Spaventoso aumento del 22% a ottobre 2025 rispetto a ottobre 2024 124 morti sui luoghi di lavoro nell’ottobre 2025 (senza itinere 97 morti sui luoghi di lavoro nell’ottobre 2024 (senza itinere) Nei primi 10 mesi del 2025 sono stati 888 i morti sui luoghi di lavoro, l’ultimo ieri è stato un poliziotto morto in un incidente, un morto che sparirà dalle statistiche avendo un’assicurazione delle Forze Armate, erano il 31 ottobre del 2024 877, un piccolo aumento dell’1,2%, ma ricordo che il 2024 è stato l’anno piuù nefasto quando ho aperto l’Osservatorio il 1° gennaio 2008 La guerra del lavoro dal 1° gennaio al 31 ottobre 2025 Dall’inizio del 2025, ogni 24 ore muoiono più di quattro lavoratori, compresi sabati e domeniche. Alla sera del 31 ottobre 2025, sono stati 1.260 i lavoratori morti (dato parziale), compresi i decessi in itinere e quelli per Karoshi — parola giapponese che significa “morte per superlavoro”. Tra loro figurano anche dirigenti, impiegati, medici, infermieri, camionisti, spesso stroncati da infarti o malori improvvisi. Impressionante il numero di camionisti trovati morti nei parcheggi autostradali o con il camion accostato ai bordi della strada, talvolta dopo aver causato incidenti che coinvolgono altri automobilisti. Dei 1.259 morti, 888 sono deceduti sui luoghi di lavoro (esclusi i morti in itinere). CHI VI PARLA DI CALI O DI STABILITÀ NEL NUMERO DELLE MORTI VI MENTE SAPENDO DI MENTIRE, perché una parte consistente di queste vittime viene esclusa dalle statistiche ufficiali, con la scusa che “non sono di competenza INAIL”. Un dato agghiacciante: • 143 lavoratori morti avevano tra 61 e 69 anni. • 189 avevano più di 70 anni. Insieme rappresentano il 37% delle morti sui luoghi di lavoro. Una statistica che fa paura a chi conserva ancora un minimo di umanità. Non temo smentite e sono disponibile a un confronto con chi contesta il mio monitoraggio. Ma vigliaccamente nessuno lo fa, perché sanno che non racconto frottole: chi lo fa nasconde solo la mano assassina. Leggi come il Jobs Act e gli appalti a cascata sono tra i principali responsabili di questo incremento di morti. Nell’edilizia, i decessi sono aumentati del 15% dopo l’introduzione della legge Salvini del 2023 chimata appalti a cascata, una norma disumana. Molti perdono il lavoro in tarda età, e con il continuo allungamento dell’età pensionabile — che questo ministro promette di abolire a ogni elezione, per poi dimenticarsene una volta presa la poltrona — si trovano costretti a lavorare fino allo stremo. Non fare distinzioni tra chi svolge lavori pericolosi e chi no in tarda età è stato criminale: non si può pretendere che un anziano, con riflessi rallentati, vista e udito calati, acciacchi e stanchezza, lavori su macchinari e mezzi pericolosi per se e gli altri come nell’autotrasporto, dove quest’anno sono morti già 110 autotrasportatori. Le donne muoiono numerosissime in itinere, spesso per la fretta e la stanchezza. Le ultime due in questi giorni: sono Mariarosa Cavò (nella foto allegata e Marina Caldarus, la prima all’alba è morta solo due giorni fa fa mentre si recava all’alba al lavoro in un bar, la seconda si è scontrata con una corriera. Sono più di 100 le donne che muoiono sul lavoro ogni anno, soprattutto in itinere. Allucinante registrare anche