Penso ai 12 morti sul lavoro anche quassù. Una mezza giornata
nella mia casa museo a Casa Trogoni. Quassù tutto è più bello e pulito, sono a
sedere e affacciato sulla valle incantata, un paese che vedo più in basso
sembra uscito da una favola. Ma poi non posso non pensare a cosa succede laggiù
tra gli umani. 12 morti sul lavoro in due giorni sono una strage che si ripete
in continuazione. Non posso non pensare ai 4 giovani pakistani che all'alba si
spostavano dal Piemonte per andare a lavorare in Lombardia, ma ci rendiamo
conto? Volevano una vita migliore e hanno trovato sfruttamento e morte.
All'alba lavorava anche chi ha provocato la loro morte tamponandoli. Ferito
gravemente e vittima anche lui. Ma i fulminati a Latina e in Veneto che vita
avevano e chi lasciano? E il giovane 26enne dipendente comunale che si ribalta
col trattore come il 59enne che ha subito la stessa sorte che affetti avevano,
piange il papà dicendo che Thomas era figlio meraviglioso? E dell'egiziano
morto a Ferrara dal quarto piano, che dicono avesse le protezioni? Se le aveva
non si sarebbe schiantato al suolo. E il commerciante di materiali ferrosi
travolto dal suo carico, chi sono i familiari che l'hanno perduto? Ieri speravo
che alle migliaia di persone, e alle centinaia di giornalisti, anche famosi che
hanno le loro pagine su Instagram, WhatsApp, ecc. ma che comunicano solo con
quelli di pari fama, cosa fanno per questa carneficina? Guardano solo i
"mi piace". Siamo sempre solo sudditi che li adorano. Ho chiesto loro
che siccome fanno i giornalisti di mestiere, di dirmi chi erano gli altri tre
morti sul lavoro dell'11 maggio. Silenzio. Nessuno che chiede chi sono. Nessuno
che li monitora, nessuno che li ricorda. Nessuno che sa chi sono. Centinaia di
muti che aprono la bocca e il cervello solo per qualcosa che li gratifichi o
che gli serve per rimanere in auge. Li ho invitati a cercare i morti, avevo
anche scritto che nessuno sa chi sono e che però io metalmeccanico in pensione
li ha monitorati: che donavo una mia opera d'arte "morte bianca" al
primo giornalista che mi avesse scritto chi erano queste vittime, ma niente,
"loro" aspirano ad avere in casa un Guttuso, mica un Soricelli
qualsiasi. "un pensionato ex metalmeccanico che tra l'altro
dipinge" questo mi sono trovato in rete da gente che lavora nel settore:
che banchetta con la carne dei lavoratori, senza poi avere nessun risultato,
visto che i morti aumentano. Poi ancora "credete a Soricelli?" Cosa
volete che ne sappia lui? Ecco il sistema mediatico ed economico e politico che
si salda, salvo rare eccezioni, un sistema che parla in continuazioni di
sciocchezze. Che decine di migliaia di giornalisti, di politici, di ministri,
di Istituzioni, di deputati e senatori che si spartiscono le Commissioni sul Lavoro
ma che non si sa cosa facciano, che non sanno e non vogliono sapere chi sono e
quanti sono i morti sul lavoro, che a raccontarli tutti farebbero cadere la
narrazione del sistema che opera contro chi dà loro da mangiare. A Trogoni sono
l’unico presente e ora manca anche la luce. Tra un po' riparto, guardo dalla
finestra la valle incantata e chiudo tutto per tornarmi a immergermi laggiù
dove non sanno neppure che muoiono sul lavoro gli invisibili, in due giorni 12
morti tanti sconosciuti alla cronaca e alla coscienza di chi dovrebbe
occuparsene e non lo fa. Ma le rose stanno tornando a fiorire quassù.
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