Se vuoi dare anche un piccolo contributo per il film documentario sull'Osservatorio ecco il link. clicca sopra l'immagineO

morti sul lavoro in Italia dall'inizio dell'anno al 5 novembre

OSSERVATORIO NAZIONALE DI BOLOGNA MORTI SUL LAVORO Il primo osservatorio nato in Italia (e ancora l’unico) che monitora e registra tutti i morti sul lavoro in Italia dal 1° gennaio 2008, anche quelli che non dispongono di un’Assicurazione o che ne hanno una diversa da INAIL Attivo dal 1° gennaio 2008 Una voce fuori dal coro minimalista su queste tragedie Morti sul lavoro nel 2024 al 5 novembre Dall’inizio dell’anno sono morti per infortuni in 880 sui Luoghi di lavoro (tutti registrati) e 1275 se si aggiungono i morti in itinere e sulle strade di categorie non Assicurate a INAIL e in nero NOTA BENE I MORTI IN ITINERE VENGONO AGGIORNATI OGNI DUE MESI MENTRE I MORTI SUI LUOGHI DI LAVORO OGNI GIORNO MORTI TOTALI SUI LUOGHI DI LAVORO NELLE REGIONI E PROVINCE TRA QUESTI ANCHE I MORTI IN ITINERE E IN ALTRE SITUAZIONI LAVORATIVE la seconda voce in azzurro riguarda ESCLUSIVAMENTE i morti sui luoghi di lavoro. N.B i morti sono segnalati nelle Province e Regioni dove c’è stata la tragedia LOMBARDIA 173 totali 118 sui luoghi di lavoro Milano 14 (35 con itinere), Bergamo 9 Brescia 28 (43 con itinere) Como 6 Cremona 4 Lecco 4 Lodi 8 Mantova 7 Monza Brianza 14 Pavia 12 Sondrio 5 Varese5 CAMPANIA 130 totali 83 sui luoghi di lavoro Napoli 22 Avellino 11 Benevento 6 , Caserta 19 Salerno 24 VENETO 98 totali 63 luoghi di lavoro Venezia 9 Belluno 4 Padova 6 Rovigo 3 Treviso 11 Verona 13 Vicenza 13 EMILIA ROMAGNA 101 totali 65 sui luoghi di lavoro Bologna 19 Rimini 2 Ferrara 5 Forlì Cesena 5 Modena 9 Parma 7 Ravenna 2 Reggio Emilia 9 Piacenza 3 SICILIA 96 64 sui luoghi di lavoro Palermo 21 Agrigento 5 Caltanissetta 3 Catania 8 Enna Messina 10 Ragusa 5 Siracusa 2 Trapani‎ 8 TOSCANA 79 totali 52 sui luoghi di lavoro Firenze 10 Arezzo 2 Grosseto 5 Livorno 2, Lucca 6, Massa Carrara 1 Pisa 14 Pistoia 1 Siena 3 Prato 5LAZIO 115 totali 58 sui luoghi di lavoro Roma 17 Viterbo 11 Frosinone 11 Latina 13 Rieti 2 PIEMONTE 77 totali 48 sui luoghi di lavoro Torino 1 Alessandria 5 (+1 cantiere autostradale) Asti 3 Biella 1 Cuneo 7 Novara 3 Verbano-Cusio-Ossola 2 Vercelli 1PUGLIA 80 totali 52 sui luoghi di lavoro Bari 13 BAT 3 Brindisi 8 Foggia 3 Lecce 13 Taranto 5 TRENTINO ALTO ADIGE 49 totali 36 sui luoghi di lavoro Bolzano 16 Trento 19 ABRUZZO 39 totali 27 sui luoghi di lavoro L'Aquila 6 Chieti 10 Pescara 2 Teramo 6 SARDEGNA 47 totali 34 sui luoghi di lavoro Cagliari 8 Sud Sardegna 3 Nuoro 4 Oristano 4 Sassari 11MARCHE 45 totali 29 sui luoghi di lavoro Ancona 6 Macerata 10 Fermo 1 Pesaro-Urbino 6 Ascoli Piceno 6 CALABRIA 31 totali 22 sui luoghi di lavoro Catanzaro 4 Cosenza 9 Crotone 1 Reggio Calabria 4 Vibo Valentia 4FRIULI VENEZIA GIULIA 26 totali 17 sui luoghi di lavoro Pordenone 6 Triste 1 Udine 7Gorizia 2 LIGURIA 29 totali 16 sui luoghi di lavoro Genova 4 Imperia 2 La Spezia 3 Savona 1 UMBRIA 20 totali 13 sui luoghi di lavoro Perugia 11 Terni 2 BASILICATA 16 totali 12 sui luoghi di lavoro Potenza 9 Matera 3 Molise 11 totali 6 sui luoghi di lavoro Campobasso 4 Isernia 2 VALLE D’AOSTA 5 totali 4 sui luoghi di lavoro Nel 2024 DOVE SI MUORE DI PIU’ Il 32% sono ultrasessantenni. Gli stranieri sotto i 60 anni sui luoghi di lavoro sono il 35% Regioni Lombardia, Campania Veneto Emilia Romagna e Sicilia quelle con più morti 125 gli schiacciati dal trattore e alcuni altri mezzi agricoli nel 2023 sono stati 167 125 gli autotrasportatori 99 i morti di fatica o stress da superlavoro tra operai/e, bracciati, autotrasportatori, medici, infermieri ecc. con il caldo aumentano moltissimo come nel 2023 79 i morti per infortuni domestici, soprattutto anziani soli (e abbandonati socialmente) ma anche quelli che svolgono lavori pericolosi senza averne la preparazione Tantissime le donne che muoiono per infortuni, soprattutto in itinere e per fatica: per la fretta, per la fatica del doppio e triplo lavoro, in itinere muoiono percentualmente quasi quanto gli uomini 21 i boscaioli morti