quest’anno 129 agricoltori schiacciati dal trattore e non sentire neppure una parola dal Ministro dell’Agricoltura Lollobrigida in allegato l’opera “sotta a chi tocca” Come non restare colpiti dalla storia di Mounir Dhayba, immigrato morto dopo oltre due anni di coma irreversibile. Il giorno della tragedia, Dhayba era stato colpito alla testa durante l’estrazione di minerale con esplosivo: un masso aveva spaccato il casco, facendolo entrare in coma. Tra i lavoratori sotto i 60 anni, il 30% delle vittime sui luoghi di lavoro sono stranieri. In allegato, trovate le tabelle aggiornate con la situazione reale nelle regioni e province italiane, senza trucchi né colori. Le cause politiche e normative dell'aumento dei morti sul lavoro • Jobs Act: dall’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori (2015), l’aumento dei morti sul lavoro è stato del 43%. • Appalti a cascata: la legge voluta dal ministro Salvini, entrata in vigore nel giugno 2023, ha causato un ulteriore aumento del 15% dei decessi, soprattutto in edilizia e anche negli appalti pubblici. Le grandi tragedie recenti • Brandizzo (Ferrovie dello Stato) • Suviana (Enel) • Calenzano (ENI) • Esselunga di Firenze (16 febbraio 2024): 5 operai morti in un cantiere con 49 aziende subappaltatrici. Alcuni dati allarmanti • Il 32% delle vittime è costituito da lavoratori stranieri regolari. A loro andrebbe riconosciuta la cittadinanza italiana dopo 5 anni, non ai clandestini come hanno sostenuto certi “disertori delle urne” e i partiti degli stranieri “brutti e cattivi” che muoiono al posto nostro facendo i lavori più umili e pericolosi. • Molti lavoratori del Sud Italia muoiono in trasferta in altre regioni. • Le donne muoiono meno sui luoghi di lavoro, ma quasi quanto gli uomini in itinere in rapporto al numero degli addetti , spesso a causa di fretta e stanchezza nel conciliare lavoro e famiglia. Proposte per la sicurezza e l’equità sociale • Introdurre per legge la flessibilità in entrata e uscita dal lavoro, per tutelare la salute psico-fisica, in particolare delle madri lavoratrici. • Contrastare il crollo della natalità, che è in buona parte causato dal “martirio” quotidiano delle donne con figli che lavorano. • Lo Stato e gli enti locali dovrebbero riservare parte dei posti di lavoro alle donne con figli, come misura concreta di sostegno alla genitorialità. Carlo Soricelli Curatore dell’Osservatorio Nazionale di Bologna Morti sul Lavoro http://cadutisullavoro.blogspot.it Osservatorio di Bologna morti sul lavoro http://cadutisullavoro.blogspot.it Aperto il 1° gennaio 2008 a seguito della strage della Thyssenkrupp di Torino Il primo osservatorio nato in Italia (e ancora l’unico) che monitora e registra tutti i morti sul lavoro in Italia anche quelli che non dispongono di un’Assicurazione (morti in nero) o che ne hanno una diversa da INAIL Una voce fuori dal coro minimalista su queste tragedie NOTA BENE I MORTI IN ITINERE VENGONO AGGIORNATI OGNI TANTO MENTRE I MORTI SUI LUOGHI DI LAVORO OGNI GIORNO La guerra del lavoro Report morti sul lavoro dal 1° gennaio al 30ottobre MORTI I SUI LUOGHI DI LAVORO NELLE REGIONI E PROVINCE (itinere parziale). N.B i morti sono segnalati nelle Province e Regioni dove c’è stata la tragedia e non in quella di residenza della vittima: sono