Un grande SI ai quesiti referendari di giugno

Un grande SI dell'Osservatorio ai quesiti referendari di giugno Quando Renzi introdusse il Jobs act  nel 2015 erano già otto anni che monitoravo imorti sul lavoro e vedevo nelle tabelle excel  dove c'erano più morti:per giorno, mese e anno, l'identità della vittima, l'età, la professione (anche in nero) e nazionalità. Oltre alnero morivano e muoiono numerosissimi nelle piccole e piccolissime aziende senza sindacati e senza Articolo 18 che Renzi aboliva per i nuovi assunti nel settore privato: la raccolta dati parlava chiaro, era lì che c'era la stragrande maggioranza dei morti per infortuni. abolire l'articolo 18 dello Statuto dei lavori, quello che recitava "no ai licenziamenti senza giusta causa e giustificato motivo", è stata un'autentica vigliaccata a favore delle aziende". Chi poteva più rifiutarsi di svolgere lavori pericolosi se potevano licenziarti senza motivo e darti se il licenziamento era ingiusto una manciata di euro? Ma l'abolizione dell'articolo 18 aveva anche un altro scopo, demolire larappresentanza sindacale dei sindacati più combattivi e favorire quelli più accomodanti. Da allora come potete vedere dal grafico c'è stata un'impennatadei morti sul lavoro. Occorre ricordare che l'abolizione dell'articolo 18riguarda solo il settore privato, per il Settore Pubblico tutto rimane comeprima, ma se non passano i Referendum, anche loro possono subire la stessa sorte. E allora cosa fanno anche le grandi aziende del Settore Pubblico vistoche non potevano licenziare gli Statali? Cominciarono  a utilizzare il avoratori in appalto, invece di assumerli come dipendenti diretti, così scaricavano su quello che io chiamo Caporalato (anche) di Stato tutti i lavori più pericolosi e a più basso reddito: nuovi schiavi senza più diritti. Ricordo che le ultime recenti stragi di Brandizzo (ferrovia delloStato), Suviana (Enel) e Calenzano (Eni) sono grandi aziende a partecipazione statale. Poi c'è la strage all'Esselunga di Firenze dove lavoravano ben 49 aziende appaltata. Ma queste aziende che sono Capo Commesse non hanno nessuna responsabilità se per esempio ci sono morti sul lavoro, o non rispettano anche le più elementari misure di Sicurezza le aziende appaltate, SI. Il precariato è un’autentica piaga che colpisce i più deboli ericattabili. Si alla loro abolizione. Quindi è giusto votare Si anche a questoReferendum dove il Capo Commessa diventa responsabile di tutta la catena delsub appalto. Il precariato è un’autentica piaga che colpisce i più deboli ericattabili anche questo aspetto fa aumentare i morti sul lavoro. Si anche a questo quesito. È anche giusto votare Si e dare la cittadinanza italiana a chi già da 5 anni lavora in regola in Italia, dieci anni sono troppi. Ricordo atutti che l'anno scorso il 35% dei morti sui luoghi di lavoro, sotto i 60 anni sono stranieri, che fanno i lavori più umili e pericolosi, non possiamo considerarli e farli considerare diversi, e fare diventare questi lavoratori corpi estranei, per poi ritrovarci come nelle periferie francesi, anche in Italia ci sono le prime avvisaglie. Altra cosa se mi chiedete se occorre l'espulsione immediata per chi commette reati gravi: di delinquenti ne abbiamo già troppi tra gliitaliani e quindi ci vuole l’espulsione immediata per gli stranieri che commettono reati. Volevo dire a che essendo assunto prima del 2015 e che si sente protetto dall’articolo 18, che oltre alla solidarietà per gli altri lavoratori, difende così anche la sua posizione, tra pochi anni, se i Referendum non passeranno, la maggioranza dei lavoratori non avrà più l’articolo 18, eanche loro saranno meno tutelati e guardati come dei privilegiati, Poi se si hanno figli e nipoti occorre cercare di non farli entrare in una giunglalavorativa. In allegato l’andamento dei morti sui luoghi di lavoro dal 2014, l’anno prima dell’introduzione del Jobs Act e l’impennata dei morti anche dopo l’introduzionedegli appalti del Governo Meloni. Carlo Soricellicuratore dell’osservatorio di Bologna morti sul lavoro attivo dal 1° gennaio2008, e artista sociale da oltre 50 anni http://cadutisullavoro.blogspot.it  