Flavio Insinna recita la poesia di Carlo Soricelli "Morti Bianche"

Chiamatele pure morti bianche. Ma non è il bianco dell’innocenza- non è il bianco della purezza- non è il bianco candido di una nevicata in montagna- E’il bianco di un lenzuolo, di mille lenzuoli che ogni anno coprono sguardi fissi nel vuoto- occhi spalancati dal terrore- dalla consapevolezza che la vita sta scappando via. Un attimo eterno che toglie ogni speranza- l’attimo di una caduta da diversi metri- dell’esalazione che toglie l’aria nei polmoni- del trattore senza protezioni che sta schiacciando- dell’impatto sulla strada verso il lavoro- del frastuono dell’esplosione che lacera la carne- di una scarica elettrica che secca il cervello. E’ un bianco che copre le nostre coscienze- e il corpo martoriato di un lavoratore. E’ il bianco di un tramonto livido e nebbioso. di una vita che si spegne lontana dagli affetti. di lacrime e disperazione per chi rimane. Anche quest’anno oltre mille morti- vite coperte da un lenzuolo bianco. Bianco ipocrita che copre sangue rosso- e il nero sporco di una democrazia per pochi. Vite perse per pochi euro al mese- da chi è spesso solo moderno schiavo. Carlo Soricelli

Grazie a tutta la redazione di Via delle Storie, a Giorgia Cardinaletti, a Giovanna Brausier