centinaia i morti in province e regioni diverse da quelle di residenza, a carico della Regione (provincia no) ci sono anche gli autotrasportatori morti in autostrada LOMBARDIA 100 sui luoghi di lavoro 138 con itinere Milano 20 Bergamo 15 Brescia 21 Como 8 Cremona 6 Lecco 1 Lodi 4 Mantova 7 Monza Brianza 7 Pavia 4 Sondrio 4 Varese 4 VENETO 87 sui luoghi di lavoro con itinere 112 Venezia 13 Belluno 7 Padova 12 Rovigo 7 Treviso 12 Verona 9 Vicenza 16 CAMPANIA 83 sui luoghi di lavoro 108 con itinere Napoli 27 Avellino 3 Benevento 9 Caserta 23 Salerno 18 EMILIA ROMAGNA 73 sui luoghi di lavoro diventano 95 con itinere Bologna 10 Piacenza 9 Parma 6 Reggio Emilia 12 Modena 7 Ferrara 4 Forlì Cesena 6 Ravenna 7 Rimini 5 TOSCANA 58 sui luoghi di lavoro 73 con itinere Firenze 9 Arezzo 7 Grosseto 3 Livorno 4 Lucca 6 Massa Carrara 5 Pisa 6 Pistoia 7 Siena 3 Prato 1 SICILIA 61 sui luoghi di lavoro con l’itinere 79 Palermo 18 Agrigento 8 Caltanissetta 4 Catania 10 Enna 1 Ragusa 5 Siracusa 6 Trapani 3‎ Messina 4 PUGLIA  63 sui luoghi di lavoro con itinere 82 Bari 18 BAT 6 Brindisi 12 Foggia 9 Lecce 9T aranto 6 ABRUZZO 36 sui luoghi di lavoro 47 con itinere L'Aquila 6 Chieti 10 Pescara 5 Teramo 12 PIEMONTE 45 sui luoghi di lavoro che diventano 59 con l’itinere Torino 17 Alessandria 5 Asti 1 Biella 4 Cuneo 9 Novara 3 Verbano-Cusio-Ossola 2 Vercelli LAZIO 61 sui luoghi di lavoro con itinere 87 Roma 33 Viterbo Frosinone 12 Latina 6 Rieti 4 LIGURIA 34 sui luoghi di lavoro 46 con itinere Genova 10 Imperia 8 La Spezia 4 Savona 10 TRENTINO ALTO ADIGE 22 sui luoghi di lavoro 28 con itinere Bolzano 9 Trento 11 UMBRIA sui luoghi di lavoro 13 con itinere 17 Perugia 9 Terni 1 SARDEGNA 20 sui luoghi di lavoro con itinere 29 Cagliari 4 Sud Sardegna 3 Nuoro 4 Oristano 2 Sassari 7 CALABRIA 26 sui luoghi di lavoro 40 con itinere Catanzaro 7 Cosenza 11 Crotone Reggio Calabria 5 Vibo Valentia 3 MARCHE 27 sui luoghi di lavoro con itinere 40 Ancona 6 Macerata 6 Fermo 2 Pesaro-Urbino 2 Ascoli Piceno 8 FRIULI VENEZIA GIULIA 18 si sui luoghi di lavoro con itinere 26 Pordenone 8 Triste 2 Udine 7 Gorizia BASILICATA 11 sui luoghi di lavoro con itinere 15 Potenza 6 Matera 5   Molise totali sui luoghi di lavoro 4 con itinere 5 Campobasso 3 Isernia 1  VALLE D’AOSTA  totali sui luoghi di lavoro 3 129 gli schiacciati dal trattore e alcuni altri mezzi agricoli nel 2024 sono stati 143 110 gli autotrasportatori e autotrasportatrici 104 morti di Karoschi (di fatica per stress e eccessivo lavoro) 70 i morti in infortuni domestici soprattutto per scoppi e incendi in casa coni persone sole 17 potatura alberi il 37,5% sono ultra sessantenni Gli stranieri sotto i 65 anni sui luoghi di lavoro, tra pochi anni saranno la maggioranza LA STIMA DEI LAVORATORI NON ASSICURATI INAIL ammonta complessivamente a circa 4,0 milioni, di cui (dati espressi in migliaia di addetti): Forze armate 179 Forze di polizia 307 Corpo nazionale dei vigili del fuoco 42 Dirigenti e impiegati dell’agricoltura 38 Giornalisti 42 Amministratori locali eletti 129 Personale di volo (iscritto alla Gente dell’Aria)1 12 Volontari della Croce Rossa Italiana 170 Liberi professionisti (compresi medici e infermieri) 1.300 Commercianti titolari di impresa 1.700 Medici di medicina generale o di famiglia e medici Guardie mediche

