morti sui luoghi di lavoro dall'inizio dell'anno al 30 settembre 2025

morti sui luoghi di lavoro dall'inizio dell'anno al 30 settembre 2025
morti sui luoghi di lavoro dall'inizio dell'anno al 30 settembre 2025, sono stati complessivamente 1129 lavoratori (parziale), di cui 762 sui luoghi di lavoro, che sono in questo elenco,

Speciale TG1 sui morti sul lavoro 1 dicembre 2024

https://youtu.be/qMAiVFQXRJE?si=-9PsVpF3dsg7dMpT

Grazie a tutta la redazione di Via delle Storie, a Giorgia Cardinaletti, a Giovanna Brausier

Flavio Insinna recita la poesia di Carlo Soricelli "Morti Bianche"

Chiamatele pure morti bianche. Ma non è il bianco dell’innocenza- non è il bianco della purezza- non è il bianco candido di una nevicata in montagna- E’il bianco di un lenzuolo, di mille lenzuoli che ogni anno coprono sguardi fissi nel vuoto- occhi spalancati dal terrore- dalla consapevolezza che la vita sta scappando via. Un attimo eterno che toglie ogni speranza- l’attimo di una caduta da diversi metri- dell’esalazione che toglie l’aria nei polmoni- del trattore senza protezioni che sta schiacciando- dell’impatto sulla strada verso il lavoro- del frastuono dell’esplosione che lacera la carne- di una scarica elettrica che secca il cervello. E’ un bianco che copre le nostre coscienze- e il corpo martoriato di un lavoratore. E’ il bianco di un tramonto livido e nebbioso. di una vita che si spegne lontana dagli affetti. di lacrime e disperazione per chi rimane. Anche quest’anno oltre mille morti- vite coperte da un lenzuolo bianco. Bianco ipocrita che copre sangue rosso- e il nero sporco di una democrazia per pochi. Vite perse per pochi euro al mese- da chi è spesso solo moderno schiavo. Carlo Soricelli

Carlo Soricelli attività artistica

Carlo Soricelli Metalmeccanico in pensione. Pittore-scultore. Soricelli nasce a San Giorgio del Sannio in provincia di Benevento nel 1949, ed all'età di quattro anni si trasferisce a Bologna con la sua famiglia. Nella tarda adolescenza Soricelli comincia a produrre i primi quadri in cui si nota un forte interesse per le problematiche legate all'ecologia ed una grande attrazione nei confronti della natura; lo si vede negli animali che ripropone spesso e negli alberi morenti che assumono sembianze umane. Fin d'allora l'arte di Soricelli è di denuncia nei confronti di una società che sta progredendo alle spese dell'equilibrio ambientale e della giustizia sociale. Nei primi anni Settanta i soggetti delle opere diventano soprattutto figure umane legate al mondo dell'emarginazione, accattoni, raccoglitori di cartone, handicappati, anziani, ma anche lavoratori ed operai che incontra ogni giorno sul posto di lavoro. Nelle sue tele ci scontriamo con visi stanchi ed abbruttiti, solcati dalla sofferenza e dalla solitudine, con corpi pesanti che non hanno niente del bello classico, cromatismi scuri di nero, marrone, blu, mai decorativi. Non c'è speranza, né si allude a qualche possibilità di riscatto, ma troviamo una costante messa in visione di tutto ciò che normalmente siamo portati ad evitare perché disturbante. Questa pittura, che giunge immediata ed essenziale, è spesso associata al filone dell'arte Naïve, quella di grandi come Ligabue, Covili, Ghizzardi. Infatti, a partire dall'84, Soricelli inizia ad esporre alla Rassegna di Arti Naïves ospitata presso il Museo Nazionale "Cesare Zavattini" di Luzzara a Reggio Emilia, dove riceve vari riconoscimenti tra cui il titolo di Maestro d'arte. All'inizio degli anni Ottanta l'artista bolognese realizza le prime opere di scultura, ulteriore ed efficace veicolo espressivo del suo messaggio; è del 1985 “Il Consumista”, scultura emblematica in cui una creatura umana mostruosa, vestita di ritagli di spot e slogan pubblicitari, sta divorando se stesso ed ancora, del 1989, Il Comunicatore, ironica e brutale visione Orwelliana. Già dai primi anni Ottanta Soricelli propone il tema degli angeli e lo elabora a suo modo; l'angelo è l'escluso, prima schiacciato e deformato, ora alleggerito da un paio d'ali che garantiscono una dignitosa speranza, non tanto con l'intento di avvicinare al sovrannaturale, ma al contrario per riportare l'esistenza ad un'unica dimensione Umana. Da vent’anni Soricelli sta lavorando a quella da lui definita Pittura Pranica, che consiste nella visualizzazione dell'energia comune a tutti gli esseri viventi allo scopo di produrre effetti terapeutici per mente e corpo dell’osservatore La prima opera pranica del 1996 Soricelli si ritrae nelle vesti di cavaliere pranico, è stata acquistata dal Museo Zavattini. Soricelli espone dal 1976 con circa una settantina di mostre, tra cui quelle al Palazzo Re Enzo di Bologna nel 1986, alla Festa Nazionale dell'Unità di Reggio Emilia con una personale insieme a Cesare Zavattini nel 1995 e presso Palazzo d'Accursio a Bologna nel 1996. Ha esposto con prestigiose mostre in Francia, Germania, Unione Sovietica, Grecia e Jugoslavia. E' presente in numerose collezioni pubbliche e private ed è presente in diversi musei. Da 15 anni ha aperto a Casa Trogoni di Granaglione, in provincia di Bologna, una casa museo delle sue opere, visitabile al pubblico su appuntamento. Una stanza è stata dedicata alla pittura pranica e qui nel silenzio chi vuole può gratuitamente sottoporsi all’esperimento di autoguarigione attraverso la visione delle opere praniche. Da qualche anno ha ripreso a creare opere che faceva già dagli anni ottanta con materiali di scarto della nostra società, trovati sulle strade come per esempio mozziconi di sigarette e copricerchioni, di fianco a bidoni della spazzatura, macerie di vecchie case ecc. Ha chiamato questo filone d’arte “Rifiutismo”. Nel 1997 ha pubblicato un libro dal titolo “Maruchèin”, con prefazione di Pupi Avati, in cui ha raccontato le sue esperienze di bambino meridionale emigrato al Nord negli anni Cinquanta. Nel 2001 ha pubblicato il suo secondo libro “Il Pitto” con prefazione di Maria Falcone. Il terzo “Pensieri liberi e sfusi”, il quarto “La classe operaia è andata all’inferno”, il quinto ”Terramare” e il sesto “Porta Collina, l’ultima battaglia dei Sanniti”. Il sesto Pensieri Liberi e Sfusi, il settimo un libro di poesie “Canti Aionici”. E' l'ideatore e curatore dell'Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro sito http://cadutisullavoro.blogspot.it/ . Attivo dal 1° gennaio 2008 in ricordo dei sette operai della ThyssenKrupp di Torino morti tragicamente poche settimane prima. E' il primo osservatorio indipendente sulle morti sul lavoro nato in Italia ed è formato solo da volontari diventando punto di riferimento nazionale per chi cerca notizie su queste tragedie.