Carlo Soricelli attività artistica

Carlo Soricelli Metalmeccanico in pensione. Pittore-scultore. Soricelli nasce a San Giorgio del Sannio in provincia di Benevento nel 1949, ed all'età di quattro anni si trasferisce a Bologna con la sua famiglia. Nella tarda adolescenza Soricelli comincia a produrre i primi quadri in cui si nota un forte interesse per le problematiche legate all'ecologia ed una grande attrazione nei confronti della natura; lo si vede negli animali che ripropone spesso e negli alberi morenti che assumono sembianze umane. Fin d'allora l'arte di Soricelli è di denuncia nei confronti di una società che sta progredendo alle spese dell'equilibrio ambientale e della giustizia sociale. Nei primi anni Settanta i soggetti delle opere diventano soprattutto figure umane legate al mondo dell'emarginazione, accattoni, raccoglitori di cartone, handicappati, anziani, ma anche lavoratori ed operai che incontra ogni giorno sul posto di lavoro. Nelle sue tele ci scontriamo con visi stanchi ed abbruttiti, solcati dalla sofferenza e dalla solitudine, con corpi pesanti che non hanno niente del bello classico, cromatismi scuri di nero, marrone, blu, mai decorativi. Non c'è speranza, né si allude a qualche possibilità di riscatto, ma troviamo una costante messa in visione di tutto ciò che normalmente siamo portati ad evitare perché disturbante. Questa pittura, che giunge immediata ed essenziale, è spesso associata al filone dell'arte Naïve, quella di grandi come Ligabue, Covili, Ghizzardi. Infatti, a partire dall'84, Soricelli inizia ad esporre alla Rassegna di Arti Naïves ospitata presso il Museo Nazionale "Cesare Zavattini" di Luzzara a Reggio Emilia, dove riceve vari riconoscimenti tra cui il titolo di Maestro d'arte. All'inizio degli anni Ottanta l'artista bolognese realizza le prime opere di scultura, ulteriore ed efficace veicolo espressivo del suo messaggio; è del 1985 “Il Consumista”, scultura emblematica in cui una creatura umana mostruosa, vestita di ritagli di spot e slogan pubblicitari, sta divorando se stesso ed ancora, del 1989, Il Comunicatore, ironica e brutale visione Orwelliana. Già dai primi anni Ottanta Soricelli propone il tema degli angeli e lo elabora a suo modo; l'angelo è l'escluso, prima schiacciato e deformato, ora alleggerito da un paio d'ali che garantiscono una dignitosa speranza, non tanto con l'intento di avvicinare al sovrannaturale, ma al contrario per riportare l'esistenza ad un'unica dimensione Umana. Da vent’anni Soricelli sta lavorando a quella da lui definita Pittura Pranica, che consiste nella visualizzazione dell'energia comune a tutti gli esseri viventi allo scopo di produrre effetti terapeutici per mente e corpo dell’osservatore La prima opera pranica del 1996 Soricelli si ritrae nelle vesti di cavaliere pranico, è stata acquistata dal Museo Zavattini. Soricelli espone dal 1976 con circa una settantina di mostre, tra cui quelle al Palazzo Re Enzo di Bologna nel 1986, alla Festa Nazionale dell'Unità di Reggio Emilia con una personale insieme a Cesare Zavattini nel 1995 e presso Palazzo d'Accursio a Bologna nel 1996. Ha esposto con prestigiose mostre in Francia, Germania, Unione Sovietica, Grecia e Jugoslavia. E' presente in numerose collezioni pubbliche e private ed è presente in diversi musei. Da 15 anni ha aperto a Casa Trogoni di Granaglione, in provincia di Bologna, una casa museo delle sue opere, visitabile al pubblico su appuntamento. Una stanza è stata dedicata alla pittura pranica e qui nel silenzio chi vuole può gratuitamente sottoporsi all’esperimento di autoguarigione attraverso la visione delle opere praniche. Da qualche anno ha ripreso a creare opere che faceva già dagli anni ottanta con materiali di scarto della nostra società, trovati sulle strade come per esempio mozziconi di sigarette e copricerchioni, di fianco a bidoni della spazzatura, macerie di vecchie case ecc. Ha chiamato questo filone d’arte “Rifiutismo”. Nel 1997 ha pubblicato un libro dal titolo “Maruchèin”, con prefazione di Pupi Avati, in cui ha raccontato le sue esperienze di bambino meridionale emigrato al Nord negli anni Cinquanta. Nel 2001 ha pubblicato il suo secondo libro “Il Pitto” con prefazione di Maria Falcone. Il terzo “Pensieri liberi e sfusi”, il quarto “La classe operaia è andata all’inferno”, il quinto ”Terramare” e il sesto “Porta Collina, l’ultima battaglia dei Sanniti”. Il sesto Pensieri Liberi e Sfusi, il settimo un libro di poesie “Canti Aionici”. E' l'ideatore e curatore dell'Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro sito http://cadutisullavoro.blogspot.it/ . Attivo dal 1° gennaio 2008 in ricordo dei sette operai della ThyssenKrupp di Torino morti tragicamente poche settimane prima. E' il primo osservatorio indipendente sulle morti sul lavoro nato in Italia ed è formato solo da volontari diventando punto di riferimento nazionale per chi cerca notizie su queste tragedie.