Speciale TG1 sui morti sul lavoro 1 dicembre 2024

https://youtu.be/qMAiVFQXRJE?si=-9PsVpF3dsg7dMpT

Grazie a tutta la redazione di Via delle Storie, a Giorgia Cardinaletti, a Giovanna Brausier

Flavio Insinna recita la poesia di Carlo Soricelli "Morti Bianche"

Chiamatele pure morti bianche. Ma non è il bianco dell’innocenza- non è il bianco della purezza- non è il bianco candido di una nevicata in montagna- E’il bianco di un lenzuolo, di mille lenzuoli che ogni anno coprono sguardi fissi nel vuoto- occhi spalancati dal terrore- dalla consapevolezza che la vita sta scappando via. Un attimo eterno che toglie ogni speranza- l’attimo di una caduta da diversi metri- dell’esalazione che toglie l’aria nei polmoni- del trattore senza protezioni che sta schiacciando- dell’impatto sulla strada verso il lavoro- del frastuono dell’esplosione che lacera la carne- di una scarica elettrica che secca il cervello. E’ un bianco che copre le nostre coscienze- e il corpo martoriato di un lavoratore. E’ il bianco di un tramonto livido e nebbioso. di una vita che si spegne lontana dagli affetti. di lacrime e disperazione per chi rimane. Anche quest’anno oltre mille morti- vite coperte da un lenzuolo bianco. Bianco ipocrita che copre sangue rosso- e il nero sporco di una democrazia per pochi. Vite perse per pochi euro al mese- da chi è spesso solo moderno schiavo. Carlo Soricelli

Carlo Soricelli attività artistica

Carlo Soricelli Metalmeccanico in pensione. Pittore-scultore. Soricelli nasce a San Giorgio del Sannio in provincia di Benevento nel 1949, ed all'età di quattro anni si trasferisce a Bologna con la sua famiglia. Nella tarda adolescenza Soricelli comincia a produrre i primi quadri in cui si nota un forte interesse per le problematiche legate all'ecologia ed una grande attrazione nei confronti della natura; lo si vede negli animali che ripropone spesso e negli alberi morenti che assumono sembianze umane. Fin d'allora l'arte di Soricelli è di denuncia nei confronti di una società che sta progredendo alle spese dell'equilibrio ambientale e della giustizia sociale. Nei primi anni Settanta i soggetti delle opere diventano soprattutto figure umane legate al mondo dell'emarginazione, accattoni, raccoglitori di cartone, handicappati, anziani, ma anche lavoratori ed operai che incontra ogni giorno sul posto di lavoro. Nelle sue tele ci scontriamo con visi stanchi ed abbruttiti, solcati dalla sofferenza e dalla solitudine, con corpi pesanti che non hanno niente del bello classico, cromatismi scuri di nero, marrone, blu, mai decorativi. Non c'è speranza, né si allude a qualche possibilità di riscatto, ma troviamo una costante messa in visione di tutto ciò che normalmente siamo portati ad evitare perché disturbante. Questa pittura, che giunge immediata ed essenziale, è spesso associata al filone dell'arte Naïve, quella di grandi come Ligabue, Covili, Ghizzardi. Infatti, a partire dall'84, Soricelli inizia ad esporre alla Rassegna di Arti Naïves ospitata presso il Museo Nazionale "Cesare Zavattini" di Luzzara a Reggio Emilia, dove riceve vari riconoscimenti tra cui il titolo di Maestro d'arte. All'inizio degli