Morti sui Luoghi di lavoro nell'intero 2025

Morti sui Luoghi di lavoro nell'intero 2025
intero 2024 Morti sui luoghi di Lavoro nelle Regioni (escluso itinere) in rapporto al numero di abitanti, così come li conta eurostat

Speciale TG1 sui morti sul lavoro 1 dicembre 2024

https://youtu.be/qMAiVFQXRJE?si=-9PsVpF3dsg7dMpT

Grazie a tutta la redazione di Via delle Storie, a Giorgia Cardinaletti, a Giovanna Brausier

Flavio Insinna recita la poesia di Carlo Soricelli "Morti Bianche"

Chiamatele pure morti bianche. Ma non è il bianco dell’innocenza- non è il bianco della purezza- non è il bianco candido di una nevicata in montagna- E’il bianco di un lenzuolo, di mille lenzuoli che ogni anno coprono sguardi fissi nel vuoto- occhi spalancati dal terrore- dalla consapevolezza che la vita sta scappando via. Un attimo eterno che toglie ogni speranza- l’attimo di una caduta da diversi metri- dell’esalazione che toglie l’aria nei polmoni- del trattore senza protezioni che sta schiacciando- dell’impatto sulla strada verso il lavoro- del frastuono dell’esplosione che lacera la carne- di una scarica elettrica che secca il cervello. E’ un bianco che copre le nostre coscienze- e il corpo martoriato di un lavoratore. E’ il bianco di un tramonto livido e nebbioso. di una vita che si spegne lontana dagli affetti. di lacrime e disperazione per chi rimane. Anche quest’anno oltre mille morti- vite coperte da un lenzuolo bianco. Bianco ipocrita che copre sangue rosso- e il nero sporco di una democrazia per pochi. Vite perse per pochi euro al mese- da chi è spesso solo moderno schiavo. Carlo Soricelli

