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morti sul lavoro in Italia dall'inizio dell'anno al 5 novembre
Flavio Insinna recita la poesia di Carlo Soricelli "Morti Bianche"
Grazie a tutta la redazione di Via delle Storie, a Giorgia Cardinaletti, a Giovanna Brausier
Soricelli
Carlo Soricelli attività artistica
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giovedì 19 luglio 2012
"Giuseppina tesseva" di Fulvio Fornaro
Giuseppina era addetta alla tessitura: otto ore al giorno, seduta davanti al suo telaio, tutti i santi giorni che Iddio mandava sulla Terra; tesseva in quella Ditta, per cui lavorava come operaia. Giuseppina, al secolo il suo nome non era questo, ma la società di quegli anni amava molto spesso apostrofare le persone con “nomi diversi” e a noi piace chiamarla, ancora oggi, così; perché certamente, ancor oggi, quel nome ricorda il rispetto e l’affetto che nutrivano per Lei tutti coloro che la chiamavano in quel modo: i familiari, le compagne di lavoro, il lattaio, il fruttivendolo. La gente comune che conosceva Giuseppina come una donna che, così come riferiscono oggi le cronache, dal 1941 al 1979 ha lavorato nella “sua” Azienda, ai telai, come operaia tessitrice. Non viene da uno slancio enfatico definire “sua” quell’Azienda nella quale per ben 38 anni Lei ci è andata a lavorare e che sicuramente Lei amava come tutte le cose alle quali era più affezionata; li dentro avrà vissuto i giorni di sacrifici e di terrore (la guerra!); i momenti in cui è stata innamorata; quegli attimi quando ha avvertito le prime indimenticabili sensazioni scoprendo di essere mamma. Sarà stato il “piccolograndemondo” di Giuseppina che racchiudeva tutti i sogni, gli entusiasmi e le quotidiane fatiche di una donna, che vedeva scorrere gli anni della sua giovinezza e maturità. Tutti i Santi giorni che Iddio mandava sulla Terra, Lei, era vicino al suo telaio. Tesseva con caparbietà e amore; ignara, Lei e le sue colleghe, che si sprigionava tantissima polvere durante la lavorazione; polvere mista a fibre d'amianto (e già perché c’era anche amianto in quel pulviscolo!) inalata per anni, senza mai pensare, da parte di nessuno (l’ignoranza vera, quella bastarda, forse anche senza cattiveria) di dotare di mezzi di protezione, (neanche la benché minima mascherina!) quelle povere ragazze che tutti i Santi giorni che Iddio mandava in Terra respiravano un veleno e che per Giuseppina sarebbe stato fatale. Spero tanto abbia concluso la sua vita senza mai realizzare quello che oggi, una sentenza di un Tribunale, ha confermato essere stato il suo killer. Un “serial killer” così come lo definisce la mia cara amica, giornalista e scrittrice Stefania Divertito. Così Lei non si è sentita “tradita” dalla “sua” Ditta. Una cosa è aver avuto, forse, “il dubbio”. Altro sarebbe stata la “certezza”. Per Lei avrebbe voluto dire morire molto prima, e chissà per quante altre volte! Lei e le sue compagne lavoravano in ambienti in cui il numero dei telai era estremamente elevato e ciò voleva dire che i macchinari, molto spesso, erano disposti vicini l'uno all'altro. Accade così che Giuseppina, ammala di mesotelioma pleurico (quel cancro ai polmoni molto aggressivo provocato dall’esposizione all'amianto) e muore. Passano un po’ di anni, ma è notizia di questi giorni, che il Tribunale della città in cui lavorava “Giuseppina” riconosce il suo tumore come una malattia professionale e credo anche che i familiari abbiano ottenuto il riconoscimento di ciò che hanno chiesto. Quindi, il risarcimento del danno subito. Addirittura quella polvere sprigionata dai telai veniva rimossa con pistole ad aria compressa; polvere che proveniva anche dai sistemi frenanti installati sulle macchine tessili; sistemi che la perizia legale ha dimostrato essere stati di tipo a “sfregamento” e dotati di guarnizioni costituite da materiali contenenti amianto. Centinaia e centinaia sono state le donne che negli anni '60 e '70 hanno lavorato su quegli stessi telai. Le malattie professionali, oggi se ne fa un gran parlare (ed era ora!) spesso restano latenti per anni e sfociano poi in conseguenze anche molto gravi per la salute. Stanno crescendo ogni anno in maniera sensibile le denunce attivate per questioni risarcitorie. C’è anche da dire che oggi, rispetto ad allora molte cose sono cambiate; le leggi e l’applicazione delle stesse (non dobbiamo essere sempre pessimisti e insoddisfatti!) hanno fatto mutare e non di poco, l’asseto logistico organizzativo delle aziende sotto il profilo della sicurezza, perché è cambiato l’impianto normativo, rispetto a quei tempi: oggi la formazione e informazione dei lavoratori (il monte ore dedicato è cresciuto in maniera più che consona) sta marciando ad una velocità molto più spedita. Questo istituto (e siamo sempre in attesa che la Scuola si decida a recitare un ruolo da protagonista) può abbattere lo zoccolo duro del numero dei morti sul lavoro, delle malattie professionali, degli invalidi e mutilati, in uno, di tutte le tragedie che quotidianamente si consumano sui luoghi di lavoro. Oggi comunque per la cronaca contemporanea c’è che una lavoratrice di una ditta di tessiture si è vista riconoscere purtroppo soltanto dopo la morte, la malattia professionale che le ha causato il decesso da mesotelioma pleurico per esposizione a polveri di amianto. Però è anche storia che si riferisce ad un passato; oggi la sicurezza sui luoghi di lavoro recita ben altri capitoli. Ma la vicenda ed il sacrificio di Giuseppina devono essere ricordati, anche al di la delle sentenze e dei tribunali. E’ il suo “piccolograndemondo” che non va dimenticato; non va assolutamente dissacrato, perché rappresenta il patrimonio e la speranza per ogni lavoratore: allora come oggi.