anni Ottanta l'artista bolognese realizza le prime opere di scultura, ulteriore ed efficace veicolo espressivo del suo messaggio; è del 1985 “Il Consumista”, scultura emblematica in cui una creatura umana mostruosa, vestita di ritagli di spot e slogan pubblicitari, sta divorando se stesso ed ancora, del 1989, Il Comunicatore, ironica e brutale visione Orwelliana. Già dai primi anni Ottanta Soricelli propone il tema degli angeli e lo elabora a suo modo; l'angelo è l'escluso, prima schiacciato e deformato, ora alleggerito da un paio d'ali che garantiscono una dignitosa speranza, non tanto con l'intento di avvicinare al sovrannaturale, ma al contrario per riportare l'esistenza ad un'unica dimensione Umana. Da vent’anni Soricelli sta lavorando a quella da lui definita Pittura Pranica, che consiste nella visualizzazione dell'energia comune a tutti gli esseri viventi allo scopo di produrre effetti terapeutici per mente e corpo dell’osservatore La prima opera pranica del 1996 Soricelli si ritrae nelle vesti di cavaliere pranico, è stata acquistata dal Museo Zavattini. Soricelli espone dal 1976 con circa una settantina di mostre, tra cui quelle al Palazzo Re Enzo di Bologna nel 1986, alla Festa Nazionale dell'Unità di Reggio Emilia con una personale insieme a Cesare Zavattini nel 1995 e presso Palazzo d'Accursio a Bologna nel 1996. Ha esposto con prestigiose mostre in Francia, Germania, Unione Sovietica, Grecia e Jugoslavia. E' presente in numerose collezioni pubbliche e private ed è presente in diversi musei. Da 15 anni ha aperto a Casa Trogoni di Granaglione, in provincia di Bologna, una casa museo delle sue opere, visitabile al pubblico su appuntamento. Una stanza è stata dedicata alla pittura pranica e qui nel silenzio chi vuole può gratuitamente sottoporsi all’esperimento di autoguarigione attraverso la visione delle opere praniche. Da qualche anno ha ripreso a creare opere che faceva già dagli anni ottanta con materiali di scarto della nostra società, trovati sulle strade come per esempio mozziconi di sigarette e copricerchioni, di fianco a bidoni della spazzatura, macerie di vecchie case ecc. Ha chiamato questo filone d’arte “Rifiutismo”. Nel 1997 ha pubblicato un libro dal titolo “Maruchèin”, con prefazione di Pupi Avati, in cui ha raccontato le sue esperienze di bambino meridionale emigrato al Nord negli anni Cinquanta. Nel 2001 ha pubblicato il suo secondo libro “Il Pitto” con prefazione di Maria Falcone. Il terzo “Pensieri liberi e sfusi”, il quarto “La classe operaia è andata all’inferno”, il quinto ”Terramare” e il sesto “Porta Collina, l’ultima battaglia dei Sanniti”. Il sesto Pensieri Liberi e Sfusi, il settimo un libro di poesie “Canti Aionici”. E' l'ideatore e curatore dell'Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro sito http://cadutisullavoro.blogspot.it/ . Attivo dal 1° gennaio 2008 in ricordo dei sette operai della ThyssenKrupp di Torino morti tragicamente poche settimane prima. E' il primo osservatorio indipendente sulle morti sul lavoro nato in Italia ed è formato solo da volontari diventando punto di riferimento nazionale per chi cerca notizie su queste tragedie.

