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morti sul lavoro in Italia dall'inizio dell'anno al 5 novembre
Flavio Insinna recita la poesia di Carlo Soricelli "Morti Bianche"
Grazie a tutta la redazione di Via delle Storie, a Giorgia Cardinaletti, a Giovanna Brausier
Soricelli
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martedì 26 agosto 2008
I MORTI EFFETTIVI SUL POSTO DI LAVORO DALL'INIZIO DELL'ANNO SONO 254 E NON 679. NON SPECULATA ANCHE SUI MORTI PER LAVORO
Una Carovana di pace contro la strage delle morti sul lavoro
di Giuseppe Vespo
morti: 679. Gli infortuni: 679mila. Gli invalidi: 16mila dall’inizio dell’anno. La guerra in casa nostra si chiama lavoro. Per combatterla non bastano i proclami né gli eserciti, serve «un’alleanza politica, sociale e culturale». Quell’alleanza che Cesare Damiano e Beppe Giulietti vogliono saldare con la “Carovana per un lavoro sicuro” di Articolo 21, al via il cinque settembre dalla Mostra del Cinema di Venezia. Un tour fra le piazze, le scuole, gli auditorium e i luoghi d’incontro delle città simbolo delle stragi bianche. Dal capoluogo veneto, dove verranno proiettati i film sulla tragedia della ThyssenKrupp di Mimmo Calopresti (“La fabbrica dei tedeschi”) e di Pietro Balla e Monica Repetto (“ThyssenKrupp Blues”), fino a Mineo (Catania), dove l’11 giugno persero la vita sei operai in una cisterna del Comune. In mezzo le tante, troppe, piazze sulle quali gravano il ricordo e i nomi dei caduti sul lavoro. Un’iniziativa che nasce innanzitutto dal monito del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, affinché si possa sempre tornare a casa dopo il lavoro. Ma un’iniziativa che - vogliono precisare i due padrini, l’ex ministro del Lavoro Damiano e l’esponente dell’Idv e portavoce di Articolo 21 Giulietti - «non è di propaganda, ma di contenuto: per continuare la lotta al lavoro nero e alla precarietà, per applicare realmente il protocollo del luglio 2007, approvato da 5milioni di lavoratori, per difendere il Testo Unico su Salute e sicurezza nei luoghi di lavoro firmato dal governo Prodi». Per questo e «perché non si accendano i rilfettori su questa guerra solo quando è la cronaca nera ad imporlo», aggiunge Giulietti. Tante le adesioni già arrivate dal mondo politico, sindacale, dello spettacolo e della cultura. Attori e registi, cantanti e poeti, sindaci e parlamentari, familiari delle vittime e cittadini. Adriano Celentano, di cui il 4 settembre a Venezia verrà riproposto Yuppy Du, primo film sulle stragi bianche, e Claudia Mori, sono stati tra i primi ad unirsi alla Carovana. Ma anche “Busta” dei Subsonica è del tour, con il suo gruppo che si esibirà a Torino il 6 dicembre in occasione del passaggio della manifestazione. O Daniele Segre, di cui verrà proiettato “Morire di lavoro” a Mineo in occasione del passaggio della Carovana il 26 settembre. Fiorella Mannoia promette di parlarne durante i suoi concerti, così come Mariella Nava, tra l’altro autrice di «Stasera torno prima», brano scritto e cantato contro le morti sul lavoro. E tra i cantanti ci sono anche quelli del Banco di Mutuo soccorso, storica band di rock progressivo italiano. C’è il teatro con, tra gli altri, Ottavia Piccolo che sta prerando delle letture dal Metello di Pratolini, libro che tocca da vicino il problema delle morti sul lavoro nella Firenze di fine ‘800. Di «grande iniziativa di civiltà» parla Marco Muller, direttore della Mostra di Venezia, quando spiega le ragioni dell’adesione del suo Festival alla “Carovana per il lavoro sicuro”. Mentre «un grazie particolare - aggiunge Giulietti - va ad Antonio Padellaro, perché ha aderito personalmente all’iniziativa, ma soprattutto perché con il suo giornale è stato tra i primi a battersi affiché non si spegnessero i riflettori sul dramma delle vittime bianche». Molti chiaramente i sindacalisti che appoggiano l’iniziativa, tra questi anche la leader dell’Ugl Renata Polverini e i politici, con più di 258 parlamentari, che hanno firmato l’appello dei due colleghi Damiano e Giulietti. «La carovana è aperta a tutti», aggiungono loro, che puntano a coinvolgere e sensibilizzare prima di tutto cittadini e lavoratori. Ché si rendano conto che «la sicurezza non è solo individuale, come vuol far credere la destra», dice Beppe Giulietti. «È la sicurezza sociale la vera emergenza da affrontare» aggiunge l’esponente dell’Idv. mentre il suo collega si dice «deluso e amareggiato da questo governo: bravo a togliere ma non a proporre alternative». Damiano, entra nel tecnico e tira fuori i numeri: «Il taglio delle risorse al pubblico impiego - denuncia il parlamentare Pd - colpirà anche quei 1.411 nuovi ispettori che noi avevamo messo al servizio della sicurezza nei luoghi di lavoro, a partire dai cantieri edili, tra i più insicuri nel nostro Paese».