Carlo Soricelli intervistato dalla trasmissione num3ri su Rai2
via delle storie, l'intervista che mi fece questa primavera la redazione RAI di Via delle Storie, al
Le verità scomode sulle morti per infortunio sul lavoro
Le verità scomode sulle morti per infortunio sul lavoro
Anche tu, indipendentemente dal lavoro che svolgi corri seri pericoli
1) Da quando il 1° gennaio 2008 è stato aperto l’Osservatorio Indipendente di Bologna le morti per infortunio sul lavoro non sono mai calate se si prendono in considerazione tutte le morti sul lavoro e non solo gli assicurati INAIL, istituto che monitora solo i propri assicurati
2) In base a questi presunti cali inesistenti e diffusi dalla stampa, dal potere politico e economico in Parlamento si sono fatte leggi per alleggerire le normative sulla sicurezza
3) Almeno un terzo dei morti sul lavoro sfuggono a qualsiasi statistica
4) In questi dieci anni sono morti per infortunio sul lavoro oltre 13.000 lavoratori se si prendono in considerazione tutti, comprensivi dei morti sulle strade e in itinere
5) Ogni anno oltre la metà dei morti sul lavoro sono sulle strade e in itinere (itinere significa mentre si va e si torna dal lavoro). La mancata conoscenza delle normative specifiche sull’itinere è spesso una trappola che impedisce il riconoscimento dell’infortunio, anche mortale e questo vale per tutti i lavoratori indipendentemente il lavoro che svolgono. Tutti si spostano da casa verso e al ritorno dal lavoro
6) Sui luoghi di lavoro in questi dieci anni sono morti oltre 7000 lavoratori (esclusi i morti sulle strade e in itinere)
7) Le donne muoiono relativamente poco sui luoghi di lavoro, ma tantissime perdono la vita in itinere. Sono dovute alla stanchezza per il doppio lavoro che svolgono tra casa e lavoro che ne riduce la prontezza dei riflessi
8) Oltre il 30% dei morti sui luoghi di lavoro ha più di 60 anni
9) La Legge Fornero ha fatto aumentare le morti sul lavoro tra gli ultra sessantenni che non hanno più i riflessi pronti e buona salute per svolgere lavori pericolosi.
10) Il jobs act che ha abolito di fatto l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori fa aumentare le morti sul lavoro per l’impossibilità di rifiutarsi di svolgere lavori pericolosi. Prova ne è che la stragrande maggioranza di chi muore per infortunio lavora in aziende che non hanno la copertura dell’articolo 18, di rappresentanza sindacale e di un responsabile della Sicurezza. L’articolo 18 abolito dal jobs acts recitava che non si può licenziare senza Giusta Causa e Giustificato Motivo.
11) Moltissime sono le morti tra artigiani e partite iva individuali e in nero e grigio.
12) E’ l’agricoltura la categoria più a rischio: mediamente supera ogni anno il 30% delle morti sui luoghi di lavoro di tutte le categorie e tra gli agricoltori
13) Un morto si cinque sui luoghi di lavoro ogni anno è provocato dal trattore, ne sono morti in questi dieci anni almeno 1000 mentre guidavano questo mezzo, oltre 400 sono i morti accertati dall’Osservatorio provocati dal ribaltamento del trattore in questi ultimi tre anni.
14) L’edilizia ha mediamente il 20% di tutte le morti sui luoghi di lavoro. Le cadute dall’alto sono un’autentica piaga in questa categorie. In tanti muoiono lavorando in nero in edilizia e in aziende del subappalto.
15) In questi dieci anni non si è fatto niente per arginare questa piaga, il Parlamento ha ignorato le morti di tanti lavoratori e questo per il semplice fatto che il lavoro dipendente e gli artigiani non hanno nessuna rappresentanza di fatto nelle due Camere.
16) Se non vuoi morire lavorando occupati in prima persona della tua sicurezza personale e rifiutati di svolgere lavori pericolosi e denuncia chi ti obbliga a farlo, e se non ne hai la forza di opporti lascia una memoria scritta ai tuoi familiari che potranno un domani denunciare queste autentiche violenze.
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