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morti sul lavoro in Italia dall'inizio dell'anno al 5 novembre
Flavio Insinna recita la poesia di Carlo Soricelli "Morti Bianche"
Grazie a tutta la redazione di Via delle Storie, a Giorgia Cardinaletti, a Giovanna Brausier
Soricelli
Carlo Soricelli attività artistica
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venerdì 15 aprile 2011
Verità e giustizia per i sette operai vittime della strage Thyssenkrupp
Verità e giustizia per i sette operai vittime della strage Thyssenkrupp
(15 Aprile 2011)
Dopo più di tre anni di resistenza e di lotte gli operai della ThyssenKrupp di Torino, e con loro le famiglie delle vittime, che hanno testimoniato ad ogni udienza il loro grido di rabbia e di dolore, uniti per ottenere Giustizia e Verità, vedono giungere finalmente l’udienza finale e la pronuncia della sentenza del processo di primo grado davanti alla Corte d’Assise iniziato il 15 gennaio 2009. Operai costituiti Parte Civile (in tutto 48, per la prima volta in Italia), di cui circa 15 ancora senza un lavoro, insieme agli altri circa 40 precari/disoccupati, da tre anni discriminati da Azienda ed Enti locali (Comune di Torino in testa) nella ricollocazione lavorativa perché costituiti nel processo.
Processo che vede imputati sei dirigenti della ThyssenKrupp con imputazioni a loro carico senza precedenti nel nostro Paese: tra cui la più grave a carico dell’AD H. Espenhahn, omicidio volontario con dolo eventuale, reato mai contestato prima in Italia per un incidente sul lavoro.
Da quella maledetta e tragica notte del 6 dicembre 2007 in cui persero la vita Antonio, Roberto, Angelo, Bruno, Rocco, Rosario e Giuseppe, per le famiglie e i lavoratori sopravissuti è iniziata una dura battaglia contro la multinazionale tedesca ed i suoi lacchè, tra cui alcuni rinviati a giudizio per il reato di falsa testimonianza (per cui sarà celebrato in seguito un nuovo processo) ma la forza della solidarietà giuntaci a partire dai luoghi di lavoro della Torino operaia e progressista, si è stretta al nostro fianco per sostenerci in questa giusta lotta per la Verità e la ricerca di Giustizia e individuare i responsabili di una delle più gravi stragi di lavoratori nel nostro Paese dal dopoguerra ad oggi.
Tutto ciò però non basta ad un cambiamento di rotta, per una rivoluzione delle coscienze e a far sì che non vi siano più morti sul lavoro (più di 1000 l’anno nonostante le milioni di ore di Cassa Integrazione e la continua chiusura di aziende), infortuni (decine di migliaia l’anno con costi sempre più alti per il Paese ma mai a carico delle imprese), invalidi da lavoro o colpiti da malattie professionali (oltre 2000 l’anno, esclusi da ogni statistica), triste primato che ci vede agli ultimi posti in Europa in fatto di sicurezza e tutela della salute nei luoghi di lavoro.
Come se non bastasse il Governo Berlusconi e la Confindustria hanno cancellato e depotenziato, nella sua parte più “repressiva” (sanzioni e pene detentive sono state fortemente ridotte) il D.Lgs. 81/2008 (Testo Unico sulla Sicurezza) voluto dai lavoratori, dalla Cgil e dai Sindacati di Base con la volontà di limitare questa vera e propria vergogna nazionale che non ha eguali in altri Paesi civili.
Anche il recente attacco portato ai lavoratori della Fiat (e non solo) attraverso l’introduzione delle misure contenute nel cosiddetto piano Marchionne (aumento della produttività e diminuzione delle pause a scapito della sicurezza) non fa altro che creare quelle condizioni generali di precarietà (maggiore ricattabilità e insicurezza) che daranno vita inevitabilmente ad altre stragi come quella avvenuta alla ThyssenKrupp.
I lavoratori ThyssenKrupp aderiscono e parteciperanno allo Sciopero Generale del 6 maggio indetto dalla Fiom-Cgil perché diventi una giornata di lotta e di mobilitazione che metta al centro il tema del lavoro e del diritto ad un lavoro sicuro e dignitoso per tutte e tutti.
Oggi noi tutti, lavoratori, familiari, parenti ed amici nostri e di altre vittime e stragi di lavoro, cittadini progressisti, attendiamo che venga fatta Giustizia e che siano ristabilite la verità ed il giusto valore della vita e della dignità dei sette operai di Torino periti quella maledetta notte, per i loro cari e le loro famiglie, per gli operai della TK sopravvissuti ma anche in nome di tutti quei lavoratori che continuano a morire o che sono morti e che non riescono ancora a trovare giustizia!