Tante tappe tanti drammi da Venezia alla Sicilia
Il 29 agosto a Gavoi (Nu), cittadina che ospita il “Festival letterario della Sardegna”, Comune e assessorato alla Cultura organizzano un incontro sul tema delle morti bianche con Giampaolo Patta, già sottosegretario alla Salute dell’ultimo governo Prodi e redattore del Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro. La carovana partirà ufficialmente il 5 settembre dalla Mostra del Cinema di Venezia, dove verranno proiettati i film “La fabbrica dei tedeschi” di Mimmo Calopresti e “ThyssenKrupp Blues” di Pietro Balla e Monica Repetto. Ma già il giorno prima la mostra riproporrà Yuppy Du di Adriano Celentano, che nel 1975 fu tra i primi a portare su pellicola gli omicidi bianchi. A Venezia seguirà il 22 settembre Campello sul Clitunno (Pg), dove il 25 novembre del 2006 persero la vita quattro lavoratori dell’oleificio Umbra Olii. A Campello, familiari delle vittime e cittadini hanno chiesto ad Artcolo 21 di costituire una troupe che segua il processo sulla strage. Il 26 settembre doppia tappa siciliana tra Mineo (Ct), dove l’11 giugno scorso all’interno di una cisterna del Comune morirono sei operai e Gela (Cl), sede del più grande petrolchimico d’Europa, dove insieme al sindaco Rosario Crocetta verrà proiettato il film di Calopresti sulla strage alla ThyssenKrupp. La carovana arriverà il 18 ottobre a Fossano (Cn), dove al Molino di Cordero il 16 luglio 2007 cinque lavoratori persero la vita a seguito di un’esplosione. Non è ancora fissata la data della tappa di Carbonia, che ospiterà la manifestazione all’auditorium della vecchia miniera di Serbariu. Poi Taranto - anche qui giorno da fissare - sede dello stabilimento Ilva, teatro di diversi incidenti sul lavoro.
La Thyssen un rogo raccontato in due film
Un dramma del lavoro emblematico, dove si sposa il cinismo e l’arroganza di chi pensa al profitto e non alla sicurezza, il dramma di chi ha perso i propri cari in un rogo orribile, la solidarietà e la rabbia di quella che un tempo si chiamava la classe operaia. Tutto questo, e molto altro, è stato la Thyssen, la tragedia della fabbrica torinese, dove il 6 dicembre 2007 hanno perso la vita sette lavoratori.Una tragedia diventata un film, anzi due, presentati al Festival del cinema di Venezia da dove ha deciso di partire la “Carovana per un lavoro sicuro”. Mimmo Calopresti il regista della Fabbrica dei tedeschi è stato tra i primi ad aderire all’iniziativa perché facendo il film ha visto quanto sia importante, come ha detto in un’intervista, «parlare di morti sul lavoro, ma anche tornare a parlare di lavoro. Ho incontrato molte persone che hanno contrati strani, precari, insoddisfatti, che lavorano troppe ore con salari bassi. Purtropo su questi temi l’attenzione si accende solo quando c’è una tragedia». Anche i resgisti del secondo film «ThyssenKrupp Blues», Pietro Balla e Monica Repetto sono entrati a far parte della Carovana «Le riprese del film sono iniziate nel maggio del 2007. Stavamo cercando i protagonisti per un documentario sulla vita quotidiana di operai. Abbiamo incontrato uomini e donne, spesso senza bandiere, con le loro fragilità, amori e desideri. Diversi dall’immagine compatta di “classe” a cui eravamo abituati. “Thyssenkrupp Blues” racconta una società, la nostra, in cui lavorare può voler dire morire»
Carlo Soricelli intervistato dalla trasmissione num3ri su Rai2
via delle storie, l'intervista che mi fece questa primavera la redazione RAI di Via delle Storie, al
Le verità scomode sulle morti per infortunio sul lavoro
Le verità scomode sulle morti per infortunio sul lavoro