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sabato 6 gennaio 2018

Morti sul lavoro: leggete cosa scrivevo a Renzi, Poletti e Martina il 28 febbraio 2014 e al Ministro Martina il 22 maggio del 2015, pochi giorni dopo il loro insediamento. Rigopiano ha fatto comprendere a tutti gli italiani che quello che scrivevo era vero. Mai potrei votare per chi è stato cieco e sordo su queste tragedie

Vi chiedo quanti morti sul lavoro si sarebbero potuti evitare se prestavano attenzione a quello che scriveva un libero cittadino con lavoro  volontario che ha provato in tutti i modi di coinvolgere chi ci ha governati. La tragedia di Rigopiano ha fatto comprendere a tutti che quello che scrivevo era vero, tra l'altro documentato. 

Da: Carlo Soricelli [mailto:carlo.soricelli@gmail.com]
Inviato: venerdì 28 febbraio 2014 18:42
A:
matteo@governo.it; segrgabinetto@lavoro.gov.it; webmaster@politicheagricole.it
Oggetto: Morti sul lavoro a Gennaio e Febbraio 2014. All'attenzione di Matteo Renzi, Giuliano Poletti e Maurizio Martina,

Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro
Sig. Primo Ministro Matteo Renzi e  Sig.ri Ministri  del lavoro Giuliano Poletti e  delle Politiche Agricole Maurizio Martina,
Oggetto: Morti sul lavoro a Gennaio e Febbraio 2014. All'attenzione di Matteo Renzi, Giuliano Poletti e Maurizio Martina,
il nuovo governo sarà giudicato da quello che saprà mettere in campo concretamente.
L’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro è  aperto dal  1° gennaio 2008, subito dopo la tragedia della ThyssenKrupp di Torino, e da quel giorno monitora in tempo reale i morti sul lavoro in Italia. Ogni anno si parla di favolose diminuzioni dei decessi, ma noi, che registriamo  tutte le morti sui luoghi di lavoro non abbiamo riscontrato nessun calo. Sostanzialmente i numero dei morti sul lavoro non è variato nel corso di questi anni di monitoraggio. Purtroppo, nonostante il blog sia diventato punto di riferimento con centinaia di migliaia di visitatori in Italia e non solo (questa settimana oltre 600 accessi dagli Stati Uniti  e 400 della Germania),  per chi cerca notizie in tempo reale su queste tragedie, che portano il lutto in oltre 1000 famiglie ogni anno, non abbiamo mai avuto come interlocutori i vostri ministeri e questo nonostante le numerosissime  mail inviate che illustravano la tragedia attraverso dati incontestabili, Ma si è continuato a prendere per buoni i dati ufficiali che sono sempre sottostimati a causa di un monitoraggio parziale.
Tutti gli anni assistiamo ad un’autentica carneficina di agricoltori schiacciati dai trattori che guidano, nella totale indifferenza della politica, e soprattutto da parte dei ministri che si sono succeduti in questi anni all’agricoltura e al lavoro. Gli agricoltori deceduti  schiacciati dal trattore sono stati 127 nel 2013 rappresentano da soli il 23,3% di tutte le morti sui luoghi di lavoro. Noi crediamo che questa sia una vera emergenza nazionale. Nel corso degli anni abbiamo proposto diverse soluzioni, ma non siamo mai stati ascoltati e nessuno si è mai degnato di rispondere in merito. Basterebbe una maggiore informazione sulla pericolosità del mezzo e far dotare le cabine di protezione  di cinture di sicurezza. Con questi pochi accorgimenti, soprattutto sui vecchi trattori, si potrebbero in poco tempo dimezzare le morti.  Tra poco arriverà la bella stagione e ricomincerà questa strage se non si interverrà immediatamente-
Il nostro lavoro è solo volontario e l’unico scopo è quello di sensibilizzare sul tema morti sul lavoro e auspicare una diminuzione dei decessi sul lavoro, che ci vede primi in Europa.
D’ora in poi speriamo d’avere maggiore attenzione  da parte delle istituzioni.
Cordiali saluti.
Carlo Soricelli
Curatore dell’osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro

mail del 22 maggio 2015

Ma la vita di chi lavora la terra non conta niente?

Ministro Martina dica qualcosa su questa carneficina. Continua inarrestabile la strage di agricoltori schiacciati dal trattore. Sono già 21 dal 1° maggio Festa dei Lavoratori e inaugurazione dell’EXPO che “nutre il pianeta”. Sono 51 dall’inizio dell’anno. Nel 2014 sono stati schiacciati dal trattore 152 lavoratori e 142 da quando l’Osservatorio che dirigo le ha mandato una mail il 28 febbraio 2014 per avvertirla, come del resto ho fatto con Renzi e Poletti dell’imminente strage che puntualmente si è verificata. Lo stesso è stato fatto nel febbraio 2015. Il risultato è lo stesso: la Sua indifferenza e quella di Renzi e Poletti. La vita di questi lavoratori non vale neppure un twitter? Eppure la vediamo tutti i giorni in televisione. Su se ne occupi finalmente, Lei è il Ministro delle Politiche Agricole. Questo post sarà continuamente aggiornato fino a quando non la vedremo spendere una parola su queste vittime che si potrebbero dimezzare se solo ci fosse un’informazione corretta e attenta, oltre ovviamente a interventi mirati per mettere in sicurezza i vecchi trattori con interventi sulle cabine. Carlo Soricelli curatore dell'Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro http://cadutisullavoro.blogspot.it


venerdì 5 gennaio 2018

Di Claudio Cartaldo del 4 gennaio 2018. Che dire? noi denunciamo da dieci anni che molti morti sul lavoro spariscono dalle statistiche

Colgo l'occasione per ricordare Santo Della Volpe un grande giornalista che fino a pochi mesi prima dalla sua morte si preoccupava di portare alla luce il mistero dei morti sul lavoro che "resuscitavano" e di quelli che addirittura non apparivano mai. Anche il Giornale riprendendo il Resto del Carlino, conferma la "beffa" di Rigopiano, ma non dimentichiamoci di altri centinaia di lavoratori "beffati" che ogni anno spariscono dalle statistiche seppur hanno avuto infortuni mortali sul lavoro. Dopo alcuni mesi dell'anno successivo le denunce di infortuni mortali, non vengono confermate. Come a Rigopiano dove è stato impossibile essere "beffati" vista la visibilità mediatica. In aggiunta tantissimi altri, che non appaiono neppure nelle denunce, ma l'Osservatorio li ha sempre monitorati, mentre i Governi che si sono succeduti, ultimi Renzi e Gentiloni, con i ministri Poletti, Martina (oltre 600 agricoltori schiacciati dal trattore con lui Ministro delle Politiche Agricole) mai neppure una parola di umana pietà. Ma chi governa il Paese, se non ha neppure la minima attenzione per i lavoratori morti per infortuni che governo è?  Con i cali delle morti ineistenti si sono "alleggerite" le normative sulla Sicurezza. Davvero un Paese da rivoltare il nostro.


Rigopiano, la denuncia: "Per l'Inail Gabriele non è morto sul lavoro". L'ente: "È la legge"

Il fratello di Gabriele D'Angelo, cameriere morto nella valanga di Rigopiano: "Scriverò a Mattarella". Ma l'Inail replica: "Condizioni stabilite dalla legge"


Per l'Inail Gabriele D'angelo non è morto sul lavoro. Eppure quando la slavina di Rigopianoha travolto l'hotel, trascinandosi dietro detriti e anime, lui non era lì per rilassarsi o passare un fine settimana alla spa.
Stava lavorando come cameriere.

