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morti sul lavoro in Italia dall'inizio dell'anno al 5 novembre
Flavio Insinna recita la poesia di Carlo Soricelli "Morti Bianche"
Grazie a tutta la redazione di Via delle Storie, a Giorgia Cardinaletti, a Giovanna Brausier
Soricelli
Carlo Soricelli attività artistica
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lunedì 26 dicembre 2011
Lettera di Graziella Marota al ministro Fornero
pubblicata da Graziella Marota il giorno domenica 25 dicembre 2011 alle ore 19.08
ILL.mo Ministro Fornero,
oggi è Natale e in questo giorno così gioioso per tutti ho deciso di scriverLe perché per me è un giorno di grande dolore. Mi presento: mi chiamo Graziella Marota, abito a Porto Sant’Elpidio (FM) e ho 58 anni. Il 6 Dicembre del 1982 ho dato alla luce un bambino bellissimo, Andrea e da quel giorno ho dedicato tutta la mia vita a mio figlio, come fanno tutte le mamme del mondo perché un figlio è il bene più prezioso per ogni donna. Andrea, con il passare degli anni, cresceva e con tutto il mio amore e la mia
protezione è diventato un bel ragazzo: il mio orgoglio ,la mia gioia, la mia felicità.
Ora vorrei che leggesse questa lettera poi Le spiegherò il motivo per cui Le scrivo:
Caro Andrea,
sono già passati più di 5 anni da quel giorno orribile, quel giorno che mi ha cambiato definitivamente la vita, privandomi di tutto.
Te l’avevo promesso e mi sono battuta affinché il tuo ricordo non svanisse nel giro di pochi mesi. Televisione, giornali, interviste… ho fatto più di quanto potessi immaginare, ma il dolore è stabile, anzi, più passa il tempo e più mi lacera il cuore. Il suono della chitarra, la tromba, le tue risate, i tuoi abbracci, i tuoi baci…tutto manca dentro casa; ora regna il silenzio più assoluto. Eri un figlio perfetto, Andrea, fin troppo buono, rispettoso, allegro, onesto e pieno di vitalità; amavi la vita più di qualsiasi altra cosa al mondo, ma essa ti è stata strappata brutalmente in un giorno d’inizio d’estate ed io non riesco a capacitarmene, non sono in grado di capire perché tu, un ragazzo così dedito al lavoro, hai dovuto chiudere i tuoi splendidi occhi in una fabbrica. Non ha senso morire a ventitré anni, tanto più mentre si sta lavorando. Tutto ciò è capitato a te, figlio mio,io non mi darò mai pace e continuerò a tenere vivo il tuo ricordo, perché rimarrai sempre come tutti ti ricordiamo; ora sei un angelo, ma lo eri anche prima, un angelo che viveva aiutando gli altri, sempre pronto a dare una mano in qualsiasi situazione.
Nel corso della tua vita mi hai teso la mano infinite volte, al punto che tra noi c’era e c’è tuttora, un legame speciale, più forte di quello che si instaura, fin dalla nascita, fra mamma e figlio: il nostro era anche un rapporto d’amicizia che si era andato a creare superando i vari ostacoli che la vita ci ha messo di fronte. Insieme abbiamo affrontato gioie e dispiaceri, ma ora che tu non ci sei più, mi sembra di affogare in questo mare di dolore che la tua morte ha creato. Ora la nostra famiglia sembra vuota, tutti cerchiamo di farci forza l’un con lì’altro, ma il fatto è che ci manchi troppo, la tua era una figura essenziale, infatti, come un albero ha bisogno di svariati elementi per vivere, così a noi è stato tolto l’ossigeno, l’acqua e anche se la pianta è una quercia secolare, piano piano appassisce come un piccolo germoglio.
Sembrava che quel tanto atteso momento di serenità fosse arrivato, che finalmente avrei vissuto una vita tranquilla e felice, ma non potevo immaginare ciò che stavo per vivere: la perdita di un figlio, la cosa più orribile e straziante al mondo. Una volta accaduta la tragedia, non riuscivo a rendermi completamente conto di quello che stavo passando, ma, ora, a distanza di tempo, lo capisco eccome; ed è questa la cosa più brutta: realizzare quanto è accaduto.
Vorrei dirti molte altre cose, amore mio, ma non basterebbe tutta una vita per scriverle; mi limito a ripetere una cosa che tu, da lassù, avrai ascoltato ed ascolterai tantissime volte:
ti voglio un bene dell’anima, angelo mio.
Ora Ministro comprenderà la ragione di questo mio scritto.Ogni anno muoino circa 1200 lavoratori per la mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro e ci sono circa un milione di infortuni più o meno gravi.E’ inconcepibile e inaccettabile che in un paese “civile” succedano ancora questi “omicidi” per risparmiare sulla sicurezza mettendo a repentaglio la vita dei lavoratori…i lavoratori ,Caro Ministro, sono esseri umani e non macchine di produzione, hanno la loro vita, i loro affetti e il sacrosanto diritto di uscire la mattina per andare a lavorare e avere la certezza di tornare la sera con le proprie gambe e non dentro una bara come è successo al mio Andrea che era appena sbocciato alla vita…aveva solo 23 anni ed è morto con il cranio schiacciato da una macchina tampografica priva di sistemi di sicurezza all’Asoplast di Ortezzano (FM) per 900 euro al mese come precario.