Carlo Soricelli attività artistica

Carlo Soricelli Metalmeccanico in pensione. Pittore-scultore. Soricelli nasce a San Giorgio del Sannio in provincia di Benevento nel 1949, ed all'età di quattro anni si trasferisce a Bologna con la sua famiglia. Nella tarda adolescenza Soricelli comincia a produrre i primi quadri in cui si nota un forte interesse per le problematiche legate all'ecologia ed una grande attrazione nei confronti della natura; lo si vede negli animali che ripropone spesso e negli alberi morenti che assumono sembianze umane. Fin d'allora l'arte di Soricelli è di denuncia nei confronti di una società che sta progredendo alle spese dell'equilibrio ambientale e della giustizia sociale. Nei primi anni Settanta i soggetti delle opere diventano soprattutto figure umane legate al mondo dell'emarginazione, accattoni, raccoglitori di cartone, handicappati, anziani, ma anche lavoratori ed operai che incontra ogni giorno sul posto di lavoro. Nelle sue tele ci scontriamo con visi stanchi ed abbruttiti, solcati dalla sofferenza e dalla solitudine, con corpi pesanti che non hanno niente del bello classico, cromatismi scuri di nero, marrone, blu, mai decorativi. Non c'è speranza, né si allude a qualche possibilità di riscatto, ma troviamo una costante messa in visione di tutto ciò che normalmente siamo portati ad evitare perché disturbante. Questa pittura, che giunge immediata ed essenziale, è spesso associata al filone dell'arte Naïve, quella di grandi come Ligabue, Covili, Ghizzardi. Infatti, a partire dall'84, Soricelli inizia ad esporre alla Rassegna di Arti Naïves ospitata presso il Museo Nazionale "Cesare Zavattini" di Luzzara a Reggio Emilia, dove riceve vari riconoscimenti tra cui il titolo di Maestro d'arte. All'inizio degli anni Ottanta l'artista bolognese realizza le prime opere di scultura, ulteriore ed efficace veicolo espressivo del suo messaggio; è del 1985 “Il Consumista”, scultura emblematica in cui una creatura umana mostruosa, vestita di ritagli di spot e slogan pubblicitari, sta divorando se stesso ed ancora, del 1989, Il Comunicatore, ironica e brutale visione Orwelliana. Già dai primi anni Ottanta Soricelli propone il tema degli angeli e lo elabora a suo modo; l'angelo è l'escluso, prima schiacciato e deformato, ora alleggerito da un paio d'ali che garantiscono una dignitosa speranza, non tanto con l'intento di avvicinare al sovrannaturale, ma al contrario per riportare l'esistenza ad un'unica dimensione Umana. Da vent’anni Soricelli sta lavorando a quella da lui definita Pittura Pranica, che consiste nella visualizzazione dell'energia comune a tutti gli esseri viventi allo scopo di produrre effetti terapeutici per mente e corpo dell’osservatore La prima opera pranica del 1996 Soricelli si ritrae nelle vesti di cavaliere pranico, è stata acquistata dal Museo Zavattini. Soricelli espone dal 1976 con circa una settantina di mostre, tra cui quelle al Palazzo Re Enzo di Bologna nel 1986, alla Festa Nazionale dell'Unità di Reggio Emilia con una personale insieme a Cesare Zavattini nel 1995 e presso Palazzo d'Accursio a Bologna nel 1996. Ha esposto con prestigiose mostre in Francia, Germania, Unione Sovietica, Grecia e Jugoslavia. E' presente in numerose collezioni pubbliche e private ed è presente in diversi musei. Da 15 anni ha aperto a Casa Trogoni di Granaglione, in provincia di Bologna, una casa museo delle sue opere, visitabile al pubblico su appuntamento. Una stanza è stata dedicata alla pittura pranica e qui nel silenzio chi vuole può gratuitamente sottoporsi all’esperimento di autoguarigione attraverso la visione delle opere praniche. Da qualche anno ha ripreso a creare opere che faceva già dagli anni ottanta con materiali di scarto della nostra società, trovati sulle strade come per esempio mozziconi di sigarette e copricerchioni, di fianco a bidoni della spazzatura, macerie di vecchie case ecc. Ha chiamato questo filone d’arte “Rifiutismo”. Nel 1997 ha pubblicato un libro dal titolo “Maruchèin”, con prefazione di Pupi Avati, in cui ha raccontato le sue esperienze di bambino meridionale emigrato al Nord negli anni Cinquanta. Nel 2001 ha pubblicato il suo secondo libro “Il Pitto” con prefazione di Maria Falcone. Il terzo “Pensieri liberi e sfusi”, il quarto “La classe operaia è andata all’inferno”, il quinto ”Terramare” e il sesto “Porta Collina, l’ultima battaglia dei Sanniti”. Il sesto Pensieri Liberi e Sfusi, il settimo un libro di poesie “Canti Aionici”. E' l'ideatore e curatore dell'Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro sito http://cadutisullavoro.blogspot.it/ . Attivo dal 1° gennaio 2008 in ricordo dei sette operai della ThyssenKrupp di Torino morti tragicamente poche settimane prima. E' il primo osservatorio indipendente sulle morti sul lavoro nato in Italia ed è formato solo da volontari diventando punto di riferimento nazionale per chi cerca notizie su queste tragedie.