Translate (traduci nella tua lingua)

martedì 3 gennaio 2012

Grafici e cartine morti sui luoghi di lavoro nel 2011. A queste vittime occorre aggiungerne altrettante morte sulle strade, in itinere e all'estero











Morti sul lavoro, un anno da dimenticare

Articolo 21 http://www.articolo21.org


di Carlo Soricelli*
Sta terminando un anno da dimenticare sotto tanti punti di vista, ma soprattutto per quello che riguarda il numero di lavoratori morti sul lavoro. L’anno si è concluso con 663 morti sui luoghi di lavoro e un aumento del 11,61% rispetto al 2010. Il numero complessivo di vittime, se si aggiungono i lavoratori morti sulle strade e in itinere è di 1170 morti ( stima minima) contro i 1080 del 2010. E’ dall’uno gennaio 2008, da, quando è stato aperto l’Osservatorio, che non registrava un numero così elevato di morti.

Le percentuali di vittime nelle varie categorie sono sempre le stesse, gli anziani muoiono sempre schiacciati dal trattore: 138 morti provocati da questa autentica bara in movimento, in pratica un agricoltore muore schiacciato dal trattore in media ogni 3 giorni. E gli agricoltori con 206 morti registrano complessivamente il 31,16 % di tutti i morti sui luoghi di lavoro, vite che si potrebbero salvare con alcuni accorgimenti poco costosi per lo Stato.
Gli edili con 172 morti sui luoghi lavoro registrano il 26,60% e muoiono per la maggior parte cadendo dall’alto. Innumerevoli sono le vittime tra i lavoratori di aziende artigianali che operano nei servizi alle imprese o presso privati. Ci sono inoltre i casi di piccole ditte di artigiani con pochi dipendenti dove i lavoratori, e spesso gli stessi proprietari, che muoiono in varie circostanze, decessi che hanno un denominatore comune: scarsa cultura della sicurezza, poche attrezzature di protezione e fretta di concludere il lavoro. Lavoro che spesso viene dato a chi fa il miglior prezzo indipendentemente dalla professionalità, impiegando giovani precari che svolgono lavori pericolosi senza nessuna preparazione teorica e pratica di autotutela o anziani che continuano a lavorare in situazioni pericolose senza avere più i riflessi pronti. Con 74 morti sui luoghi di lavoro gli stranieri sono stati l’11,1% sul totale e i romeni da soli hanno avuto il 40% di vittime tra gli stranieri.
Le casistiche sono talmente tante che risulta impossibile elencarle tutte. E' quindi molto probabile che con l’aumento dell’età pensionabile si assisterà ad autentiche carneficine se si pensa che ad oggi il 26% di tutti i morti sul lavoro ha più di 60 anni. Solo la mancanza di sensibilità di tutta la nostra classe politica poteva portare a non riflettere su questo aspetto e a dimenticarsi di queste potenziali vittime sacrificali. Per non parlare dei precari che non possono contestare neppure le condizioni di grande rischio quando sono impiegati in lavori pericolosi.
Che dire poi della proposta di legge del senatore PD Ichino, firmata dalla maggioranza dei senatori di quel partito, che vuole abolire l’articolo 18 per tutti i nuovi assunti e dove si specifica che saranno tutti assunti a tempo indeterminato per poi poter essere licenziati in qualunque momento con un indennizzo? Incredibili furberie per i gonzi, ma i lavoratori non lo sono e capiscono quello che è in gioco.
Per non parlare poi del partito dell’ex Ministro Sacconi il cui unico scopo era quello di demolire tutte le conquiste dei lavoratori degli ultimi 50 anni. I lavoratori dipendenti sono milioni ma nel parlamento si contano sulle dita di una mano. C’è da chiedersi se non è ora che il mondo del lavoro smetta di votare partiti che fanno a gara per smantellarne i diritti e il potere d’acquisto e anche minarne l’integrità fisica. I lavoratori devono attrezzarsi in modo da votare solo rappresentanti in parlamento che vengano dal mondo del lavoro dipendente : TANTI VOTI TANTI RAPPRESENTANTI. In questi anni è stata condotta una spietata lotta di classe contro il mondo del lavoro dipendente e i pensionati che ha coinvolto tutti i partiti di un parlamento pieno di affaristi, soubrette, funzionari, lobbisti di categorie privilegiate, secessionisti razzisti e inquisiti. Che legittimazione morale hanno, quando non fanno niente per le morti sul lavoro e poi legiferano contro una parte rilevante del paese che ha sempre fatto il suo dovere, ma che non è rappresentata in parlamento? Cosa succederà se anche nelle aziende, senza più l'articolo 18, non ci saranno più voci critiche nemmeno sulla “Sicurezza” pena il licenziamento?
L'obiettivo vero di questa proposta di legge e di altre è la distruzione dei sindacati scomodi come la CGIL che non si piega a questi tardo-liberisti berlusconiani presenti in tutti i partiti, che alzano barricate per difendere i propri privilegi e che hanno devastato il paese. Si difenda allora la CGIL diventando con suoi rappresentanti e iscritti punto di riferimento per milioni di elettori, che d’ora in poi faranno i raggi x ai candidati di ogni partito analizzando le posizioni che hanno tenuto nei confronti dei lavoratori. Per fortuna ci sono operai come Marco Bazzoni, iscritto alla FIOM, che sta combattendo praticamente da solo una battaglia di civiltà contro la distruzione delle leggi sulla Sicurezza. Se in Italia ci fosse una visione collettiva della società avremmo lo stesso numero di morti delle altre nazioni europee. L’Inghilterra per esempio registra un quarto dei nostri morti sui luoghi di lavoro (176), così ha scritto un italiano che si occupa della sicurezza in quel paese. E la stampa inglese, constatato che c’è stato un leggero incremento delle vittime rispetto all’anno prima, ha aperto un vivace dibattito che ha