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morti sul lavoro in Italia dall'inizio dell'anno al 5 novembre
Flavio Insinna recita la poesia di Carlo Soricelli "Morti Bianche"
Grazie a tutta la redazione di Via delle Storie, a Giorgia Cardinaletti, a Giovanna Brausier
Soricelli
Carlo Soricelli attività artistica
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giovedì 17 settembre 2009
SONO TUTTI MERIDIONALI I SEI MILITARI MORTI. IL SUD CONTINUA A PAGARE UN PREZZO ALTISSIMO DI SANGUE PER MANTENERE ALTO L'ONORE DELL'ITALIA
KABUL: SONO MORTI ANTONIO FORTUNATO, MATTEO MUREDDU, DAVIDE RICCHIUTI, MASSIMILIANO RANDINO, ROBERTO VALENTE E GIANDOMENICO PISTONAMI. SONO SEI MILITARI ITALIANI DELLA FOLGORE. Sei militari italiani sono stati uccisi e quattro feriti in un attentato avvenuto nel pieno centro di Kabul, sulla Massoud Circle, la strada che conduce all'aeroporto della capitale afghana. Sia i morti che i feriti (questi ultimi non sarebbero in pericolo di vita) sono tutti del 186.o Reggimento Paracadutisti Folgore. Nell'attentato sono morti anche due afghani e oltre 30 civili sarebbero rimasti feriti. Fonti della Difesa hanno reso noto i nomi dei sei militari italiani morti, le cui famiglie sono state avvisate. Si tratta del tenente Antonio Fortunato, originario di Lagonegro (Potenza); del primo caporal maggiore Matteo Mureddu, di Oristano; del primo caporal maggiore Davide Ricchiuto, nativo di Glarus (Svizzera); del primo caporal maggiore Massimiliano Randino, di Pagani (Salerno); del sergente maggiore Roberto Valente, di Napoli, e del primo caporal maggiore Gian Domenico Pistonami, di Orvieto.Decine di veicoli hanno preso fuoco. L'attacco è stato rivendicato dai talebani ed è stato fatto - hanno riferito fonti dei ribelli ad Al Jazira - "con lo scopo di dimostrare che nessuno può considerarsi al sicuro in Afghanistan". "Sui mezzi c'erano complessivamente 10 nostri soldati. Sei sono morti", ha confermato il ministro della Difesa Ignazio La Russa intervenendo al Senato. I morti italiani sono quattro caporal maggiore, un sergente maggiore e il tenente che comandava i due blindati Lince. Due delle vittime tornavano dalla licenza. Secondo una prima ricostruzione della Difesa italiana, a provocare l'esplosione sarebbe stata un'autobomba. Due i mezzi militari - due veicoli blindati Lince - rimasti coinvolti. L'auto, che secondo il ministro La Russa era ''era imbottita di almeno 150 kg di esplosivo'', è scoppiata al passaggio del primo mezzo del convoglio, uccidendo tutti e cinque gli occupanti. Danni gravi anche al secondo Lince: uno dei militari a bordo è morto e altri tre sono rimasti feriti. L'attentato è avvenuto alle 12.10 locali, le 9.40 in Italia, nei pressi della rotonda Massud, dove il traffico è rallentato per i controlli sul traffico diretto verso l'ambasciata Usa, il comando Isaf e l'aeroporto. Sui due lati delle strade sono stati distrutti case e negozi. Secondo le prime ricostruzioni, un automezzo civile (una Toyota bianca secondo quanto ha riferito in Senato il ministro della Difesa Ignazio La Russa) con a bordo i due kamikaze e con un notevole carico di esplosivo sarebbe riuscito ad infilarsi tra i mezzi prima di esplodere. Negli ultimi mesi, nonostante la massiccia presenza di forze armate internazionali, a Kabul si sono moltiplicati gli attacchi suicidi dei talebani. L'ultimo è stato l'8 settembre scorso, quando un'autobomba ha ucciso tre civili esplodendo davanti all'entrata della base aerea della Nato.
