sicurezza», spiega Bazzoni, «E' la dimostrazione che i proclami del governo e del ministro Sacconi, che ha anche il coraggio di dire che l'esecutivo tiene la guardia alta contro le morti sul lavoro, sono menzogne. Tutte le dichiarazioni che dobbiamo ascoltare, anche dopo tragedie come quella di Barletta, sono solo lacrime di coccodrillo. Con la scusa di semplificare le cose, hanno stravolto le leggi e reso ancora più pericoloso il lavoro in Italia». http://espresso.repubblica.it/dettaglio/sicurezza-sul-lavoro-italia-bocciata/2163922/8

venerdì 14 ottobre 2011

Ancora due vittime: a questa età le due vittime sono considerate morti sul lavoro?

Roma 14 ottobre E' morto a 81 annilo schiacciato da un cancello cadutogli addosso dopo essere stato urtato da un camioncino che stava facendo manovra. La vittima di cui non si conosce ancora l'identità nel vivaio di cui era titolare, in via delle Capannelle a Roma. L'anziano è morto durante il trasporto in ambulanza. Reggio Emilia 13 ottobre E’ morto Giovanni Canossini settantenne di Paderna di Vezzano schiacciato dal tagliaerba che stava aggiustando. La tragedia è accaduta nel garage della vittima. Canossini si trovava nel garage della sua abitazione e aveva sollevato una parte del tagliaerba su dei cavalletti, quando per cause ancora da chiarire gli è caduto addosso. Purtroppo nessuno lo ha potuto soccorrere perchè era solo al momento dell’incidente. A dare l’allarme alle 17.30 è stato un amico dell’agricoltore che si era insospettito non vedendolo nei campi e lo ha trovato già senza vita. A Paderna si sono recati anche i carabinieri di Vezzano per eseguire i rilievi di quello che sembra essere un infortunio domestico. Dell’accaduto è stata informata anche la procura reggiana.

Moltissime regioni hanno già superato il numero di morti per infortuni sui luoghi di lavoro dell'intero 2011

Purtroppo sono già tantissime le regioni che hanno già eguagliato o superato il numero di morti per infortuni sui luoghi di lavoro dell'intero 2010. Hanno già superato il numero di vittime:La Val D'aosta 3 morti come nel 2010, Il Piemonte, il Friuli, L'Emilia Romagna, La Toscana, Le Marche, L'Abruzzo, Il Molise. Tutto il sud sembra avere un andamento migliore rispetto alle regione del centro e del nord. Anche la Lombardia riteniamo che quest'anno avrà un calo di vittime, esclusa la provincia di Brescia che anche quest'anno sembra avere il triste primato di provincia con più morti sul lavoro.

Di Marco Bazzoni

Neanche io ci credevo più, erano passati due anni da quando il 27 Settembre 2009, insieme all'amico Ing Marco Spezia, avevamo redatto la denuncia alla Commissione Europea, sulle difformità di alcuni articoli del Dlgs 106/09 (decreto correttivo al Testo unico per la sicurezza sul lavoro: Dlgs 81/08) rispetto alle direttive europee. Invece oggi, mi è arrivata un'email, con una comunicazione della Commissione Europea Occupazione e Affari Sociali, che mi comunica che il 29 Settembre 2011 è stato approvato il progetto di costituzione in mora, e che il 30 Settembre la lettera di messa in mora è stata inviata alla Repubblica Italiana. I punti della lettera di messa in mora sono i seguenti: 1)Deresponsabilizzazione del datore di lavoro in caso di delega e subdelega 2)Violazione dell'obbligo di disporre di una valutazione dei rischi per la sicurezza e salute durante il lavoro per i datori di lavoro che occupano fino a 10 lavoratori 3)Proroga dei termini impartiti per la redazione del documento di valutazione dei rischi per le nuove imprese o per modifiche sostanziali apportate ad imprese esistenti 4)Posticipazione dell'obbligo di valutazione del rischio di stress legato al lavoro 5)Posticipazione dell'applicazione della legislazione in materia di protezione della salute e sicurezza sul lavoro per le persone appartenenti a delle cooperative sociali e a delle organizzazioni di volontariato della protezione civile 5)Proroga del termine per completare l'adeguamento alle disposizioni di prevenzione incendi per le strutture ricettive turistico-alberghiere con oltre 25 posti letto esistenti in data del 9 Aprile 1994. Ora permettete di togliermi qualche "sassolino dalle scarpe", perchè nonostante io abbia chiesto aiuto ai sindacati e ai partiti politici per questa denuncia, non c'è stato NESSUNO, ripeto NESSUNO che mi abbia aiutato a redarla. Potevano supportarla se non volevano redarla, neanche quello. Già far aprire una procedura d'infrazione contro uno Stato è difficilissimo, ed in genere sono sempre associazioni a fare denuncie del genere, mai un singolo cittadino, per quale diventa un utopia riuscirci, invece c'è l'ho fatta e come sempre ringrazio Marco Spezia, senza il cui aiuto, per me sarebbe stato difficilissimo riuscire in questa impresa. Infine, voglio ricordare, che tale denuncia era anche su alcuni articoli del Dlgs 106/09 che io e l'Ing Spezia ritenevamo incostituzionali, ma sui quali la Commissione Europea non si è potuta esprimere, perchè la costituzionalità di una legge non è di Sua competenza. Purtroppo un singolo cittadino non può accedere direttamente alla Corte Costituzionale per fare un ricorso del genere, può farlo solo un associazione, quindi un sindacato o un partito politico. Chissà quando la notizia di questa procedura d'infrazione arriverà nei prox giorni sui mezzi d'informazione, se qualcuno di loro si sentirà in dovere di farlo. E scusate lo sfogo, ma quando ci vuole, ci vuole!!! Marco Bazzoni-Operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la sic

giovedì 13 ottobre 2011

Tre morti sui luoghi di lavoro anche oggi: due in Lombardia e uno in Emilia Romagna

Brescia 13 ottobre. È morto così Agostino Dazzi, 35enne di Pumenengo. Dazzi è rimasto incastrato nel cardano del trattore mentre stava facendo manutenzione al macchinario, La vittima, sposata e con una figlia piccola, da alcuni mesi si era trasferito nel Bresciano dove appunto lavorava e viveva. La tragedia questa mattina, sul posto sono subito arrivati i medici del 118, avvisati dal titolare della Cascina Colombare dove Dazzi era dipendente. Dazzi originario di Bergamo era appena rientrato in cascina dopo il lavoro di ripulitura delle rogge, a bordo del trattore. A chiamare i soccorsi il titolare di cui Dazzi era dipendente. Immediata la chiamata al 118 che sul posto ha inviato l'eliambulanza e un'automedica. Presenti anche i vigili del fuoco e i carabinieri. La provincia di Brescia con 17 morti si sta confermando anche quest'anno quella con più vittime in Italia, sia in termini assoluti, sia in rapporto al al numero di abitanti. Dazzi è la settima vittima provocata dal trattore killer. Ci chiediamo come sia possibile che chi governa un pezzo d'Italia così civile presti così poca attenzione alle morti sul lavoro, Reggio Emilia E' morto Elvidio Acito, artigiano di 58 anni che ieri mattina era rimasto vittima di un grave infortunio sul lavoro. Al momento della tragedia Acito si trovava su un'impalcatura intento a ultimare i lavori su una copertura. Scendendo dall'impalcatura, è scaduto al suolo da un'altezza di diversi metri e battendo violentemente la testa. I soccorsi, arrivati dopo poco, lo hanno trasportato in gravi condizioni all'ospedale "Santa Maria" dove purtoppo è deceduto questa mattina. La dinamica della tragedia è al vaglio dei carabinieri della locale stazione. Sono già 43 i morti sui luoghi di lavoro in Emilia Romagna dall'inizio del'anno e 7 in provincia di Reggio Emlia. L'EMILIA ROMAGNA HA GIA' SUPERATO I MORTI SUI LUOGHI DI LAVORO DELL'INTERO 2010 CHE SONO STATI 40. COMO 13 ottobre E' morto Alessandro Giaquinta operaio di 42 anni. Giaquinta è morto in un incidente sul lavoro. mentre stava lavorando in un cantiere di Villa Guardia questa mattina quando è stato travolto da uno schiacciasassi che si è improvvisamente ribaltato su un terreno in pendenza. Giaquinta era dipendente di un’impresa milanese impegnata in lavori per la fognatura. Sul posto sono intervenuti immediatamente i soccorsi, chiamati dai colleghi di lavoro, rivelatisi però inutili. Sulla tragedia stanno indagando i carabinieri di Lurate Caccivio. Con Giaquinta sono 60 i morti sui luoghi di lavoro in Lombardia e 5 inprovincia di Como

mercoledì 12 ottobre 2011

Grosseto 12 ottobre È morto Ariano Mezzetti, 56 dopo cinque giorni di agonia nel reparto di rianimazione dell'ospedale di Siena. E' morto Hubert Aschbacher, agricoltore di 61 anni in provincia di Bolzano

Grosseto 12 ottobre È morto Ariano Mezzetti, 56 dopo cinque giorni di agonia nel reparto di rianimazione dell'ospedale di Siena. Mezzetti era sul trattore guidato da un altra persona, ed aveva battuto violentemente la testa. Era stato vittima di un incidente mercoledì scorso in località "Il Cilindro". Sul corpo di Mezzetti è stata disposta l'autopsia per verificare le cause della morte. BOLZANO 12 ottobre E' morto Hubert Aschbacher, agricoltore di 61 anni. Aschbacher ha perso la vita durante lavori in un bosco in valle Aurina, Alto Adige: è stato travolto da un albero, che l’ha colpito alla testa uccidendolo sul colpo. Sul posto sono intervenuti l’elicottero del 118, i carabinieri, il soccorso alpino e l’assistenza spirituale che ha soccorso il collaboratore del contadino, sotto shock dopo l’incidente. Con Aschbacher sono già 14 i lavoratori morti in provincia di Bolzano e assieme a Brescia che ha 16 morti si stanno confermando le province con più vittime rispetto al numero di abitanti.