Faceva parte di quella grande schiera di italiani che oggi sono chiamati a fare numerosi sacrifici,non crede che sia giunto il momento di prendere seriamente in considerazione questa grande piaga del nostro paese?Cosa facciamo? Aspettiamo inesorabilmente che le statistiche fatte ogni anno si avverino? Ogni sette ore muore un lavoratore e Lei ,Ministro, cosa farà affinchè tutto ciò non avvenga più?
La ringrazio per l’attenzione che vorrà prestare a questo scritto e non dimentichi che chi Le scrive è una mamma rimasta orfana del proprio figlio e distrutta dal dolore sia nello spirito che nel fisico.
Faccia qualcosa altrimenti ogni giorno 4 famiglie continueranno ad essere distrutte !!
La saluto cordialmente e aspetto quanto prima una Sua risposta.
Graziella Marota
Carlo Soricelli intervistato dalla trasmissione num3ri su Rai2
via delle storie, l'intervista che mi fece questa primavera la redazione RAI di Via delle Storie, al
Le verità scomode sulle morti per infortunio sul lavoro
Le verità scomode sulle morti per infortunio sul lavoro
Anche tu, indipendentemente dal lavoro che svolgi corri seri pericoli
1) Da quando il 1° gennaio 2008 è stato aperto l’Osservatorio Indipendente di Bologna le morti per infortunio sul lavoro non sono mai calate se si prendono in considerazione tutte le morti sul lavoro e non solo gli assicurati INAIL, istituto che monitora solo i propri assicurati
2) In base a questi presunti cali inesistenti e diffusi dalla stampa, dal potere politico e economico in Parlamento si sono fatte leggi per alleggerire le normative sulla sicurezza
3) Almeno un terzo dei morti sul lavoro sfuggono a qualsiasi statistica
4) In questi dieci anni sono morti per infortunio sul lavoro oltre 13.000 lavoratori se si prendono in considerazione tutti, comprensivi dei morti sulle strade e in itinere
5) Ogni anno oltre la metà dei morti sul lavoro sono sulle strade e in itinere (itinere significa mentre si va e si torna dal lavoro). La mancata conoscenza delle normative specifiche sull’itinere è spesso una trappola che impedisce il riconoscimento dell’infortunio, anche mortale e questo vale per tutti i lavoratori indipendentemente il lavoro che svolgono. Tutti si spostano da casa verso e al ritorno dal lavoro
6) Sui luoghi di lavoro in questi dieci anni sono morti oltre 7000 lavoratori (esclusi i morti sulle strade e in itinere)
7) Le donne muoiono relativamente poco sui luoghi di lavoro, ma tantissime perdono la vita in itinere. Sono dovute alla stanchezza per il doppio lavoro che svolgono tra casa e lavoro che ne riduce la prontezza dei riflessi
8) Oltre il 30% dei morti sui luoghi di lavoro ha più di 60 anni
9) La Legge Fornero ha fatto aumentare le morti sul lavoro tra gli ultra sessantenni che non hanno più i riflessi pronti e buona salute per svolgere lavori pericolosi.
10) Il jobs act che ha abolito di fatto l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori fa aumentare le morti sul lavoro per l’impossibilità di rifiutarsi di svolgere lavori pericolosi. Prova ne è che la stragrande maggioranza di chi muore per infortunio lavora in aziende che non hanno la copertura dell’articolo 18, di rappresentanza sindacale e di un responsabile della Sicurezza. L’articolo 18 abolito dal jobs acts recitava che non si può licenziare senza Giusta Causa e Giustificato Motivo.
11) Moltissime sono le morti tra artigiani e partite iva individuali e in nero e grigio.
12) E’ l’agricoltura la categoria più a rischio: mediamente supera ogni anno il 30% delle morti sui luoghi di lavoro di tutte le categorie e tra gli agricoltori
13) Un morto si cinque sui luoghi di lavoro ogni anno è provocato dal trattore, ne sono morti in questi dieci anni almeno 1000 mentre guidavano questo mezzo, oltre 400 sono i morti accertati dall’Osservatorio provocati dal ribaltamento del trattore in questi ultimi tre anni.
14) L’edilizia ha mediamente il 20% di tutte le morti sui luoghi di lavoro. Le cadute dall’alto sono un’autentica piaga in questa categorie. In tanti muoiono lavorando in nero in edilizia e in aziende del subappalto.
15) In questi dieci anni non si è fatto niente per arginare questa piaga, il Parlamento ha ignorato le morti di tanti lavoratori e questo per il semplice fatto che il lavoro dipendente e gli artigiani non hanno nessuna rappresentanza di fatto nelle due Camere.
16) Se non vuoi morire lavorando occupati in prima persona della tua sicurezza personale e rifiutati di svolgere lavori pericolosi e denuncia chi ti obbliga a farlo, e se non ne hai la forza di opporti lascia una memoria scritta ai tuoi familiari che potranno un domani denunciare queste autentiche violenze.
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