Carlo Soricelli intervistato dalla trasmissione num3ri su Rai2
via delle storie, l'intervista che mi fece questa primavera la redazione RAI di Via delle Storie, al
Le verità scomode sulle morti per infortunio sul lavoro
Le verità scomode sulle morti per infortunio sul lavoro
Anche tu, indipendentemente dal lavoro che svolgi corri seri pericoli
1) Da quando il 1° gennaio 2008 è stato aperto l’Osservatorio Indipendente di Bologna le morti per infortunio sul lavoro non sono mai calate se si prendono in considerazione tutte le morti sul lavoro e non solo gli assicurati INAIL, istituto che monitora solo i propri assicurati
2) In base a questi presunti cali inesistenti e diffusi dalla stampa, dal potere politico e economico in Parlamento si sono fatte leggi per alleggerire le normative sulla sicurezza
3) Almeno un terzo dei morti sul lavoro sfuggono a qualsiasi statistica
4) In questi dieci anni sono morti per infortunio sul lavoro oltre 13.000 lavoratori se si prendono in considerazione tutti, comprensivi dei morti sulle strade e in itinere
5) Ogni anno oltre la metà dei morti sul lavoro sono sulle strade e in itinere (itinere significa mentre si va e si torna dal lavoro). La mancata conoscenza delle normative specifiche sull’itinere è spesso una trappola che impedisce il riconoscimento dell’infortunio, anche mortale e questo vale per tutti i lavoratori indipendentemente il lavoro che svolgono. Tutti si spostano da casa verso e al ritorno dal lavoro
6) Sui luoghi di lavoro in questi dieci anni sono morti oltre 7000 lavoratori (esclusi i morti sulle strade e in itinere)
7) Le donne muoiono relativamente poco sui luoghi di lavoro, ma tantissime perdono la vita in itinere. Sono dovute alla stanchezza per il doppio lavoro che svolgono tra casa e lavoro che ne riduce la prontezza dei riflessi
8) Oltre il 30% dei morti sui luoghi di lavoro ha più di 60 anni
9) La Legge Fornero ha fatto aumentare le morti sul lavoro tra gli ultra sessantenni che non hanno più i riflessi pronti e buona salute per svolgere lavori pericolosi.
10) Il jobs act che ha abolito di fatto l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori fa aumentare le morti sul lavoro per l’impossibilità di rifiutarsi di svolgere lavori pericolosi. Prova ne è che la stragrande maggioranza di chi muore per infortunio lavora in aziende che non hanno la copertura dell’articolo 18, di rappresentanza sindacale e di un responsabile della Sicurezza. L’articolo 18 abolito dal jobs acts recitava che non si può licenziare senza Giusta Causa e Giustificato Motivo.
11) Moltissime sono le morti tra artigiani e partite iva individuali e in nero e grigio.
12) E’ l’agricoltura la categoria più a rischio: mediamente supera ogni anno il 30% delle morti sui luoghi di lavoro di tutte le categorie e tra gli agricoltori
13) Un morto si cinque sui luoghi di lavoro ogni anno è provocato dal trattore, ne sono morti in questi dieci anni almeno 1000 mentre guidavano questo mezzo, oltre 400 sono i morti accertati dall’Osservatorio provocati dal ribaltamento del trattore in questi ultimi tre anni.
14) L’edilizia ha mediamente il 20% di tutte le morti sui luoghi di lavoro. Le cadute dall’alto sono un’autentica piaga in questa categorie. In tanti muoiono lavorando in nero in edilizia e in aziende del subappalto.
15) In questi dieci anni non si è fatto niente per arginare questa piaga, il Parlamento ha ignorato le morti di tanti lavoratori e questo per il semplice fatto che il lavoro dipendente e gli artigiani non hanno nessuna rappresentanza di fatto nelle due Camere.
16) Se non vuoi morire lavorando occupati in prima persona della tua sicurezza personale e rifiutati di svolgere lavori pericolosi e denuncia chi ti obbliga a farlo, e se non ne hai la forza di opporti lascia una memoria scritta ai tuoi familiari che potranno un domani denunciare queste autentiche violenze.
Non so se il titolo sia ripreso da qualche giornale o da chi sia stato scritto, vorrei soltanto analizzarne il contenuto e fare alcune riflessioni.