VENERDI’ 15 APRILE
PRESIDIO DAVANTI AL PALAGIUSTIZIA
DALLE 9.00 PER TUTTO IL GIORNO
Torino, 15 Aprile 2011
Associazione Legami d’Acciaio onlus
Operai e familiari vittime TK Torino
Carlo Soricelli intervistato dalla trasmissione num3ri su Rai2
via delle storie, l'intervista che mi fece questa primavera la redazione RAI di Via delle Storie, al
Le verità scomode sulle morti per infortunio sul lavoro
Le verità scomode sulle morti per infortunio sul lavoro
Anche tu, indipendentemente dal lavoro che svolgi corri seri pericoli
1) Da quando il 1° gennaio 2008 è stato aperto l’Osservatorio Indipendente di Bologna le morti per infortunio sul lavoro non sono mai calate se si prendono in considerazione tutte le morti sul lavoro e non solo gli assicurati INAIL, istituto che monitora solo i propri assicurati
2) In base a questi presunti cali inesistenti e diffusi dalla stampa, dal potere politico e economico in Parlamento si sono fatte leggi per alleggerire le normative sulla sicurezza
3) Almeno un terzo dei morti sul lavoro sfuggono a qualsiasi statistica
4) In questi dieci anni sono morti per infortunio sul lavoro oltre 13.000 lavoratori se si prendono in considerazione tutti, comprensivi dei morti sulle strade e in itinere
5) Ogni anno oltre la metà dei morti sul lavoro sono sulle strade e in itinere (itinere significa mentre si va e si torna dal lavoro). La mancata conoscenza delle normative specifiche sull’itinere è spesso una trappola che impedisce il riconoscimento dell’infortunio, anche mortale e questo vale per tutti i lavoratori indipendentemente il lavoro che svolgono. Tutti si spostano da casa verso e al ritorno dal lavoro
6) Sui luoghi di lavoro in questi dieci anni sono morti oltre 7000 lavoratori (esclusi i morti sulle strade e in itinere)
7) Le donne muoiono relativamente poco sui luoghi di lavoro, ma tantissime perdono la vita in itinere. Sono dovute alla stanchezza per il doppio lavoro che svolgono tra casa e lavoro che ne riduce la prontezza dei riflessi
8) Oltre il 30% dei morti sui luoghi di lavoro ha più di 60 anni
9) La Legge Fornero ha fatto aumentare le morti sul lavoro tra gli ultra sessantenni che non hanno più i riflessi pronti e buona salute per svolgere lavori pericolosi.
10) Il jobs act che ha abolito di fatto l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori fa aumentare le morti sul lavoro per l’impossibilità di rifiutarsi di svolgere lavori pericolosi. Prova ne è che la stragrande maggioranza di chi muore per infortunio lavora in aziende che non hanno la copertura dell’articolo 18, di rappresentanza sindacale e di un responsabile della Sicurezza. L’articolo 18 abolito dal jobs acts recitava che non si può licenziare senza Giusta Causa e Giustificato Motivo.
11) Moltissime sono le morti tra artigiani e partite iva individuali e in nero e grigio.
12) E’ l’agricoltura la categoria più a rischio: mediamente supera ogni anno il 30% delle morti sui luoghi di lavoro di tutte le categorie e tra gli agricoltori
13) Un morto si cinque sui luoghi di lavoro ogni anno è provocato dal trattore, ne sono morti in questi dieci anni almeno 1000 mentre guidavano questo mezzo, oltre 400 sono i morti accertati dall’Osservatorio provocati dal ribaltamento del trattore in questi ultimi tre anni.
14) L’edilizia ha mediamente il 20% di tutte le morti sui luoghi di lavoro. Le cadute dall’alto sono un’autentica piaga in questa categorie. In tanti muoiono lavorando in nero in edilizia e in aziende del subappalto.
15) In questi dieci anni non si è fatto niente per arginare questa piaga, il Parlamento ha ignorato le morti di tanti lavoratori e questo per il semplice fatto che il lavoro dipendente e gli artigiani non hanno nessuna rappresentanza di fatto nelle due Camere.
16) Se non vuoi morire lavorando occupati in prima persona della tua sicurezza personale e rifiutati di svolgere lavori pericolosi e denuncia chi ti obbliga a farlo, e se non ne hai la forza di opporti lascia una memoria scritta ai tuoi familiari che potranno un domani denunciare queste autentiche violenze.
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