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venerdì 14 dicembre 2012

Di Vincenzo Luccarelli Bilancio dei morti sul lavoro da gennaio a novembre 2012

Pubblicato il 14 dic 2012 da Vincenzo Lucarelli Il quadro che si prospetta attraverso la lettura dei dati relativi ai morti sul lavoro nei primi undici mesi di quest’anno (forniti dallo specifico Osservatorio Indipendente di Bologna), evidenzia una situazione non ancora esaustiva, complessivamente parlando. Per il fatto che, da gennaio a novembre gli infortuni sul lavoro sono stati 587, mentre quelli in itinere 513. A cui andrebbero aggiunti 3860 incidenti sulle strade e quelli, non ancora identificati, nell’ ambiente domestico. Tuttavia, il lavoro dell’Osservatorio di Bologna, come sempre, è utile. Persino prezioso, perché al dato numerico di 587 + 513 si somma il raffronto con gli abitanti, con le regioni e le categorie esaminati. Financo con alcune significative percentuali di accadimento, da cui salta fuori, per esempio, che il 35,5% delle vittime documentate appartengono all’agricoltura per cause prevalenti addebitate allo schiacciamento nell’uso dei trattori. Segue l’edilizia, con il 28,4% sul totale, con cadute dall’alto delle impalcature. Mentre, l’industria vera e propria registra una percentuale pari all’11,8%, a cui ha concorso il terremoto dell’Emilia Romagna. I servizi, invece, non sono andati al di là del 5,8%. Altri, come il settore dell’autotrasporto nel suo insieme si attesta al 6,6%. Per conto suo (visto l’impiego bellico all’estero) và l’Esercito con il 2,7%. E, come elemento non proprio di curiosità, il 3% dei morti sul lavoro è appannaggio degli stranieri, inclusi i lavoratori extra-comunitari. Quanto all’età delle vittime, il 4,9% denuncia meno di 29 anni. Il 14,1% è riservato alla fascia di età tra 30 e 39 anni, il 24,48% tra 40 e 49 anni. Mentre dai 50 ai 59 anni la percentuale si ferma al 15,7%, per salire al 45% tra i 60 e i 69 anni e, oltre i 70 anni, si ferma al 12,8%. Nella classifica delle regioni a rischio infortuni sul lavoro, i primi posti sono occupati dal Trentino Alto Adige, dall’Abruzzo, dalla Val d’Aosta, dalla Calabria e dall’Emilia Romagna. Lazio, Puglia e Campania chiudono la classifica. Se questo è quanto viene specificato nella sua analisi da Carlo Soricelli (Curatore dell’Osservatorio Indipendente di Bologna) nel merito del rapporto tra morti e popolazione residente, una considerazione, niente affatto estemporanea, sorge spontanea. Ossia che lavoro e salute, in una situazione economica come l’attuale, non collimano alla luce del fallimento fin qui registrato dagli indicatori di ripresa e sviluppo. A cui si relazionano tempi troppo poco ordinari. Non a caso, dopo un’emergenza finanziaria e occupazionale che si trascina da oltre 4 anni, la turbolenza inesausta ha finito per legarsi alle inquietudini prevalenti nella società italiana. Fino a ritardare l’uscita dal tunnel, più volte evocata recentemente in sede internazionale e nazionale. Stando così le cose, la prevenzione diventa ipotetica, perché da una parte si continua a morire di lavoro e, dall’altra, si muore anche per assenza di lavoro. Emblematico, a riguardo, il binomio tra salute e lavoro, così come è saltato fuori di recente a proposito del caso ILVA di Taranto. Infatti, (come sottolinea il Corriere della Sera a pagina 32 del 3 dicembre 2012) “chi aveva salutato l’istallazione del maggior complesso siderurgico europeo, vede ora un contesto stravolto nel suo tessuto sociale”. Qui, prosegue il Corriere della Sera, “la siderurgia ha rubato la manodopera alla campagna, alla pesca, alle botteghe artigiane e, di fatto, ha lasciato sul territorio veleni, diossina, polveri ed acidi”. Per non parlare “della tromba d’aria dei giorni scorsi, quasi che gli Dei abbiamo voltato per sempre le spalle ai tarantini”. Detto questo, che fare? Ovviamente, non c’è da stare allegri anche se bisogna rimboccarsi le maniche e tentare una conciliazione con l’inconciliabile, laddove taluni protagonisti e attori della vicenda (senza escludere i politici e i governanti di ieri e di oggi) hanno accumulato molti torti e poche ragioni da vendere. Incluse le disillusioni prodotte dal vivere quotidiano di un mondo che si pensava perfetto. Come se la scienza contemporanea da sola avesse trovato il modo di realizzare un desiderio che “l’umanità (Corsera 25/9/2012) coltiva da millenni”. Rappresentata “dall’eliminazione dell’incertezza e del rischio per le nostre vite”. Che “fanno parte come un tutt’uno con l’esistenza umana”. D’altra parte, dall’epistolario tra lettori e giornali, emerge che “lavoro vivo e lavoro morto, distinguevano gli studiosi della condizione operaia”. “Lavoro vivo quello degli uomini per la fatica che affrontavano, lavoro morto quello delle macchine e degli opifici”. Condizione, quindi, contraddittoria tra lavoro e salute, quasi una catena moderna, che blocca ogni iniziativa di prevenzione, di risanamento ambientale e di ripresa produttiva.

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Una poesia in memoria dei sette lavoratori della Thyssenkrupp
morti nel 2007 a Torino scritta due giorni questa tragedia

Il cuore rimasto in Fabbrica
anche adesso che ho raggiunto la pensione
Sognavamo il cielo ma da decenni è sempre più lontano
Il silenzio e la solitudine circondano la mia Fabbrica
e tutte le fabbriche d'Italia
La classe operaia non è più centrale
e il paradiso è diventato inferno
di fiamme di fuoco e d'olio bruciato
di operai sfiniti che fanno notizia solo quando diventano torce umane
Operai sfruttati come non è successo mai
Il silenzio e la solitudine circondano la mia Fabbrica
e tutte le fabbriche d'Italia
Anche il nostro bravo Presidente
urla instancabile le morti sul lavoro
ma anche le sue sono urla impotenti
Addio Compagni di fatica, di sogni e d'ideali
Bagnati dalle nostre lacrime riposate in pace.