coinvolto tutte le forze sociali. E in Italia? Oltre un migliaio di lavoratori muoiono senza che non si levi da parte della politica, della stampa, delle TV, delle organizzazioni imprenditoriali e anche dei sindacati una voce univoca per far fronte a questa autentica emergenza sociale che porta il lutto in tante famiglie. Si alzano voci scandalizzate solo quando ci sono morti collettive. Poi il silenzio e tutto torna come prima, a parte qualche giornalista a cui va il merito di denunciare continuamente queste morti assurde per un paese civile. Se poi si analizzano approfonditamente i dati raccolti si vede che non c’è nessuna differenza tra regione e province amministrate da centro-destra e centro-sinistra, dal nord, al centro e al sud. Del resto alla guida ci sono sempre gli stessi burocrati di partito o lobbisti di diverse categorie professionali che abbiamo in parlamento e lo stesso pressapochismo nell’affrontare queste tragedie.
Percepisco un razzismo strisciante quando scrivo e dico che quest’anno al sud si muore meno che al centro-nord, che quest’anno la Puglia, nonostante la tragedia di Barletta, ha avuto un decremento abbastanza significativo nelle morti sul lavoro, come del resto la Campania. E sentire i razzisti nostrani dire che al sud i morti sul lavoro spariscono nei piloni di cemento, che non vengono denunciati e altre amenità del genere, che occorre guardare l’indice occupazionale, dimenticandosi che gli agricoltori e gli edili, categorie che hanno da sole il 60% dei morti sui luoghi di lavoro ci sono in eguale misura in tutti il paese. E che con Internet è impossibile occultare un morto sul lavoro, a meno che non sia un clandestino senza nessun legame in Italia e nel suo paese d’origine. Che dire poi del Piemonte a guida leghista che ha avuto un incremento delle morti di oltre l’80% rispetto al 2010, con la Provincia di Torino che dopo un calo di morti dalla tragedia della Thyssenkrupp, con 19 morti sui luoghi di lavoro risulta quest’anno la seconda per numero di morti in Italia? E che incredibilmente lo Stato permette lo smantellamento a Torino del Pool che si occupa di Sicurezza sul Lavoro guidato dal Giudice Guariniello, un vero eroe del nostro tempo? Che la mia Emilia Romagna, pur essendo una regione civilissima e guidata da giunte di centro-sinistra da sempre, è quest’anno la seconda in assoluto per numero di morti sui luoghi di lavoro e la prima in rapporto al numero di abitanti? E della provincia di Brescia a guida leghista dei “vicini al territorio” che si distingue per avere da anni il più alto numero di morti sui luoghi di lavoro? E che la teutonica provincia di Bolzano pur avendo un buon calo rispetto ad un catastrofico 2010 registra ancora uno sproporzionato numero di lavoratori morti sul lavoro? E delle Organizzazioni Imprenditoriali che invece d’andare orgogliose di un buon risultato su questo fronte da parte delle imprese e dei sindacati che collaborano, cercano in ogni occasione di smantellare la normativa sulla sicurezza dicendo che “burocratizza” il lavoro? Nelle imprese dov’è presente un delegato alla “sicurezza” e il sindacato le vittime si contano sulle dita di una mano nonostante i lavoratori occupati siano milioni. E questo qualcosa vorrà pur dire. Poi le stesse imprese, per risparmiare, chiamano artigiani poco qualificati sulla “sicurezza” a fare lavori estranei al processo produttivo e che registrano in quest’ ambito tantissimi morti, non controllando neppure se ci sono lavoratori in nero o in grigio.
Per concludere occorre sapere che non tutti i morti sul lavoro sono assicurati all’INAIL, che questo importante Istituto Italiano segnala da sempre tra i morti sul lavoro solo i suoi assicurati: che chi lavora in nero, e sono tanti, non lo è, e che non lo sono i pensionati schiacciati dal trattore e i militari morti sul lavoro in Italia e all’estero. E che tante situazioni in itinere, sulle strade ma non solo, sono contestate dall’Istituto. Che sulle strade muoiono tantissimi pendolari in nero che vengono annoverati tra i generici “morti per incidenti stradali”. Si rimane poi a bocca aperta per i tanti lavoratori pressappochisti che svolgono altri mestieri o pensionati che in nero aiutano per denaro, o anche gratuitamente, un parente e un amico, e che muoiono nel segare un albero, mentre riparano un tetto o schiacciati dal trattore. E che commissionando il lavoro neppure si rendono conto dei guai penali ed economici a cui vanno incontro in caso di grave infortunio.
E' mia opinione, e i dati raccolti lo confermano, che il calo delle morti che l’INAIL registra tra i suoi assicurati sia dovuto soprattutto a mezzi di trasporto tecnologicamente più sicuri e che il calo di questi ultimi anni sia soprattutto sulle strade e in itinere. Se si escludono le aziende sindacalizzate in questi ultimi anni c’è stato addirittura un regresso nel combattere questo triste fenomeno.
Quello delle morti sul lavoro è un enorme problema collettivo: occorre pensare che ci sono intere categorie che hanno bisogno di tutti noi, bisognerebbe per esempio mettere a conoscenza dell’agricoltore di uno sperduto paese lucano, dell’Alto Adige o del bolognese (dove pochi mesi fa è morta una giovane di 22 anni precipitata in un burrone con il trattore) che il trattore è un mezzo pericolosissimo per la vita di chi lo guida, e far comprendere ad un edile straniero o del sud d’Italia che lavora anche al nord, che a salire su un tetto senza protezioni si rischia la vita.
Ognuno deve fare la sua parte dimenticandosi degli egoismi di parte, ci vorrebbe uno sforzo collettivo per far diminuire queste autentiche barbarie che sono le morti sul lavoro.