La denuncia del familiare

Secondo Francesco, fratello gemello di Gabriele, l'Inail non riconosce quella di D'Angelo come una morte bianca. "Lo stabilisce una legge del '38, modificata trent' anni dopo - dice in una intervista al Quotidiano Nazionale - Se il tuo stipendio non serve al mantenimento della famiglia, non ti viene riconosciuto nulla. Detto in parole povere, non sei niente". Ad essere investiti da questa norma sarebbero anche altre famiglie di vittime della valanga. "Questa cosa fa male - aggiunge Francesco - Se penso a mio fratello, a quanta energia dedicava al lavoro... Ci teneva proprio". Il 32enne scriverà una lettera a Sergio Mattarella nella speranza che l'intervento del Capo dello Stato possa smuovere le acque o, magari, invitare il Parlamento (che nascerà) a correggere quella che in molti considerano una stortura. Non è tanto una questione di soldi, ma di principio. Il riconoscimento che Gabriele è morto sul lavoro. Non per caso. "Io lo invito qui, a Penne - aggiunge il fratello del defunto, rivolgendosi a Mattarella -. Gli chiedo una cosa sola: mi spieghi cosa significa Inail. Se è l' istituto del lavoratore e non riconosce che a Rigopiano ci sono state morti sul lavoro, allora chi tutela?".

Indagini su Rigopiano

Intanto continua l'iter legale che porterà ad accertare eventuali responsabilità su quella tragica notte del 18 gennaio 2017 a Farindola, in Abruzzo. Sono 23 gli indagati per la morte dei 29 ospiti e lavoratori dell'hotel diventato il simbolo dell'inverno dell'anno appena passato.

La risposta dell'Inail

Nel pomeriggio arriva la replica dell'Inail. "Comprendiamo il dolore e l’amarezza di Francesco D’Angelo, che un anno fa ha perso il fratello gemello Gabriele nella tragedia dell’hotel di Rigopiano - spiega l'Ente - E anche per Inail Gabriele D’Angelo è una vittima del lavoro. Le condizioni per erogare le prestazioni economiche ai familiari dei lavoratori deceduti non dipendono, però, dal nostro Istituto, ma sono stabilite in maniera tassativa dalla legge". Non è una colpa dell'Ente, dunque. Ma della normativa vigente. "Per garantire ai superstiti i mezzi di sostentamento venuti a mancare in seguito alla morte del lavoratore - si legge nella nota - è previsto che abbiano diritto a una rendita economica il coniuge, fino alla morte o a nuovo matrimonio, ciascun figlio, fino al raggiungimento della maggiore età (per ragioni di studio elevata fino ai 21 anni se i figli sono studenti di scuola media o superiore e non oltre i 26 anni se studenti universitari), e i figli totalmente inabili al lavoro, ai quali la rendita spetta a prescindere dall’età, finché dura l’inabilità". Dalle regole non si scappa, dunque. "In mancanza di coniuge e figli, può spettare una rendita anche a genitori, altri ascendenti, fratelli e sorelle, ma solo se convivevano con il lavoratore deceduto ed erano a suo carico. Stante la legislazione attuale, nel caso di Gabriele D’Angelo, così come in quello di Marinella Colangeli, purtroppo non si sono verificati i presupposti per la concessione della rendita ai familiari

giovedì 4 gennaio 2018

Anche molti lavoratori morti a Rigopiano non sono considerati morti sul lavoro. Una pagina vergognosa il silenzio di stampa e televisioni sulle morti sul lavoro

Sul Resto del Carlino di oggi 4.1 2018. Lo scrivevo da dieci anni che i morti sul lavoro diffusi dall'INAIL erano parziali, che in Italia erano molti di più, quasi la metà in più, nessuno mi credeva, nessuno che andava a vedere se quello che scrivevo era vero. E questo solo perché svolgevo un lavoro volontario: quasi tutti i giornalisti di stampa e televisioni prendevano  e prendano per buoni i cali delle morti che ogni anno fanno vedere quanto sono bravi. Quanti "Nessuno" Gabriele ci sono ogni anno in Italia? oltre 500 che muoiono senza neppure essere riconosciuti come tali: tra questi anche carabinieri, poliziotti, soldati, Vigili del Fuoco, innumerevoli Partite IVA, tantissime donne che muoiono in itinere, un numero impressionante di agricoltori schiacciati dal trattore e non solo. E tanti altri. Davvero una pagina vergognosa il silenzio di stampa e televisioni su queste tragedie, seppur denunciate. Come giustificare del resto miliardi di euro spesi per la Sicurezza senza aver ottenuto nessun risultato? Sapete quanti morti ci sono sui LUOGHI DI LAVORO nel 2008 rispetto al 2017, che tra l'altro non è stato neppure il peggiore. Sette lavoratori. Altri anni anche più di venti. L'INAIL rispetta le leggi dello Stato, ma mai ha detto chiaramente agli italiani che i morti diffusi da questo Istituto dello Stato sono parziali



mercoledì 3 gennaio 2018

Se volete sentire la mia bellissima poesia "morti bianche" recitata da Flavio Insinna cliccate sul dipinto. Sarò presentuoso, ma credo che chiunque ha un cuore, e che lavora, non può rimanere indifferente quando la sente.
Morire per vivere. Aperto il 1° gennaio 2008 dal metalmeccanico in pensione Carlo Soricelli per ricordare i sette lavoratori della Thyssenkrupp di Torino...
4LIVE.IT

martedì 2 gennaio 2018

E' un autrasportatore il primo morto per infortunio del 2018. La tragedia sull'A21 dove insieme a lui è morta un'intera famiglia coinvolta

E' di sei morti la tragedia che si è verificata sull'A21 la Torino-Brescia. Un camion con cisterna ha preso fuoco tra gli svincoli di Brescia sud e Brescia centro coinvolgendo altri mezzi. Le vittime sono un'intera famiglia e il camionista. 

Nessuno è morto. 2017 Annus horribilis per le vite perse dei lavoratori. Oltre 1350 "nessuno" hanno perso la vita lavorando

