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morti sul lavoro in Italia dall'inizio dell'anno al 5 novembre
Flavio Insinna recita la poesia di Carlo Soricelli "Morti Bianche"
Grazie a tutta la redazione di Via delle Storie, a Giorgia Cardinaletti, a Giovanna Brausier
Soricelli
Carlo Soricelli attività artistica
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- Alcune poesie
sabato 18 settembre 2010
Articolo scritto da Sirio Valent e pubblicato sul giornale Liberazione di oggi
di Sirio Valent
Un blog per ricordare le vittime del lavoro, con un pensiero o un saluto virtuale. “Caduti sul Lavoro” (www.cadutisullavoro.blogspot.com) lo ha fondato tre anni fa Carlo Soricelli, metalmeccanico in pensione, ma anche artista e scrittore di Bologna. Sul blog compaiono ogni giorno le morti in cantiere, in fabbrica e sui campi. E’ l’unico mezzo per conoscere tutte le storie, in diretta. Il rapporto annuale dell’Inail è diverso, mette insieme chi muore in cantiere e chi “in itinere”, mentre si reca sul luogo di lavoro. Ne nasce una gran confusione, perché oltre la metà dei 1000-1200 infortuni mortali contati ogni anno avviene per strada, nel traffico. Il silenzio ufficiale dura mesi, fino al rapporto successivo, dove nomi e facce scompaiono nella statistica. Per questo il lavoro di Soricelli ha un valore particolare: è ricordo e condanna, gesto di responsabilità e di rabbia.
Signor Soricelli, quando è nato “Caduti Sul Lavoro”?
Nel gennaio 2008, dopo la strage della ThyssenKrupp. Mi aveva colpito la sorte degli 8 operai bruciati vivi nella fabbrica torinese, e ho provato a cercare in rete notizie di casi simili. Le più recenti erano vecchie di 6 mesi, un anno: nessuno sembrava occuparsene. Così ho cominciato a monitorare quel che succedeva ogni giorno.
Ne è nato un blog che sembra un diario di guerra. Ma qualcuno l’ha contattata, ha chiesto cifre o commenti?
E’ questa la cosa sconvolgente: non interessa niente a nessuno. Giornalisti, politici e sindacalisti ignorano il problema, tranne quando ci sono morti collettive (vedi Capua, ndr). Poi basta. L’unico che si è interessato al mio lavoro è stato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, mi ha mandato una lettera di complimenti. Nessun altro.
E le visite?
Quelle sono tante: 200mila contatti unici in tre anni, con una media di 200-400 visite al giorno.
Nel suo blog scrive che quest’anno il peggio è avvenuto al Nord.
Sì. La Lega si fregia tanto di essere presente sul territorio, e di difendere gli interessi dei suoi lavoratori e agricoltori… eppure la regione più colpita è il Veneto. In otto mesi sono morti 40 lavoratori, più di quelli registrati in tutto il 2009. Poi c’è il Trentino Alto Adige, con 21 vittime: in rapporto alla popolazione locale, sono un’enormità. Ha un bel dire Zaia di essere stato un super-ministro dell’Agricoltura (e ora presidente del Veneto), ma è proprio sui campi del Nord che muoiono più persone ogni anno.
Sui campi?
Si, il 32% delle vittime sono agricoltori. Spesso anziani e piccoli proprietari, finiscono quasi sempre schiacciati dai trattori. Nessuno ne parla, ma basterebbe un po’ di prevenzione per salvarli. Invece non si muove niente.
Di solito si pensa alle morti in cantiere, piuttosto che sotto ai trattori…
E’ vero che anche nell’edilizia il tasso di mortalità è elevato, il 27% delle vittime sono operai edili: cadute da tetti non recintati, crolli di travi, gru fuori controllo… E’ la conseguenza dei sub-appalti.
In che senso?
Le aziende piccole, dove il sindacato è assente e i controlli sono molto diluiti, registrano un gran numero di morti sul lavoro. Perché, operando in subappalto – o peggio – devono ridurre all’osso i costi e i tempi del lavoro. A pagare questi “sconti” sono gli operai, soprattutto meridionali e stranieri. Dove il sindacato è più forte, come in industria e nelle grandi aziende, le regole vengono rispettate (a parte casi eclatanti, come la ThyssenKrupp), e il numero di infortuni mortali diminuisce drasticamente. Non superano il 10% del totale, concentrati nelle realtà minori e poco sindacalizzate.
Il ruolo del sindacato è importante, quindi.
Non è importante, è basilare. E ridurre la “burocrazia” – le carte, i documenti, gli studi di sicurezza – come vorrebbe qualcuno, è il primo passo per veder aumentare le morti al lavoro.
Qual è la causa più ricorrente, imprudenze dei lavoratori o mancato rispetto delle norme di sicurezza da parte delle imprese?
Decisamente le mancanze dell’azienda. Capita il caso dell’operaio che dimentica il casco, ma è marginale. Il problema sta nei tempi frenetici richiesti per completare un lavoro, a costi impossibili. Anziché risparmiare sul cemento si risparmia sui ponteggi, o sulle funi di sicurezza. E gli operai cascano giù.
Però nel 2009 c’è stato un calo di vittime, secondo l’Inail. Qualcosa si sta muovendo?