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venerdì 27 aprile 2012

Il 28 aprile giornata mondiale sulla sicurezza sul lavoro

Il giorno 28 aprile sarà la giornata mondiale della Sicurezza sul Lavoro, un giorno sui cui riflettere e cercare di comprendere, nella sua complessità, il triste fenomeno delle morti per infortunio sul lavoro in Italia. Dal 1 gennaio 2008, dopo la tragedia della Thyssenkrupp di Torino in cui morirono bruciati vivi sette operai, ho dedicato buona parte del mio tempo libero all’Osservatorio Indipendente di Bologna per monitorare i morti sul lavoro in Italia. In poco tempo di raccolta dei dati delle vittime come la loro attività, età, luogo dell’evento, mi sono accorto della disinformazione e del pressapochismo con i quali vengono affrontate queste tragedie da parte di tutti gli organi competenti e dell’informazione. Sul fenomeno ci sono molti luoghi comuni e purtroppo anche tanti interessi economici. Dal mio osservatorio privilegiato posso affermare, documenti alla mano, che non è affatto vero che i morti sul lavoro stanno calando, solo tra il 2008 e il 2009 abbiamo registrato un leggero calo mentre nel 2011 l’aumento è stato dell’11,5% rispetto al 2010 e l’anno scorso sono stati superati sui luoghi di lavoro addirittura i morti del 2008. Nel 2011 sono morti sui luoghi di lavoro oltre 650 lavoratori, più di 1100 aggiungendo quelli deceduti sulle strade e in itinere; 139 agricoltori sono morti schiacciati dal trattore e in questa categoria si supera il 30% di tutti i morti sul lavoro se si considerano anche altre cause di decesso per infortunio. Quando penso a queste morti mi viene una grande rabbia. Basterebbero pochi lavori mirati sulla cabina dei vecchi trattori senza protezioni, che impediscono al guidatore di essere sbalzato fuori in caso di manovra errata, per salvare la maggior parte degli agricoltori. Purtroppo il nostro Parlamento è impegnato in cose ben più importanti della tutela dei propri cittadini. Occorrerebbe anche sottoporre ad una vista medica d’idoneità alla guida ad una certa età: I trattori sono “mostri” che non perdonano il più piccolo errore e il territorio in gran parte collinare del nostro paese con i riflessi poco pronti sono componenti micidiali. Un’altra categoria che paga un prezzo elevatissimo di sangue è l’edilizia. La maggior parte degli edili muore cadendo dall’alto ed a morire sono quasi tutti stranieri o meridionali, anche nei cantieri del centro-nord. Le vittime lavorano in piccole e piccolissime aziende dove è difficile vedere indossare anche il casco. Gli stranieri morti per infortuni sul lavoro sono oltre il 13% del totale. Questi poveri lavoratori spesso non parlano l’italiano e non conoscono neppure le più semplici norme di autotutela. In questo caso occorrerebbe l’obbligo di frequenza a corsi sulla sicurezza e un esame d’idoneità prima di impiegarli in lavori pericolosi. Qualche volta è l’artigiano proprietario dell’impresa a morire per infortunio. Noto spesso, da parte di chi ha altri interessi, il tentativo di scaricare sui lavoratori la responsabilità delle tragedia. Ma il proprietario o il superiore che spesso lavora con la vittima è responsabile della sua integrità fisica ed ha l’obbligo di far indossare le protezioni, pena anche il licenziamento degli inadempienti. Ma ciò, oltre ad avere un costo, rallenta i lavori e quindi si preferisce trascurare l’aspetto della sicurezza per accelerare i lavori e aumentare il margine di guadagno. I morti nelle fabbriche sono intorno al 10% sul totale: anche nell’industria, come nei cantieri, a morire sono soprattutto lavoratori di aziende artigiane, dove il sindacato non è presente. Nei grandi cantieri e nelle fabbriche dove c’è un responsabile della Sicurezza le morti per infortuni si contano sulle dita di una mano, nonostante gli addetti siano milioni. Numerosi sono anche i morti nei servizi all’impresa. Spesso si ha un controllo molto efficace sulla sicurezza tra i dipendenti, ma nessuno tra i lavoratori esterni e gli artigiani chiamati a svolgere lavori di manutenzione. Purtroppo anche quest’anno assistiamo ad un numero elevatissimo di morti, siamo già ad oltre 150 dall’inizio dell’anno solo sui luoghi di lavoro, e oltre 300 contando i decessi sulle strade e in itinere. Le statistiche ufficiali ci dicono che anche il 2011 è stato “migliore” del 2010, con un calo dei morti sul lavoro ripetto al 2010 di oltre il 4%, cosa non vera, anche sui morti sul lavoro si tira la coperta dove fa più comodo. C’è da chiedersi come mai l’Osservatorio Indipendente di Bologna registra molti morti in più, mentre le statistiche ufficiali mediamente il 15% in meno tutti gli anni. Su questo punto occorre fare la massima chiarezza. Il calo dei morti per infortuni sul lavoro registrato dalle statistiche ufficiali, ma non dall’Osseravtorio è sulle strade e in itinere, ma non sui luoghi di lavoro, e questo non per una migliore prevenzione, ma per merito di automobili tecnologicamente più sicure che per fortuna vengono comprate anche dai lavoratori una volta rottamate le vecchie. Questo significa che in realtà i controlli sui posti di lavoro sono diminuiti e i morti aumentati, e che nessuno può esultare per un risultato positivo che non esiste. L’Osservatorio Indipendente di Bologna segnala come morti sul lavoro tutti i lavoratori che muoiono mentre lavorano, indipendentemente da chi sono, dal lavoro che svolgono e dalla loro posizione assicurativa. L’INAIL probabilmente considera morti sul lavoro solo i suoi assicurati: non sono assicurati all’INAIL i tantissimi agricoltori che muoiono in tarda età e già pensionati che rimangono schiacciati dal trattore, chi lavora in nero, i militari ecc. Non sono inseriti tra le vittime i contenziosi, fino alla conclusione del processo che quasi sempre dura anni. In pratica noi registriamo tutti gli anni oltre un centinaio di morti sui luoghi di lavoro in più. I morti sul lavoro in “nero” meritano un approfondimento particolare, spesso sono lavoratori sfruttati da terzi. Qualche volta ci sono anche tentativi di far passare l’infortunio mortale come una disgrazia avvenuta altrove. Ma in diversi casi sono la faciloneria e l’improvvisazione le causa della morte di tanti che lavorano in “nero”. Ad esempio spesso accade che si chiamino parenti, amici e conoscenti “esperti” per fare lavori di potatura di alberi che poi travolgono i malcapitati, oppure ci si improvvisa muratori e si cade dai tetti, oppure guidando trattori come già evidenziato in precedenza, e si potrebbe continuare con innumerevoli altre situazioni. Chi commissiona questi lavori non si rende conto delle gravissime conseguenze a cui va incontro in caso d'infortunio mortale. Come si evince il fenomeno è molto complesso e con molte sfaccettature. Tra pochi giorni ci sarà il 1° maggio, il giorno di festa dei Lavoratori, ma credo che ci sia poco da festeggiare. Un governo classista, non eletto dai cittadini, appoggiato da partiti di destra, di centro e di sinistra, ha preso misure a senso unico per risanare il paese: è stata bloccata la contingenza sulle pensioni superiori a 100 euro, stravolta la normativa sull’Articolo 18 che rende più facili i licenziamenti senza giusta causa, reintrodotta una tassa sulla prima casa e triplicata quella per le seconde, una tassa che non distingue tra chi possiede una casetta di montagna ereditata dai genitori e chi ha decine d’appartamenti in affitto e che scaricherà l’aumento sugli inquilini. Per il 10% degli italiani che hanno visto aumentare la ricchezza a dismisura in questi ultimi anni non è stata introdotta nessuna patrimoniale. Ma la misura che più fa arrabbiare è il notevole allungamento dell’età per avere i requisiti per andare in pensione, non facendo nessuna distinzione tra chi svolge lavori faticosi e pericolosi e chi lavora con un computer. Lavorare fino a 65 anni ed oltre, con riflessi poco pronti e non in perfetto stato di salute, nelle fonderie, nelle officine, sui tetti o alla guida di un trattore provocherà un forte aumento delle morti sul lavoro e questo accadrà con la colpevole complicità di quasi tutti i nostri parlamentari. Carlo Soricelli metalmeccanico in pensione e curatore dell’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro.

