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morti sul lavoro in Italia dall'inizio dell'anno al 5 novembre
Flavio Insinna recita la poesia di Carlo Soricelli "Morti Bianche"
Grazie a tutta la redazione di Via delle Storie, a Giorgia Cardinaletti, a Giovanna Brausier
Soricelli
Carlo Soricelli attività artistica
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giovedì 16 dicembre 2010
ARTICOLO DI FULVIO FORNARO
"LA NEVE DI NUMANA COPRE DI BIANCO I CORPI SENZA VITA DEI DUE FRATELLI" di Fulvio Fornaro
16 dicembre 2010
Io ero lì sotto quella stessa tempesta di neve che si abbatteva su Ancona, quando a Numana due operai, fratelli, rispettivamente di 61 e 65 anni, rimanevano sepolti e soffocati sotto il terriccio di quei lavori di scavo alla rete fognaria di uno stabilimento balneare. Nonostante le condizioni metereologiche impossibili ed infami, loro comunque erano a lavorare ugualmente sotto una nevicata quasi asfissiante che veniva giù copiosa come poche. Con quel tempaccio i mezzi di soccorso non saranno stati certamente tempestivi, onestamente non si poteva, ma non è questo un recriminare; quello che fa male di più è considerare che l’ennesima preda di “sorella morte bianca” (che poi tale non è perchè la morte è sempre nera) si è consumata in una giornata dove, chi ne ha le possibilità, preferisce stare al riparo, magari in casa, davanti al fuoco di un camino. Un mese fa un operaio di Benevento era morto precipitando per una cinquantina di metri lungo la falesia di Ancona mentre stava effettuando insieme ad altri operai alcune opere di messa in sicurezza della parete, soggetta a movimenti franosi. E i due fratelli di Numana vanno ad incrementare questo numero “pazzesco” di caduti sul lavoro che, man mano il 2010 scorre via si porta dietro un incremento pari quasi al + 1,7% rispetto al 2009. Questo dato già qualche giorno fa veniva segnalato dall’Osservatorio Indipendente di Bologna e Carlo Soricelli sul suo Blog scriveva come in realtà sui luoghi di lavoro la prevenzione e' scarsa per non dire nulla nelle piccole aziende, sui campi e nei cantieri sub appaltati. Da tempi non sospetti lui lancia questo allarme (io l'ho anche riportato su Italia Oggi) sulle cifre e sulle categorie a rischio: agricoltori, edili, meridionali e stranieri. Matematicamente questi conti stanno tornando, ma chi dovrebbe, da ogni parte leggerli, non lo fa per niente o è comunque, in questo momento come non mai, distratto da altro. Ed è certo, dai dati raccolti in questi ultimi giorni dell’anno, che anche le morti in itinere non diminuiscono. Queste vittime della strada che spesso e volentieri restano completamente anonime e nessuno sa nulla del perchè, del per come e del per quando hanno lasciato la loro vita sull’asfalto correi di dover viaggiare di continuo perchè il loro lavoro li costringe a questo. E della loro salute, se non guidano un’auto aziendale e quindi per fattori di rischio contro terzi, non gliene può importare alcunchè. Altro dato di confronto è rappresentato dal 28% (censito) delle vittime del settore delle costruzioni; questa percentuale è rilevata, da gennaio a novembre, dall'Osservatorio sicurezza sul lavoro di Vega Engineering di Mestre con la Campania la regione piu' colpita, seguita dal Lazio e Lombardia. Ora tutte queste cifre e queste constatazioni portano a dover considerare che siamo ben lontani dall’aver trovato delle soluzioni efficienti; nonostante tutti i soggetti coinvolti, pubblici e privati, siano quotidianamente impegnati in questa solidarietà sociale per abbattere i numeri delle tragedie da lavoro. Mi ritorna in mente quel volumetto (preghiera a San Vincenzo da....Carsoli per poterlo rimettere a nuovo!!) degli anni 50/60 compilato ad uso dei maestri elementari che frequentavano gli speciali corsi organizzati dall’E. N. P. I. (corsi di cultura industriale con particolare riferimento alla prevenzione degli infortuni) e venivano autorizzati dal Ministero della Pubblica Istruzione. Non possiamo affatto dire che la cultura della prevenzione all’epoca fosse sconosciuta, anzi al termine del Corso, coloro che sostenevano una prova d’esame e la superavano, conseguivano un attestato valevole ai fini del punteggio per i concorsi magistrali e per il conferimento delle supplenze. Ribadisco un concetto a me particolarmente caro: attraverso la scuola e soltanto attraverso i suoi programmi didattici si potranno preparare i singoli e quindi le coscienze dei futuri lavoratori alla cultura delle prevenzione. Ministro Gelmini, non so cosa Lei ne pensi, ma non è sicuramente di minore importanza della Sua riforma Universitaria. Bisogna soltanto crederci e allora la neve di Numana sarà soltanto bella da vedersi, ma non lascerà il ricordo di una tragedia per quelle vite spezzate.