Si è concluso l’ennesimo anno catastrofico per quanto riguarda i morti sul lavoro: ne sono morti nel 2017 ben 632 sui luoghi di lavoro e oltre 1350 con il mezzo di trasporto, compreso l’itinere. Nel 2016 sono stati 641 senza mezzi di trasporto e 1380 sul totale mentre nel 2015 sono stati 650 sui luoghi di lavoro, 1400 compreso itinere e mezzi di trasporto. Se andiamo al 2008, primo anno di apertura dell’Osservatorio, i morti sui luoghi di lavoro furono 636. è desolante vedere che da quell’anno non c’è stato nessun miglioramento. Ma questo è per me stato prevedibile, visto che la politica e chi ci ha governato in questi anni non ha mai mostrato interesse per quanto riguarda la vita dei lavoratori. Purtroppo è un’amara verità ma che occorre denunciare con tutte le forze che si hanno.
Anche quest’anno abbiamo assistito all’incredibile numero di agricoltori schiacciati dal trattore, sono stati 139, e se guardiamo gli ultimi dieci anni oltre 1350, un numero impressionante di vite perse in modo così atroce. Alle Politiche Agricole si sono succeduti diversi Ministri, ma nessuno ha fatto niente di concreto per questa autentica piaga. Si sono visti in tantissime trasmissioni televisive, a inaugurare Fiere e Mostre e a decantare la loro bravura, ma per i lavoratori dei campi mai sentito una parola di impegno e solidarietà per le vite perse. E questo neppure dal Ministro del Lavoro.
Voglio urlare agli italiani che la terra è impregnata di sudore e sangue di chi la lavora. Ma davvero noi italiani ci meritiamo questa classe dirigente, attenta solo alle lobby e ai più abbienti? Io credo di no, spero solo che a marzo ci sia un forte cambiamento e che si affacci finalmente alla ribalta una nuova generazione di politici, che non sia espressione delle lobby partitiche e economiche che hanno controllato il Parlamento in questo ultimo ventennio. Che il prossimo si riempia di lavoratori, eletti da altri lavoratori. Se guardiamo l’attuale Parlamento vediamo che si contano sulle dita di una mano quelli che vengono dal lavoro dipendente seppure è espressione di decine di milioni di addetti. è pieno di professionisti della politica, giornalisti, industriali, avvocati, medici e rappresentanti di lobby. Come si dice qui a Bologna: bona lè.
Carlo Soricelli curatore dell’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro.  http://cadutisullavoro.blogspot.it
Negli ultimi tre anni sono morti complessivamente 4080 lavoratori (compreso autotrasporto), di questi ben 1922 sono morti sui luoghi di lavoro. Se andiamo a vedere negli ultimi dieci anni, da quando è stato aperto l’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro, ci sono stati oltre 14000 morti complessivi.
In questi ultimi tre anni, così si ha una visione più ampia di quello che è successo su questo fronte, sui luoghi di lavoro ne sono morti 622 in agricoltura (32,7% sul totale delle morti sui luoghi di lavoro), di questi ben 404 morti schiacciati dal trattore, ben il 64% in questo comparto e addirittura il 21,1% di tutte le morti sui LUOGHI DI LAVORO
Vi chiedo perdono Aldo, Giacomo, Carlo, Ferruccio, Marcello, Graziano, Maurizio, Massimo, Danilo, Giovanni, Vincenzo, Rocco, Claudio, Nicola, Linda morta a soli 29 anni, e tutti gli altri 392 morti schiacciati dal trattore in questi ultimi 3 anni. Oltre 1350 da quando dieci anni fa ho aperto l’Osservatorio. Vi chiedo perdono da italiano, anche per questa politica che in questi dieci anni non ha mosso un dito per salvare le vostre vite. Per non essere riuscito a sensibilizzare il Parlamento, Il Primo Ministro, quello del Lavoro e delle Politiche Agricole, su questa strage dell’indifferenza. Ce l’ho messa tutta, ma potevo certo fare di più, quando mi sono reso conto di quanti di voi perdevano la vita guidando questo mezzo mortale. Ma da tanto tempo ho compreso che le vostre vite non contavano niente, se non per i vostri familiari, nonostante il vostro umile lavoro è fondamentale per l’economia del nostro Paese. Il tanto decantato agroalimentare italiano che ci fa vedere Valli incantate e Arcadie inesistenti e virtuali, come quelle di trasmissioni televisive che pur se sollecitate più volte, mai si sono interessate della vostra vita e della sensibilizzazione e conoscenza di queste tragedie provocate dal trattore. Mai le televisione pubblica, che utilizzano i soldi dei contribuenti italiani, quali siete stati anche voi, hanno parlato in queste trasmissioni bugiarde e succube del potere che occulta tutto quello che è scomodo, della terra impregnata dal vostro sudore e sangue. Quando scorrevo il database e vedevo dietro ai numeri, uomini e donne di ogni età, con nomi e cognomi morti in modo così orribile schiacciati da questo mezzo, non nascondo che gli occhi mi si sono bagnati. Di molti di voi, poi, non sono riuscito neppure a sapere il nome. Non sempre si riesca a risalire all’identità di queste morti attraverso Internet, unica vera fonte di informazione libera. La Classe Dirigente di questo Paese è stata ingiusta e indifferente verso di voi. Che almeno la terra vi sia lieve. Riposate in Pace, se Dio c’è vi sarà vicino. Noi continueremo con più forza di prima a denunciare le morti sul lavoro che solo con un po’ di buona volontà si potrebbero dimezzare. Carlo Soricelli curatore dell’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro
Edilizia
Andamento Industria: gli ultimi tre anni di morti sul lavoro
Dopo esserci occupati della strage di agricoltori, oggi ci occupiamo di quella degli edili. Gli edili che cadono dall’alto, un’altra strage dimenticata dalla politica, che si occupa di tutto ma non della vita di chi lavora.  Sul totale dei morti sui LUOGHI DI LAVORO che sono stati in questi tre anni 1922 (oltre 4080 con i morti sulle strade e in itinere) ben 354 (18,6 sul totale di tutte le morti sui luoghi di lavoro) sono morti nel comparto dell’edilizia, di questi sono caduti dall’alto 164 lavoratori, molti in nero (compresi pensionati) o che svolgevano in regola in altre professioni. Una strage anche quella della caduta dall’alto in edilizia, oltre il 46% di tutti i morti sui luoghi di lavoro in questo comparto e ben l’8,6% di tutti i morti sui luoghi di lavoro sono edili caduti dall’alto.
In tanti in questa categoria lavorano in nero, non dotati di un’attrezzatura adeguata, a volte pensionati che arrotondano la pensione o stranieri che a volte non conoscono neppure una parola di italiano e lavorano in nero. Anche qui basterebbe poco per far diminuire in modo significativo questa strage. Se solo ci fosse la volontà di farlo. Ma le normative sulla Sicurezza dei lavoratori è stata diminuita dai vari governi che si sono avvicendati nel Paese, NESSUNO ESCLUSO. La legge Fornero ha incrementato la strage di questi lavoratori, costretti a svolgere lavori pericolosi in tarda età. C’è un numero impressionante di morti in questo comparto, come in agricoltura: dei 350 morti in edilizia ben 60, il 16% sul totale, ha oltre 60 anni. Davvero folle far svolgere lavori pericolosi a tarda età. Ma ormai noi cittadini volontari, che il “potere” considera un corpo estraneo, se non pericoloso, non ci meravigliamo più di niente. Siamo considerati pericolosi sovversivi, solo perché chiediamo di RISPETTARE chi lavora in tutti i suoi aspetti. E la vita dei lavoratori è prioritaria. Carlo Soricelli curatore dell’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro

