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morti sul lavoro in Italia dall'inizio dell'anno al 5 novembre
Flavio Insinna recita la poesia di Carlo Soricelli "Morti Bianche"
Grazie a tutta la redazione di Via delle Storie, a Giorgia Cardinaletti, a Giovanna Brausier
Soricelli
Carlo Soricelli attività artistica
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martedì 3 gennaio 2012
Grafici e cartine morti sui luoghi di lavoro nel 2011. A queste vittime occorre aggiungerne altrettante morte sulle strade, in itinere e all'estero
Morti sul lavoro, un anno da dimenticare
Articolo 21 http://www.articolo21.org
di Carlo Soricelli*
Sta terminando un anno da dimenticare sotto tanti punti di vista, ma soprattutto per quello che riguarda il numero di lavoratori morti sul lavoro. L’anno si è concluso con 663 morti sui luoghi di lavoro e un aumento del 11,61% rispetto al 2010. Il numero complessivo di vittime, se si aggiungono i lavoratori morti sulle strade e in itinere è di 1170 morti ( stima minima) contro i 1080 del 2010. E’ dall’uno gennaio 2008, da, quando è stato aperto l’Osservatorio, che non registrava un numero così elevato di morti.
Le percentuali di vittime nelle varie categorie sono sempre le stesse, gli anziani muoiono sempre schiacciati dal trattore: 138 morti provocati da questa autentica bara in movimento, in pratica un agricoltore muore schiacciato dal trattore in media ogni 3 giorni. E gli agricoltori con 206 morti registrano complessivamente il 31,16 % di tutti i morti sui luoghi di lavoro, vite che si potrebbero salvare con alcuni accorgimenti poco costosi per lo Stato.
Gli edili con 172 morti sui luoghi lavoro registrano il 26,60% e muoiono per la maggior parte cadendo dall’alto. Innumerevoli sono le vittime tra i lavoratori di aziende artigianali che operano nei servizi alle imprese o presso privati. Ci sono inoltre i casi di piccole ditte di artigiani con pochi dipendenti dove i lavoratori, e spesso gli stessi proprietari, che muoiono in varie circostanze, decessi che hanno un denominatore comune: scarsa cultura della sicurezza, poche attrezzature di protezione e fretta di concludere il lavoro. Lavoro che spesso viene dato a chi fa il miglior prezzo indipendentemente dalla professionalità, impiegando giovani precari che svolgono lavori pericolosi senza nessuna preparazione teorica e pratica di autotutela o anziani che continuano a lavorare in situazioni pericolose senza avere più i riflessi pronti. Con 74 morti sui luoghi di lavoro gli stranieri sono stati l’11,1% sul totale e i romeni da soli hanno avuto il 40% di vittime tra gli stranieri.
Le casistiche sono talmente tante che risulta impossibile elencarle tutte. E' quindi molto probabile che con l’aumento dell’età pensionabile si assisterà ad autentiche carneficine se si pensa che ad oggi il 26% di tutti i morti sul lavoro ha più di 60 anni. Solo la mancanza di sensibilità di tutta la nostra classe politica poteva portare a non riflettere su questo aspetto e a dimenticarsi di queste potenziali vittime sacrificali. Per non parlare dei precari che non possono contestare neppure le condizioni di grande rischio quando sono impiegati in lavori pericolosi.
Che dire poi della proposta di legge del senatore PD Ichino, firmata dalla maggioranza dei senatori di quel partito, che vuole abolire l’articolo 18 per tutti i nuovi assunti e dove si specifica che saranno tutti assunti a tempo indeterminato per poi poter essere licenziati in qualunque momento con un indennizzo? Incredibili furberie per i gonzi, ma i lavoratori non lo sono e capiscono quello che è in gioco.