martedì 11 ottobre 2011

Due anziani lavoratori morti sul lavoro. si aggiungono alle altre centinaia di vittime dall'inizio dell'anno che hanno più di 60 anni

Perugia, 11 ott.E' morto un operaio di 65 anni e' morto nel primo pomeriggio in un cantiere di San Mariano di Corciano . L'anziano lavoratore che doveva montare i vetri alle finestre, ha aperto una porta dietro la quale c'era la tromba di una scalinata a chiocciola, ha perso l'equilibrio ed e' caduto per diversi metri andando a finire sul pavimento del garage. CATANIA, 10 OTTOBRE E' morto un autista di 62 nella Zona industriale della città. La vittima è rimasta schiacciata o dalla motrice di un Tir guidata da un collega. L'incidente è accaduto stamane nella ditta di trasporti Luigi Cozza srl. E' intervenuta la polizia per accertamenti sulla dinamica della tragedia. I Stanno cercando in tutti i modi d'intervenire per l'ennesima volta sull'età della pensione dei lavoratori, occorre ricordare alla politica che le vittime d'infortuni mortali che hanno più di 60 anni sono oltre il 30% di tutti i morti sui luoghi di lavoro. Ma questo di questi tempi ha poca importanza. La vita dei lavoratori conta meno di niente

lunedì 10 ottobre 2011

Ancora due vittime: a Roma un operaio romeno che è la ventiquattresima di questa nazionalità dal'inizio dell'anno, è morta un'operaia in Val Di Non

ROMA 10 ottobre E' morto un operaio romeno cadendo da una scala mentre stava effettuando dei lavori in un di ristrutturazione in un appartamento in Via Tevere.La vittima era al lavoro con altri connazionali ed è morto all'istante. La salma è a disposizione dell'Autorità giudiziaria. Sul posto la Polizia Scientifica e uomini del commissariato Parioli. Purtroppo i nostri cuginii latini stanno pagando un contributo di sangue intollerabile. i romeni sono oltre il 40% di tutti gli stranieri morti per infortuni sul lavoro e con la vittima di oggi sono 24 i romeni morti sui luoghi di lavor dall'inizio dell'anno in Italia e questo dovrebbe far riflettere i razzisti di casa nostra. TRENTO, 09 OTT - Un'operaia morta e tre ferite, delle quali una in condizioni gravissime. E' questo il bilancio di un incidente sul lavoro avvenuto nel pomeriggio in un magazzino per la lavorazione delle mele a Denno in val di Non. Le operaie sono state investite da un trattore in manovra. Una di loro e' deceduta all'istante, mentre un'altra ha riportato lesioni gravissime: e' stata soccorsa e con un elicottero e' stata trasportata a Trento, dove e' stata ricoverata in fin di vita all'ospedale Santa Chiara. Non si conosce anche in questo caso l'identità della vittima

l'Osservatorio ringrazia di cuore Silvia Truzzi e il Fatto Quotidiano per il contributo dato alla conoscenza del fenomeno "morti sul lavoro"

Silvia Truzzi IL FATTO QUOTIDIANO Morti bianche, lavoro nero Non si capisce bene perché ci consideriamo un Paese avanzato, una moderna democrazia, un luogo civile: non ne abbiamo ragioni. E non penso alle miserie parlamentari. Penso a un posto dove quattro donne un mattino escono di casa per andare a lavorare e non tornano più a casa, perché la palazzina che ospita il maglificio si sbriciola sulle loro teste, le travolge e le uccide. La loro paga era quattro euro l’ora, “al nero”. Al nero significa senza tutele, senza diritti, senza contributi. Cioé vuol dire senza futuro, e mai come in questo caso la metafora è tristemente indovinata. Pochi soldi, maledetti e subito. Ma a quale prezzo. Dall’inizio dell’anno ci sono stati 508 morti per infortuni sui luoghi di lavoro, ma – secondo l’Osservatorio di Bologna – si arriva a contarne oltre 830 se si aggiungono i lavoratori deceduti “in itinere”. Erano 441 il 4 ottobre del 2010. L’aumento, in 12 mesi, è del 13,2%. Ci ricordiamo dei sette operai bruciati vivi nel rogo della Thyseenkrupp che ha occupato per mesi le pagine dei giornali, perché sono morti in un modo disumano e perché i dirigenti della loro azienda sapevano che i lavoratori rischiavano la vita tutti i giorni. Ma nei numeri dell’Osservatorio ci sono anche morti in breve sulle cronache dei quotidiani, locali e nazionali. Molti di loro sono operai, manovali, muratori extracomunitari che cadono da un’impalcatura o dentro un altoforno: invisibili senza cittadinanza e lavoratori senza garanzie. Che in comune con le donne di Barletta hanno l’unica urgenza di mangiare e far mangiare i propri figli. In questi tempi di crisi si sente ripetere ovunque: “Chi ha un lavoro non deve lamentarsi. Deve tenerselo stretto e ringraziare il cielo”. Il punto è che in questa fame di impiego, che è fame di cibo, i rapporti di lavoro si sono continuamente imbarbariti. Troppe garanzie, troppi lacci e scarsa flessibilità, dicono. Eppure la disoccupazione aumenta, la precarietà pure. E anche l’essere disposti a tutto per lavorare. I quotidiani e le televisioni hanno parlato molto dell’incidente di Barletta, ma scrivere oggi i nomi delle vittime è un ricordo doveroso. Perché non siano soltanto un numero che aggiorna le statistiche ma tornino a essere persone che hanno lasciato mariti, figli, genitori. Fotografie e disegni di bambini, un santino di Padre Pio. Matilde Doronzo, 32 anni, Giovanna Sardaro, 30 anni, Antonella Zaza, 36 anni e Tina Ceci, 37 anni sono morte insieme a Maria Cinquepalmi, 14 anni, figlia dei titolari del maglificio. Un edificio che scricchiolava – letteralmente – per avvertire che non era il caso di starci dentro: l’ampliamento della palazzina adiacente sembra aver determinato il crollo. I datori di lavoro delle operaie hanno perso una figlia e Mariella Fasanella l’unica sopravvissuta, sul Corriere della Sera, difende chi l’ha sfamata: “Sono brave persone. Eravamo noi a chiedere di non essere registrate. Ma cosa ne volete sapere, voi che venite da fuori? Ci davano 4 euro all’ora, è vero. Ma adesso non ho nemmeno quelli. E quando esco da qui devo cercarmi subito un altro lavoro, ho tre figli e l’affitto da pagare. Per voi contano solo le regole” . Non è così: dietro, anzi dentro, le regole ci sono le persone. E combattere per un lavoro che non si trasformi in morte bianca significa lottare per le persone. Per ogni nome che entra nelle statistiche. ( Il Fatto Quotidiano, 9 ottobre 2011

