Mail al Presidente Mattarella e al Segretario Generale Ugo Zampetti.
Morti sul lavoro: lo
Stato non può comportarsi da antistato, e le ultime “chicche” su alcuni morti
sul lavoro
Signor Presidente Mattarella e Dott. Zampetti, è questo che
mi viene in mente pensando alle morti sul lavoro, nascoste da pezzi importanti
dello Stato. Ho denunciato a tutti i livelli e da 15 anni che una buona parte
dei morti sul lavoro sono stati dimenticati e si può dire senza dubbio
occultati da parti rilevanti dello Stato: dai Ministeri del Lavoro e
dell’Agricoltura, con i Ministri che si sono succeduti in questi 16 anni, di
tanti parlamentari ai vertici dei partiti e di ogni colore politico, di
Istituti come INAIL e Enti come ANMIL, di tanti amministratori e sindaci. Hanno
fatto finta di non vedere le mie continue denunce sul reale numero di morti sul
lavoro, senza che nessuno di questi soggetti sia intervenuto per vedere se
quello che scrivevo e scrivo è vero. Dello Stato ho sempre avuto un grandissimo
rispetto inculcato da mio padre e da mio fratello maggiore che sono stati
Carabinieri, io stesso potevo diventarlo da ragazzo se non mi ammalavo nel
periodo di addestramento. E’ intollerabile che ogni anno spariscono dai 300/400
lavoratori morti sui luoghi di lavoro senza che nessuno di questi soggetti alzi
un dito e guardi in faccia alla realtà, su qual’è il reale numero di morti sul
lavoro in Italia, che non si mobilitino
per impegnarsi per far cessare questa strage molto più ampia di quella che
appare. Ma non si fermano qui, cercano anche di impedirmi (e ci riescono) di
parlare in manifestazione pubbliche su queste tragedie: hanno paura di quello
che potrei dire, hanno addirittura paura di una mia mostra sulle morti e
infortuni sul lavoro, di un tema che mi occupo da oltre 40 anni, con opere di
pittura e scultura che risalgono agli inizi degli anni ottanta; i paragoni
storici sono raccapriccianti, su chi ha cercato di farlo. Se solo questi soggetti avessero avuto la
sensibilità di occuparsene seriamente, senza cercare di far finta di niente,
non avremmo questo numero di morti impressionante che sono stati in costante
aumento da quando ho aperto l’Osservatorio nel 2008: se lo Stato li avesse
contati tutti, se solo INAIL avesse scritto chiaramente e già da allora, e non solo recentemente ma
solo burocraticamente in due righe nell'Open data, che quelli che diffondeva e
diffondono agli italiani sono “solo” i morti di questo Istituto, che ci sono
tante categorie che non assicura e a queste occorre aggiungere i morti in nero
e gli agricoltori. E quelli di INAIL, sono gli stessi morti depurati da itinere
che manda in Europa, così l’Italia diventa più virtuale di quello che è in
realtà. Come non rimanere sbalorditi nel vedere uno Stato inerte a una mattanza
del genere in Agricoltura, dove in questo periodo stanno morendo diversi
agricoltori al giorno schiacciati dal trattore che guidavano? Due anche ieri,
uno di questi morto dopo mesi di atroci sofferenze, uno il giorno prima, tre in
quello precedente, 147 dall’inizio dell’anno, oltre 2600 da quando ho aperto
l’Osservatorio e seppur denunciandolo ogni giorno nessuno di questi soggetti è
mai intervenuto, seppure nelle loro competenze, cose se la cosa non li
riguardasse. Come non suscitare in loro angoscia: ma la burocrazia non ha
un’anima e lavora anche contro se stessa, quando denuncio che un morto su
4 sui luoghi di lavoro è un
ultrasessantenne? L’esempio in questi ultimi giorni di Luigi Bernardini che a
76 anni (nella foto) che muore di notte in un cantiere autostradale, di un
altro ultrasettantenne che muore per il caldo su una gru; di tantissimi
agricoltori che muoiono alla guida di un trattore, non sapendo per non essere
informati, loro che lo guidano e i loro familiari, che il trattore è una
macchina di morte, che uccide con estrema facilità soprattutto in manovra in
terreno collinare: un Ministero dell’agricoltura informato ripetutamente, ma
anche perché poco interessato, visto che nessuno si è mai preso la briga di
contattare l’Osservatorio per saperne di più. Terribile anche la vicenda di
Simion Panco moldavo di 55 anni morto pochi giorni fa nella provincia di Forlì
Cesena: morto in una terribile solitudine: nessuno sa dove abitava Simion, gli
inquirenti stanno cercando da giorni di sapere dove avesse la residenza, per
trovare i suoi documenti, neppure la figlia in Moldavia lo sa. Nessuno di
questi soggetti sa o vuol sapere che ormai un morto su cinque che muore sul
lavoro sotto i 60 anni è straniero, che anche questa è un’autentica emergenza,
che entro pochi anni saranno la maggioranza dei morti sul lavoro e con tanti
morti le altre comunità ce le troveremo nemiche. Potrei continuare con tante di
queste “chicche” signor Presidente Mattarella, da nonno, non posso pensare che
i miei nipoti possono entrare in un mondo del lavoro come questo, che senta lo
Stato come un nemico e non protettivo come dovrebbe esserlo. Grazie
dell’Attenzione carlo Soricelli curatore dell’osservatorio Nazionale di Bologna
morti sul lavoro
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