Carlo Soricelli intervistato dalla trasmissione num3ri su Rai2
via delle storie, l'intervista che mi fece questa primavera la redazione RAI di Via delle Storie, al
Le verità scomode sulle morti per infortunio sul lavoro
Le verità scomode sulle morti per infortunio sul lavoro
Anche tu, indipendentemente dal lavoro che svolgi corri seri pericoli
1) Da quando il 1° gennaio 2008 è stato aperto l’Osservatorio Indipendente di Bologna le morti per infortunio sul lavoro non sono mai calate se si prendono in considerazione tutte le morti sul lavoro e non solo gli assicurati INAIL, istituto che monitora solo i propri assicurati
2) In base a questi presunti cali inesistenti e diffusi dalla stampa, dal potere politico e economico in Parlamento si sono fatte leggi per alleggerire le normative sulla sicurezza
3) Almeno un terzo dei morti sul lavoro sfuggono a qualsiasi statistica
4) In questi dieci anni sono morti per infortunio sul lavoro oltre 13.000 lavoratori se si prendono in considerazione tutti, comprensivi dei morti sulle strade e in itinere
5) Ogni anno oltre la metà dei morti sul lavoro sono sulle strade e in itinere (itinere significa mentre si va e si torna dal lavoro). La mancata conoscenza delle normative specifiche sull’itinere è spesso una trappola che impedisce il riconoscimento dell’infortunio, anche mortale e questo vale per tutti i lavoratori indipendentemente il lavoro che svolgono. Tutti si spostano da casa verso e al ritorno dal lavoro
6) Sui luoghi di lavoro in questi dieci anni sono morti oltre 7000 lavoratori (esclusi i morti sulle strade e in itinere)
7) Le donne muoiono relativamente poco sui luoghi di lavoro, ma tantissime perdono la vita in itinere. Sono dovute alla stanchezza per il doppio lavoro che svolgono tra casa e lavoro che ne riduce la prontezza dei riflessi
8) Oltre il 30% dei morti sui luoghi di lavoro ha più di 60 anni
9) La Legge Fornero ha fatto aumentare le morti sul lavoro tra gli ultra sessantenni che non hanno più i riflessi pronti e buona salute per svolgere lavori pericolosi.
10) Il jobs act che ha abolito di fatto l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori fa aumentare le morti sul lavoro per l’impossibilità di rifiutarsi di svolgere lavori pericolosi. Prova ne è che la stragrande maggioranza di chi muore per infortunio lavora in aziende che non hanno la copertura dell’articolo 18, di rappresentanza sindacale e di un responsabile della Sicurezza. L’articolo 18 abolito dal jobs acts recitava che non si può licenziare senza Giusta Causa e Giustificato Motivo.
11) Moltissime sono le morti tra artigiani e partite iva individuali e in nero e grigio.
12) E’ l’agricoltura la categoria più a rischio: mediamente supera ogni anno il 30% delle morti sui luoghi di lavoro di tutte le categorie e tra gli agricoltori
13) Un morto si cinque sui luoghi di lavoro ogni anno è provocato dal trattore, ne sono morti in questi dieci anni almeno 1000 mentre guidavano questo mezzo, oltre 400 sono i morti accertati dall’Osservatorio provocati dal ribaltamento del trattore in questi ultimi tre anni.
14) L’edilizia ha mediamente il 20% di tutte le morti sui luoghi di lavoro. Le cadute dall’alto sono un’autentica piaga in questa categorie. In tanti muoiono lavorando in nero in edilizia e in aziende del subappalto.
15) In questi dieci anni non si è fatto niente per arginare questa piaga, il Parlamento ha ignorato le morti di tanti lavoratori e questo per il semplice fatto che il lavoro dipendente e gli artigiani non hanno nessuna rappresentanza di fatto nelle due Camere.
16) Se non vuoi morire lavorando occupati in prima persona della tua sicurezza personale e rifiutati di svolgere lavori pericolosi e denuncia chi ti obbliga a farlo, e se non ne hai la forza di opporti lascia una memoria scritta ai tuoi familiari che potranno un domani denunciare queste autentiche violenze.
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