Dopo i morti sul lavoro dell’agricoltura e dell’edilizia vediamo cosa è successo nell’industria (tutta l’industria esclusa l’edilizia) in questi ultimi tre anni. Sono morti sui luoghi di lavoro 176 lavoratori, che rappresentano percentualmente “solo” l’8,8% sul totale delle morti sui luoghi di lavoro. Un risultato che stupisce se si pensa che tutte le industrie di diversi settori: dal metalmeccanico, al tessile, al ceramico, al legno ecc. che rappresentano moltissimi milioni di addetti. Come si spiega questo? Con una risposta semplicissima: nelle industrie le rappresentanze sindacali sono ancora forti e pur se criticabilissimi su tanti fronti, i sindacati   svolgono un ruolo fondamentale nella tutela sulla Sicurezza sui luoghi di lavoro, soprattutto dove c’è una collaborazione attenta tra i Rappresentanti dei Lavoratori e la Direzione Aziendale, come succede in molte aziende qui in Emilia.  Tra l’altro molti di queste 176 morti sono in aziende molto piccole dove la rappresentanza sindacale è spesso inesistente, o senza nessuna influenza in azienda. I pochi morti sui LUOGHI DI LAVORO nelle grandi aziende sono soprattutto tra gli appalti: aziende artigiane che svolgono lavori nelle aziende stesse. Corpi estranei che non vengono controllati da nessuno se non lavorano in Sicurezza. Ho seguito con molta attenzione questo aspetto. Basta poi andare a leggere la cronaca di queste morti per rendersi conto di questo. Invito i Sindacati e anche le Direzioni Aziendali di fare attenzione a chi appaltano il lavoro: se questi artigiani hanno tutti i requisiti per lavorare in sicurezza. Se muoiono o hanno infortuni gravi la responsabilità cade sull’azienda stessa. Ma se poi andiamo a guardare le fonti “ufficiali” tutto viene stravolto e l’industria appare come la categorie con più morti sul lavoro. Perché succede questo? Perché non si separano in modo chiaro i lavoratori che muoiono sui luoghi di lavoro da quelli che muoiono sulle strade o in itinere nella categoria stessa di appartenenza. E’ perfino banale comprenderlo che se si mettono insieme nella stessa categoria chi muore sui luoghi di lavoro con i morti in itinere, chi, come le industrie che hanno milioni di dipendenti che si spostano per raggiungere il posto di lavoro, e quindi con maggiori possibilità di avere infortuni anche mortali, si altera la percezione del fenomeno. Se si separano queste morti, che richiedono come l’itinere interventi specifici, si ha questo risultato. Direi confortante su tanti aspetti. Le donne in queste categorie, ma non solo, muoiono numerosissime in itinere per la stanchezza accumulata nello svolgere doppi, a volte tripli lavori, con genitori e figli da accudire, e che alla guida del mezzo per raggiungere o tornare dal lavoro hanno a volte incidenti stradali che sono considerati a tutti gli effetti infortuni sul lavoro. Ma qui ci vorrebbe un cambiamento dei costumi, che per ora non si affaccia neppure all’orizzonte. Carlo soricelli curatore dell’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro http://cadutisullavoro.blogspot.it

Gli autotrasportatori morti negli ultimi 3 anni sono stati 192, rappresentano da soli il 9,9% di tutti i morti sui loghi di lavoro in questi ultimi 3 anni.  sono un numero impressionante, più addirittura di tutti i morti dell’industria (esclusa edilizia). In questa categoria abbiamo inseriti, indipendentemente della categoria specifica di appartenenza tutti i guidatori di camion, tir, e furgoni. Il loro campo d lavoro è la strada. Oltre il 10% di questi lavoratori aveva oltre 60 anni, ma di molti di questi purtroppo non è stato possibile neppure sapere l’identità e gli anni, quindi la percentuale di questi lavoratori morti in tarda età potrebbe essere ben maggiore. Moltissime di queste morti sulle autostrade italiane in incidenti anche con altri mezzi pesanti e automobilisti che hanno perso la vita a loro volta. Alcuni di questi sono stranieri. La strage riguarda anche tantissimi autoasportatori
Gli autotrasportatori morti negli ultimi 3 anni sono stati 192, rappresentano da soli il 9,9% di tutti i morti sui loghi di lavoro in questi ultimi 3 anni.  sono un numero impressionante, più addirittura di tutti i morti dell’industria (esclusa edilizia). In questa categoria abbiamo inseriti, indipendentemente della categoria specifica di appartenenza tutti i guidatori di camion, tir, e furgoni. Il loro campo di lavoro è la strada. Oltre il 10% di questi lavoratori aveva oltre 60 anni, ma di molti di questi purtroppo non è stato possibile neppure sapere l’identità e gli anni, quindi la percentuale di questi lavoratori morti in tarda età potrebbe essere ben maggiore. Moltissime di queste morti sulle autostrade italiane in incidenti anche con altri mezzi pesanti e automobilisti che hanno perso la vita a loro volta. Alcuni di questi sono stranieri. Tanti di questi lavoratori sono “padroncini” o dipendenti di piccole aziende di trasporto. Qui sarebbe opportuno aumentare i controlli sul reale numero di ore lavorate, di sottoporre    a una visita medica specifica e mirata in tarda età e se non più idonei per motivi di salute e con riflessi poco pronti di mandarli in pensione anticipatamente, indipendentemente dalla Legge Fornero, che per loro non avrebbero mai dovuta applicare, visto che coinvolgono spesso negli incidenti anche altre persone. Anche altre vite dipendono dalla loro salute psicofisica. Tanti di questi lavoratori sono “padroncini” o dipendenti di piccole aziende di trasporto. Qui sarebbe opportuno aumentare i controlli sul reale numero di ore lavorate, di sottoporre    a una visita medica specifica e mirata in tarda età e se non più idonei per motivi di salute e con riflessi poco pronti di mandarli in pensione anticipatamente. Anche altre vite dipendono dalla loro salute psicofisica.

                         Stranieri morti per infortuni in Italia
Un decremento molto sensibile delle morti tra gli stranieri nell’ultimo anno, sono 55 che rappresentano l’8,7 % sul totale sui luoghi di lavoro nel 2017. Negli ultimi tre anni sono stati complessivamente 198: il 10,39% sul totale di tutti i morti sui luoghi di lavoro. Le comunità straniere con più morti sul lavoro in Italia. Negli ultimi tre anni sono 38 i rumeni morti per infortunio, seguono gli albanese con 24 morti, 10 marocchini, 10 indiani, 7 bosniaci, 6 macedoni, 6 cinesi, 5 moldavi, 5 bulgari, 5 serbi, 4 tedeschi. Di almeno 15 stranieri non è stato possibile conoscere la nazionalità.

Attenzione, in questo conteggio sono esclusi i morti sulle strade e in itinere che richiedono interventi diversi
Le province con più morti in questi ultimi tre anni sui LUOGHI DI LAVORO è stata quella di Napoli con 51 morti, segue quella di Brescia con 50, di Vicenza 47, di Salerno 45, di Torino 44, di Roma 38, di Cuneo con 32. Palermo 27, In Emilia Romagna Modena 23, Bologna 21

In Allegato: grafico andamento morti sul lavoro in questi dieci anni, purtroppo senza nessun miglioramento dal 1° gennaio 2008 nonostante ci vogliono far credere il contrario. Report morti sul lavoro nell'intero 2017, Analisi morti sui LUOGHI DI LAVORO negli ultimi tre anni, con andamento nei comparti più significativi, con autentica mattanza nell'agricoltura dovute al trattore, e dell'edilizia per le cadute dall'alto, con andamento confortante nell'industria e questo merito dei Sindacati che hanno una forte rappresentanza dove c'è l'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori abolito col Jobs act. Registriamo un lieve decremento in questo ultimo anno degli stranieri morti sul lavoro che sono il 10% di tutti i morti sul lavoro, i romeni muoiono numerosissimi tra gli stranieri. Sono le province di Napoli e di Brescia quelle che hanno avuto il maggior numero di morti sui luoghi di lavoro in questi ultimi tre anni. Gli ultrasessantenni che muoiono sui luoghi di lavoro sono stati il 16% di tutti i morti sui luoghi di lavoro. 