Carlo Soricelli intervistato dalla trasmissione num3ri su Rai2

via delle storie, l'intervista che mi fece questa primavera la redazione RAI di Via delle Storie, al

https://youtu.be/9cJbdjQQ7YQhttps://www.raiplay.it/video/2022/05/Via-Delle-Storie-Carlo-Soricelli-l-artista-delle-morti-infinite-sul-lavoro-0cd0bfa2-df0a-4fbc-b70a-3bdba7d7ca51.html

Le verità scomode sulle morti per infortunio sul lavoro

Le verità scomode sulle morti per infortunio sul lavoro

Anche tu, indipendentemente dal lavoro che svolgi corri seri pericoli

1) Da quando il 1° gennaio 2008 è stato aperto l’Osservatorio Indipendente di Bologna le morti per infortunio sul lavoro non sono mai calate se si prendono in considerazione tutte le morti sul lavoro e non solo gli assicurati INAIL, istituto che monitora solo i propri assicurati

2) In base a questi presunti cali inesistenti e diffusi dalla stampa, dal potere politico e economico in Parlamento si sono fatte leggi per alleggerire le normative sulla sicurezza

3) Almeno un terzo dei morti sul lavoro sfuggono a qualsiasi statistica

4) In questi dieci anni sono morti per infortunio sul lavoro oltre 13.000 lavoratori se si prendono in considerazione tutti, comprensivi dei morti sulle strade e in itinere

5) Ogni anno oltre la metà dei morti sul lavoro sono sulle strade e in itinere (itinere significa mentre si va e si torna dal lavoro). La mancata conoscenza delle normative specifiche sull’itinere è spesso una trappola che impedisce il riconoscimento dell’infortunio, anche mortale e questo vale per tutti i lavoratori indipendentemente il lavoro che svolgono. Tutti si spostano da casa verso e al ritorno dal lavoro

6) Sui luoghi di lavoro in questi dieci anni sono morti oltre 7000 lavoratori (esclusi i morti sulle strade e in itinere)

7) Le donne muoiono relativamente poco sui luoghi di lavoro, ma tantissime perdono la vita in itinere. Sono dovute alla stanchezza per il doppio lavoro che svolgono tra casa e lavoro che ne riduce la prontezza dei riflessi

8) Oltre il 30% dei morti sui luoghi di lavoro ha più di 60 anni

9) La Legge Fornero ha fatto aumentare le morti sul lavoro tra gli ultra sessantenni che non hanno più i riflessi pronti e buona salute per svolgere lavori pericolosi.

10) Il jobs act che ha abolito di fatto l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori fa aumentare le morti sul lavoro per l’impossibilità di rifiutarsi di svolgere lavori pericolosi. Prova ne è che la stragrande maggioranza di chi muore per infortunio lavora in aziende che non hanno la copertura dell’articolo 18, di rappresentanza sindacale e di un responsabile della Sicurezza. L’articolo 18 abolito dal jobs acts recitava che non si può licenziare senza Giusta Causa e Giustificato Motivo.

11) Moltissime sono le morti tra artigiani e partite iva individuali e in nero e grigio.

12) E’ l’agricoltura la categoria più a rischio: mediamente supera ogni anno il 30% delle morti sui luoghi di lavoro di tutte le categorie e tra gli agricoltori

13) Un morto si cinque sui luoghi di lavoro ogni anno è provocato dal trattore, ne sono morti in questi dieci anni almeno 1000 mentre guidavano questo mezzo, oltre 400 sono i morti accertati dall’Osservatorio provocati dal ribaltamento del trattore in questi ultimi tre anni.

14) L’edilizia ha mediamente il 20% di tutte le morti sui luoghi di lavoro. Le cadute dall’alto sono un’autentica piaga in questa categorie. In tanti muoiono lavorando in nero in edilizia e in aziende del subappalto.

15) In questi dieci anni non si è fatto niente per arginare questa piaga, il Parlamento ha ignorato le morti di tanti lavoratori e questo per il semplice fatto che il lavoro dipendente e gli artigiani non hanno nessuna rappresentanza di fatto nelle due Camere.

16) Se non vuoi morire lavorando occupati in prima persona della tua sicurezza personale e rifiutati di svolgere lavori pericolosi e denuncia chi ti obbliga a farlo, e se non ne hai la forza di opporti lascia una memoria scritta ai tuoi familiari che potranno un domani denunciare queste autentiche violenze.

L'Osservatorio a Storie Vere di RAI 1

Quando il lavoro uccide?