Per non parlare poi del partito dell’ex Ministro Sacconi il cui unico scopo era quello di demolire tutte le conquiste dei lavoratori degli ultimi 50 anni. I lavoratori dipendenti sono milioni ma nel parlamento si contano sulle dita di una mano. C’è da chiedersi se non è ora che il mondo del lavoro smetta di votare partiti che fanno a gara per smantellarne i diritti e il potere d’acquisto e anche minarne l’integrità fisica. I lavoratori devono attrezzarsi in modo da votare solo rappresentanti in parlamento che vengano dal mondo del lavoro dipendente : TANTI VOTI TANTI RAPPRESENTANTI. In questi anni è stata condotta una spietata lotta di classe contro il mondo del lavoro dipendente e i pensionati che ha coinvolto tutti i partiti di un parlamento pieno di affaristi, soubrette, funzionari, lobbisti di categorie privilegiate, secessionisti razzisti e inquisiti. Che legittimazione morale hanno, quando non fanno niente per le morti sul lavoro e poi legiferano contro una parte rilevante del paese che ha sempre fatto il suo dovere, ma che non è rappresentata in parlamento? Cosa succederà se anche nelle aziende, senza più l'articolo 18, non ci saranno più voci critiche nemmeno sulla “Sicurezza” pena il licenziamento?
L'obiettivo vero di questa proposta di legge e di altre è la distruzione dei sindacati scomodi come la CGIL che non si piega a questi tardo-liberisti berlusconiani presenti in tutti i partiti, che alzano barricate per difendere i propri privilegi e che hanno devastato il paese. Si difenda allora la CGIL diventando con suoi rappresentanti e iscritti punto di riferimento per milioni di elettori, che d’ora in poi faranno i raggi x ai candidati di ogni partito analizzando le posizioni che hanno tenuto nei confronti dei lavoratori. Per fortuna ci sono operai come Marco Bazzoni, iscritto alla FIOM, che sta combattendo praticamente da solo una battaglia di civiltà contro la distruzione delle leggi sulla Sicurezza. Se in Italia ci fosse una visione collettiva della società avremmo lo stesso numero di morti delle altre nazioni europee. L’Inghilterra per esempio registra un quarto dei nostri morti sui luoghi di lavoro (176), così ha scritto un italiano che si occupa della sicurezza in quel paese. E la stampa inglese, constatato che c’è stato un leggero incremento delle vittime rispetto all’anno prima, ha aperto un vivace dibattito che ha coinvolto tutte le forze sociali. E in Italia? Oltre un migliaio di lavoratori muoiono senza che non si levi da parte della politica, della stampa, delle TV, delle organizzazioni imprenditoriali e anche dei sindacati una voce univoca per far fronte a questa autentica emergenza sociale che porta il lutto in tante famiglie. Si alzano voci scandalizzate solo quando ci sono morti collettive. Poi il silenzio e tutto torna come prima, a parte qualche giornalista a cui va il merito di denunciare continuamente queste morti assurde per un paese civile. Se poi si analizzano approfonditamente i dati raccolti si vede che non c’è nessuna differenza tra regione e province amministrate da centro-destra e centro-sinistra, dal nord, al centro e al sud. Del resto alla guida ci sono sempre gli stessi burocrati di partito o lobbisti di diverse categorie professionali che abbiamo in parlamento e lo stesso pressapochismo nell’affrontare queste tragedie.