RispondiEliminaSe la prima parte del titolo ("SONO TUTTI MERIDIONALI I SEI MILITARI MORTI. IL SUD CONTINUA A PAGARE UN PREZO ALTISSIMO DI SANGUE ...") centra appieno una realtà che dovrebbe farci riflettere sullo stato del nostro paese, mi sembra RETORICO e MANCANTE DI UNA PUR MINIMA RIFLESSIONE la seconda parte ("...per mantenere alto l'onore dell'Italia").
Vorrei poter vedere in cosa consiste questo "onore dell'Italia", Forse sta nel sta negli oleodotti o gasdotti o nel mercato che le imprese nazionali o multinazionali riusciranno a asicurarsi una volta portata a termine la normalizzazione del paese? Mi avevano detto, una volta, tanto tempo fa che le nostre forze armate avevano il compito di difendere il nostro paese. Se non vado errato il nostro paese ancora è limitato a nord dalle Alpi e a sud, est e ovest dal mediterraneo. Non mi sembra che l'Afghanistan si trovi ai nostri confini! O forse allora per "difesa del nostro paese" si intendono anche i profitti che possono fare nel mondo le nostre imprese insieme al nostro bisogno di risorse.
Una volta i paesi europei rivendicavano il diritto di espandersi in Africa, Asia con la giustificazione dello spazio vitale e delle risorse di cui necessitava e di cui questi paesi erano ricchi e per questo furono chiamate COLONIE. E si faceva tutto ciò senza bisogno di giustificarsi, bastava avere sufficienti fucili. QUANTA PIU' SINCERITA'!
Oggi invece la stessa cosa viene fatta coprendola IPOCRITAMENTE E RETORICAMENTE sotto il mantello della DEMOCRAZIA E DEL PROGRESSO e portata avanti laddove si incontri resistenza a colpi di cannone o bombardamenti.
Come durante il colonialismo in prima linea ci vanno coloro che non avendo potuto avere migliori opportunità lavorative al proprio paese ha dovuto scegliere il mestiere del MERCENARIO. Se non sbaglio così a scuola mi dicevano che si chiamavano quelle truppe che venivano ingaggiate dai signorotti per farsi guerra tra loro.
Ora che l'onore dell'Italia debba risiedere nel fatto che essa non sia capace ad offrire ai suoi figli una vita migliore che non quella del MERCENARIO mi sembra una contraddizione mostruosa.
Questi giovani sono morti sì ma non per l'onore della patria ma perché avevano deciso (per scelta o per necessità) di indossare una divisa e di imbracciare delle armi. Forse dimenticando o non relizzando pienamente che il rischio naturale di detto "mestiere" è quello di essere uccisi.
I fucili, i cannoni, le bombe non hanno mai, almeno fino ad oggi, distribuito medicine, alimenti, giocattoli o pensieri edificanti di pace, amore o fraternità.
Se poi è sufficiente essere uccisi dal fuoco nemico per essere degli eroi perché non dichiariamo eroi tutti quelli che sono morti in tutte le guerre e in ogni luogo. E perché non chiamiamo eroi e non li insignamo di medaglie anche tutti i civili morti sotto il fuoco nemico e AMICO? Forse che quella morte è una morte diversa?
Dimenticavo che questi non sono altro che DANNI COLLATERALI!
Sì, perche dall'ultima guerra ormai è passato il concetto che ogni sforzo va fatto per risparmiare perdite di soldati e non importa se per ciò debbano essere sacrificati migliaia di civili e per questo abbiamo inventato apposite armi di distruzione di massa.
Se il nostro dolore deve essere, che sia per la PERDITA DI VITE UMANE VITTIME DELLA NECESSITA' DI LAVORARE.
E se ad ogni vittima del lavoro il paese vuole dare il giusto riconoscimento di UN FUNERALE DI STATO, lo stesso diritto valga per quel MIGLIAIO DI VITTIME che OGNI ANNO, nel fare il loro lavoro,nell'agricoltura, industria, trasporti muoiono per permetterci di mangiare, vestirci, ripararci, ANCHE PER COSTORO NON ERA IMPLICITO, NELLA SCELTA DEL LORO MESTIERE, CHE SI POTESSE MORIRE DI LAVORO.