* Pittore-scultore orgogliosamente metalmeccanico anche se in pensione e curatore dell’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro

2 commenti:

  1. Ma questi grafici da dove sono presi ? L' India 3 morti sul lavoro in una popolazione con piu' di un miliardo di persone ? permettete che la cosa lasci un pò perplessi ?

    RispondiElimina
  2. Dubito che l'India abbia avuto solo 3 morti sul lavoro. E' IMPOSSIBILE. I morti segnalati dall'Osservatorio sono tutti documentati in appositi file e raccolti tramite segnalazioni verificate. Carlo Soricelli

    RispondiElimina


Una poesia in memoria dei sette lavoratori della Thyssenkrupp
morti nel 2007 a Torino scritta due giorni questa tragedia

Il cuore rimasto in Fabbrica
anche adesso che ho raggiunto la pensione
Sognavamo il cielo ma da decenni è sempre più lontano
Il silenzio e la solitudine circondano la mia Fabbrica
e tutte le fabbriche d'Italia
La classe operaia non è più centrale
e il paradiso è diventato inferno
di fiamme di fuoco e d'olio bruciato
di operai sfiniti che fanno notizia solo quando diventano torce umane
Operai sfruttati come non è successo mai
Il silenzio e la solitudine circondano la mia Fabbrica
e tutte le fabbriche d'Italia
Anche il nostro bravo Presidente
urla instancabile le morti sul lavoro
ma anche le sue sono urla impotenti
Addio Compagni di fatica, di sogni e d'ideali
Bagnati dalle nostre lacrime riposate in pace.