Grazie a Ilvo Diamanti e a Repubblica

Caro Diamanti la ringrazio con tutto il cuore per l'importante articolo che ha scritto oggi su Repubblica sulle morti per infortunio sul lavoro che aiuta a far capire all'opinione pubblica la complessità del fenomeno e che indirettamente indica la strada per porre soluzioni a queste tragedie se c'è la volontà politica per farlo. Grazie anche per aver citato l'Osservatorio e la mia persona. Ieri ero molto demoralizzato, tutti gli organi di stampa e le televisioni indicavano un calo consistente delle vittime tra il 2010 e il 2009, ma i dati delle mie tabelle già messe in rete il 1 gennaio 2011 indicavano un consistente aumento del 6,6% tra il 2009 e il 2010. Aumento che si sta verificando anche quest'anno. Le discrepanze tra le fonti ufficiali e quelle dell'Osservatorio sono da ricercarsi nel modo diverso di monitorare le vittime. Se ai 980 morti indicati dall'INAIL si aggiungono gli anziani agricoltori che muoiono schiacciati dal trattore e che non sono lavoratori attivi, se si aggiungono i militari morti in Afghanistan, i contenziosi in itinere (ricordiamoci dell'edile sardo che l'istituto ha riconosciuto come infortunio sul lavoro dopo diversi anni) e quelli che lavorano in nero si arriva ai 1080 morti (ma potrebbero essere anche molti di più) indicati dall'Osservatorio. Che poi un ministro come Sacconi, che ha cercato e in parte c'è riuscito di "alleggerire" le normative sulla Sicurezza e che ha introdotto l'articolo 7 nella finanziaria, articolo che se applicato porta tutto il mondo del lavoro a una condizione di sudditanza anche sulla Sicurezza, che è la causa principale di morte tra i lavoratori (dov'è presente un sindacato organizzatole le morti sono pochissime) e si prende indirettamente il merito di un calo dei morti inesistente mi fa inorridire. Purtroppo, come anche Lei scrive, tantissime morti sono invisibili, i media parlano pochissimo del fenomeno, solo quando ci sono tragedie multiple come quelle di Barletta e della Thyssen si accendono i riflettori....Un agricoltore di 70 o 80 anni che muore in un angolo del Paese schiacciato da un trattore non fa notizia, ma io ne vedo già cento nell'elenco del 2011 e con la mente li metto tutti in fila con i familiari a fianco in una tragica sequenza che mi lascia senza fiato. Poi gli altri invisibili: giovani edili meridionali e stranieri, anche al centro-nord che lavorano in piccolissimi cantieri in subappalto dove la Sicurezza non sanno neppure cosa sia. Da giovane artista e delegato sindacale metalmeccanico volevo cambiare il mondo e non ci sono riuscito, ma su questo triste fenomeno m'impegnerò e sarò determinato fino a quando avrò la forza necessaria per farlo, anche se mi costa un'impegno giornaliero gravosissimo. Con stima Carlo Soricelli Morti bianche e invisibili di ILVO DIAMANTI SONO PASSATI pochi giorni dalla tragica morte di cinque ragazze , travolte dal crollo di una palazzina, a Barletta. Nel sottoscala, dove le vittime lavoravano "in nero". Anche se ci si ostina a chiamarle morti "bianche". Per sottolineare come a provocarle non sia l'intervento diretto di qualcuno. Ma, perlopiù, l'assenza di norme e strumenti di prevenzione nei luoghi di lavoro. Con il rischio di svalutare il fenomeno mentre lo si nomina. Le morti "bianche" evocano, infatti, morti minori. Di persone minori. Senza identità. Ieri, giornata nazionale delle vittime degli incidenti sul lavoro, Napolitano ha ammonito a non abbassare la guardia su questo tragico fenomeno. Che, nel 2010, ha causato circa 1000 vittime. Poco meno di tre al giorno. Una strage. Che, tuttavia, non fa notizia se non quando le vittime sono molte. Come a Barletta, la settimana scorsa. Come alla Thyssen-Krupp, dove, nel 2007, morirono sette operai . Bruciati vivi. Se non muoiono in tanti, insomma, diventano invisibili. Sperduti nella cronaca nera - o meglio, bianca. Niente a che vedere con un omicidio avvenuto in famiglia, tra vicini di casa oppure fra amici. Non è un caso che gli incidenti sul lavoro occupino uno spazio marginale nei notiziari televisivi. Basta leggere i dati dell'Osservatorio Europeo sulla Sicurezza (curati dall'Osservatorio di Pavia insieme a Demos e alla Fondazione Unipolis). Considerando tutti i Tg nazionali di prima serata (Rai, Mediaset e La 7), nei primi nove mesi del 2011 (1 gennaio-30 settembre), le notizie relative a incidenti sul lavoro risultano 32 e pesano per lo 0,1% sul totale. Cioè, praticamente nulla. L'irrilevanza del fenomeno sul piano dell'informazione mediatica e televisiva riflette un livello di sensibilità sociale altrettanto ridotto. La graduatoria delle paure della popolazione, rilevata dalla stessa fonte (sondaggio Demos per l'Osservatorio Europeo della Sicurezza, dicembre 2010, 2500 casi) vede, infatti, gli infortuni sul lavoro agli ultimi posti. Occupano la 23esima posizione in una lista di 25 motivi di ansia. Solo l'11% del campione afferma di provare preoccupazione, al proposito. Una quota di cinque volte inferiore, ad esempio, rispetto alla criminalità, alla disoccupazione e alla distruzione dell'ambiente. Metà di quanti dichiarano di aver paura - frequentemente - dell'insorgere di nuove malattie (Sars, influenza A, morbo della mucca pazza, ecc.). Eppure, se scorriamo i dati dell'Osservatorio Indipendente di Bologna sulle morti per Infortuni sul lavoro (curato da Carlo Soricelli), il fenomeno appare di proporzioni assai più ampie e drammatiche degli effetti prodotti dall'influenza A o dalla criminalità comune. Tra l'1 gennaio e il 9 ottobre 2011: 514 morti, che salgono a oltre 830, se si considerano gli incidenti nel percorso fra casa e lavoro. Rispetto all'analogo periodo di un anno fa, l'aumento delle persone decedute è di 13 punti percentuali (l'Anmil fornisce dati leggermente diversi, ma non di molto.) Come interpretare, allora, la sotto-valutazione che caratterizza la rappresentazione mediale e la percezione sociale? La prima ragione l'abbiamo già segnalata. Si tratta di un "massacro diffuso". Si verifica, infatti, raramente nelle aziende medio-grandi, dove la prevenzione è attuata con maggior rigore dalle imprese e la presenza sindacale garantisce un buon grado di controllo. Anzi, gli infortuni mortali avvenuti in fabbrica costituiscono una componente ridotta: circa il 10% del totale. La gran parte degli incidenti mortali, invece, avviene in altri settori, dove prevalgono condizioni di informalità e scarsa visibilità (Osservatorio di Bologna). Nell'edilizia: 133 vittime, oltre un quarto del totale. E soprattutto nell'agricoltura: 162 morti, quasi un terzo del totale. In particolare, il maggior numero delle vittime (200) è costituito da persone schiacciate dal trattore, che esse stesse guidavano. Ciò suggerisce il secondo motivo della scarsa visibilità attribuita al fenomeno. Che appare sciolto nell'informalità (nel vero senso della parola) della vita quotidiana. Gli incidenti e le morti avvengono dietro a casa nostra, in campagna, nei cantieri degli edifici in costruzione. Dove le norme sulla prevenzione e sulla sicurezza sono poco osservate perché gli stessi lavoratori, in molti casi, prestano loro relativa attenzione. E le vittime sono, spesso, gli stessi imprenditori, lavoratori autonomi e artigiani. Oppure lavoratori stranieri, i quali, come "vittime", fanno meno notizia di quando sono i responsabili di reati. Il contesto in cui si verificano gli incidenti e le morti spiega il profilo socio-demografico del fenomeno. Che colpisce molte persone con più di 65 anni: oltre un quarto del totale. E numerose con più di 80 anni. D'altronde, nei settori tradizionali, soprattutto l'agricoltura, gli occupati sono, appunto, invecchiati. Mentre nell'edilizia le vittime sono, piuttosto, gli immigrati. La geografia del fenomeno, infine, si concentra nelle regioni del Nord: Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Veneto. In altri termini: le aree più industrializzate. È la geografia sociale ed economica di un'Italia informale e, in parte, "nera". Dove il lavoro si svolge in condizioni, spesso, precarie e ir-regolari. Al di fuori di controlli, garanzie, norme, statuti. Il che fornisce un'ulteriore chiave di lettura della disattenzione verso un fenomeno così drammatico. Se le morti sul lavoro non suscitano indignazione e neppure tanta sensazione (al di là dell'emozione del momento), è anche perché sono percepite come un rischio inevitabile - e ragionevole - del lavoro e dell'attività produttiva. Soprattutto nell'ambito dell'economia diffusa, nelle aree e nei settori dove prevalgono la piccolissima impresa, l'azienda individuale e il lavoro autonomo. Dove il reddito familiare, la posizione sociale, la stessa identità individuale dipendono dal lavoro. Dove, per citare Luigi Meneghello (in "Libera nos a Malo"), "lavorare bisogna come morire bisogna". Questo fatalismo diffuso, nei media e nella società, induce a tollerare la morte come un male necessario. A trattare le regole come vincoli in-naturali. Da infrangere e bypassare. Per legittima difesa. In nome del mercato, del lavoro, del risultato d'impresa. Sperando in un condono. Ma nessun "risultato d'impresa" può valere una vita. E la morte: nessuno mai la potrà "condonare". http://www.repubblica.it/politica/2011/10/10/news/diamanti_morti_bianche-22962544/?ref=HREC2-

domenica 9 ottobre 2011

Muore edile di 58 anni in provincia di Perugia

Perugia E' morto un muratore di 58 anni a Colle di Massa Martana. La vittima è stata travolta da un escavatore con il quale stava lavorando. Le cause che hanno portato alla tragedia sono ancora in corso d'indagine. I carabinieri stanno infatti cercando di capire cosa abbia effettivamente portato al ribaltamento del mezzo, provocando così la morte dell'edile.

Un calo delle morti sul lavoro che non c'è stato

Continua la mistificazione imposta dalla propaganda, sulle morti per infortunio sul lavoro. Anche oggi, giornata dedicata ai morti sul lavoro, tutti i media snocciolano 980 morti nel 210 per infortuni sul lavoro, evidenziato un calo rispetto al 2009. In realtà non è così. I morti sul lavoro nel 2010 rispetto al 2009 sono aumentati del 6% arrivando a toccare 1080 morti se si sommano i morti sui luoghi di lavoro e quelli in itinere, vittime sommate anche nelle 980 delle statistiche ufficiali. Sui luoghi di lavoro sono stati 594 del 2010, contro le 555 del 2009, l'aumento è stato del 6,6%. Cosa si deduce da queste morti tutte documentate in apposite tabelle dall'Osservatorio? Che il monitoraggio ufficiale è parziale, che moltissimi morti vengono esclusi dalle statistiche. E i numeri se si analizzano a fondo mettono in luce una tragica realtà: che la prevenzione si fa solo nelle grandi aziende sindacalizzate e che se anche c'è stato un calo nelle statistiche ufficiali, questo calo è dovuto esclusivamente al miglioramento delle morti in itinere. Nel 2011 sta andando ancora peggio. CONCLUSIONI Per fortuna anche i lavoratori acquistano automobili tecnologicamente più sicure una volta rottamate le vecchie.

sabato 8 ottobre 2011

Due morti in Campania sono Mario Belpeiro e Franco Di Natale

Benevento E' morto Mario Belpeiro agricoltore di 70 anni. Belpeiro stava tagliando una quercia quando il tronco lo ha investito. È morto così nel primo pomeriggio un agricoltore in pensione di San Giorgio La Molara all’interno del terreno di proprietà della cognata dell'anziano agricoltore, che ha assistito impotente alla scena. Sembra che Belperio stava adoperando una motosega e che all'improvviso il tronco gli è rovinato addosso Avellino E' morto Franco Di Napoli operaio di 48 anni di Irpiniaambiente.La tragedia a Grottaminarda. Non sono ancora chiare le modalità del tragico infortunio mortale.

venerdì 7 ottobre 2011

Muore operaio romeno al Lingotto di Torino. Sono già 17 i morti sui luoghi di lavoro in provincia di Torino che in questo momento è quella con più vittime

Torino 7 ottobre E' morto Ioan Puscas, operaio romeno di 41 anni. Puscas è morto oggi dopo essere caduto in una tromba delle scale all'interno della pinacoteca 'Giovanni e Marella Agnelli', nel complesso del Lingotto di Torino. Puscas stava effettuando un intervento di manutenzione all'interno dell'edificio quando è caduto. Le cause della tragedia non sono ancora ben chiare. Secondo le prime ricostruzioni, avrebbe perso l'equilibrio cadendo nel vuote dal quarto al primo piano dello stabile a Lingotto rimanendo ucciso sul colpo Sull'incidente hanno aperto indagini i carabinieri e la Asl. Con Puscas sono già 17 i morti sui luoghi di lavoro della provincia di Torino che in questo momento è la provincia con più vittime in Italia. Sembra che la tragedia della Thyssen non abbia prodotto nessun risultato sulla Sicurezza dei lavoratori in quella provincia. I romeni sono il 40% dei morti tra gli stranieri. Con l'introduzione dell'articolo 8 la situazione peggiorerà ulteriormente.