Percepisco un razzismo strisciante quando scrivo e dico che quest’anno al sud si muore meno che al centro-nord, che quest’anno la Puglia, nonostante la tragedia di Barletta, ha avuto un decremento abbastanza significativo nelle morti sul lavoro, come del resto la Campania. E sentire i razzisti nostrani dire che al sud i morti sul lavoro spariscono nei piloni di cemento, che non vengono denunciati e altre amenità del genere, che occorre guardare l’indice occupazionale, dimenticandosi che gli agricoltori e gli edili, categorie che hanno da sole il 60% dei morti sui luoghi di lavoro ci sono in eguale misura in tutti il paese. E che con Internet è impossibile occultare un morto sul lavoro, a meno che non sia un clandestino senza nessun legame in Italia e nel suo paese d’origine. Che dire poi del Piemonte a guida leghista che ha avuto un incremento delle morti di oltre l’80% rispetto al 2010, con la Provincia di Torino che dopo un calo di morti dalla tragedia della Thyssenkrupp, con 19 morti sui luoghi di lavoro risulta quest’anno la seconda per numero di morti in Italia? E che incredibilmente lo Stato permette lo smantellamento a Torino del Pool che si occupa di Sicurezza sul Lavoro guidato dal Giudice Guariniello, un vero eroe del nostro tempo? Che la mia Emilia Romagna, pur essendo una regione civilissima e guidata da giunte di centro-sinistra da sempre, è quest’anno la seconda in assoluto per numero di morti sui luoghi di lavoro e la prima in rapporto al numero di abitanti? E della provincia di Brescia a guida leghista dei “vicini al territorio” che si distingue per avere da anni il più alto numero di morti sui luoghi di lavoro? E che la teutonica provincia di Bolzano pur avendo un buon calo rispetto ad un catastrofico 2010 registra ancora uno sproporzionato numero di lavoratori morti sul lavoro? E delle Organizzazioni Imprenditoriali che invece d’andare orgogliose di un buon risultato su questo fronte da parte delle imprese e dei sindacati che collaborano, cercano in ogni occasione di smantellare la normativa sulla sicurezza dicendo che “burocratizza” il lavoro? Nelle imprese dov’è presente un delegato alla “sicurezza” e il sindacato le vittime si contano sulle dita di una mano nonostante i lavoratori occupati siano milioni. E questo qualcosa vorrà pur dire. Poi le stesse imprese, per risparmiare, chiamano artigiani poco qualificati sulla “sicurezza” a fare lavori estranei al processo produttivo e che registrano in quest’ ambito tantissimi morti, non controllando neppure se ci sono lavoratori in nero o in grigio.
Per concludere occorre sapere che non tutti i morti sul lavoro sono assicurati all’INAIL, che questo importante Istituto Italiano segnala da sempre tra i morti sul lavoro solo i suoi assicurati: che chi lavora in nero, e sono tanti, non lo è, e che non lo sono i pensionati schiacciati dal trattore e i militari morti sul lavoro in Italia e all’estero. E che tante situazioni in itinere, sulle strade ma non solo, sono contestate dall’Istituto. Che sulle strade muoiono tantissimi pendolari in nero che vengono annoverati tra i generici “morti per incidenti stradali”. Si rimane poi a bocca aperta per i tanti lavoratori pressappochisti che svolgono altri mestieri o pensionati che in nero aiutano per denaro, o anche gratuitamente, un parente e un amico, e che muoiono nel segare un albero, mentre riparano un tetto o schiacciati dal trattore. E che commissionando il lavoro neppure si rendono conto dei guai penali ed economici a cui vanno incontro in caso di grave infortunio.
E' mia opinione, e i dati raccolti lo confermano, che il calo delle morti che l’INAIL registra tra i suoi assicurati sia dovuto soprattutto a mezzi di trasporto tecnologicamente più sicuri e che il calo di questi ultimi anni sia soprattutto sulle strade e in itinere. Se si escludono le aziende sindacalizzate in questi ultimi anni c’è stato addirittura un regresso nel combattere questo triste fenomeno.
Quello delle morti sul lavoro è un enorme problema collettivo: occorre pensare che ci sono intere categorie che hanno bisogno di tutti noi, bisognerebbe per esempio mettere a conoscenza dell’agricoltore di uno sperduto paese lucano, dell’Alto Adige o del bolognese (dove pochi mesi fa è morta una giovane di 22 anni precipitata in un burrone con il trattore) che il trattore è un mezzo pericolosissimo per la vita di chi lo guida, e far comprendere ad un edile straniero o del sud d’Italia che lavora anche al nord, che a salire su un tetto senza protezioni si rischia la vita.
Ognuno deve fare la sua parte dimenticandosi degli egoismi di parte, ci vorrebbe uno sforzo collettivo per far diminuire queste autentiche barbarie che sono le morti sul lavoro.