2 commenti:

  1. Gent.le Carlo ,

    sono pienamente daccordo con tutto quello che hai scritto , e spero vivamente che la gente che ogni giorno lavora legga il tuo blog ,si informi e si formi sulla sicurezza sul lavoro perchè solo cosi può rendersi conto del declino d'interesse che il presente governo ha nei confronti della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, raggiungendo cosi la consapevolezza che non si può rischiare la vita per lavorare.

    un forte incoraggiamento per il tuo lavoro.

    Saluti
    Un tuo assiduo lettore

    RispondiElimina
  2. Grazie, purtroppo anche oggi 1 maggio, il giorno più caro ai lavoratori è morto un povero operaio cadendo da un'impalcatura

    RispondiElimina


Una poesia in memoria dei sette lavoratori della Thyssenkrupp
morti nel 2007 a Torino scritta due giorni questa tragedia

Il cuore rimasto in Fabbrica
anche adesso che ho raggiunto la pensione
Sognavamo il cielo ma da decenni è sempre più lontano
Il silenzio e la solitudine circondano la mia Fabbrica
e tutte le fabbriche d'Italia
La classe operaia non è più centrale
e il paradiso è diventato inferno
di fiamme di fuoco e d'olio bruciato
di operai sfiniti che fanno notizia solo quando diventano torce umane
Operai sfruttati come non è successo mai
Il silenzio e la solitudine circondano la mia Fabbrica
e tutte le fabbriche d'Italia
Anche il nostro bravo Presidente
urla instancabile le morti sul lavoro
ma anche le sue sono urla impotenti
Addio Compagni di fatica, di sogni e d'ideali
Bagnati dalle nostre lacrime riposate in pace.