L'Italia è unita per numero di morti sul lavoro

Lettera al Presidente Vendola Caro Presidente Vendola e cari amici, sono Carlo Soricelli dell'Osservatorio Indipendente di Bologna sulle morti per infortunio sul lavoro, dopo la tragedia della Thyssen, dal 1 gennaio 2008 l'Osservatorio monitorizza i morti sul lavoro in Italia e ha archiviati e catalogati migliaia di casi sull'incivile fenomeno. Ieri sera ho visto Piazzapulita di Formigli su La 7 su la tragedia di Barletta. La realtà delle morti sul lavoro è completamente diversa da come viene percepita dalla popolazione, dai media e anche da come viene presentata dalle statistiche ufficiali. Poi entrerò nello specifico, ma prima vorrei fare alcune considerazione sulla strage di Barletta. E' ben evidente che anche in questo caso esiste una stretta correlazione tra morte delle 4 operaie e della figlia del proprietario e lavoro nero. Lo stesso proprietario del maglificio Salvo Cinquepalme ha detto "avevo viste le crepe", è tutta colpa mia", "mi ero accorto che la palazzina aveva dei problemi, non ho dato l'allarme perchè avevo paura dei controlli". E basta questo per comprendere la stretta correlazione tra vittime, crollo della palazzina e lavoro nero. Se il proprietario e le operaie avessero potuto comportarsi liberamente, probabilmente avrebbero avvertito Carabinieri, Asl, Ispettorato del Lavoro che sarebbero accorsi e fatto sgombrare il laboratorio. Purtroppo, anche più spesso di quel che si pensa, lavoratori e "padroni" in "nero" e in "grigio" sono spesso vittime sul lavoro perchè lavorano insieme e svolgono lo stesso lavoro. Sono già decine dall'inizio dell'anno gli artigiani, o il loro unico operaio a morire per infortuni sul lavoro. Tutti associano le morti sul lavoro al livello d'industrializzazione e all'indice occupazionale; niente di più sbagliato,nell'industria, in tutta l'industria si muore molto meno che in altre categorie (12%). A morire per oltre il 60% sono agricoltori in tarda età, per due terzi schiacciati dal trattore che guidano (oltre il 33%), ed edili meridionali e stranieri anche nei cantieri del centro-nord (27,5%). E in questi casi il livello d'industrializzazione non c'entra nulla: i trattori e la terra d'arare, e le case da costruire ci sono in eguali misura in tutto il paese. Occorre ricordare anche che le statistiche ufficiali escludono tantissimi morti per infortunio sul lavoro, come per esempio i militari morti in Afghanistan e le centinaia di agricoltori morti schiacciati dal trattore ma già pensionati e probabilmente anche queste povere ragazze morta a Barletta che non sono assicurate dall'INAIL. Detto questo si capisce anche perchè non ci sono più morti sul lavoro nel sud d'Italia. L'Osservatorio monitorizza tutte le vittime indipendentemente dal lavoro che svolgono e non distinguendo se sono lavoratori attivi, pensionati o in "nero" o "grigio". In questo momento è la mia regione l'Emilia Romagna che con 42 morti sul lavoro guida questa classifica in rapporto al numero di abitanti, seconda solo alla Lombardia che di morti ne ha 58 ma che ha il doppio degli abitanti. La Puglia, anche con le quatto lavoratrici morte a Barletta arriva a 34 morti. Piemonte 37, Veneto e Sicilia 35, Lazio e Toscana 34, Campania 30. L'aumento nei primi 9 mesi dell'anno del 2011 rispetto allo stesso periodo del 2010 è di oltre il 13%. Alla luce di questi dati e anche da quello che mi ha detto il Senatore Paolo Nerozzi Vice Presidente della Commissione Morti sul lavoro del Senato in occasione della visita della Commissione a Bologna, vengono fatti dagli organi addetti, più controlli al sud che al nord. Quindi per piacere "amici" della Lega, almeno su queste tragedie non speculate, se guardiamo le morti nelle regioni elencate, tutte documentate in appositi file, non è che il nord può elevarsi a portatore di maggiore civiltà, perchè sulle morti per infortunio sul lavoro è di questo che si tratta. Di inciviltà che unisce tutto il paese. Carlo Soricelli

giovedì 6 ottobre 2011

Con queste due vittime salgono a 42 i morti per infortunio sul lavoro in Emilia Romagna

PIACENZA, 5 OTT sono morti Sergio Bisi, 64 anni, e Filippo Preli, sono rimasti incornati e uccisi da un toro ieri sera in un pascolo din alta Valnure. La tragedia mentre le due vittime stavano governando un branco di bovini quando sono stati caricati da un toro di un altro allevatore. Prima di morire, una delle due vittime e' riuscita a chiamare il figlio col cellulare che dopo essere accorso e' stato a sua volta ferito e trasportato in ospedale. Il toro e' stato poi abbattuto dal suo proprietario.

Dott. Fulvio Fornaro sulla tragedia di Barletta

Anche se le notizie che giungono da Barletta sono veramente sconvolgenti infatti sembra che lavorassero tutte in "nero', le quattro operaie morte nel crollo della palazzina di via Roma, ciò che crea un turbamento maggiore in questa terribile circostanza è un numero: il 5. Emblematicamente ricorrente per la Puglia! Molfetta marzo 2008, Barletta 3 ottobre 2011. Il numero dei morti sul lavoro nell’una e nell’altra circostanza sempre e soltanto 5! Quattro lavoratori (alla fine paradossalmente in tragicità come queste conta poco se regolari o meno, la morte non fa di queste distinzioni) e un familiare dell’azienda. Stesso rituale, stesso risultato, stesso conteggio finale. “Smettetela di parlare di tragedia, questo è un assassinio!” è quello che gridano i parenti delle vittime. Ma torniamo al numero: il cinque nelle sue valenze creative può essere letto proprio nella somma di 4+1 indicatrice della discesa immediata dell’Unità nel Quaternarario; discesa imprevedibile che, come tutti i numeri dispari, genera, nella forma negativa involuzione di discesa e degradazione. Quella degradazione alla quale era arrivata, nella costruzione intima il calcestruzzo della palazzina della morte che si è sbriciolata con la friabilità delle più teneri dei manufatti cementizi. E un altro rituale sarà tristemente consumato per questa orribile circostanza: passate le immagini dei crolli, delle vittime estratte dalle macerie, della fila delle bare, delle cerimonie religiose e laiche, in capo ad una settimana (ottimismo!) non si ricorderà più nessuno della maglieria dove sono morte queste operaie “sconosciute” al mondo ufficiale del lavoro e pagate un “misero salario”. E’ alto il grido di dolore che si alza ogni volta che viene violata la dignità umana di chi non fa più ritorno a casa solo per essersi recato al lavoro ed assicurare alla famiglia (fra mille difficoltà) il pane. E mai, come oggi, tale frase risuona pesante e carica di lugubri presagi!! Proprio in questa settimana rimbalzavano, varie e variabili, le cifre degli infortuni sul lavoro. L’Istituto assicura che i dati del primo semestre erano in calo di quasi il 4%. L’Osservatorio Indipendente di Bologna, cifre alla mano, è di parere completamente diverso. Il numero complessivo dei morti, quasi stabile (sempre secondo l’INAIL) ha registrato un’impennata. Non dimentichiamo che siamo ancora in piena crisi del mondo del lavoro e conseguentemente.....Ma è preferibile non ritornare sempre e soltanto sulle stesse cose. “Credevamo che mai in un paese come l'Italia che si dice civile potessero esistere ancora situazioni di questo tipo che sembrano ricondurci a oltre cinquant'anni fa” era il commento di ieri di Carlo Soricelli, quasi annichilito di fronte a questo tipo di tragedia, consumato in un ambiente di lavoro inadeguato, pericoloso che si è trasformato in quella tomba maledetta in una cittadina pugliese sul litorale Adriatico che ancora riecheggia dei suoni e dei colori di un’estate meravigliosa che non sarà mai più gioiosamente vissuta da chi, per meno di quattro euro ad ora cercava di tirare a campare accettando anche il più miserrimo riconoscimento: lavorare a nero.

mercoledì 5 ottobre 2011

E' morto Giulio Annese di 33 anni il titolare della ditta “Marmi e Graniti Martinelli” di Bollengo d’Ivrea

Torino E' morto Giulio Annese di 33 anni il titolare della ditta “Marmi e Graniti Martinelli” di Bollengo d’Ivrea. Annese è morto dopo essere stato schiacciato da una lastra di marmo che stava caricando su un camion e sembra che nessuno si sia accorto della tragedia. A scoprire il corpo del titolare dell’azienda di marmi degli amici arrivata nel pomeriggio nell’impresa per salutarlo ma purtroppo per Annese non c’è stato più nulla da fare, la lastra di marmo che gli è caduta addosso lo ha ucciso sul colpo.