* Pittore-scultore orgogliosamente metalmeccanico anche se in pensione e curatore dell’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro
Carlo Soricelli intervistato dalla trasmissione num3ri su Rai2
via delle storie, l'intervista che mi fece questa primavera la redazione RAI di Via delle Storie, al
Le verità scomode sulle morti per infortunio sul lavoro
Le verità scomode sulle morti per infortunio sul lavoro
Anche tu, indipendentemente dal lavoro che svolgi corri seri pericoli
1) Da quando il 1° gennaio 2008 è stato aperto l’Osservatorio Indipendente di Bologna le morti per infortunio sul lavoro non sono mai calate se si prendono in considerazione tutte le morti sul lavoro e non solo gli assicurati INAIL, istituto che monitora solo i propri assicurati
2) In base a questi presunti cali inesistenti e diffusi dalla stampa, dal potere politico e economico in Parlamento si sono fatte leggi per alleggerire le normative sulla sicurezza
3) Almeno un terzo dei morti sul lavoro sfuggono a qualsiasi statistica
4) In questi dieci anni sono morti per infortunio sul lavoro oltre 13.000 lavoratori se si prendono in considerazione tutti, comprensivi dei morti sulle strade e in itinere
5) Ogni anno oltre la metà dei morti sul lavoro sono sulle strade e in itinere (itinere significa mentre si va e si torna dal lavoro). La mancata conoscenza delle normative specifiche sull’itinere è spesso una trappola che impedisce il riconoscimento dell’infortunio, anche mortale e questo vale per tutti i lavoratori indipendentemente il lavoro che svolgono. Tutti si spostano da casa verso e al ritorno dal lavoro
6) Sui luoghi di lavoro in questi dieci anni sono morti oltre 7000 lavoratori (esclusi i morti sulle strade e in itinere)
7) Le donne muoiono relativamente poco sui luoghi di lavoro, ma tantissime perdono la vita in itinere. Sono dovute alla stanchezza per il doppio lavoro che svolgono tra casa e lavoro che ne riduce la prontezza dei riflessi
8) Oltre il 30% dei morti sui luoghi di lavoro ha più di 60 anni
9) La Legge Fornero ha fatto aumentare le morti sul lavoro tra gli ultra sessantenni che non hanno più i riflessi pronti e buona salute per svolgere lavori pericolosi.
10) Il jobs act che ha abolito di fatto l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori fa aumentare le morti sul lavoro per l’impossibilità di rifiutarsi di svolgere lavori pericolosi. Prova ne è che la stragrande maggioranza di chi muore per infortunio lavora in aziende che non hanno la copertura dell’articolo 18, di rappresentanza sindacale e di un responsabile della Sicurezza. L’articolo 18 abolito dal jobs acts recitava che non si può licenziare senza Giusta Causa e Giustificato Motivo.
11) Moltissime sono le morti tra artigiani e partite iva individuali e in nero e grigio.
12) E’ l’agricoltura la categoria più a rischio: mediamente supera ogni anno il 30% delle morti sui luoghi di lavoro di tutte le categorie e tra gli agricoltori
13) Un morto si cinque sui luoghi di lavoro ogni anno è provocato dal trattore, ne sono morti in questi dieci anni almeno 1000 mentre guidavano questo mezzo, oltre 400 sono i morti accertati dall’Osservatorio provocati dal ribaltamento del trattore in questi ultimi tre anni.
14) L’edilizia ha mediamente il 20% di tutte le morti sui luoghi di lavoro. Le cadute dall’alto sono un’autentica piaga in questa categorie. In tanti muoiono lavorando in nero in edilizia e in aziende del subappalto.
15) In questi dieci anni non si è fatto niente per arginare questa piaga, il Parlamento ha ignorato le morti di tanti lavoratori e questo per il semplice fatto che il lavoro dipendente e gli artigiani non hanno nessuna rappresentanza di fatto nelle due Camere.
16) Se non vuoi morire lavorando occupati in prima persona della tua sicurezza personale e rifiutati di svolgere lavori pericolosi e denuncia chi ti obbliga a farlo, e se non ne hai la forza di opporti lascia una memoria scritta ai tuoi familiari che potranno un domani denunciare queste autentiche violenze.
Ma questi grafici da dove sono presi ? L' India 3 morti sul lavoro in una popolazione con piu' di un miliardo di persone ? permettete che la cosa lasci un pò perplessi ?
RispondiEliminaDubito che l'India abbia avuto solo 3 morti sul lavoro. E' IMPOSSIBILE. I morti segnalati dall'Osservatorio sono tutti documentati in appositi file e raccolti tramite segnalazioni verificate. Carlo Soricelli
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