Carlo Soricelli intervistato dalla trasmissione num3ri su Rai2

via delle storie, l'intervista che mi fece questa primavera la redazione RAI di Via delle Storie, al

https://youtu.be/9cJbdjQQ7YQhttps://www.raiplay.it/video/2022/05/Via-Delle-Storie-Carlo-Soricelli-l-artista-delle-morti-infinite-sul-lavoro-0cd0bfa2-df0a-4fbc-b70a-3bdba7d7ca51.html

Le verità scomode sulle morti per infortunio sul lavoro

Le verità scomode sulle morti per infortunio sul lavoro

Anche tu, indipendentemente dal lavoro che svolgi corri seri pericoli

1) Da quando il 1° gennaio 2008 è stato aperto l’Osservatorio Indipendente di Bologna le morti per infortunio sul lavoro non sono mai calate se si prendono in considerazione tutte le morti sul lavoro e non solo gli assicurati INAIL, istituto che monitora solo i propri assicurati

2) In base a questi presunti cali inesistenti e diffusi dalla stampa, dal potere politico e economico in Parlamento si sono fatte leggi per alleggerire le normative sulla sicurezza

3) Almeno un terzo dei morti sul lavoro sfuggono a qualsiasi statistica

4) In questi dieci anni sono morti per infortunio sul lavoro oltre 13.000 lavoratori se si prendono in considerazione tutti, comprensivi dei morti sulle strade e in itinere

5) Ogni anno oltre la metà dei morti sul lavoro sono sulle strade e in itinere (itinere significa mentre si va e si torna dal lavoro). La mancata conoscenza delle normative specifiche sull’itinere è spesso una trappola che impedisce il riconoscimento dell’infortunio, anche mortale e questo vale per tutti i lavoratori indipendentemente il lavoro che svolgono. Tutti si spostano da casa verso e al ritorno dal lavoro

6) Sui luoghi di lavoro in questi dieci anni sono morti oltre 7000 lavoratori (esclusi i morti sulle strade e in itinere)

7) Le donne muoiono relativamente poco sui luoghi di lavoro, ma tantissime perdono la vita in itinere. Sono dovute alla stanchezza per il doppio lavoro che svolgono tra casa e lavoro che ne riduce la prontezza dei riflessi

8) Oltre il 30% dei morti sui luoghi di lavoro ha più di 60 anni

9) La Legge Fornero ha fatto aumentare le morti sul lavoro tra gli ultra sessantenni che non hanno più i riflessi pronti e buona salute per svolgere lavori pericolosi.

10) Il jobs act che ha abolito di fatto l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori fa aumentare le morti sul lavoro per l’impossibilità di rifiutarsi di svolgere lavori pericolosi. Prova ne è che la stragrande maggioranza di chi muore per infortunio lavora in aziende che non hanno la copertura dell’articolo 18, di rappresentanza sindacale e di un responsabile della Sicurezza. L’articolo 18 abolito dal jobs acts recitava che non si può licenziare senza Giusta Causa e Giustificato Motivo.

11) Moltissime sono le morti tra artigiani e partite iva individuali e in nero e grigio.

12) E’ l’agricoltura la categoria più a rischio: mediamente supera ogni anno il 30% delle morti sui luoghi di lavoro di tutte le categorie e tra gli agricoltori

13) Un morto si cinque sui luoghi di lavoro ogni anno è provocato dal trattore, ne sono morti in questi dieci anni almeno 1000 mentre guidavano questo mezzo, oltre 400 sono i morti accertati dall’Osservatorio provocati dal ribaltamento del trattore in questi ultimi tre anni.

14) L’edilizia ha mediamente il 20% di tutte le morti sui luoghi di lavoro. Le cadute dall’alto sono un’autentica piaga in questa categorie. In tanti muoiono lavorando in nero in edilizia e in aziende del subappalto.

15) In questi dieci anni non si è fatto niente per arginare questa piaga, il Parlamento ha ignorato le morti di tanti lavoratori e questo per il semplice fatto che il lavoro dipendente e gli artigiani non hanno nessuna rappresentanza di fatto nelle due Camere.

16) Se non vuoi morire lavorando occupati in prima persona della tua sicurezza personale e rifiutati di svolgere lavori pericolosi e denuncia chi ti obbliga a farlo, e se non ne hai la forza di opporti lascia una memoria scritta ai tuoi familiari che potranno un domani denunciare queste autentiche violenze.

L'Osservatorio a Storie Vere di RAI 1

Quando il lavoro uccide?