Carlo Soricelli intervistato dalla trasmissione num3ri su Rai2

via delle storie, l'intervista che mi fece questa primavera la redazione RAI di Via delle Storie, al

https://youtu.be/9cJbdjQQ7YQhttps://www.raiplay.it/video/2022/05/Via-Delle-Storie-Carlo-Soricelli-l-artista-delle-morti-infinite-sul-lavoro-0cd0bfa2-df0a-4fbc-b70a-3bdba7d7ca51.html

Le verità scomode sulle morti per infortunio sul lavoro

Le verità scomode sulle morti per infortunio sul lavoro

Anche tu, indipendentemente dal lavoro che svolgi corri seri pericoli

1) Da quando il 1° gennaio 2008 è stato aperto l’Osservatorio Indipendente di Bologna le morti per infortunio sul lavoro non sono mai calate se si prendono in considerazione tutte le morti sul lavoro e non solo gli assicurati INAIL, istituto che monitora solo i propri assicurati

2) In base a questi presunti cali inesistenti e diffusi dalla stampa, dal potere politico e economico in Parlamento si sono fatte leggi per alleggerire le normative sulla sicurezza

3) Almeno un terzo dei morti sul lavoro sfuggono a qualsiasi statistica

4) In questi dieci anni sono morti per infortunio sul lavoro oltre 13.000 lavoratori se si prendono in considerazione tutti, comprensivi dei morti sulle strade e in itinere

5) Ogni anno oltre la metà dei morti sul lavoro sono sulle strade e in itinere (itinere significa mentre si va e si torna dal lavoro). La mancata conoscenza delle normative specifiche sull’itinere è spesso una trappola che impedisce il riconoscimento dell’infortunio, anche mortale e questo vale per tutti i lavoratori indipendentemente il lavoro che svolgono. Tutti si spostano da casa verso e al ritorno dal lavoro

6) Sui luoghi di lavoro in questi dieci anni sono morti oltre 7000 lavoratori (esclusi i morti sulle strade e in itinere)

7) Le donne muoiono relativamente poco sui luoghi di lavoro, ma tantissime perdono la vita in itinere. Sono dovute alla stanchezza per il doppio lavoro che svolgono tra casa e lavoro che ne riduce la prontezza dei riflessi

8) Oltre il 30% dei morti sui luoghi di lavoro ha più di 60 anni

9) La Legge Fornero ha fatto aumentare le morti sul lavoro tra gli ultra sessantenni che non hanno più i riflessi pronti e buona salute per svolgere lavori pericolosi.

10) Il jobs act che ha abolito di fatto l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori fa aumentare le morti sul lavoro per l’impossibilità di rifiutarsi di svolgere lavori pericolosi. Prova ne è che la stragrande maggioranza di chi muore per infortunio lavora in aziende che non hanno la copertura dell’articolo 18, di rappresentanza sindacale e di un responsabile della Sicurezza. L’articolo 18 abolito dal jobs acts recitava che non si può licenziare senza Giusta Causa e Giustificato Motivo.

11) Moltissime sono le morti tra artigiani e partite iva individuali e in nero e grigio.

12) E’ l’agricoltura la categoria più a rischio: mediamente supera ogni anno il 30% delle morti sui luoghi di lavoro di tutte le categorie e tra gli agricoltori

13) Un morto si cinque sui luoghi di lavoro ogni anno è provocato dal trattore, ne sono morti in questi dieci anni almeno 1000 mentre guidavano questo mezzo, oltre 400 sono i morti accertati dall’Osservatorio provocati dal ribaltamento del trattore in questi ultimi tre anni.

14) L’edilizia ha mediamente il 20% di tutte le morti sui luoghi di lavoro. Le cadute dall’alto sono un’autentica piaga in questa categorie. In tanti muoiono lavorando in nero in edilizia e in aziende del subappalto.

15) In questi dieci anni non si è fatto niente per arginare questa piaga, il Parlamento ha ignorato le morti di tanti lavoratori e questo per il semplice fatto che il lavoro dipendente e gli artigiani non hanno nessuna rappresentanza di fatto nelle due Camere.

16) Se non vuoi morire lavorando occupati in prima persona della tua sicurezza personale e rifiutati di svolgere lavori pericolosi e denuncia chi ti obbliga a farlo, e se non ne hai la forza di opporti lascia una memoria scritta ai tuoi familiari che potranno un domani denunciare queste autentiche violenze.

L'Osservatorio a Storie Vere di RAI 1

Quando il lavoro uccide?