Eugenio Arcidiacono di Famiglia Cristiana.it

Ancora una tragedia che rivela la precarietà della sicurezza nelle abitazioni e in tanti luoghi di lavoro. Si muore soprattutto in agricoltura ed edilizia. E nel sommerso, "in nero". 04/10/2011 Crollo della palazzina a Barletta: soccorritori al lavoro. Morire per 3,95 euro l'ora, senza contratto, per confezionare magliette in uno scantinato. Ora tutti piangono le quattro operaie rimaste sepolte dal crollo della palazzina di Barletta dove lavoravano dalle 8 alle 14 ore al giorno. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha usato parole durissime per deplorare quanto è accaduto: «L'inaccettabile ripetersi di terribili sciagure, laddove si vive e si lavora, impone l'accertamento rigoroso delle cause e delle responsabilità, e soprattutto l'impegno di tutti, poteri pubblici e soggetti privati, a tenere sempre alta la guardia sulle condizioni di sicurezza delle abitazioni e dei luoghi di lavoro con una costante azione di prevenzione e vigilanza». Già, l'impegno di tutti a tenere alta la guardia. Il fatto è che quando non accadono tragedie di queste dimensioni, una morte sul lavoro al massimo conquista trafiletti sui giornali come: “Muore cadendo da un’impalcatura” o “Stritolato dalla pressa”. Marco Bazzoni, operaio di 36 anni in una fabbrica di Firenze, è diventato un vero esperto in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Da anni tempesta giornali e Tv con le sue denunce. Soprattutto non gli va giù che queste tragedie vengano chiamate "morti bianche”, «quasi a volerle sminuire, ad affermare che non ci sono responsabilità, quando non è quasi mai così. Mi fa rabbia sapere con certezza che anche stavolta, com'è successo dopo la tragedia alla Thyssen di Torino, passata l'emozione iniziale si continuerà a morire nell'indifferenza generale. Del resto, la politica in questi ultimi anni non ha fatto nulla per cambiare le cose, anzi. I controlli delle Asl nelle aziende sono diminuiti, anche perché il personale è assolutamente insufficiente: ci sono solo 1.850 tecnici della prevenzione, mentre le aziende italiane sono circa 6 milioni. Come non bastasse, il Governo due anni fa, con la legge 106/09, ha dimezzato le sanzioni a carico degli imprenditori e dei dirigenti che non rispettano le normative sulla sicurezza». Proprio su quest'ultimo punto Bazzoni ha presentato un documento di dieci pagine al Parlamento e alla Commissione europea per denunciare le difformità di alcuni articoli della legge rispetto alle disposizioni dell’Ue. «Dopo quattro mesi ho ricevuto una risposta: l’Italia è stata messa in mora in attesa del pronunciamento dei Commissari che potrebbero avviare una procedura di infrazione». C’è un altro operaio che porta avanti la stessa battaglia di Bazzoni. A dire il vero è un pensionato, dopo aver lavorato per oltre quarant’anni come metalmeccanico a Bologna. «Ma quando ho visto le immagini degli operai della Thyssen mi sono sentito uno di loro e ho capito che dovevo fare qualcosa». Carlo Soricelli nel 2008 ha aperto un blog, l’Osservatorio indipendente di Bologna sulle morti per infortuni sul lavoro. Ogni giorno, con l’aiuto di collaboratori sparsi in tutta Italia, scandaglia meticolosamente giornali e siti Internet a caccia di notizie su morti sul lavoro e aggiorna il suo triste archivio. Il suo lavoro con il tempo ha ottenuto una patente di affidabilità, tanto che i sindacati si rivolgono spesso a lui per avere dati aggiornati. Quel che salta agli occhi consultandoli è la forte discrepanza con quelli recentemente forniti dall’Inail, relativi al primo semestre del 2011, secondo i quali risulta una riduzione degli infortuni del 4% e dei decessi del 7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Aggiunge Soricelli: «Questi dati sono sottostimati perché non tengono conto dei lavoratori che non sono assicurati con l’Inail, cioè quelli in nero e i pensionati. Su questi ultimi i nostri dati sono impressionanti: quasi un terzo di tutte le morti sul lavoro riguarda persone con più di 65 anni, in larga parte agricoltori che restano schiacciati dai loro trattori». Non solo: a questi numeri andrebbero aggiunti i lavoratori deceduti in itinere, cioè in incidenti stradali avvenuti mentre vanno o tornano dal lavoro: da 508 morti si passa così a oltre 830 vittime «della fretta, della fatica, dei lunghi percorsi, di turni pesanti in orari in cui occorrerebbe dormire». Secondo l’Osservatorio, quasi il 60% delle morti sul lavoro è concentrato in due settori produttivi: l’agricoltura (31,2%) e l’edilizia (27,7%). «Guarda caso sono i settori in cui, a differenza delle fabbriche, la presenza sindacale è più carente o addirittura nulla. Ciò che mi fa rabbia è che con le nuove tecnologie basterebbe davvero poco per salvare molte vite. Le morti in edilizia sono dovute soprattutto a cadute dall’alto che si potrebbero evitare se le protezioni e le impalcature fossero a norma di legge. Così come tanti incidenti in agricoltura potrebbero essere scongiurati, se fosse stabilito l’obbligo di intervenire sulla cabina del trattore, in modo tale da non permettere al guidatore di essere sbalzato fuori in caso di manovra errata, e sottoponendo gli anziani agricoltori, quando raggiungono una certa età, a una visita medica d'idoneità alla guida, anche se si usa il mezzo in terreni di proprietà». C’è poi il capitolo più triste, quello dei lavoratori in nero che non finiranno mai in nessuna statistica se gli capita qualcosa, a meno che la gravità della tragedia non sia tale, come purtroppo è accaduto a Barletta, da far emergere la loro condizione. «Riceviamo di frequente notizie di lavoratori extracomunitari abbandonati morenti o già morti davanti a un ospedale dopo un incidente, per non parlare di quelli a cui tocca una sorte ancora peggiore: spariscono nel nulla, perché tanto, in quanto clandestini, è come se non esistessero». La crisi economica ha ulteriormente aggravato la situazione: «Nel 2008 c’era stata effettivamente una diminuzione delle vittime, ma dopo è stata una crescita continua. Nonostante le tante belle parole, per molte imprese la sicurezza continua a essere vista solo come un costo, e quindi non si investe, anzi si taglia, specie in un periodo come questo». Eugenio Arcidiacono

martedì 4 ottobre 2011

Anche oggi 4 morti sui luoghi di lavoro dopo le 9 di ieri

Continua la terribile sequenza di morti sui lavoro 13 in soli due giorni BRINDISI E' morto Giovanni D'Amico di 64 anni. D'Amico, è la novantanovesima vittima dall'inizio dell'anno dal trattore killer. La vittima è stata travolto dal trattore che stava guidando in un uliveto non di sua proprieta' in contrada Scianolecchia, nelle campagne di Serranova, tra san Vito dei Normanni e Carovigno. Quante lacrima faremmo risparmiare ai parenti e agli amici delle vittime se ci fosse una maggiore attenzione da parte della politica che ha "altro" a cui pensare. Foggia 4 ottobre E' morto un operaio di 22 anni di Candela.Il giovane è stato travolto da un camion mentre lavorava in un cantiere stradale lungo la tangenziale sud di Foggia. Il povero giovane lavorava per un consorzio d’impresa impegnato nei lavori di falciatura di erba e sterpaglie per conto dell’Anas. Stava svolgendo proprio questa attività quando un autotrasportatore che provedeva verso Bari l’ha colto in pieno. Udine E' morto Rinaldo Buonomo operaio di 48 anni. Buonuomo era caduto martedì da un tetto di un capannone nel cantiere dove stava lavorando a Sevegliano: era dipendente di una ditta edile di Gradisca d'Isonzo, la scorsa notte è stata decretata la morte celebrale. Soccorso prontamente dai sanitari del 118, l’operaio era stato elitrasportato all'ospedale di Udine con prognosi riservata a causa delle gravi lesioni riportate nel rovinare al suolo da una altezza di diversi metri. Sul posto per le prime indagini erano intervenuti i carabinieri della stazione di Torviscosa e gli operatori antiinfortuni dell'azienda sanitaria. Firenze E' morto Marco Bargellini, di 42 anni. La tragedia a Pontassieve, in località Grignano, nella fattoria agricola di Grignano. Bargellini stava lavorando alla rimescolatura del vino, quando non sentendolo più il collega è corso per vedere cos'era successo e lo ha trovato riverso dentro il mosto. Non è ancora chiara la dinamica della tragedia e se Bargellini avesse perso i sensi per le esalazioni di Co2 del mosto . Bargellini aveva una grande esperienza e non ha commesso imprudenze.