lunedì 1 gennaio 2018

L'Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro ha compiuto oggi dieci anni. Anche il 2017 è stato un anno devastante per le numerosissime vite perse sul lavoro

Si è concluso l’ennesimo anno catastrofico per quanto riguarda i morti sul lavoro: ne sono morti a oggi 30 dicembre 2017 ben 631 sui luoghi di lavoro e oltre 1350 con il mezzo di trasporto, compreso l’itinere. Nel 2016 sono stati 641 senza mezzi di trasporto e 1380 sul totale mentre nel 2015 sono stati 650 sui luoghi di lavoro, 1400 compreso itinere e mezzi di trasporto. Se andiamo al 2008, primo anno di apertura dell’Osservatorio, i morti sui luoghi di lavoro furono 636. è desolante vedere che da quell’anno non c’è stato nessun miglioramento. Ma questo è per me stato prevedibile, visto che la politica e chi ci ha governato in questi anni non ha mai mostrato interesse per quanto riguarda la vita dei lavoratori. Purtroppo è un’amara verità ma che occorre denunciare con tutte le forze che si hanno.
Anche quest’anno abbiamo assistito all’incredibile numero di agricoltori schiacciati dal trattore, sono stati 139, e se guardiamo gli ultimi dieci anni oltre 1350, un numero impressionante di vite perse in modo così atroce. Alle Politiche Agricole si sono succeduti diversi Ministri, ma nessuno ha fatto niente di concreto per questa autentica piaga. Si sono visti in tantissime trasmissioni televisive, a inaugurare Fiere e Mostre e a decantare la loro bravura, ma per i lavoratori dei campi mai sentito una parola di impegno e solidarietà per le vite perse. E questo neppure dal Ministro del Lavoro.
Voglio urlare agli italiani che la terra è impregnata di sudore e sangue di chi la lavora. Ma davvero noi italiani ci meritiamo questa classe dirigente, attenta solo alle lobby e ai più abbienti? Io credo di no, spero solo che a marzo ci sia un forte cambiamento e che si affacci finalmente alla ribalta una nuova generazione di politici, che non sia espressione delle lobby partitiche e economiche che hanno controllato il Parlamento in questo ultimo ventennio. Che il prossimo si riempia di lavoratori, eletti da altri lavoratori. Se guardiamo l’attuale Parlamento vediamo che si contano sulle dita di una mano quelli che vengono dal lavoro dipendente seppure è espressione di decine di milioni di addetti. è pieno di professionisti della politica, giornalisti, industriali, avvocati, medici e rappresentanti di lobby. Come si dice qui a Bologna: bona lè.
Carlo Soricelli curatore dell’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro.  http://cadutisullavoro.blogspot.it
Negli ultimi tre anni sono morti complessivamente 4080 lavoratori (compreso autotrasporto), di questi ben 1922 sono morti sui luoghi di lavoro. Se andiamo a vedere negli ultimi dieci anni, da quando è stato aperto l’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro, ci sono stati oltre 14000 morti complessivi.
In questi ultimi tre anni, così si ha una visione più ampia di quello che è successo su questo fronte, sui luoghi di lavoro ne sono morti 622 in agricoltura (32,7% sul totale delle morti sui luoghi di lavoro), di questi ben 404 morti schiacciati dal trattore, ben il 64% in questo comparto e addirittura il 21,1% di tutte le morti sui LUOGHI DI LAVORO
Vi chiedo perdono Aldo, Giacomo, Carlo, Ferruccio, Marcello, Graziano, Maurizio, Massimo, Danilo, Giovanni, Vincenzo, Rocco, Claudio, Nicola, Linda morta a soli 29 anni, e tutti gli altri 392 morti schiacciati dal trattore in questi ultimi 3 anni. Oltre 1350 da quando dieci anni fa ho aperto l’Osservatorio. Vi chiedo perdono da italiano, anche per questa politica che in questi dieci anni non ha mosso un dito per salvare le vostre vite. Per non essere riuscito a sensibilizzare il Parlamento, Il Primo Ministro, quello del Lavoro e delle Politiche Agricole, su questa strage dell’indifferenza. Ce l’ho messa tutta, ma potevo certo fare di più, quando mi sono reso conto di quanti di voi perdevano la vita guidando questo mezzo mortale. Ma da tanto tempo ho compreso che le vostre vite non contavano niente, se non per i vostri familiari, nonostante il vostro umile lavoro è fondamentale per l’economia del nostro Paese. Il tanto decantato agroalimentare italiano che ci fa vedere Valli incantate e Arcadie inesistenti e virtuali, come quelle di trasmissioni televisive che pur se sollecitate più volte, mai si sono interessate della vostra vita e della sensibilizzazione e conoscenza di queste tragedie provocate dal trattore. Mai le televisione pubblica, che utilizzano i soldi dei contribuenti italiani, quali siete stati anche voi, hanno parlato in queste trasmissioni bugiarde e succube del potere che occulta tutto quello che è scomodo, della terra impregnata dal vostro sudore e sangue. Quando scorrevo il database e vedevo dietro ai numeri, uomini e donne di ogni età, con nomi e cognomi morti in modo così orribile schiacciati da questo mezzo, non nascondo che gli occhi mi si sono bagnati. Di molti di voi, poi, non sono riuscito neppure a sapere il nome. Non sempre si riesca a risalire all’identità di queste morti attraverso Internet, unica vera fonte di informazione libera. La Classe Dirigente di questo Paese è stata ingiusta e indifferente verso di voi. Che almeno la terra vi sia lieve. Riposate in Pace, se Dio c’è vi sarà vicino. Noi continueremo con più forza di prima a denunciare le morti sul lavoro che solo con un po’ di buona volontà si potrebbero dimezzare. Carlo Soricelli curatore dell’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro
Edilizia
Andamento Industria: gli ultimi tre anni di morti sul lavoro
Dopo esserci occupati della strage di agricoltori, oggi ci occupiamo di quella degli edili. Gli edili che cadono dall’alto, un’altra strage dimenticata dalla politica, che si occupa di tutto ma non della vita di chi lavora.  Sul totale dei morti sui LUOGHI DI LAVORO che sono stati in questi tre anni 1922 (oltre 4080 con i morti sulle strade e in itinere) ben 354 (18,6 sul totale di tutte le morti sui luoghi di lavoro) sono morti nel comparto dell’edilizia, di questi sono caduti dall’alto 164 lavoratori, molti in nero (compresi pensionati) o che svolgevano in regola in altre professioni. Una strage anche quella della caduta dall’alto in edilizia, oltre il 46% di tutti i morti sui luoghi di lavoro in questo comparto e ben l’8,6% di tutti i morti sui luoghi di lavoro sono edili caduti dall’alto.
In tanti in questa categoria lavorano in nero, non dotati di un’attrezzatura adeguata, a volte pensionati che arrotondano la pensione o stranieri che a volte non conoscono neppure una parola di italiano e lavorano in nero. Anche qui basterebbe poco per far diminuire in modo significativo questa strage. Se solo ci fosse la volontà di farlo. Ma le normative sulla Sicurezza dei lavoratori è stata diminuita dai vari governi che si sono avvicendati nel Paese, NESSUNO ESCLUSO. La legge Fornero ha incrementato la strage di questi lavoratori, costretti a svolgere lavori pericolosi in tarda età. C’è un numero impressionante di morti in questo comparto, come in agricoltura: dei 350 morti in edilizia ben 60, il 16% sul totale, ha oltre 60 anni. Davvero folle far svolgere lavori pericolosi a tarda età. Ma ormai noi cittadini volontari, che il “potere” considera un corpo estraneo, se non pericoloso, non ci meravigliamo più di niente. Siamo considerati pericolosi sovversivi, solo perché chiediamo di RISPETTARE chi lavora in tutti i suoi aspetti. E la vita dei lavoratori è prioritaria. Carlo Soricelli curatore dell’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro

Dopo i morti sul lavoro dell’agricoltura e dell’edilizia vediamo cosa è successo nell’industria (tutta l’industria esclusa l’edilizia) in questi ultimi tre anni. Sono morti sui luoghi di lavoro 176 lavoratori, che rappresentano percentualmente “solo” l’8,8% sul totale delle morti sui luoghi di lavoro. Un risultato che stupisce se si pensa che tutte le industrie di diversi settori: dal metalmeccanico, al tessile, al ceramico, al legno ecc. che rappresentano moltissimi milioni di addetti. Come si spiega questo? Con una risposta semplicissima: nelle industrie le rappresentanze sindacali sono ancora forti e pur se criticabilissimi su tanti fronti, i sindacati   svolgono un ruolo fondamentale nella tutela sulla Sicurezza sui luoghi di lavoro, soprattutto dove c’è una collaborazione attenta tra i Rappresentanti dei Lavoratori e la Direzione Aziendale, come succede in molte aziende qui in Emilia.  Tra l’altro molti di queste 176 morti sono in aziende molto piccole dove la rappresentanza sindacale è spesso inesistente, o senza nessuna influenza in azienda. I pochi morti sui LUOGHI DI LAVORO nelle grandi aziende sono soprattutto tra gli appalti: aziende artigiane che svolgono lavori nelle aziende stesse. Corpi estranei che non vengono controllati da nessuno se non lavorano in Sicurezza. Ho seguito con molta attenzione questo aspetto. Basta poi andare a leggere la cronaca di queste morti per rendersi conto di questo. Invito i Sindacati e anche le Direzioni Aziendali di fare attenzione a chi appaltano il lavoro: se questi artigiani hanno tutti i requisiti per lavorare in sicurezza. Se muoiono o hanno infortuni gravi la responsabilità cade sull’azienda stessa. Ma se poi andiamo a guardare le fonti “ufficiali” tutto viene stravolto e l’industria appare come la categorie con più morti sul lavoro. Perché succede questo? Perché non si separano in modo chiaro i lavoratori che muoiono sui luoghi di lavoro da quelli che muoiono sulle strade o in itinere nella categoria stessa di appartenenza. E’ perfino banale comprenderlo che se si mettono insieme nella stessa categoria chi muore sui luoghi di lavoro con i morti in itinere, chi, come le industrie che hanno milioni di dipendenti che si spostano per raggiungere il posto di lavoro, e quindi con maggiori possibilità di avere infortuni anche mortali, si altera la percezione del fenomeno. Se si separano queste morti, che richiedono come l’itinere interventi specifici, si ha questo risultato. Direi confortante su tanti aspetti. Le donne in queste categorie, ma non solo, muoiono numerosissime in itinere per la stanchezza accumulata nello svolgere doppi, a volte tripli lavori, con genitori e figli da accudire, e che alla guida del mezzo per raggiungere o tornare dal lavoro hanno a volte incidenti stradali che sono considerati a tutti gli effetti infortuni sul lavoro. Ma qui ci vorrebbe un cambiamento dei costumi, che per ora non si affaccia neppure all’orizzonte. Carlo soricelli curatore dell’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro http://cadutisullavoro.blogspot.it

Gli autotrasportatori morti negli ultimi 3 anni sono stati 192, rappresentano da soli il 9,9% di tutti i morti sui loghi di lavoro in questi ultimi 3 anni.  sono un numero impressionante, più addirittura di tutti i morti dell’industria (esclusa edilizia). In questa categoria abbiamo inseriti, indipendentemente della categoria specifica di appartenenza tutti i guidatori di camion, tir, e furgoni. Il loro campo d lavoro è la strada. Oltre il 10% di questi lavoratori aveva oltre 60 anni, ma di molti di questi purtroppo non è stato possibile neppure sapere l’identità e gli anni, quindi la percentuale di questi lavoratori morti in tarda età potrebbe essere ben maggiore. Moltissime di queste morti sulle autostrade italiane in incidenti anche con altri mezzi pesanti e automobilisti che hanno perso la vita a loro volta. Alcuni di questi sono stranieri. La strage riguarda anche tantissimi autoasportatori
Gli autotrasportatori morti negli ultimi 3 anni sono stati 192, rappresentano da soli il 9,9% di tutti i morti sui loghi di lavoro in questi ultimi 3 anni.  sono un numero impressionante, più addirittura di tutti i morti dell’industria (esclusa edilizia). In questa categoria abbiamo inseriti, indipendentemente della categoria specifica di appartenenza tutti i guidatori di camion, tir, e furgoni. Il loro campo di lavoro è la strada. Oltre il 10% di questi lavoratori aveva oltre 60 anni, ma di molti di questi purtroppo non è stato possibile neppure sapere l’identità e gli anni, quindi la percentuale di questi lavoratori morti in tarda età potrebbe essere ben maggiore. Moltissime di queste morti sulle autostrade italiane in incidenti anche con altri mezzi pesanti e automobilisti che hanno perso la vita a loro volta. Alcuni di questi sono stranieri. Tanti di questi lavoratori sono “padroncini” o dipendenti di piccole aziende di trasporto. Qui sarebbe opportuno aumentare i controlli sul reale numero di ore lavorate, di sottoporre    a una visita medica specifica e mirata in tarda età e se non più idonei per motivi di salute e con riflessi poco pronti di mandarli in pensione anticipatamente, indipendentemente dalla Legge Fornero, che per loro non avrebbero mai dovuta applicare, visto che coinvolgono spesso negli incidenti anche altre persone. Anche altre vite dipendono dalla loro salute psicofisica. Tanti di questi lavoratori sono “padroncini” o dipendenti di piccole aziende di trasporto. Qui sarebbe opportuno aumentare i controlli sul reale numero di ore lavorate, di sottoporre    a una visita medica specifica e mirata in tarda età e se non più idonei per motivi di salute e con riflessi poco pronti di mandarli in pensione anticipatamente. Anche altre vite dipendono dalla loro salute psicofisica.

                         Stranieri morti per infortuni in Italia
Un decremento molto sensibile delle morti tra gli stranieri nell’ultimo anno, sono 55 che rappresentano l’8,7 % sul totale sui luoghi di lavoro nel 2017. Negli ultimi tre anni sono stati complessivamente 198: il 10,39% sul totale di tutti i morti sui luoghi di lavoro. Le comunità straniere con più morti sul lavoro in Italia. Negli ultimi tre anni sono 38 i rumeni morti per infortunio, seguono gli albanese con 24 morti, 10 marocchini, 10 indiani, 7 bosniaci, 6 macedoni, 6 cinesi, 5 moldavi, 5 bulgari, 5 serbi, 4 tedeschi. Di almeno 15 stranieri non è stato possibile conoscere la nazionalità.