Sì, il calo c’è stato, ma era un anno di forte crisi (meno ore lavorate e meno cantieri, ndr). Già ora, guardando i dati, si vede un’accelerazione rispetto al 2009: se continua così, finiamo l’anno con un aumento del 2%. Ancora poco, ma abbastanza da far pensare ad una inversione di tendenza.
Lei ha vissuto e lavorato in fabbrica per quarant’anni, come racconta anche nei suoi libri (come “Maruchein”, dove narra l’emigrazione dei meridionali al Nord attraverso gli occhi di un bambino). Com’è oggi la fabbrica?
E’ un inferno. Le tutele dei lavoratori stanno sparendo tutte: guardate cosa stanno cercando di fare a Pomigliano. Il lavoratore, l’operaio ha perso la dignità sociale, non conta più.
Ha mai parlato, o incontrato, i parenti dei “protagonisti” del suo blog?
No. Chi è colpito da una tragedia così grande entra in una dimensione di amarezza, di tristezza, di rabbia. Lasciano un pensiero, a volte straziante, ma finisce lì. Preferiscono chiudersi.
Carlo Soricelli intervistato dalla trasmissione num3ri su Rai2
via delle storie, l'intervista che mi fece questa primavera la redazione RAI di Via delle Storie, al
Le verità scomode sulle morti per infortunio sul lavoro
Le verità scomode sulle morti per infortunio sul lavoro
Anche tu, indipendentemente dal lavoro che svolgi corri seri pericoli
1) Da quando il 1° gennaio 2008 è stato aperto l’Osservatorio Indipendente di Bologna le morti per infortunio sul lavoro non sono mai calate se si prendono in considerazione tutte le morti sul lavoro e non solo gli assicurati INAIL, istituto che monitora solo i propri assicurati
2) In base a questi presunti cali inesistenti e diffusi dalla stampa, dal potere politico e economico in Parlamento si sono fatte leggi per alleggerire le normative sulla sicurezza
3) Almeno un terzo dei morti sul lavoro sfuggono a qualsiasi statistica
4) In questi dieci anni sono morti per infortunio sul lavoro oltre 13.000 lavoratori se si prendono in considerazione tutti, comprensivi dei morti sulle strade e in itinere
5) Ogni anno oltre la metà dei morti sul lavoro sono sulle strade e in itinere (itinere significa mentre si va e si torna dal lavoro). La mancata conoscenza delle normative specifiche sull’itinere è spesso una trappola che impedisce il riconoscimento dell’infortunio, anche mortale e questo vale per tutti i lavoratori indipendentemente il lavoro che svolgono. Tutti si spostano da casa verso e al ritorno dal lavoro
6) Sui luoghi di lavoro in questi dieci anni sono morti oltre 7000 lavoratori (esclusi i morti sulle strade e in itinere)
7) Le donne muoiono relativamente poco sui luoghi di lavoro, ma tantissime perdono la vita in itinere. Sono dovute alla stanchezza per il doppio lavoro che svolgono tra casa e lavoro che ne riduce la prontezza dei riflessi
8) Oltre il 30% dei morti sui luoghi di lavoro ha più di 60 anni
9) La Legge Fornero ha fatto aumentare le morti sul lavoro tra gli ultra sessantenni che non hanno più i riflessi pronti e buona salute per svolgere lavori pericolosi.
10) Il jobs act che ha abolito di fatto l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori fa aumentare le morti sul lavoro per l’impossibilità di rifiutarsi di svolgere lavori pericolosi. Prova ne è che la stragrande maggioranza di chi muore per infortunio lavora in aziende che non hanno la copertura dell’articolo 18, di rappresentanza sindacale e di un responsabile della Sicurezza. L’articolo 18 abolito dal jobs acts recitava che non si può licenziare senza Giusta Causa e Giustificato Motivo.
11) Moltissime sono le morti tra artigiani e partite iva individuali e in nero e grigio.
12) E’ l’agricoltura la categoria più a rischio: mediamente supera ogni anno il 30% delle morti sui luoghi di lavoro di tutte le categorie e tra gli agricoltori
13) Un morto si cinque sui luoghi di lavoro ogni anno è provocato dal trattore, ne sono morti in questi dieci anni almeno 1000 mentre guidavano questo mezzo, oltre 400 sono i morti accertati dall’Osservatorio provocati dal ribaltamento del trattore in questi ultimi tre anni.
14) L’edilizia ha mediamente il 20% di tutte le morti sui luoghi di lavoro. Le cadute dall’alto sono un’autentica piaga in questa categorie. In tanti muoiono lavorando in nero in edilizia e in aziende del subappalto.
15) In questi dieci anni non si è fatto niente per arginare questa piaga, il Parlamento ha ignorato le morti di tanti lavoratori e questo per il semplice fatto che il lavoro dipendente e gli artigiani non hanno nessuna rappresentanza di fatto nelle due Camere.
16) Se non vuoi morire lavorando occupati in prima persona della tua sicurezza personale e rifiutati di svolgere lavori pericolosi e denuncia chi ti obbliga a farlo, e se non ne hai la forza di opporti lascia una memoria scritta ai tuoi familiari che potranno un domani denunciare queste autentiche violenze.
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