Le lavoratrici morte a Barletta lavoravano in nero

Le ultime notizie che ci giungono da Barletta sono veramente sconvolgenti: sembra che lavorassero tutte in "nero', senza nessun contratto con una paga oraria di 4 euro le operaie morte nel crollo della palazzina di via Roma, a Barletta. A dare queste drammatiche notizie i parenti delle vittime, assiepati davanti all'obitorio del Policlinico di Bari dove si trovano i corpi delle giovani operaie in attesa dell'autopsia. La zia di una delle vittime racconta che le vittime lavoravano in nero e per meno di 4 euro all'ora. Tutte e 4 le giovani operaie avevano meno di 40 anni e lavoravano da 8 a 12 ore al giorno a secondo del carico di lavoro. Credevamo che mai in un paese come l'Italia che si dice civile potessero esistere ancora situazioni di questo tipo: che sembrano ricondurci a oltre cinquant'anni fa, anche nell'ambiente di lavoro in cui lavoravano queste lavoratrici.

lunedì 3 ottobre 2011

Sono Matilde Doronzo, 32 anni, Giovanna Sardaro, 30 anni, Antonella Zaza, 36 anni e Tina Ceci, 37 anni e Maria Cinquepalmi l'adolescente figlia dei titolari le vittime del crollo della palazzina a Barletta

BAT BARLETTA E' una strage di lavoratrici quella di ieri sera a Barletta. Le vittime sono 4 operaie e la figlia quattordicenne dei proprietari. Sono Matilde Doronzo, 32 anni, Giovanna Sardaro, 30 anni, Antonella Zaza, 36 anni e Tina Ceci, 37 anni e Maria Cinquepalmi l'adolescente figlia dei titolari. E Il bilancio della tragedia poteva essere piu' grave se nell'edificio crollato ci fossero stati tutti i residenti della palazzina, per fortuna erano tutti fuori tranne una donna all'ultimo piano. Una tragedia dai contorni ancora tutti da accertare ma che ha degli elementi che, se provati, la rendono incredibile. Le cause che hanno provocato questa strage sono ancora tutte da chiarire, ma in che condizioni lavoravano queste povere operaie? Il luogo era adeguato e i controlli sulla Sicurezza erano stati fatti dagli organi competenti? In quest'Italia del 2011 sembra di essere tornati agli albori della civiltà industriale.

3 OTTOBRE TRAGICA CON OTTO MORTI SUL LAVORO, 4 A BARLETTA E ALTRE QUATTRO IN DIVERSE LOCALITA' D'ITALIA

Parma 2 ottobre E' morto Mario Chiastra agricoltore di di 88 anni. Chiasta è la novantasettesima vittima del trattore kiler dall'inizio dell'anno: era rimasto travolto dal trattore sabato pomeriggio ed è morto in mattinata. Le lesioni che aveva riporate erano troppo gravi per dare la speranza che si potesse riprendere. Chiastra era residente nella frazione langhiranese di Berzola si trovava nel cortile della sua casa in località «Bassa» di San Michele Cavana. l'Osservatorio in tantissimi post chiede che siano rinforzate le cabine dei trattori e che ad una certa età si chieda una visita d'idoneità alla guida anche nei terreni di proprietà. E' terribile assistere impotenti a alla morte di tantissimi anziani che si potrebbero salvare con interventi mirati. Sono già cinque i morti sui luoghi di lavoro in provincia di Parma, due nell'agricoltura le vittime del trattore Killer. All' Emilia Romagna con 40 morti il triste primato delle morti per infortunio sul lavoro, in termini assoluti seconda dopo la Lombardia che ha 57 morti ma con più del doppio degli abitanti. NUORO, 3 OTT Anche in provincia di Nuoro un'altra vittima del trattore killer. Si tratta di Romano Perino un agricoltore di 78 anni - Un agricoltore e' morto questa mattina in Ogliastra travolto dal trattore che stava guidando. Perino e' deceduto subito dopo l'arrivo degli operatori del 118 chiamati dai vicini di terreno. Al vaglio degli inquirenti le cause che hanno provocato il ribaltamento del trattore e la morte di Perino. Purtroppo siamo già a 98 morti causati dal trattore che è sempre di più considerata la "macchina della morte".. Brescia, 3 ottobre 2011 E' morto un altro lavoratore di cui non si conosce ancora l'identità in provincia di Brescia. Un operaio e’ morto in un cantiere di Corteno Golgi, paese della Valcamonica non lontano da Edolo.la vittima sembra che sia rimasta colpito da un manufatto in cemento. NAPOLI E' morto un edile di 56 anni di cui non si conosce ancora l'identità. La tragedia questa mattina sulla Circumvallazione esterna a Giugliano. La vittima stava lavorando nel cantiere, mentre le altre 2 persone, sono rimaste intossicate. Sembra che i tre stessero lavorando in una cantina a 6 metri sotto terra. Gli investigatori cercheranno ora di capire le cause che hanno provocato questa intossicazione mortale in una cantina dove c'era del mosto a fermentare. Bologna 3 ottobre E' morto Carlo Zanni di 79 anni. Zanni è morto per asfissia a causa delle sterpaglie che stava bruciando di fianco a casa. La tragedia a a Sanguineda di Vergato. Con Zanni sono 10 le vittime nel bolognese che muoiono mentre stanno lavorando in qualche attività.