Attenzione, in questo conteggio sono esclusi i morti sulle strade e in itinere che richiedono interventi diversi
Le province con più morti in questi ultimi tre anni sui LUOGHI DI LAVORO è stata quella di Napoli con 51 morti, segue quella di Brescia con 50, di Vicenza 47, di Salerno 45, di Torino 44, di Roma 38, di Cuneo con 32. Palermo 27, In Emilia Romagna Modena 23, Bologna 21

In Allegato: grafico andamento morti sul lavoro in questi dieci anni, purtroppo senza nessun miglioramento dal 1° gennaio 2008 nonostante ci vogliono far credere il contrario. Report morti sul lavoro nell'intero 2017, Analisi morti sui LUOGHI DI LAVORO negli ultimi tre anni, con andamento nei comparti più significativi, con autentica mattanza nell'agricoltura dovute al trattore, e dell'edilizia per le cadute dall'alto, con andamento confortante nell'industria e questo merito dei Sindacati che hanno una forte rappresentanza dove c'è l'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori abolito col Jobs act. Registriamo un lieve decremento in questo ultimo anno degli stranieri morti sul lavoro che sono il 10% di tutti i morti sul lavoro, i romeni muoiono numerosissimi tra gli stranieri. Sono le province di Napoli e di Brescia quelle che hanno avuto il maggior numero di morti sui luoghi di lavoro in questi ultimi tre anni. Gli ultrasessantenni che muoiono sui luoghi di lavoro sono stati il 16% di tutti i morti sui luoghi di lavoro. 



Una poesia in memoria dei sette lavoratori della Thyssenkrupp
morti nel 2007 a Torino scritta due giorni questa tragedia

Il cuore rimasto in Fabbrica
anche adesso che ho raggiunto la pensione
Sognavamo il cielo ma da decenni è sempre più lontano
Il silenzio e la solitudine circondano la mia Fabbrica
e tutte le fabbriche d'Italia
La classe operaia non è più centrale
e il paradiso è diventato inferno
di fiamme di fuoco e d'olio bruciato
di operai sfiniti che fanno notizia solo quando diventano torce umane
Operai sfruttati come non è successo mai
Il silenzio e la solitudine circondano la mia Fabbrica
e tutte le fabbriche d'Italia
Anche il nostro bravo Presidente
urla instancabile le morti sul lavoro
ma anche le sue sono urla impotenti
Addio Compagni di fatica, di sogni e d'ideali
Bagnati dalle nostre lacrime riposate in pace.

Carlo Soricelli intervistato dalla trasmissione num3ri su Rai2

via delle storie, l'intervista che mi fece questa primavera la redazione RAI di Via delle Storie, al

https://youtu.be/9cJbdjQQ7YQhttps://www.raiplay.it/video/2022/05/Via-Delle-Storie-Carlo-Soricelli-l-artista-delle-morti-infinite-sul-lavoro-0cd0bfa2-df0a-4fbc-b70a-3bdba7d7ca51.html

Le verità scomode sulle morti per infortunio sul lavoro

Le verità scomode sulle morti per infortunio sul lavoro

Anche tu, indipendentemente dal lavoro che svolgi corri seri pericoli

1) Da quando il 1° gennaio 2008 è stato aperto l’Osservatorio Indipendente di Bologna le morti per infortunio sul lavoro non sono mai calate se si prendono in considerazione tutte le morti sul lavoro e non solo gli assicurati INAIL, istituto che monitora solo i propri assicurati

2) In base a questi presunti cali inesistenti e diffusi dalla stampa, dal potere politico e economico in Parlamento si sono fatte leggi per alleggerire le normative sulla sicurezza

3) Almeno un terzo dei morti sul lavoro sfuggono a qualsiasi statistica

4) In questi dieci anni sono morti per infortunio sul lavoro oltre 13.000 lavoratori se si prendono in considerazione tutti, comprensivi dei morti sulle strade e in itinere

5) Ogni anno oltre la metà dei morti sul lavoro sono sulle strade e in itinere (itinere significa mentre si va e si torna dal lavoro). La mancata conoscenza delle normative specifiche sull’itinere è spesso una trappola che impedisce il riconoscimento dell’infortunio, anche mortale e questo vale per tutti i lavoratori indipendentemente il lavoro che svolgono. Tutti si spostano da casa verso e al ritorno dal lavoro

6) Sui luoghi di lavoro in questi dieci anni sono morti oltre 7000 lavoratori (esclusi i morti sulle strade e in itinere)

7) Le donne muoiono relativamente poco sui luoghi di lavoro, ma tantissime perdono la vita in itinere. Sono dovute alla stanchezza per il doppio lavoro che svolgono tra casa e lavoro che ne riduce la prontezza dei riflessi

8) Oltre il 30% dei morti sui luoghi di lavoro ha più di 60 anni

9) La Legge Fornero ha fatto aumentare le morti sul lavoro tra gli ultra sessantenni che non hanno più i riflessi pronti e buona salute per svolgere lavori pericolosi.

10) Il jobs act che ha abolito di fatto l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori fa aumentare le morti sul lavoro per l’impossibilità di rifiutarsi di svolgere lavori pericolosi. Prova ne è che la stragrande maggioranza di chi muore per infortunio lavora in aziende che non hanno la copertura dell’articolo 18, di rappresentanza sindacale e di un responsabile della Sicurezza. L’articolo 18 abolito dal jobs acts recitava che non si può licenziare senza Giusta Causa e Giustificato Motivo.

11) Moltissime sono le morti tra artigiani e partite iva individuali e in nero e grigio.

12) E’ l’agricoltura la categoria più a rischio: mediamente supera ogni anno il 30% delle morti sui luoghi di lavoro di tutte le categorie e tra gli agricoltori

13) Un morto si cinque sui luoghi di lavoro ogni anno è provocato dal trattore, ne sono morti in questi dieci anni almeno 1000 mentre guidavano questo mezzo, oltre 400 sono i morti accertati dall’Osservatorio provocati dal ribaltamento del trattore in questi ultimi tre anni.

14) L’edilizia ha mediamente il 20% di tutte le morti sui luoghi di lavoro. Le cadute dall’alto sono un’autentica piaga in questa categorie. In tanti muoiono lavorando in nero in edilizia e in aziende del subappalto.

15) In questi dieci anni non si è fatto niente per arginare questa piaga, il Parlamento ha ignorato le morti di tanti lavoratori e questo per il semplice fatto che il lavoro dipendente e gli artigiani non hanno nessuna rappresentanza di fatto nelle due Camere.

16) Se non vuoi morire lavorando occupati in prima persona della tua sicurezza personale e rifiutati di svolgere lavori pericolosi e denuncia chi ti obbliga a farlo, e se non ne hai la forza di opporti lascia una memoria scritta ai tuoi familiari che potranno un domani denunciare queste autentiche violenze.

L'Osservatorio a Storie Vere di RAI 1

Quando il lavoro uccide?