Anche tu, indipendentemente dal lavoro che svolgi corri seri pericoli
1) Da quando il 1° gennaio 2008 è stato aperto l’Osservatorio Indipendente di Bologna le morti per infortunio sul lavoro non sono mai calate se si prendono in considerazione tutte le morti sul lavoro e non solo gli assicurati INAIL, istituto che monitora solo i propri assicurati
2) In base a questi presunti cali inesistenti e diffusi dalla stampa, dal potere politico e economico in Parlamento si sono fatte leggi per alleggerire le normative sulla sicurezza
3) Almeno un terzo dei morti sul lavoro sfuggono a qualsiasi statistica
4) In questi dieci anni sono morti per infortunio sul lavoro oltre 13.000 lavoratori se si prendono in considerazione tutti, comprensivi dei morti sulle strade e in itinere
5) Ogni anno oltre la metà dei morti sul lavoro sono sulle strade e in itinere (itinere significa mentre si va e si torna dal lavoro). La mancata conoscenza delle normative specifiche sull’itinere è spesso una trappola che impedisce il riconoscimento dell’infortunio, anche mortale e questo vale per tutti i lavoratori indipendentemente il lavoro che svolgono. Tutti si spostano da casa verso e al ritorno dal lavoro
6) Sui luoghi di lavoro in questi dieci anni sono morti oltre 7000 lavoratori (esclusi i morti sulle strade e in itinere)
7) Le donne muoiono relativamente poco sui luoghi di lavoro, ma tantissime perdono la vita in itinere. Sono dovute alla stanchezza per il doppio lavoro che svolgono tra casa e lavoro che ne riduce la prontezza dei riflessi
8) Oltre il 30% dei morti sui luoghi di lavoro ha più di 60 anni
9) La Legge Fornero ha fatto aumentare le morti sul lavoro tra gli ultra sessantenni che non hanno più i riflessi pronti e buona salute per svolgere lavori pericolosi.
10) Il jobs act che ha abolito di fatto l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori fa aumentare le morti sul lavoro per l’impossibilità di rifiutarsi di svolgere lavori pericolosi. Prova ne è che la stragrande maggioranza di chi muore per infortunio lavora in aziende che non hanno la copertura dell’articolo 18, di rappresentanza sindacale e di un responsabile della Sicurezza. L’articolo 18 abolito dal jobs acts recitava che non si può licenziare senza Giusta Causa e Giustificato Motivo.
11) Moltissime sono le morti tra artigiani e partite iva individuali e in nero e grigio.
12) E’ l’agricoltura la categoria più a rischio: mediamente supera ogni anno il 30% delle morti sui luoghi di lavoro di tutte le categorie e tra gli agricoltori
13) Un morto si cinque sui luoghi di lavoro ogni anno è provocato dal trattore, ne sono morti in questi dieci anni almeno 1000 mentre guidavano questo mezzo, oltre 400 sono i morti accertati dall’Osservatorio provocati dal ribaltamento del trattore in questi ultimi tre anni.
14) L’edilizia ha mediamente il 20% di tutte le morti sui luoghi di lavoro. Le cadute dall’alto sono un’autentica piaga in questa categorie. In tanti muoiono lavorando in nero in edilizia e in aziende del subappalto.
15) In questi dieci anni non si è fatto niente per arginare questa piaga, il Parlamento ha ignorato le morti di tanti lavoratori e questo per il semplice fatto che il lavoro dipendente e gli artigiani non hanno nessuna rappresentanza di fatto nelle due Camere.
16) Se non vuoi morire lavorando occupati in prima persona della tua sicurezza personale e rifiutati di svolgere lavori pericolosi e denuncia chi ti obbliga a farlo, e se non ne hai la forza di opporti lascia una memoria scritta ai tuoi familiari che potranno un domani denunciare queste autentiche violenze.
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