domenica 2 ottobre 2011

IL RUOLO DEL WEB NEL MONITORAGGIO DEGLI INCIDENTI MORTALI DOVUTI AL RIBALTAMENTO DEI TRATTORI AGRICOLI

L'Osservatorio Indipendente di Bologna ringrazia il Dipartimento di Ingegneria Agraria, Università degli Studi di Milano per l'importantissimo contributo dato alla comprensione delle cause che determinano il ribaltamento del trattore che miete oltre cento vittime ogni anno. Un grazie anche per aver citato l'Osservatorio. carlo Soricelli IL RUOLO DEL WEB NEL MONITORAGGIO DEGLI INCIDENTI MORTALI DOVUTI AL RIBALTAMENTO DEI TRATTORI AGRICOLI D. Pessina, D. Facchinetti Dipartimento di Ingegneria Agraria, Università degli Studi di Milano SOMMARIO Anche se le statistiche ufficiali indicano un numero decisamente minore, tuttora si contano in Italia 120-140 incidenti mortali all’anno causati dal ribaltamento dei trattori agricoli. Ad un censimento il più possibile veritiero contribuisce efficacemente anche il web, poiché può capitare che un evento mortale sul lavoro non venga riportato dai media nazionali, ma è impossibile che non venga pubblicato su uno o più dei numerosissimi portali web locali (di Regioni, Comuni, TV locali, testate giornalistiche, siti di news, ecc.), nonché sui numerosi blog aperti un po’ dovunque. Sulla base delle informazioni ottenute in questo modo, la situazione è stata monitorata per un periodo di 3 anni e mezzo, valutando nel dettaglio le condizioni al contorno di 426 incidenti con esito mortale, classificandoli in base: al mese e giorno della settimana e la regione geografica di accadimento dell’incidente; l’età, il sesso e la nazionalità dei deceduti; la fase di lavoro svolta al momento del fatto; il tipo di trattore e di ROPS (quando presente) coinvolto nell’evento; le caratteristiche orografiche del terreno del sito dell’incidente. Gli aspetti salienti dell’analisi evidenziano che l’età media delle vittime è molto avanzata (ampiamente superiore ai 60 anni, anche se non mancano giovanissime vite stroncate), e purtroppo ancora una diffusa inadempienza (quasi il 60%) dell’obbligo del montaggio di un ROPS (Roll Over Protective Structure) e/o della connessa cintura di sicurezza del sedile. Occorre quindi intensificare ancor di più la già intensa opera di vigilanza e controllo (svolta in primis efficacemente dalle ASL), estendere l’obbligo di montaggio del ROPS su tutte le macchine a rischio ribaltamento che prevedano la presenza di uno o più operatori a bordo, e intervenire con precise diposizioni per attivare la revisione periodica dell’efficienza di tali mezzi. Parole chiave: ribaltamento, ROPS, web 1 PREMESSE Le statistiche ufficiali nazionali ed internazionali degli ultimi 40 anni evidenziano che la prima causa di infortunio mortale in agricoltura è il ribaltamento del trattore agricolo (70 % dei casi). D. Pessina, D. Facchinetti Già nel 2009 i media divulgavano la notizia che nei mesi di maggio e giugno gli incidenti mortali accaduti con il trattore agricolo fossero più numerosi di quelli avvenuti sull’intera rete autostradale. In quei due mesi erano stati registrati ben 60 incidenti gravi, con 46 morti e 20 feriti (fig. 1). Se si fosse fatto riferimento al rapporto km percorsi/veicolo, il trattore sarebbe stato considerato il mezzo di gran lunga più pericoloso poiché, data la sua bassa velocità, percorre molta meno strada delle automobili e degli autocarri. Peraltro, probabilmente anche il più corretto rapporto ore di lavoro/veicolo non vedrebbe la situazione modificarsi. Da sottolineare che la medesima notizia sopra citata è (ri)apparsa sui media molto di recente (metà del 2011), segno evidente che la situazione nel frattempo non è mutata. Fig. 1. Due eloquenti immagini di incidenti mortali per ribaltamento di trattori, sia in campo (a sinistra), che su strada pubblica (a destra). Con riferimento al periodo recente, l’INAIL riferisce di 25-30 decessi/anno causati da ribaltamento del trattore agricolo; fonti di indagini diverse forniscono però cifre nettamente superiori, addirittura di 4-5 volte. La notevole discrepanza è dovuta ai limiti entro i quali l’INAIL deve muoversi, dovendo per suo statuto procedere ad un’istruttoria ai fini dell’indennizzo in relazione ad un infortunio (con esito mortale o meno) soltanto per i cosiddetti “lavoratori professionali”, cioè coloro che svolgono attività agricola in modo prevalente, anche se è ampiamente noto che nell’ambito agricolo operano a titolo secondario moltissimi altri soggetti. Per poter avere un’esatta percezione del fenomeno, ufficialmente sottostimato in modo ragguardevole, risulta importante considerare altre soluzioni, anche (e soprattutto) per quanto riguarda il suo andamento nel tempo, al fine di poter valutare l’urgenza di attivare (o di rafforzare, se già in atto) le azioni atte a diminuirne progressivamente l’entità. Il principale rimedio, universalmente riconosciuto, per ridurre le conseguenze a carico del conducente in relazione al ribaltamento del trattore agricolo e forestale è quello di dotarlo di una struttura di protezione del posto di guida (ROPS, Roll Over Protective Structure), adeguatamente provata in relazione alla sua robustezza, sulla base di norme specifiche (emanate da UE, OCSE, ISO, SAE, ecc.), completata dal montaggio (e dall’uso!) di una cintura di sicurezza atta a trattenere il conducente solidale al posto di guida, in modo da poter essere convenientemente protetto dal ROPS in caso di ribaltamento. All’ottemperanza dell’obbligo di montaggio di un ROPS sui trattori agricoli e forestali contribuiscono fattivamente anche numerosi Enti e organismi deputati alla Il ruolo del web nel monitoraggio degli incidenti mortali dovuti al ribaltamento dei trattori agricoli sicurezza sul lavoro (INAIL, MiPAF, CNR, Università…) cui si unisce l’efficace azione di molte ASL dislocate sul territorio nazionale, grazie ai quali tale obbligo sembra essere ben conosciuto dalla gran maggioranza dei soggetti operanti a vario titolo nell’ambito agricolo, coltivatori e contoterzisti in primis. Un infortunio mortale sul lavoro, quale deve essere considerato un ribaltamento del trattore con uno (o più…) decessi, non passa inosservato e, anche nell’eventualità non ne venga fatto cenno dai media a livello nazionale, viene però di fatto sempre riportato almeno sui portali web locali (di Regioni, Comuni, TV locali, testate giornalistiche, siti di news, ecc.), nonché sui numerosi blog aperti un po’ dovunque. Tra i tanti, uno particolarmente pertinente in merito è consultabile al seguente indirizzo: http://cadutisullavoro.blogspot.com. 2 MATERIALI E METODO A partire dal GAS Forum (Global Agricultural Safety Forum), organizzato per la prima volta da ENAMA nel settembre 2008, è nata l’idea di monitorare l’andamento degli incidenti mortali dovuti a ribaltamento del trattore, esaminando sistematicamente moltissimi portali di news e informazione, ricavando il massimo dei dettagli per ogni evento, cercando poi di elaborare statistiche utili per un monitoraggio veritiero, efficace e tempestivo del fenomeno. Pur soffrendo sicuramente di alcuni limiti intrinseci, dato che: non può essere esaustivo, poiché le statistiche ricavate restituiscono sicuramente valori per difetto; non può essere sistematico, perché gli eventi resi noti riportano dettagli non totalmente congrui tra loro; può risentire di alcune imprecisioni di cronaca, tale metodo permette comunque di monitorare efficacemente il fenomeno con buona approssimazione, e soprattutto con la massima tempestività e un ridotto dispendio di energie. Sono stati quindi classificati tutti gli eventi mortali rilevati sul web in un arco di 3 anni e mezzo, tra Gennaio 2008 e Giugno 2011, classificandoli in relazione ad una serie di condizioni al contorno, quali: mese e giorno della settimana di accadimento dell’incidente; regione geografica di accadimento dell’incidente; età, sesso e nazionalità del (o dei) deceduti; fase di lavoro svolta al momento dell’incidente; tipo di trattore coinvolto nell’incidente; tipo di ROPS coinvolto nell’incidente; caratteristiche del terreno del sito dell’incidente. In generale, sono stati indagati 426 eventi, con una media di 122 vittime/anno. Si tratta di un numero globale decisamente preoccupante, sia perché si conferma nettamente superiore a quello ufficiale, sia perché anziché in diminuzione, l’andamento nel tempo sembra essere addirittura in aumento. 3 RISULTATI E DISCUSSIONE 3.1 Mese e giorno della settimana di accadimento. C’è una logica coincidenza tra il periodo di massima attività (da aprile ad agosto) e la frequenza degli incidenti mortali; in particolare, maggio e luglio risultano essere i mesi più “funesti” (fig. 2), in considerazione della massima mole di lavorazioni svolte nei campi e nelle coltivazioni specializzate. Addirittura, nella prima parte del 2011 il trend sembra drasticamente aumentato rispetto agli anni immediatamente precedenti, nonostante la crescente applicazione delle linee guida INAIL (ex-ISPESL) sull’adeguamento dei trattori usati con un ROPS e la cintura di sicurezza addominale a due punti di attacco. D. Pessina, D. Facchinetti Fig. 2 – A sinistra: media (nel triennio 2008-2010) degli incidenti mortali dovuti a ribaltamento del trattore agricolo in relazione al mese di accadimento. A destra: situazione disaggregata per singolo anno nel periodo 2008-primo semestre 2011. Il giorno di più frequente accadimento degli eventi mortali sembra essere il martedì (con circa 70 decessi totali), anche se in realtà non si rileva una predominanza netta; piuttosto, non si registra un drastico calo nel week-end (circa 60 incidenti mortali il Sabato e 55 la Domenica), come invece ovviamente avviene in tutti gli altri comparti produttivi. Ciò a ulteriore dimostrazione, semmai ce ne fosse ancora bisogno, che nel periodo di massima attività per gli agricoltori (e specie nelle aziende a conduzione famigliare) non esiste il riposo del fine settimana, anche perché il part-time è molto diffuso e chi è normalmente impiegato in altre mansioni svolge i lavori agricoli proprio e solo nel fine settimana. Ciò costituisce una doppia aggravante, perché gli agricoltori non professionali si infortunano (e muoiono) proprio nel week-end e soprattutto perché l’infortunio può essere favorito a causa di uno stato di pesante stress fisico e mentale, accumulato durante la settimana lavorativa. 3.2 Distribuzione regionale. Il dato non è stato pesato in relazione al numero di macchine operanti, e nemmeno in base alle ore di lavoro effettivamente svolte. Pertanto l’analisi può offrire soltanto numeri assoluti, che potrebbero logicamente apparire fuorvianti. Le regioni dove l’attività agricola è molto diffusa e varia risultano logicamente essere le più colpite (Emilia Romagna, Veneto); anche il territorio particolarmente accidentato, specie con vaste superfici di terreno coltivato in pendenza, sembra essere logicamente una causa aggravante (Trentino Alto Adige, Toscana, Lazio, Abruzzo); inoltre una delle ragioni di un elevato numero di incidenti mortali potrebbe anche risiedere nella accentuata vetustà del parco trattori (Campania, Sicilia, Calabria). Non mancano però realtà positive, sia al Nord (Lombardia, Friuli Venezia Giulia) che al Sud (Puglia, Basilicata, Sardegna, fig. 3). 3.3 Età, sesso e nazionalità delle vittime. L’insieme degli eventi mortali rivela che l’età media delle vittime è alquanto elevata, di quasi 66 anni. Con l’avanzare dell’età aumenta purtroppo in modo più che proporzionale il numero dei decessi; è infatti molto preoccupante che gli ultra-settantenni paghino il tributo più pesante (28 % degli incidenti mortali) e che addirittura compaiano tra le vittime individui ultra-novantenni (il più anziano aveva 92 anni), oltreché in tenerissima età (il più giovane, ovviamente trasportato, aveva solo 2 anni, fig. 4). Oltre alle ovvie considerazioni relative alle condizioni fisico-psichiche dei soggetti coinvolti, ci si trova o dover constatare che l’invecchiamento degli occupati in agricoltura, e che ancora conducono macchine pericolose (in situazioni spesso precarie) ha raggiunto livelli probabilmente insostenibili. Il ruolo del web nel monitoraggio degli incidenti mortali dovuti al ribaltamento dei trattori agricoli La quasi totalità dei deceduti sono uomini; si conta però purtroppo anche qualche donna (7 casi su 426 corrispondenti all’1,6%) e addirittura rattrista in modo profondo che nella mesta classifica debba essere riconosciuto anche qualche minorenne. Inoltre, nella categoria “under 21” è sicuramente incluso qualche giovane più o meno “neopatentato”, e quindi forzatamente carente di esperienza nell’affrontare situazioni precarie e pericolose, specie in situazioni di traffico. Fa impressione infine dover contare anche qualche giovanissima vittima, compresa nella categoria “under 14”: si tratta senza dubbio di qualche bimbo/a o ragazzino/a che viaggiava sul trattore con un adulto (presumibilmente il padre o un parente). Fig. 3 - Distribuzione regionale (non pesata in relazione alle macchine operanti, né rispetto alle ore lavorate) degli incidenti mortali dovuti a ribaltamento del trattore agricolo nel periodo 2008- primo semestre 2011. Quasi tutti i deceduti erano di nazionalità italiana (95%), anche se non mancano gli stranieri, provenienti dei Paesi che notoriamente forniscono un contributo significativo alla forza lavoro particolarmente attiva in agricoltura nel nostro Paese, soprattutto di nazionalità rumena (2,3%) e tunisina (0,5%). Per questi extracomunitari si pone anche il problema (a volte non indifferente) della lingua e del livello di comprensibilità delle istruzioni necessarie per condurre macchine complesse dal punto di vista tecnico. 3.4 Tipologia di lavorazione e del ROPS istallato (quando presente). Anche se la maggior parte degli eventi mortali accade tipicamente in lavorazioni di campo, il 31% degli incidenti per i quali era nota tale circostanza è accaduto in fase di trasferimento, presumibilmente anche su strade aperte al traffico. Ciò dimostra che il trasporto può essere un’operazione pericolosa, specie quando è effettuato a velocità elevata, con traini gravosi e/o su forti pendenze. Il dato relativo alla tipologia delle strutture di protezione installate si basa su di una ridotta percentuale di casi noti (28% del campione totale), ma in generale è significativo come in più della metà dei casi il trattore fosse del tutto privo di ROPS, e che in un altro 20% abbondante fosse presente un telaio a 2 montanti anteriore abbattibile, che però al momento dell’incidente era in posizione reclinata, vanificando quindi completamente ogni protezione (fig. 5). D. Pessina, D. Facchinetti Questo dimostra purtroppo che in più del 75% dei casi dove sia stato possibile accertare la presenza o meno del ROPS (e la sua efficienza) al momento del ribaltamento l’operatore non era minimamente protetto. Seppur il campione, come accennato, non è da ritenersi significativo, ciò costituisce comunque un forte campanello d’allarme. Fig. 4 - Distribuzione in classi d’età delle vittime di incidenti mortali dovuti a ribaltamento del trattore agricolo nel periodo 2008-primo semestre 2011. Fig. 5 - Tipologia di struttura di protezione (quando presente) sui trattori agricoli coinvolti in incidenti mortali da ribaltamento nel periodo 2008-primo semestre 2011. Per quanto riguarda le condizioni orografiche, sulla base di un buon numero di casi accertati gli incidenti avvenuti su terreno in pendenza sono risultati quasi 8 volte più numerosi di quelli accaduti in piano. La stabilità precaria della motrice e dell’eventuale attrezzo collegato si rivela quindi un fattore estremamente importante nel determinare condizioni di pericolosità dal punto di vista dei ribaltamenti. 4 CONCLUSIONI Nonostante si tratti di un periodo di monitoraggio assolutamente breve (3 anni e mezzo), l’andamento degli incidenti mortali dovuti a ribaltamento del trattore non si rivela positivo, sia in termini assoluti che soprattutto come andamento. A fronte di un dato (ufficiale) di circa 200 eventi mortali all’anno a metà degli anni ’70, oggi si contano ancora più di 120-140 decessi/anno rilevati dal web, mentre il loro numero reale non può che essere più alto, nonostante tutti gli intensi e prolungati sforzi degli Enti e Organismi preposti alla sicurezza del lavoro in agricoltura. Il ruolo del web nel monitoraggio degli incidenti mortali dovuti al ribaltamento d

Altri tre morti in agricoltura

Nuoro E' morto Salvatore Pirisi, di 69 anni un allevatore di Sarule. Pirisi è morto mentre stava facendo salire alcuni vitelli su un camion. Uno dei vitelli, probabilmente a causo dello spavento lo ha caricato scaraventandolo per terra. Purtroppo Pirisi nel cadere ha battuto la testa e nonostante i soccorsi immediati è morto poco dopo.i Cuneo 1 ottobre E' morto Bernardino Rossi di 67 anni, abitante a Breolungi, frazione di Mondovì. Rossi è morto nel pomeriggio di sabato in un incidente sul lavoro: stava aiutando un parente a scaricare balle di paglia da un rimorchio, quando ha perso l'equilibrio ed è caduto a terra da un'altezza di alcuni metri, battendo violentemente la testa al suolo. Un'ambulanza del 118 è arrivata immediatamente sul posto ma purtroppo per Rossi non c'è stato niente da fare. Arezzo E' morto Paolo Mearini di 64 anni e il suo fratello gemello Pasquale è rimasto intossicato con gravi ustioni sul corpo. La tragedia a Caprese Michelangelo, nell’alta Valtiberina. I due fratelli, stavano ‘pulendo’ il sottobosco in un castagneto dando fuoco alle sterpaglie: una pratica molto diffusa nella zona perché consente di raccogliere più facilmente le castagne ma le fiamme hanno investito improvvisamente Paolo, inutile il tentativo del fratello di soccorrerlo. Paolo è morto, secondo un primo esame medico, investito dal fumo. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco di Arezzo e di Sansepolcro che hanno domato il rogo.

sabato 1 ottobre 2011

Continua la strage di agricoltori schiacciati dal trattore

BRINDISI E' morto giovanni D'Amico agricoltore di 65 anni. D'Amico è il novantaseiesimo agricoltore schiacciato dal trattore dall'inizio dell'anno. La tragedia questo pomeriggio. L'incidente è avvenuto nelle campagne tra Serranova e San Vito dei Normanni. Sul posto sono giunti una pattuglia dei carabinieri e un'ambulanza del 118, ma purtroppo per l'uomo non c'è stato nulla da fare.

Una poesia in memoria dei sette lavoratori della Thyssenkrupp
morti nel 2007 a Torino scritta due giorni questa tragedia

Il cuore rimasto in Fabbrica
anche adesso che ho raggiunto la pensione
Sognavamo il cielo ma da decenni è sempre più lontano
Il silenzio e la solitudine circondano la mia Fabbrica
e tutte le fabbriche d'Italia
La classe operaia non è più centrale
e il paradiso è diventato inferno
di fiamme di fuoco e d'olio bruciato
di operai sfiniti che fanno notizia solo quando diventano torce umane
Operai sfruttati come non è successo mai
Il silenzio e la solitudine circondano la mia Fabbrica
e tutte le fabbriche d'Italia
Anche il nostro bravo Presidente
urla instancabile le morti sul lavoro
ma anche le sue sono urla impotenti
Addio Compagni di fatica, di sogni e d'ideali
Bagnati dalle nostre lacrime riposate in pace.

Carlo Soricelli intervistato dalla trasmissione num3ri su Rai2

via delle storie, l'intervista che mi fece questa primavera la redazione RAI di Via delle Storie, al

https://youtu.be/9cJbdjQQ7YQhttps://www.raiplay.it/video/2022/05/Via-Delle-Storie-Carlo-Soricelli-l-artista-delle-morti-infinite-sul-lavoro-0cd0bfa2-df0a-4fbc-b70a-3bdba7d7ca51.html

Le verità scomode sulle morti per infortunio sul lavoro

Le verità scomode sulle morti per infortunio sul lavoro

Anche tu, indipendentemente dal lavoro che svolgi corri seri pericoli

1) Da quando il 1° gennaio 2008 è stato aperto l’Osservatorio Indipendente di Bologna le morti per infortunio sul lavoro non sono mai calate se si prendono in considerazione tutte le morti sul lavoro e non solo gli assicurati INAIL, istituto che monitora solo i propri assicurati

2) In base a questi presunti cali inesistenti e diffusi dalla stampa, dal potere politico e economico in Parlamento si sono fatte leggi per alleggerire le normative sulla sicurezza

3) Almeno un terzo dei morti sul lavoro sfuggono a qualsiasi statistica

4) In questi dieci anni sono morti per infortunio sul lavoro oltre 13.000 lavoratori se si prendono in considerazione tutti, comprensivi dei morti sulle strade e in itinere

5) Ogni anno oltre la metà dei morti sul lavoro sono sulle strade e in itinere (itinere significa mentre si va e si torna dal lavoro). La mancata conoscenza delle normative specifiche sull’itinere è spesso una trappola che impedisce il riconoscimento dell’infortunio, anche mortale e questo vale per tutti i lavoratori indipendentemente il lavoro che svolgono. Tutti si spostano da casa verso e al ritorno dal lavoro

6) Sui luoghi di lavoro in questi dieci anni sono morti oltre 7000 lavoratori (esclusi i morti sulle strade e in itinere)

7) Le donne muoiono relativamente poco sui luoghi di lavoro, ma tantissime perdono la vita in itinere. Sono dovute alla stanchezza per il doppio lavoro che svolgono tra casa e lavoro che ne riduce la prontezza dei riflessi

8) Oltre il 30% dei morti sui luoghi di lavoro ha più di 60 anni

9) La Legge Fornero ha fatto aumentare le morti sul lavoro tra gli ultra sessantenni che non hanno più i riflessi pronti e buona salute per svolgere lavori pericolosi.

10) Il jobs act che ha abolito di fatto l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori fa aumentare le morti sul lavoro per l’impossibilità di rifiutarsi di svolgere lavori pericolosi. Prova ne è che la stragrande maggioranza di chi muore per infortunio lavora in aziende che non hanno la copertura dell’articolo 18, di rappresentanza sindacale e di un responsabile della Sicurezza. L’articolo 18 abolito dal jobs acts recitava che non si può licenziare senza Giusta Causa e Giustificato Motivo.

11) Moltissime sono le morti tra artigiani e partite iva individuali e in nero e grigio.

12) E’ l’agricoltura la categoria più a rischio: mediamente supera ogni anno il 30% delle morti sui luoghi di lavoro di tutte le categorie e tra gli agricoltori

13) Un morto si cinque sui luoghi di lavoro ogni anno è provocato dal trattore, ne sono morti in questi dieci anni almeno 1000 mentre guidavano questo mezzo, oltre 400 sono i morti accertati dall’Osservatorio provocati dal ribaltamento del trattore in questi ultimi tre anni.

14) L’edilizia ha mediamente il 20% di tutte le morti sui luoghi di lavoro. Le cadute dall’alto sono un’autentica piaga in questa categorie. In tanti muoiono lavorando in nero in edilizia e in aziende del subappalto.

15) In questi dieci anni non si è fatto niente per arginare questa piaga, il Parlamento ha ignorato le morti di tanti lavoratori e questo per il semplice fatto che il lavoro dipendente e gli artigiani non hanno nessuna rappresentanza di fatto nelle due Camere.

16) Se non vuoi morire lavorando occupati in prima persona della tua sicurezza personale e rifiutati di svolgere lavori pericolosi e denuncia chi ti obbliga a farlo, e se non ne hai la forza di opporti lascia una memoria scritta ai tuoi familiari che potranno un domani denunciare queste autentiche violenze.

L'Osservatorio a Storie Vere di RAI 1

Quando il lavoro uccide?